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Banca delle Marche Spa nasce il 2 novembre del 1994 ad Ancona dalla fusione tra “Cassa di Risparmio di Pesaro” e “Banca Carima”, fondate rispettivamente nel 1841 e nel 1846; un anno dopo incorpora la “Cassa di Risparmio di Jesi” che risale al 1844. Il capitale sociale di maggioranza rimane complessivamente in capo alle tre Fondazioni di riferimento dei tre territori che avevano dato vita all’Istituto, la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro (22,51%), la Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata (22,51%) e la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi (10,78%) mentre gli azionisti privati partecipano al capitale nella misura del 34%; il Consiglio di Amministrazione era espressione delle tre Fondazioni con una piccola rappresentanza degli azionisti privati61.

Nel 1997 Banca delle Marche acquisisce il controllo della Cassa di Risparmio di Loreto Spa e del Mediocredito Fondiario Centroitalia Spa con il quale nel 2003 effettua la fusione per incorporazione.

Nell’intento di creare un forte istituto bancario capace di competere con le più grandi banche nazionali, dal 1999 ha inizio la diversificazione dei servizi a favore della clientela tramite l’accordo con il gruppo assicurativo britannico “Commercial Union” (ora Aviva). Inoltre con la costituzione di “Focus Gestioni S.G.R. S.p.a.” si offrivano servizi relativi alla gestione del risparmio.

Il periodo tra il 2004 e il 2007 è caratterizzato da una forte espansione sia geografica che occupazionale. Dalla Tabella 3.1 vediamo che sono state aperte nuove filiali sia nelle Marche che in zone fuori dai confini regionali come il Lazio con 22 sportelli aperti in 4 anni, oltre all’Emilia Romagna, all’Abruzzo e all’Umbria. L’intento era quello di accrescere la quota di mercato, aumentare le fonti di reddito e consolidare la presenza dell’istituto di credito nell’area del centro Italia.

Tabella 3.1

Distribuzione sportelli Banca Marche per regione (anni 2004-2012)

61

Fonte: Relazione della Commissione d’Indagine Banca Marche, 2016.

Nello stesso periodo venivano costituite la “Banca delle Marche Gestione Internazionale Lux Sa”, una società di gestione del risparmio di diritto lussemburghese e “Medioleasing Spa” per l’attività di leasing finanziario e operativo.

Nel 2008, l’anno della crisi finanziaria che ha destabilizzato l’economia europea tra cui quella italiana, Banca delle Marche era un gruppo bancario che controllava quattro società di cui una società bancaria, Cassa di Risparmio di Loreto Spa, due società di gestione del risparmio, Focus Gestioni SRG Spa e Banca delle Marche gestione internazionale Lux S.A., e una società di leasing, Medioleasing Spa. Inoltre esercitava il potere d’influenza notevole su cinque società produttrici di servizi assicurativi, informatici e di altro tipo (vedi Grafico 3.1).

Grafico 3.1

Composizione del gruppo Banca delle Marche al 31 dicembre 2008

Fonte: Bilancio Consolidato Banca delle Marche 2008.

Le ispezioni effettuate dalla vigilanza corredate dalle relative informazioni di bilancio62 I primi problemi sono sorti con l’ispezione del 2006 dove Banca d’Italia criticava la qualità del processo di erogazione del credito e constatava l’espansione di esso in zone diverse da quelle tradizionali con operazioni di grosso taglio rivolte ai settori immobiliare e finanziario. L’ispezione portava all’irrogazione di sanzioni per 330.000,00 euro nei confronti di 21 esponenti aziendali tra Amministratori, Sindaci e Direttori Generali e alla formulazione di raccomandazioni ben precise, tuttavia rimaste insoddisfatte. La strategia del management puntava sull’incremento degli impieghi nonostante fossero presenti difficoltà nell’assicurare il corrispondente aumento della raccolta dalla clientela, con un conseguente forte assorbimento patrimoniale ed un incremento del rischio di liquidità. Il Total capital ratio si attestava al livello dell’8,3%, poco sopra il minimo (8%) e la percentuale dei crediti deteriorati a poco sopra il 5%, in linea con la media del sistema. Negli ultimi mesi del 2007 l’ente marchigiano effettuava un aumento di capitale da 150 milioni di euro che avrebbe favorito il suo sviluppo con effetti positivi in termini di incremento del Total capital ratio di circa due punti percentuali rispetto al 2006 e si mostrava intenzionato ad una eventuale integrazione con partner di medio grandi dimensioni. Quest’ultima iniziativa non riscosse successo per i disaccordi nella compagine sociale la quale preferiva la strada dell’autonomia a quella dell’aggregazione.

