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Nel Medioevo ha avuto grandissimo successo il Bestiario, ossia il tema letterario che si occupa di raccontare le curiosità del mondo animale; ma quando i contenuti di questi testi vengono impiegati nelle opere letterarie destinate ad un vasto pubblico essi perdono il loro significato mistico-teologico e gli animali citati, per i loro vizi o virtù, vengono impiegati per dare al lettore dei consigli di comportamento. Lo scopo dei bestiari è quello di offrire esempi di condotta al buon cristiano, al fine che egli li apprenda per poter vivere positivamente all’interno della società civile ed ambire al Paradiso dopo la morte della carne; sono regole di buon senso e chi le impartisce assume una connotazione di uomo saggio.369

Alla base di ogni esempio di comportamento viene impartito il consiglio di vivere nel rispetto, di pregare, di fare penitenza, di confessarsi e di redimersi dai peccati per migliorare la propria esistenza.

Nell’Inferno si devono distinguere gli animali che Dante cita solo per fare paragoni o similitudini nei versi e che quindi non compaiono mai nelle illustrazioni; da quelli che intervengono attivamente nella narrazione torturando i dannati, i quali appaiono sempre nelle miniature pertanto vengono esaminati in questo lavoro. Il primo gruppo è composto da animali reali come il veltro, le api e le pulci; il secondo è composto da qualche animale reale come la lonza, il leone, la lupa, le vespe, i vermi, i mosconi e i serpenti e soprattutto da bestie mitologiche ossia Caronte, Minosse, Cerbero, le Furie, il Minotauro, i Centauri, le Arpie, le Cagne infernali, Gerione e i Draghi. Queste vengono considerate bestie data la loro natura animale o ibrida, sono esseri violenti e per capire ciò si consideri la teoria di Sant’Agostino, contenuta nel De Civitate Dei; egli dice che il Mostro è colui che mostra insistentemente la sua diversità e facendo ciò influenza il giudizio degli altri provocando paura e diffidenza.370

Il poeta ha sicuramente studiato e tratto ispirazione da alcuni testi antichi che possiedono i contenuti tipici di un Bestiario; Dante ha letto sicuramente l’Eneide di Virgilio, le Metamorfosi di Ovidio, la Pharsalia di Lucano, la Bibbia (Vecchio e Nuovo Testamento), gli Atti e le Lettere degli Apostoli e l’Apocalisse di San Giovanni.

Come uomo del Medioevo, Dante conosceva il contenuto dei Bestiari e probabilmente lesse la Versione Bis del Fisiologo, ossia il testo del II secolo tradotto in latino e dotato di integrazioni tratte dalle Etimologie di Isodoro di Siviglia del VII secolo; egli conosceva i racconti orali sul mondo animale e conosceva anche il contenuto dei Bestiari redatti nell’ XI-XII e XIII secolo, delle canzoni, dei sonetti e dei Romans Antiques cioè le opere della letteratura oitanica ed occitanica in volgare che trattano questo tema; si tratta di testi sostanzialmente facili da reperire perché a lui quasi contemporanei. 371

369 Bestiari medievali, a cura di L. Morini, Einaudi editore, Torino, 1996, pp. 427-428 370 Aurelius Augustinus Hipponensis, De Civitate Dei, XXI, 8, 5 Consultato al link:

http://www.ousia.it/SitoOusia/SitoOusia/TestiDiFilosofia/TestiPDF/Agostino/Citt%E0DiDio.pdf; Isidorus Hispalensis, Etymologiarum Sive Originum, XI, 3, 2-3 a cura di Oxford Classical Texts, Clarendon Press, Gloucestershire, 1985; E. Paratore, I mostri dell’Inferno dantesco davanti alla mitologia classica, in «Da Malebolge alla Senna: studi letterari in onore di Giorgio Santangelo», Palumbo, Palermo, 1993, pp. 463-500; M. Dozon, Mythe et symbole dans la Divine

Comédie, Olschki, Firenze, 1991, pp. 453-479; G. Barberi Squarotti, L’ombra d’Argo: Studi sulla Commedia, Genesi,

Torino, 1992, pp. 193-220

371 Tra il 1155 ed il 1160 si diffondono in Francia dei testi manoscritti che traducono in volgare ed in prosa i testi della letteratura antica e della poesia antica. Esempio di Romans Antiques sono: i Romans de Thèbes, i Romans d’Enéas, il Roman de Troie, il Roman d’Alexandre, il Roman d’Asperemont, le Chanson de Roland e il Lancelote en prose; si tratta dei grandi cicli mitologici letterari riscritti seguendo canoni letterari e religiosi medievali. Il tema originale ed i

protagonisti delle opere non vengono modificati.

