• Non ci sono risultati.

CAPITOLO III UNA STORIA INCOMPIUTA: BRADAMANTE DOPO BOIARDO

III. 3 2 BRADAMANTE E RUGGERO

I due innamorati dopo aver lasciato la radura giungono in un prato fiorito, con una fonte e una quercia dai cui rami proviene il canto di molti uccelli. È evidente che l’ambiente introduce alla tematica che di lì a poco verrà trattata: è il momento scelto da Ruggero per dichiararsi apertamente. Il discorso del paladino saraceno si configura come un inno ai più comuni luoghi sulla potenza di amore, un collage di citazioni più o meno esplicite e rimandi letterari che comprendono secoli di poesie e miti, per cui è sufficiente leggere poche ottave per comprenderne lo stile:

Amor è quel che ’l sommo Giove eterno fe’ per Europa trasmutar in toro;

l’acerbo Pluto nel profondo Inferno per Proserpina quella hebbe martoro; il sacro Apollo ancor, se ben discerno, lamentando abbracciò l’amato alloro: se vinti ha questi Dei col suo potere, può meglio me far vinto rimanere.

Una speranza è, che non m’abbandona e mi rinuova come al sol Fenice,

quel che ’l proverbio anticamente sona ei come Dante mio cantando dice, amor ch’a nullo amato amar perdona, di sé con tempo mi farà felice, ei mi conforta, e vuol su ciò mi fida, che in ogni cor gentil pietà s’annida.150

Bradamante, che dimostra di ricordare il racconto genealogico fattole prima di essere ferita e allontanata, prova gli stessi sentimenti e in virtù della pietà per Fiordespina non può ora sottrarsi a questa passione. La sua risposta è estremamente asciutta e concisa, la dama passa subito al lato pratico della faccenda: è necessario che Ruggero si battezzi prima di potersi unire a lei.

Ma non creder però si leggermente la mia persona haver giamai, se prima non ritorni a quel Christo onnipotente, che ti può da l’abisso alzar in cima.

83

E perché io so che chi ama fedelmente [+1] patir ogni supplicio nulla stima,

né cura flagellar la carne e l’ossa, pur che l’amata sua contentar possa.

Onde se m’ami si come m’hai detto, a contentarmi non ti paia strano. Prima vo’ che rineghi Macometto e poi mi sposerai con la tua mano, così di me potrai prender diletto anzi che partiam di questo piano,

ma se altramente fia convien ch’io ’l dichi [+1] che di pregarmi indarno t’affatichi.151

Il discorso di Bradamante si può agevolmente suddividere in brevi unità: la prima, di quattro versi, pone la conditio sine qua non accettare l’offerta e l’esaltazione della fede cristiana; la seconda ha come nucleo dei successivi quattro versi l’elogio della potenza amorosa in cui si ricorre all’immagine dell’autoflagellazione, una pratica religioso-amorosa che si ricollega con il tema precedente. Viene quindi presentata la sequenza delle azioni da compiere in successione: rinnegare la fede in Maometto, sposarsi, in modo che l’unione carnale sia possibile e che avvenga prima di lasciare il luogo in cui si trovano. Ogni passaggio occupa esattamente la lunghezza di un verso, i nessi temporali, posti in posizione incipitaria contribuiscono a rendere il senso della concatenazione delle azioni. Il tutto si chiude con un ultimatum lapidario che lascia sgomento il povero Ruggero. L’indecisione del guerriero tra amore e lealtà alla propria gente – topos del dissidio interiore – ha durata breve, in quanto dall’angelico aspetto della dama si evince la forza della vera fede. Bradamante, novella Beatrice – o Beatrice ante litteram, se dovessimo considerare il tempo della storia – offre, attraverso il proprio amore, la salvezza all’amato.

Né fu mirabil cosa, se sì presto rimase vinto, soggiogato e preso, che ’l vago volto angelico e modesto haria spezzato i sassi e il mar acceso. E veramente si può veder questo ch’ogni edificio manca al troppo peso; dice il proverbio: chi ben si misura fin’a la morte sua felice dura.152

Tra iperboli, immagini popolari e proverbi Ruggero abbraccia il nuovo credo: si noti che, pur essendo una conversione, il lessico è quello tipico della lirica amorosa con metafore che equiparano l’amore ad una caccia e assente è la dimensione della pietas cristiana. Infatti la scena

