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Abstract
Nelle intriganti diatribe che caratterizzano la maggior parte dei conflitti regionali sorti tra il tramonto dell’ultimo secolo e l’alba di quello corrente, possiamo notare un crescente coinvolgimento di partecipanti alle ostilità che provengono spesso da zone e realtà totalmente estranee alla circoscrizione dell’area dove avvengono gli scontri. I cosiddetti “foreign fighters” appaiono infatti come volontari mossi dalla volontà di mettersi in gioco sprigionando la violenza, sentimento per ovvie ragioni represso nei loro paesi di origine, ma che, combattendo per ciò in cui credono, si pone come il mezzo necessario a raggiungere la piena realizzazione personale e a fregiarsi di un’identità che si sentono propria da sempre.
Questo lavoro consisterà nell’analisi delle vicende di due dei sopra citati conflitti, nei quali sono state individuate da me una serie di analogie ed elementi in comune: le guerre Russo-Cecene e la guerra civile in Siria. Come principale similitudine è doveroso affermare che la partecipazione dei “foreign fighters” su ambedue i teatri bellici si pone come chiave per comprendere la natura di entrambi i conflitti.
Nel primo capitolo è mia intenzione illustrare le vicende storiche e politiche che hanno portato ai motivi dell’afflusso di combattenti stranieri nel contesto delle guerre Cecene, soffermandomi sul periodo di transizione tra il primo ed il secondo conflitto e la trasformazione da “guerra di indipendenza” a “guerra santa”.
Dopo aver attentamente analizzato le caratteristiche emerse dai jihadisti nel Caucaso, inizierò il secondo capitolo spostando l’area geografica d’interesse in Siria, schematizzando i fatti storici che hanno visto protagonista quel paese nel XX secolo. Arriverò quindi a descrivere il fenomeno della nascita del Califfato nero, focalizzandomi sul sistema di reclutamento che i membri del Daesh utilizzano per aumentare le proprie file, e, di conseguenza, sul fenomeno dei “foreign fighters”.
E’ inevitabile che una simile ricerca porti doverosamente ai fatti riguardanti i sanguinosi attentati del 2015, compiuti da terroristi le quali origini poco avevano a che fare con la guerra in Siria. Il terzo capitolo, ovvero contenente il senso dell’intero elaborato, si pone come obiettivo di inquadrare la figura del “foreign fighter” descrivendolo da una prospettiva di 360°, per scavare a fondo sulle motivazioni che possono sussistere per spingere a intraprendere tali stili di vita.