Si tratta di una rilettura dei testi classici in chiave cristiana medievale e gli eroi antichi reinterpretati diventano i nuovi eroi cristiani, protagonisti dei cicli cavallereschi.

In tutti questi testi, come nella Commedia, il filo conduttore è l’idea di un viaggio espiatorio, d’iniziazione o ai limiti della conoscenza umana ; il fine è quello di recuperare se stessi, cancellare i peccati propri e dell’intera umanità.

Due opere chiave sia per l’ispirazione dantesca che per i miniatori della Commedia sono il Trèsor di Brunetto Latini372 e l’Acerba di Cecco d’Ascoli373; le bestie presenti in queste opere che si relazionano con quelle dell’Inferno verranno esaminate in seguito.

Nelle opere sopra citate gli autori hanno volutamente arricchito il contenuto del testo con aggettivi e descrizioni corpose, a fine di dare una maggiore consistenza plastica e realismo alle bestie descritte così da creare nella mente del lettore l’immagine di entità terribili che possono recare veramente dolore all’uomo. Questo viene ripreso da Dante nell’Inferno, in maniera tale che il suo viaggio espiativo possa essere considerato reale e non solo fictio letteraria.374

Si propongono alcuni esempi: Enea deve scendere negli inferi per incontrare il padre e portare a termine il suo viaggio per raggiungere la terra che spetta ai troiani, sopravvissuti alla guerra.

Alessandro Magno nell’episodio del Notturno indiano deve affrontare, con il suo esercito, delle bestie terrificanti come serpenti, scorpioni e draghi che escono da un boschetto vicino alle rive del fiume dove si sono accampati per la notte; l’eroe si addentra nella foresta per affrontare le bestie e si ritrova negli inferi. Egli deve di affrontare delle prove per espiare i propri peccati e sconfiggere i mostri (esattamente come fa Dante nel XIV secolo).

La foresta è punto di confine tra reale ed irreale ed è l’emblema della paura e dell’ incertezza per eccellenza.

Roman d’Alexandre, III, 2536-2545 a cura di M. Cruse, Illuminating the Roman d'Alexandre , Bodleian Library press, Oxford, 2011; C. Lecouteux, Introduction à l’étude du merveilleux médiéval, in «Etudes Germaniques», III, Parigi, 1981, pp. 273-290; J. Bichon, L’animal dans la littérature francaise au XII et au XIII siècle, I-II, Service de

Reproduction des Theses Université de Lille III, Lille, 1976-1977 ; C. Kappler, Monstres dèmons et merveilles à la fin du moyen age, Payot, Parigi, 1980 ; C. Lecouteux, Les monstres dans la littérature allemande du Moyen Age, I.II-III, Edition la Völva, Göppingen, 1982 ; Le monde animal et ses reprèsentations au Moyen Age (XI-XV siècles). Actes du XV Congrès de la Société des Historiens Médiévistes Tolosa, 25-26 maggio 1984, a cura di F. Cerdan, editore, Tolosa, 1985 ; L. Harf Lancner, Metamorphoses et bestiaires fantastique au moyen Age, Harf Lancner editore, Parigi, 1985 ; F. Dubost, Aspects fantastiques de la littérature narrative médiévale, Cahiers de Civilisation Médiévale, Ginevra, 1991. In questo contesto non mi occupo nello specifico dei Romans antiques però è fondamentale sottolineare che questi testi per le moralizzazioni si sono ispirati a loro volta anche ai bestiari francesi e ai testi agiografici francesi: Vie de St. Amand, Vie de St. Hilaire, Vie de St. Andrè, Vie de St. Germain dove appaiono i serpenti, Vie de St. Donat, Vie de Ste Marthe, Vie de St. George dove appaiono i draghi, Voyage St. Brendan, Espurgatoire St. Patrice, Descente de St. Paul aux enfers.