151 Ivi, IV, VII, 17-18. 152 Ivi, IV, VII, 22.

84

prosegue con l’esaltazione dell’amata, attingendo a piene mani dalla poesia bucolica: l’eroe chiama a raccolta animali ed elementi del paesaggio come testimoni della sua dichiarazione, invoca quindi Imeneo, personaggio della mitologia classica che protegge il rito nuziale, Eolo, le stelle e la luna affinché concedano ai due amanti una notte serena ed infine Eco, unica che risponde al suo lamento e lo comprende, essendo divenuta flebile voce dopo essersi consumata nel vano amore per Narciso. Eliminato l’impedimento religioso con il battesimo, grazie alla conoscenza che Bradamante ha della dottrina cattolica, i due amanti si abbandonano ai loro desideri, il cui racconto non è presente nella stampa che qui si è scelta come testimone per il testo. Si tratta secondo Pettinelli di «un abbandono sensuale ad una descrizione tutta naturale e spontanea dell’incontro amoroso»,153 mentre Baruzzo la ritiene una «ripresa e relativa amplificazione di un analogo episodio boiardesco, i cui protagonisti erano Brandimarte e Fiordespina».154 La scena viene censurata dopo i primi quattro versi, per cui si riporta il testo usato da Baruzzo che si basa su una stampa del 1535:155

Poi posersi a seder sul verde prato sol per venir a l’ultimo diletto che suol far ogni amante al fin beato, senza haver un de l’altro alcun rispetto: fronte con fronte, lì, fiato con fiato, volto con volto e poi petto per petto l’ardentissime fiamme in modo estingue ch’in bocca ognun de lor havea due lingue.

I lieti basci, i suspirar cocenti,

el maneggiarsi insieme, el stringer spesso, i risi, le parole, i dolci accenti

harebbe ogni pensier casto dimesso. Quali amanti fur mai tanto contenti

che s’aguagliassi a quei ch’io dico adesso? Che per un pezzo lor tal piacer hebbe ch’ogni altro gaudio al suo nulla sarebbe.

Vero è che nel principio assai si dolse la vaga dama gratïosa e bella,

tanto che quasi consentir non volse, come usata è di far ogni donzella. Ma poi che l’imboccata un tratto tolse, non vide l’hora di tornar a quella, ché sì forte gli piacque el fin del verso

153 R. A. Pettinelli, Tra il Boiardo e l’Ariosto: il Cieco da Ferrara e Niccolò degli Agostini, in «La rassegna della letteratura italiana», 79 (Gennaio-Agosto 1975), p. 249.

154 Baruzzo, Nicolò degli Agostini continuatore del Boiardo, cit., p. 48-49.

155 N. degli Agostini, Orlando Innamorato. I tre libri del innamoramento di Prlando di Mattheomaria Boiardo Conte di Scandiano. Tratti dal suo fedelissimo esemplare. Nuovamente con somma diligenza rivisti, & castigati. Con molte stanze aggiunte del proprio auttore, quali gli mancavano. Insieme con gli altri tre libri compidi, Venezia, Pietro de Nicolini da Sabio, 1535. Conservato nel fondo Palatino della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

85 che biastemava el tempo c’havea perso.

Agostini prosegue con un ammonimento rivolto al pubblico e un’esortazione alla sua donna:

Questo vi dico sol perch’io vorria, ch’ogniun fosse d’amor ne i lacci astretto, e da l’amata sua ciò che desia

potesse conseguir senza rispetto: perché anchor’io felice viveria da la mia dama havendo alcun difetto, la qual, se ben è cruda, acerba e fella, come l’altre farian, farebbe anch’ella.156

Indirizza i lettori a cogliere le bellezze della vita, fintantoché l’età lo consente e sollecita le dame a seguire l’insegnamento epicureo del carpe diem, sperando che la sua amata prenda da loro esempio: è il topos del cogliere la rosa, motivo di origine classica che ha ampia diffusione tanto nella letteratura cavalleresca quanto in quella umanistica. A ciò segue una variatio bucolica sul risveglio della natura e sulla ripresa delle consuete attività umane, ricca di reminiscenze letterarie,157 e solo dopo aver assecondato la propria vena poetica, Agostini torna a raccontare dei due giovani, usandoli però come spettatori di una processione allegorica che ripropone i Trionfi di Petrarca: Amore, Ragione, Morte, Fama e Tempo con tutto il loro seguito si mostrano agli amanti e impartiscono le loro massime fino alla conclusione del canto. «L’operazione dell’Agostini consiste dunque nella commoratio una in re, nell’insistito indugio sul topos incontrato, anzi cercato, che subisce così un processo di amplificatio, di espansione interna».158 L’autore utilizza degli schemi che sa già essere efficaci e con una logica simile è conseguenza inevitabile l’appiattimento dei personaggi.

III. 3. 3. BRADAMANTE E MARFISA: “ANCH’IO SON DAMA”, DUE PERSONAGGI