Il Gruppo iniziava ad evidenziare importanti problemi di controllo, di organizzazione, di qualità nella gestione e di capacità direzionale. La Vigilanza aveva rilevato un tendenziale squilibrio nella situazione di liquidità ed invitava la banca, nel giugno 2008, ad intervenire in tal senso a livello strutturale. L’ispezione nel settembre si estendeva all’area Finanza e Derivati e mostrava lo scarso presidio dei rischi di mercato, le insufficienti competenze in materia di finanza e le debolezze nei controlli interni. Il Consiglio di Amministrazione, nella seduta del 14 ottobre 2008 approvava il piano industriale della Banca e di Gruppo per il triennio 2009-2011 dove si prefiggeva gli obiettivi di equilibrio patrimoniale e di equilibrio di liquidità strutturale. Nel bilancio consolidato 2008, il coefficiente complessivo di Vigilanza migliorava di quasi un punto percentuale rispetto al 2007 (Total Capital ratio al 31 dicembre 2007 di 9,08%) e si manteneva al di sopra del coefficiente minimo obbligatorio previsto dalla Normativa di Vigilanza (8%) fino al 2012. Il rapporto fra patrimonio di base e attività di

62

CARLONI, M., BUSILACCHI, G., MARCONI, L., MARCOZZI, J., RAPA, B., Relazione della

Commissione d’indagine Banca Marche, 2016.

rischio ponderate (Tier 1 Ratio) risultava pari a 6,68% (6,76% al 31 dicembre 2007). I requisiti patrimoniali complessivi attenevano in larga prevalenza al rischio di credito per 1.162.610 migliaia di euro (91,8% del totale requisiti patrimoniali) e, in parte più ridotta, al rischio di mercato per 31.384 migliaia di euro (2,5%).

Già nell’anno in corso erano state applicate politiche che prevedevano di finanziare la crescita degli impieghi con lo sviluppo della raccolta da clientela in modo da ridurre il ricorso al mercato interbancario in tutte le scadenze. Al 31.12.2008 la raccolta complessiva era aumentata dell’1,3% (vedi Tabella 3.2) rispetto all’esercizio precedente a 20,866 miliardi di euro e i crediti verso la clientela erano aumentati a 16,538 miliardi di euro registrando un +8,7% (vedi Tabella 3.3) sostenuto dall’attività della Capogruppo e della controllata Medioleasing Spa. L’approvvigionamento sull’interbancario si era infatti ridotto a 20 milioni rispetto ai 1,112 miliardi di euro del 2007. Le attività deteriorate erano il 4,38% dell’intera esposizione netta e crescevano del 23,2% di cui le sofferenze, pari a 349,346 milioni di euro, registravano un aumento del 21,71% rispetto ai 287,029 milioni di euro del 2007. Le rettifiche di valore nette per deterioramento di crediti passavano da 43,769 milioni nel 2007 a 79,764 milioni nel 2008.

Tabella 3.2

Raccolta complessiva (importi in migliaia di euro)

Fonte: Bilancio Consolidato Banca delle Marche 2008.

Tabella 3.3

Fonte: Bilancio Consolidato Banca delle Marche 2008.

Nel luglio 2009, la Vigilanza continuava a richiedere interventi strutturali per riequilibrare la liquidità e rafforzare le professionalità nell’Area Finanza, visto il disinteresse della banca nei confronti delle raccomandazioni ricevute dall’Autorità. Miglioravano i coefficienti di base e complessivo di Vigilanza per un incremento della dotazione patrimoniale e per la riduzione del requisito patrimoniale relativo al rischio di credito (-21 milioni di euro) (vedi Tabella 7). A tale risultato concorreva il recupero massivo dei beni dati a garanzia delle esposizioni garantite da immobili, con conseguente incremento dell’ammissibilità in ottica prudenziale delle garanzie medesime. I requisiti patrimoniali complessivi attenevano in larga prevalenza al rischio di credito per 1.141,309 milioni di euro e, in parte più ridotta, al rischio di mercato per 21,591 milioni di euro e al rischio operativo per 77,994 milioni di euro. Le corrispondenti attività di rischio ponderate ammontavano complessivamente a 15.511,175 milioni di euro (15.829,863 al 31 dicembre 2008), di cui 14.266,355 milioni di euro relativi al rischio di credito e di controparte.

