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2.2 ANALISI DELLE BESTIE

2.2.2 Vermi, Vespe, Mosche

Queste bestie appaiono nel terzo canto dell’Inferno e insieme concorrono per recare dolore e sofferenza agli ignavi.492

Questi esseri non appaiono in tutti i manoscritti analizzati, infatti sono presenti solo nei codici interamente illustrati e nello specifico lo Strozzi 152 c. 3r (Appendice 6C), il Dante Filippino c. 7r (CF 2 16, Appendice 7E), il Dante Estense c. 4v (It. 474, Appendice 9D) e il Vaticano Latino 4776 c. 7v (Appendice 10C).493 Luciano nel II secolo dedica uno scritto intero alla figura della mosca.494 Egli narra che gli antichi fanno risalire la nascita dell’insetto alla figura di una donna di nome Mosca, ella è una donna chiacchierona, invadente e rivale in amore di Selene (o Artemide, non è chiaro). Le due donne erano innamorate di Endimione; quando l’amato riposava Mosca stava sempre al suo fianco, ma il ronzio che lei produceva infastidiva Endimione quindi Selene (o Artemide) arrabbiata la trasforma in un piccolo insetto dotato di ali e destinato ad infastidire in eterno coloro che dormono.495

Secondo l’autore le mosche quando volano fanno lo stesso suono delle vespe e questo suono impaurisce la gente. Mosche e vespe secondo lui si difendono con la bocca; inoltre le mosche si nutrono con la proboscide

484Ivi; Guittone d’Arezzo, Canzone XXXIII agli Aretini, in Sonetti, Rime e Canzoni, Ledizioni, Milano, 2013 485 Maspero-Granata, Bestiario medievale, cit., p. 264; Iacopone da Todi, Lauda I, in Le Laude di Iacopone da Todi, Bur, 1996

486 Cecco d’Ascoli, L’Acerba, 899-910, ed. cit.; Maspero-Granata, Bestiario medievale, cit., p. 265 487 Ibidem, p. 260

488 Inf., I, vv. 55-60 489 Ibidem, vv. 88-99

490 Ivi; L. Vanossi, lupa, in «Enciclopedia dantesca», III, Treccani, Roma, 19842, pp. 742-743

491 Purg., XX, vv. 10-12; Pd, XXVII, vv. 55-56 492 Inf., III, vv. 40-69

493 Vedi Appendice catalografica in questo documento

494 Lūkianós ho-Samosatéus, Muscæ Encomium, consultato al link: http://www.filosofico.net/lucianoelogiomosca.htm

la quale si attacca alla pelle umana, al latte, al miele o alla frutta succhiandone ogni nutrimento.496 Egli attesta che il pungiglione delle mosche non è doloroso perché ella dimostra il suo affetto verso l’uomo pungendolo e succhiandogli il sangue; però se la mosca si trova nel mondo dei defunti allora diventa violenta perché incaricata di torturare le anime morte in eterno.497

Eliano paragona le mosche alle cagne, perché entrambe sono esseri svergognati che non riescono a porsi dei freni a causa della loro ingordigia.498

La mosca appare nell’Antico Testamento e viene associata al demone Baalzebub, detto Signore delle Mosche; la bestia ha sempre valori negativi perché è fastidiosa, vive in prossimità dei cadaveri e delle carcasse animali di cui si ciba e tortura le anime dei dannati per volere dei demoni.499

Infatti, nel libro dell’Esodo, la quarta piaga d’Egitto prevede l’invasione del Regno da parte delle mosche.500 Isaia infine dice che le mosche e le api sono nemiche del popolo di Israele, perché personificano il Demonio.501

Nelle Etimologie di Isidoro di Siviglia si legge che la mosca ronza incessantemente accanto alle persone che stanno per morire, così da potersi cibare subito del sangue di questi non appena esalano l’ultimo respiro. Si tratta di un essere insistente, fin che non ottiene ciò che vuole, e poi si quieta.502

Nei bestiari medievali mosche, vermi e vespe appartengono alla specie dei Vermines; di questa specie fanno parte gli animali che attualmente consideriamo vermi, larve, parassiti, rettili, anfibi, insetti, cavallette, talpe, molluschi e topi.503

Si tratta di esseri che appartengono al mondo demoniaco dato che pungono, si nutrono di sangue, sono velenosi, volano o strisciano emettendo suoni fastidiosi che suscitano ansia.504 I vermi vivendo in contatto con la terra e strisciando nel suolo possono essere associati anche ai serpenti.505

Nel Medioevo i vermi ad esempio; sono classificati tra gli animali più disgustosi, dato che nascono e vivono nella terra paludosa, nell’acqua marcia, nell’aria putrida e tra le carcasse animali.506

Sempre in questo periodo si crede che alcuni vermi volino, alcunistrisciano ed altri saltano; sono esseri piccoli ma provocano flagelli all’uomo e a ciò che egli crea con le sue mani.507 Questi esseri viscidi distruggono ogni cosa, dagli alberi ai corpi degli uomini impuri appena deceduti; nel Libro di Siracide (Antico Testamento) essere mangiati dai vermi è una punizione divina.508

496 Ivi; Pastoreau, Bestiari del medioevo, cit., pp. 217-218 497 Ivi

Quest’ultimo fatto avvicina la mosca di Luciano a quella descritta da Dante.