Nella vita di San Giovanni Abate e di San Bernardo appaiono mosche e vespe mentre San Girolamo combatte con gli scorpioni.

372 M. G. Ciardi Duprè Dal Poggetto, Nuove ipotesi di lavoro scaturite dal rapporto testo-immagine nel “Tesoretto” di Brunetto Latini, in «Rivista di Storia della Miniatura», I-II, Firenze, 1996-1997, pp. 90-98

Il Trèsor viene usato da Dante come fonte d’ispirazione, infatti in entrambi i casi i due poeti compiono un viaggio espiatorio nell’Aldilà guidati da due sommi porti antichi (nel primo caso Ovidio e nel caso dantesco Virgilio). Nei codici illustrati i due poeti vestono alla stessa maniera, ossia come borghesi o dotti notai.

Come Brunetto Latini anche Dante appena giunto nell’Aldilà deve scalare una montagna e proprio là egli viene fermato da degli animali che vengono chiamate Fiere o Bestie.

Brunetto Latini, Trèsor, vv. 191-200 “mi volsi e posi mentre intorno alla montagna; e vidi turba magna

di diversi animali che non so ben dir quali: ma uomini e mogliere

bestie, serpenti e piere, pesci e grandi schiere, e di molte maniere uccelli voladori”

Come nel Trèsor anche nella Commedia le bestie sono attive; esse si muovono, parlano ed interagiscono con i soggetti del poema. Esse hanno consistenza plastica.

Gli illustratori di entrambi i codici, in alcuni casi, non rispettano il contenuto dei versi nel momento in cui stabiliscono l’iconografia delle figure. Essi si ispirano ad iconografie già note; si nota nella rappresentazione della Donna della

Lo scopo di questo capitolo è cercare di capire quali possono essere stati i testi antichi e medievali, con tracce di Bestiario, che hanno ispirato Dante per la scelta delle sue bestie e per la determinazione di una specifica iconografia che queste devono avere.

Gli animali vengono descritti da poeta, esattamente come egli li immaginava dopo lo studio delle fonti, e vengono poi rappresentati dai miniatori fiorentini e senesi dei codici della Commedia qui trattati. Nella maggior parte dei casi la descrizione dantesca e apparato illustrativo combaciano, nel Dante Poggiali e nello Strozzi 152 questo equilibrio testo-immagine si consolida grazie a richiami iconografici di derivazione antica che il poeta ed i primi commentatori dell’Inferno conoscevano ed hanno riportato nel testo; gli illustratori dei codici danteschi pur non avevano una formazione filologica e letteraria di alto livello leggendo i Commenti ai canti dell’Inferno sono riusciti in certi casi a cogliere puntualmente le particolari caratteristiche delle Bestie. 375

Nell’opera dantesca si fondono quindi i contenuti dei miti pagani, delle fonti bibliche e teologiche, dei bestiari medievali e delle opere letterarie del XII-XIII secolo. Le bestie diventano strumenti utili nel cammino di conversione ed espiazione; infatti Dante era convinto che dopo la morte esse potessero andare all’Inferno, in Purgatorio o in Paradiso in base alla purezza della loro anima, dato che sono frutto della creazione divina esattamente come sosteneva San Paolo.376

Dante diventa una sorta di poeta-profeta, egli indica la retta via agli uomini dopo la sua esperienza al limite tra il reale e l’irreale ossia tra la terra e l’Aldilà. Durante il suo viaggio espiativo egli incontra i vari mostri,

Natura che nel testo non ha i capelli adornati con delle trecce ma nelle illustrazioni ha i cappelli raccolti in quella maniera. Nei codici della Commedia analizzati in questo contesto non c’è un buon legame testo- immagini nel Dante Filippino.

Altro punto in comune tra le due opere è che i due poeti per spostarsi nell’Aldilà cavalcano degli animali; nel caso del Trèsor Brunetto Latini si sposta con un cavallo, mentre nella Commedia Dante cavalca il centauro Nesso.

È stato esaminato il codice Strozzi 142 della Biblioteca Medicea Laurenziana contenente il Trèsor illustrato realizzato tra il 1290 ed i primi anni del Trecento.