Fra il 2010 e l’inizio del 2011 sono state condotte tre ispezioni “mirate” per esaminare aspetti specifici della gestione. I risultati evidenziavano criticità presso la società di leasing con posizioni ad alto rischio per il 30% e prestiti deteriorati per il 15,4%. Risultavano inadeguati i controlli antiriciclaggio e vi erano iniziative troppo rischiose pur di raggiungere determinati risultati economici. L’ispezione portava all’irrogazione di sanzioni per 274.000 euro a 26 esponenti aziendali e gli esiti della verifica sui sistemi antiriciclaggio venivano trasmessi alle procure di Roma e Perugia. Il totale dei crediti deteriorati era ancora in linea con la media del sistema ed il patrimonio di vigilanza adeguato. Il Total Capital Ratio al 31 dicembre 2010 si era ridotto, così come il Tier 1 ratio, a causa di modifiche indotte da Banca d’Italia circa la possibilità di applicare una ponderazione agevolata per le esposizioni garantite da immobili residenziali e non residenziali delle società immobiliari, di costruzione e di fondi immobiliari

(vedi Tabella 7). I requisiti patrimoniali complessivi attenevano in larga prevalenza al rischio di credito per 1.271,725 milioni di euro e, in parte più ridotta, al rischio di mercato per 17,421 milioni di euro e al rischio operativo per 84,181 milioni di euro. Le corrispondenti attività di rischio ponderate ammontavano complessivamente a 17.166,588 milioni di euro (15.511,175 al 31 dicembre 2009), di cui 15.949,355 milioni di euro relativi al rischio di credito e controparte.

Fu chiesto di portare il rapporto fra impieghi e depositi su valori più prudenti e di valutare un aumento di capitale tra 180 milioni di euro e 212 milioni di euro effettuato poi nel luglio 2011 nella misura minima grazie al quale è stato raggiunto un livello Tier 1 ratio consolidato del 6,8% ed un Total capital ratio del 10,1%.

Il 9 gennaio 2012 l’Autorità inviava al Presidente della banca una lettera dove riassumeva le problematiche riscontrate nelle ispezioni del 2010 ed invitava l’ente ad intervenire per sanare le anomalie. Nell’agosto 2012, a fronte dell’emersione di operazioni anomale a carico del Direttore, veniva nominato un nuovo Direttore Generale ed allontanati i Vice Direttori Generali.

A novembre 2012 una nuova ispezione, quella decisiva, rilevava l’inadeguatezza degli accantonamenti a fronte del rischio di credito. I risultati mostravano una significativa sottostima dei crediti deteriorati e delle relative perdite ascrivibili ad un portafoglio prestiti concentrato nel settore immobiliare, oltre a inadeguatezze nella valutazione delle garanzie. Dai bilanci consolidati 2008-2012 risultavano attività deteriorate in crescita fino ad arrivare a 3,4 miliardi (vedi Tabella 3.4).

Tabella 3.4

Incidenza attività deteriorate (composizione) sul totale attivo

2008 2009 2010 2011 2012

Attività deteriorate (in migliaia di euro) di cui sofferenze 799.478 349.346 1.421.394 481.458 1.657.957 684.280 2.358.189 893.631 3.413.692 966.863 Attività deterior./totale attivo 4,23% 7,25% 7,67%% 10,65% 15.04% Sofferenze/totale attivo 1,85% 2,45% 3,18% 4,04% 4,26% Incagli/totale attivo 1,47% 2,26% 2,76% 3,14% 7,82% Esp.Ristrutt./Totale attivo 0,14% 0,09% 0,08% 0,20% 0,12%

Esp.Scadute/Totale attivo 0,77% 2,45% 1,69% 3,28% 2,84% Fonte: Bilanci Consolidati Banca delle Marche 2008-2012.