498 Claudius Aelianus, Sulla natura degli, cit., VII, VIII, ed. cit.; Pastoreau, Bestiari del medioevo, cit., p. 219 499 2 Re, 1 e 2; Pastoreau, Bestiari del medioevo, cit., p. 219 e p. 269

500 Es 8, 16-28

501 Is 7, 18; Pastoreau, Bestiari del medioevo, cit., p. 219

502Ibidem, p. 270; Isidorus Hispalensis, Etymologiarum Sive Originum XII, VIII, 2, ed. cit. 503 Con il termine Vermines si classificano tutti gli esseri orribili che vivono e strisciano nella terra Lv XI, 41; Pastoreau, Bestiari del medioevo, cit., p. 249 e p. 268

Si tratta di esseri che infestano il deserto biblico ed anche le prigioni medievali. 504 Maspero-Granata, Bestiario medievale, cit., p. 386

505 Pastoreau, Bestiari del medioevo, cit., p. 261 506 Ibidem, p. 267

507 Ibidem, pp. 267-268

Particolarmente pericolosa e responsabile di grandi distruzioni è la lince che in alcuni bestiari viene decritta come un verme bianco che distrugge le mura delle città.

Nella Leggenda Aurea di Iacopo Varazze si dice che l’anima di un cavaliere malvagio viene torturata da un verme peloso.509

Nel Bestiario Moralizzato si parla in particolar modo della mosca;510 questa bestia è vista come una creatura negativa e molesta, ma non viene descritta in maniera spregevole come si legge nella Bibbia o nelle Etimologie. La mosca si presenta come un animale insistente, che vola attorno a ciò che desidera fin che non lo ottiene per piacer proprio; e se si scaccia lei ritorna insistentemente. Si afferma che il fedele deve essere insistente come la mosca, quando trova Cristo e non vuole perderlo.511

Nel terzo canto dell’Inferno Dante nomina mosconi (mosche)512, vespe513 e vermi; essi sono incaricati di torturare gli ignavi che abitano l’Antinferno.

Questi dannati sono accusati di non aver mai preso una posizione durante la loro vita; essi non si sono mai schierati con le forze del bene o con quelle del male, non sono mai stati coerenti con ciò che dicevano e ciò che pensavano, non hanno mai combattuto per le proprie idee poiché non ne avevano, essi si limitavano a sostenere chi soddisfaceva i loro interessi o seguivano il pensiero della massa.

Grazie alla legge del contrappasso, questi dannati sono destinati a seguire uno stendardo (bianco, rosso, nero o con stemma demoniaco) portato da un diavolo; mentre i loro corpi nudi vengono infastiditi e punti da vespe e mosconi. Infine, gli ignavi calpestano dei vermi che, strisciando sulle loro gambe, li mordono facendoli sanguinare; il sangue e le lacrime dei dannati rigano il loro volto e la punizione continuerà in eterno.514

Gli ignavi si trovano vicino alla Porta dell’Inferno, infatti in ogni vignetta si vede una muratura merlata che racchiude il gruppo dei dannati in uno spazio preciso.515

Tra gli ignavi è presenta anche un pontefice e lo si riconosce nella c. 4v del Dante Estense poiché indossa una mitra bianca. Si tratta del Papa che “per viltade fece il gran rifiuto”, ossia Celestino V, che non ritenendosi capace di governare politicamente il regno cristiano abdicò alla fine del XIII secolo dopo circa cinque mesi dalla sua elezione (maggio o agosto 1294- 13 dicembre 1294).516

Dante nei versi dell’Inferno non descrive nello specifico queste bestie che torturano gli ignavi; egli infatti si limita a nominarli e a dire che stimolano cioè infastidiscono chi gli sta attorno esattamente come riportano i Bestiari sopra esaminati. Considerato ciò ed analizzando le illustrazioni517 si può affermare che, i miniatori che si sono occupati di realizzarle erano a conoscenza del contenuto dei versi danteschi, del contenuto dei Bestiari medievali e dell’iconografia propria di questi esseri sin dall’antichità. C’è quindi una corrispondenza perfetta tra testo dantesco ed apparato illustrativo in queste miniature.518