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4 3 LA VISIONE DELL’AMORE: BRADAMANTE VOCE DEL CIECO

CAPITOLO III UNA STORIA INCOMPIUTA: BRADAMANTE DOPO BOIARDO

III. 4 3 LA VISIONE DELL’AMORE: BRADAMANTE VOCE DEL CIECO

Il primo episodio in cui si vede chiaramente corrispondere al sesso femminile di Bradamante l’attribuzione di un ben preciso ruolo è al canto VI, quando l’eroina si scontra con il re Mambriano, il quale inveisce contro di lei scambiandola per il fratello.

175 Ivi, XXXIV, 12-14.

176 Ivi, XXXIV, 17.

100 Rispose Bradamante: “Tu ti pensi

ch’io sia Rinaldo, e in grande error ti trovi; donna son io, guarda come dispensi le forze tue, e contra cui ti muovi; vero è ch’io nacqui di quei propri sensi, che generar Rinaldo, e se tu provi, prima che trar mi possa dalla sella, conoscerai com’io gli son sorella.”

Mambrïan disse: “Se femmina sei affrontati con meco a carne ignuda, ché armato teco non combatterei,

perché ’l pugnar con donne è cosa cruda, agli uomini dispiace ed agli Dei;

cerca pur che da noi Marte s’escluda, e fa che nel teatro di Cupìdo

ci giungiamo ambedue col becco al nido.”178

Le profferte del re saraceno non hanno bisogno di essere chiosate e di fronte alla richiesta di combattere in nome di Cupido si chiariscono tutti i precedenti doppi sensi. Bradamante sdegnata non risponde alle provocazioni con le parole, ma sferra all’impertinente un colpo nel mezzo del capo. Avendolo tramortito, lo incalza chiedendogli se ancora voglia scontrarsi con lei senza armatura. Mambriano risponde che di certo non la ama, palesando ulteriormente la bassezza dei suoi desideri, dal momento che nell’ottica del pagano la donna è un mero strumento per soddisfare il proprio istinto. La dama, pur offesa, non dimentica questo episodio e sembra farne tesoro per altre occasioni; in particolare all’altezza del canto XXXI, Bradamante usa la propria sagacia e il proprio fascino contro un soldato che sorveglia lei ed altri prigionieri cristiani. Il bruto si è infatti invaghito della bella guerriera e la importuna, perciò lei finge di acconsentire alle sue volgari richieste, lo conduce ammiccante in un boschetto appartato, luogo classicamente destinato agli incontri amorosi, e qui lo umilia, esigendo delle scuse, nonché la liberazione. Quando il saraceno rifiuta e tenta di prenderla con la forza, ella lo colpisce mortalmente, affermando così la propria superiorità fisica e morale. Già nei brevi episodi citati emerge chiaramente la visione che il poeta ha dell’amore: non più una forza nobilitante, centro e propulsore di tutte le azioni umane com’era in Boiardo, ma un furor istintivo che desvia l’uomo e gli fa perdere la ragione.179 L’amore diviene un sentimento contraddistinto dalla libidine e dall’insania e tale concezione non si percepisce solo per via implicita dalle azioni dei personaggi. Vi sono passi dedicati esclusivamente a dichiarazioni ed insegnamenti dell’autore, un esempio su tutti è costituito dai proemi, spazio per eccellenza riservato alle riflessioni morali; ma è in

178 Mambriano, VI, 52-53.

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particolare la figura di Bradamante a divenire portavoce della visione dell’autore attraverso le proprie battute: alla partenza dell’esercito di Carlo, allorché Rinaldo avanza delle allusioni circa il motivo per cui l’intraprendente sorella vuole partecipare alla nuova battaglia, lei risponde con una punta di malizia.

Bradamante, che avea il riposo a sdegno, disse a Rinaldo: “Fratel mio diletto, se repentina morte non mi atterra, io vo’ veder il fin di questa guerra.”

Rinaldo motteggiando disse a quella: “Colui che ha ingegno facilmente attinge lo intrinseco del cuore a la favella: tu di’ che ’l fin de la guerra ti spinge a prender l’arme: io dubito, sorella, che ’l non sia Sinodor quel che costringe l’animo tuo.” Onde ella sorridendo rispose al car fratel così dicendo:

“S’io ti rassomigliassi in ogni cosa, come nell’armeggiar ti rassomiglio, dubbio non è che la fiamma amorosa mi condurrebbe a sì fatto periglio; ma tu sai ben che sempre fui ritrosa a Vener, da la qual vai per consiglio sì spesso, che alla fida tua consorte quasi ogni giorno fai le fusa torte.”180

Il paladino, che si sente «tocco / dove rotta e graffiata avea la schiena» (IX, 47), svincola velocemente la risposta e un così rapido cambiamento di discorso non fa che accrescere in Bradamante l’ilarità e nel pubblico la simpatia verso una dama così saggia, retta e arguta, capace di rispondere per le rime anche ai propri pari, dimostrandosi superiore nell’eloquio e nel comportamento. Ma la dama di Montalbano non è l’unica depositaria della morale dell’autore, dato che in questo ruolo di personaggio-cardine la accompagna Orlando: «dopo Boiardo essi sono, com’è ovvio, i due personaggi canonicamente legati all’amore […] e questa condizione è destinata a radicalizzarsi nel Furioso […]. Nel Mambriano, viceversa, essi sono i personaggi più lontani, i più refrattari al sentimento amoroso: lui, lungi dall’essere innamorato, è dedito solo alle armi e alla preghiera […]; lei, donna guerriera di cui si innamorano amici e nemici e che tutti si aspettano di veder sconfitta da Cupido, esce di scena sola come l’abbiamo trovata».181 Non è un caso, dunque, se il Cieco affida a loro due delle riflessioni sentenziose sulla facilità con cui i cavalieri si innamorano:

180 Mambriano, IX, 44-46.

102 Orlando che ciò vede e se ne ride

incontra a Bradamante e dice: “Suora, Rinaldo un giorno da amor si divide e un altro più che mai si rinnamora; e ben che tu ed io, persone fide, alla salute sua cerchiamo ognora di ritrarlo da questo van diletto, esso non serva alcun nostro precetto.”

Rispose Bradamante: “El me ne duole, però che quando l’uomo ha errato un pezzo fra le tenebre scure, al chiaro sole

dovria ridursi poi e mutar vezzo, e non coglier più spine, ma viole,

a ciò che il nome suo tornasse in prezzo; ma ’l si vuol dir, e tu n’hai qualche indizio, che il lupo perde il pelo e non il vizio.”182