Dal 2008 al 2009 le attività deteriorate aumentavano di più del 77% passando da 799,478 milioni di euro a 1,421miliardo di euro; le sofferenze salivano del 38% e le esposizioni scadute erano più che triplicate. Negli anni successivi continuavano ad aumentare le sofferenze che dal 2009 al 2012 raddoppiano fino a raggiungere un’esposizione netta di 966,863 milioni di euro. La voce relativa agli incagli passava da un valore di 694.473 migliaia di euro nel 2011 ad un valore di 1.774.178 migliaia di euro nel 2012.

Il grado di copertura assicurato dal patrimonio netto alle sofferenze è evidenziato nella Tabella 3.5 dove si vede che nel 2012 le sofferenze erano addirittura superiori al patrimonio netto pari a 959.503 migliaia di euro, eroso da una perdita di 526,228 milioni di euro.

Tabella 3.5

Grado di copertura del patrimonio netto 2008-2012

2008 2009 2010 2011 2012

Sofferenze/patrimonio netto 29,94% 39,19% 48,97% 65,51% 100,74%

Fonte: Bilanci Consolidati Banca delle Marche 2008-2012.

La copertura garantita dal capitale di vigilanza alle posizioni classificate in sofferenza è evidenziata nella Tabella 3.6:

Tabella 3.6

Grado di copertura del capitale di vigilanza

2008 2009 2010 2011 2012

Sofferenze/P.Vigilanza 22,22% 29,14% 40,31% 50,92% 73,13%

Patrim. di Vigilanza (in migliaia di euro)

1.571.996 1.652.089 1.697.555 1.755.077 1.322.188

Fonte: Bilanci Consolidati Banca delle Marche 2008-2012.

L’analisi della patrimonializzazione (vedi Tabella 3.7) prende in considerazione il leverage del gruppo, che riflette le scelte di struttura finanziaria in termini di ricorso più o meno ampio all’indebitamento per finanziare gli attivi. Un maggior valore della leva finanziaria implica una minore solidità patrimoniale, in quanto la banca dispone di un più basso ammontare di mezzi propri utilizzabile a copertura delle perdite.

Tabella 3.7

Leva finanziaria, Tier 1 ratio e Total capital ratio

2008 2009 2010 2011 2012

Tot Att.tang/PNt 16,79 16,40 15,83 16,70 24,65

Tier 1 ratio 6,68% 7,41% 6,82% 7,23% 5,62%

Total Capital ratio 9,93% 10,65% 9,89% 10,35% 8,52%

Fonte: Bilanci Consolidati Banca delle Marche 2008-2012.

Nel 2011, il Tier 1 Capital Ratio, dato dal rapporto fra patrimonio di base e attività ponderate per il rischio, si attestava a 7,23%, più elevato rispetto all’anno precedente in quanto l’incremento dei requisiti patrimoniali era più che compensato dalla capitalizzazione dell’utile d’esercizio al 31 dicembre 2011.

Il Total Capital Ratio, che pone in rapporto il patrimonio di vigilanza alle attività ponderate per il rischio, era pari a 10,35% valendo le medesime considerazioni di cui sopra, oltre all’incremento netto del patrimonio supplementare.

I requisiti patrimoniali complessivi attenevano in larga prevalenza al rischio di credito per 1.250,258 milioni di euro e, in parte più ridotta, al rischio di mercato per 18,735 milioni di euro e al rischio operativo per 86,955 milioni di euro. Le corrispondenti attività di rischio ponderate ammontavano complessivamente a 16.949,350 milioni di euro (17.166,588 milioni al 31 dicembre 2010), di cui 15.535,787 milioni di euro relativi al rischio di credito e di controparte.

Nel 2012 il Tier 1 Capital Ratio si attestava a 5,62% in riduzione rispetto allo stesso valore dell’anno precedente poiché incorporava la perdita d’esercizio pari a oltre 527 milioni, al netto dell’aumento di capitale di circa 180 milioni perfezionato nel 2012.