373 Bestiari medievali, cit., pp. 575- 605

Cecco d’Ascoli, L’acerba, a cura di A. Crespi, La vita felice, Milano, 2005

Primo libro: cosmologia e astrologia; Secondo libro: influenza di stelle e pianeti sull’uomo sue qualità suo carattere vizi e virtù; Terzo libro: bestiario moralizzato e un breve lapidario, argomenti di astronomia, alchimia, biologia ed etica presentati con la forma del dialogo; Quarto libro: parla dell’eclissi del sole e della luna; Quinto libro: parla della trinità e della creazione delle anime.

Le similitudini con la Commedia si vedono nel terzo libro dal capitolo II al capitolo XLVII. 374 Roman d’Alexandre, III, 2536-2545

B. Spaggiari , Antecedenti e modelli tipologici nella letteratura in lingua d’oil. I monstra nell’Inferno dantesco: tradizione e simbologie. Atti del XXIII Convegno storico internazionale di Todi 13-16 ottobre 1996 e Spoleto 1997, Centro italiano di studi sull’ Alto Medioevo, Spoleto, 1997, p. 107 e pp. 118-136; M. F., Notz, Le bestiaire fabuleux et l’imaginaire de la conquête dans la chanson d’Aspremont, in «Sènèfiance», XXV, Marsiglia, 1988, p. 318

Nella descrizione dell’Inferno dei Romans Antiques esso incute terrore per la presenza di un cielo scuro, di tuoni, di fulmini, del rumore assordante, delle grida, dai terremoti, dalle fiamme, da una porta infernale con iscrizione monitoria e da un mostro guardiano esattamente come si vede nella Commedia.

375 Nel Dante Filippino si vede palesemente che gli illustratori non avevano alcuna formazione di tipo letterario; essi non avevano letto né i versi della Commedia contenenti i dati che servivano per rappresentare le bestie con il corretto aspetto fisico, né il commento alla cantica presente a margine che riporta spiegazioni e riferimenti alle fonti usate dal poeta, né le indicazioni lasciate per l’illustratore da chi si è occupato di ricopiare il testo.

376 Rm 8, 21

Dal XIII al XIV secolo nelle chiese, nei monasteri ed anche nelle università ci si chiede se gli animali dopo la morte fossero destinati al Paradiso o all’Inferno come gli umani e se nel giorno del Giudizio Universale Gesù li possa salvare con la resurrezione o punire con la dannazione eterna. È il dibattito del tempo.

conosce la bassezza del peccato, affronta diverse prove e dopo aver incontrato Lucifero cioè l’essere più immondo può risalire tra i vivi ed aspirare ad una vita migliore (Appendice 6O, 7V-W, 9U-V, 10O-P).377 Secondo Tartaro le Bestie dantesche che sono confinate nell’Inferno, vengono giudicate e punite da Dio in quanto esse sono creature da lui generate. Dopo il giudizio divino queste entità devono torturare i dannati perché il Creatore vuole che avvenga ciò.

Le Bestie dantesche diventano uno strumento del bene nel luogo in cui devono stare dopo la morte del loro corpo; il Male diventa quindi strumento del bene dato che Dio anticamente creò sia il Bene che il Male.378 In conclusione, i dantisti sostengono che anche nel caso della Commedia gli animali sono esempi di comportamento morale o immorale da seguire o da evitare dall’uomo. Le bestie infernali sono state descritte da Dante seguendo sia un modello antico virgiliano o ovidiano, queste ereditano dalle fonti antiche solo i loro nomi, che un modello medievale che deriva dai contenuti dei romanzi cavallereschi; proprio da questo modello medievale ereditano la loro fattezza fisica. 379

Nei romanzi cavallereschi si rivisitano i contenuti delle opere della letteratura classica e si da agli animali maggior realismo, maggior naturalezza ed una consistenza fisica. Lo scopo di Dante è quello di avere un Inferno abitato da bestie tremende, che hanno una conformazione fisica vicina al reale per incutere maggior inquietudine al lettore; infatti il lettore esaminando i passi danteschi si deve immedesimare nel poeta per migliorare la propria esistenza.380

Le Bestie dell’Inferno sono esseri reali e per questo motivo sono in grado di abbaiare, graffiare, parlare, squartare, mangiare, trasportare persone ed impugnare armi. 381