Il Total Capital Ratio era pari a 8,52% contro 10,35% al 31 dicembre 2011, valendo le medesime considerazioni di cui sopra oltre alla diminuzione del patrimonio supplementare. I requisiti patrimoniali complessivi attenevano in larga prevalenza al rischio di credito e di controparte per 1.139.145 migliaia di euro e, in parte più ridotta, al rischio di mercato per 11.533 migliaia di euro e al rischio operativo per 91.540 migliaia di euro. Le corrispondenti attività di rischio ponderate ammontavano complessivamente a 15.527.721 migliaia di euro (16.949.350 al 31 dicembre 2011).

Per quanto riguarda le attività ponderate per il rischio, i fenomeni maggiormente rilevanti sono stati:

a) da gennaio 2012, per effetto della modifica della normativa Banca d’Italia (Circ. n. 263/2006 in base alla quale viene ridotto il limite da 180 giorni a 90 giorni per la rilevazione della condizione di “scaduto”), era stato determinato un incremento delle esposizioni scadute con un aggravio di ponderazione.

b) il deterioramento dei crediti verso clientela aveva generato una ricomposizione delle esposizioni verso la classe “Esposizioni scadute”, alla quale veniva associata una ponderazione maggiore e quindi un aggravio delle attività ponderate per il rischio. Tale incremento era comunque mitigato dal rafforzamento delle politiche di accantonamento che, oltre alla diminuzione dell’esposizione da ponderare determinata dalle rettifiche di valore, consentiva la riduzione del fattore di ponderazione per le esposizioni con maggiori livelli di copertura.

c) si era verificata nel corso del 2012 una ricomposizione dei volumi verso controparti alle quali, in base al metodo standardizzato, era associato un minore grado rischio e per le quali è prevista l’applicazione di un coefficiente di ponderazione più basso.

d) L’operazione di cessione delle sofferenze, avvenuta nel semestre 2012, non aveva prodotto significativi impatti in termini di attività ponderate per il rischio, trattandosi di posizioni svalutate in precedenti esercizi per la gran parte dell’importo.

Nella semestrale 2013 il Tier 1 ratio continuava ad essere al di sotto del livello minimo regolamentare, 4,29% contro il 6% e il Total Capital Ratio si attestava al 6,64% contro il livello minimo dell’8%.

Nel marzo 2013, considerando che le misure correttive della banca si erano dimostrate insufficienti, l’ispezione veniva estesa anche agli altri profili di rischio, ai sistemi di governo e di controllo, concludendosi a settembre con un giudizio complessivo sfavorevole. A giugno 2013 viene nominato il nuovo Presidente del Consiglio di amministrazione e la Vigilanza faceva presente alla banca la necessità di rafforzare il patrimonio per almeno 300 milioni di euro, cosa che non avveniva per mancanza di risorse. La semestrale consolidata 2013 si era chiusa con una perdita di 230 milioni e nell’agosto 2013 veniva disposta, per motivi di urgenza, la gestione provvisoria dell’ente. Il 6 settembre si concludeva l’ispezione con un giudizio sfavorevole (crediti deteriorati al 31,3%) e veniva quindi avviato un secondo procedimento sanzionatorio che si concludeva nell’agosto 2014 con l’irrogazione di sanzioni

pecuniarie a carico di 18 esponenti ed ex esponenti per un totale di 4,8 milioni di euro. Il rapporto veniva trasmesso alla Procura di Ancona e alla Procura di Roma con le quali veniva intrapresa una stretta collaborazione con la Banca d’Italia.

Le cause della crisi aziendale63

Le cause della crisi di Banca delle Marche sono riconducibili per lo più ad inefficienze gestionali interne alla banca piuttosto che a ripercussioni derivanti dalla crisi finanziaria internazionale. La crisi ha avuto origine principalmente all’interno dell’area crediti ed in particolare ha riguardato:

1. La governance fortemente inadeguata in tutte le sue articolazioni: la proprietà non avrebbe svolto il ruolo di selezione e vaglio dei vertici aziendali che avrebbero tenuto comportamenti irregolari, il Consiglio di Amministrazione ed il management non hanno realizzato un modello di gestione sano e prudente ed i meccanismi di controllo interno non hanno funzionato.

La proprietà, che nel corso del 2011 non aveva subito modificazioni, era in mano principalmente alle tre Fondazioni che detenevano in totale il 55,53% del capitale di Banca delle Marche (vedi Tabella 3.8). Esse volevano conservare un ruolo dominate e si mostravano riluttanti a ricorrere al mercato dei capitali ed ostili a soluzioni aggregative64; questo ha inciso sullo sviluppo della banca durante il periodo dello scoppio della crisi finanziaria (2007-2008) quando le Fondazioni avevano comunque il 52% della proprietà. L’aumento di capitale avvenuto nel 2007 era stato interamente sottoscritto dalle Fondazioni per mantenere inalterata la loro quota di controllo mentre nel 2008 veniva meno l’aggregazione con un’altra banca di medio-grandi dimensioni perché le Fondazioni erano in disaccordo e, dopo più di un anno di valutazioni, avevano preferito continuare sulla strada dell’autonomia.

Tabella 3.8

Evoluzione 2010-2011 dell’azionariato di Banca Marche

63

MARINO M.M., Relazione conclusiva approvata dalla Commissione nella seduta del 30 gennaio

2018.

64

BARBAGALLO C., Cassa di Risparmio di Ferrara Banca delle Marche Cassa di Risparmio della

Fonte: COMUNE DI JESI, Relazione conclusiva dei lavori, 2016.

2. Da una governance inadeguata è derivata una bassa qualità del credito, in particolare:

• Negli anni precedenti lo scoppio della crisi finanziaria internazionale, i prestiti verso la clientela sono cresciuti eccessivamente e in aree al di fuori della regione (vedi Tabella 3.1), senza svolgere istruttorie di fido approfondite; Dalla tabella sottostante (vedi Tabella 3.9) notiamo che l’impiego medio dei primi 20 clienti più esposti è più che raddoppiato dal 2004 al 2012, da 20.530.953 euro a 46.869.795 euro.

Tabella 3.9

Impiego medio primi 20 clienti (anni 2004-2014)

3. L’eccessiva concentrazione dei rischi in alcuni settori, in primis il settore immobiliare e nei confronti di alcuni grandi imprenditori.

Il problema della concentrazione del credito era presente già dalla fine del 2007 ed il Consiglio di amministrazione adottò nel 2008 una politica per limitarne la crescita (Loan Policy). Si trattava di un fenomeno presente anche a livello strutturale nel sistema bancario italiano. La prima contrazione dell’esposizione creditizia nei confronti del settore dell’edilizia e delle opere pubbliche si è avuta nel 2011 (vedi Grafico 3.2).

Grafico 3.2

Dinamica settore più esposto e indice di Moody’s

Fonte: Relazione della Commissione d’indagine Banca Marche, 2016.

4. Politiche di erogazione del credito superficiali ed imprudenti, quindi rischiose, con scarsa attenzione alle garanzie.

I beni acquisiti a garanzia dei prestiti erano stati “congelati” a prima del 2010 per cui, in seguito al peggioramento dell’andamento del settore immobiliare, erano stati rivisti al ribasso i valori delle garanzie con conseguenti svalutazioni del patrimonio.

5. Altri motivi sono legati al finanziamento di iniziative che si sono rapidamente degradate, alla concessione di nuova finanza per rimodulare posizioni debitorie per attenuare la percezione del rischio e al mantenimento in bonis di crediti in parte già irrecuperabili per cui è stato necessario procedere con la riclassificazione di una grande quantità di prestiti con maggiori stime di perdite.

Nell’ispezione avviata nel novembre 2012 gli ispettori avevano accertato una significativa sottostima dei crediti deteriorati e delle relative perdite ascrivibile ad un portafoglio prestiti concentrato nel settore immobiliare. I crediti deteriorati risultavano essere il 22% degli impieghi, contro il 13,5% del sistema bancario a fine 2012. Come si evince dalla tabella seguente (Tabella 3.10) il credito era concentrato nei confronti di imprese di costruzioni e nel centro Italia. I prestiti alle imprese avevano un peso del 58% di cui il 46% era rivolto ad imprese del settore delle costruzioni; i crediti deteriorati erano l’86% di cui il 61% riconducibile al settore dell’edilizia.

Tabella 3.10

Qualità del credito di Banca Marche (dicembre 2012; migliaia di euro e valori percentuali)

Fonte: Segnalazioni di vigilanza non consolidate (BARBAGALLO, Cassa di risparmio di Ferrara Banca delle Marche Cassa

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