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CAPITOLO I PREISTORIA DI BRADAMANTE

I. 6 1 UN CONFRONTO DIRETTO

L’analisi della figura di Bradamante ha avuto finora un carattere prettamente comparativo: è stata osservata per come appare in poemi di diversi autori ed epoche, ma non solo. Richiami e collegamenti, appoggiati sulla base di studi intertestuali, hanno preso in considerazione anche eroine che non agiscono sulla medesima scena, ma vengono prima dal punto di vista cronologico (Galiziella) o che addirittura appartengono ad un’epoca e un genere letterario diverso (Atalanta). Nessuno ha ancora posto in parallelo la Bradamante dei cantari con una figura femminile con cui ella può avere un confronto diretto, all’interno del medesimo testo. A ciò si presta l’Innamoramento di Carlo Magno e dei suoi paladini, cantare anonimo di area veneta, nella forma stampata in due volumi a Bologna, nel 1491, da Bazagliero di Bazaliera. Si tratta di un poema cavalleresco di modesta levatura tra le cui ottave trova spazio il personaggio di Bradamante, accostato ad un’altra principessa-guerriero presente nel testo, la pagana Fanarda. La trama dell’opera vede assoggettato alla potenza d’amore l’Imperatore Carlo, il quale si infatua della splendida Belisandra, figlia del re Trafumieri. Il focus si sposta poi sul cavaliere Rinaldo, il cui cuore si accende presto per un’altra donzella: Rovenza, principessa pagana coi caratteri della gigantessa, figlia del re Madarante, pari in beltà a Belisandra, ma certamente a lei superiore in forza ed ardore. Poiché Rovenza trascorre una notte con un guerriero cristiano di cui

39 Cantari d’Aspramonte VI, 13, citato in ibid. Si elimina la [e] in destriere per evitare l’ipermetria. 40 Ivi, p. 337.

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non vuol rivelare l’identità, il padre vuole che la figlia sia sposata con ogni onore, quindi organizza una giostra con l’obiettivo di individuare il pretendente più valoroso. In questa occasione si scontrano diversi cavalieri, sia pagani che cristiani, tanto che il torneo par quasi una guerra, in cui i cristiani ricevono un duro colpo, tornando con la coda tra le gambe dal loro imperatore. Pur essendo inizialmente fuggito, Rinaldo riacquista presto fiducia e si presenta nuovamente a Rovenza, pronto a invitarla alla conversione, per poi chiederle di diventare sua signora. La guerriera rifiuta e sfida il paladino, lo scontro tra i due assume ben presto le dimensioni di una battaglia in cui vengono coinvolti entrambi gli eserciti e in cui Rovenza stessa perde la vita.

Tra duelli, sotterfugi e promesse di ricompense la vicenda continua fino a presentarci i personaggi della regina Trafata e della principessa Fanarda, imparentate con Rovenza e desiderose di vendetta. Ancora una volta la lotta travalica i confini della faida famigliare, e mentre l’autore elenca i più abili guerrieri, tra le schiere troviamo la nostra eroina Bradamante (il cui nome qui compare nella forma Bradiamonte). La sua presenza viene bilanciata da quella di Fanarda, che fa la sua comparsa nell’ottava immediatamente successiva:

De giorno in giorno tanto cavalcava Rinaldo e Orlando e lo re Salïone con tuti i paladin, che non tardava Bradiamonte e Vivian dal bastone. Vediàn el campo e ogni padiglione per asaltar i pagan s’aparechia. […]

I saracin[i] che havevan gran coragi, come ebeno i cristian a rimirare sono armati sopra digli erbagi Trafata regina e la figlia Fanarda e l’una e l’altra era sì gagliarda.41

Si noti come Bradamante non venga associata alla casata di Chiaramonte, né qualificata con aggettivi che ne ricordino al lettore l’audacia e le capacità; mentre di Fanarda c’è bisogno di accentuare la possenza, al di là delle esigenze di chiusura dell’ottava. Se ne deduce che la guerriera cristiana è nota al pubblico, non solo per la sua nobile discendenza, ma anche per la fama conquistata sul campo, per cui è sufficiente il nome per rievocarne le doti. Per quanto riguarda Fanarda, invece, si può osservare la frequente ripetizione del termine “gagliarda”,

41 Innamoramento di Carlo, II, c. 41 verso (numerazione moderna lapis),

http://gutenberg.beic.it/view/action/nmets.do?DOCCHOICE=543939.xml&dvs=1537798767263~744&locale=it_IT &search_terms=&show_metadata=true&adjacency=&VIEWER_URL=/view/action/nmets.do?&DELIVERY_RUL E_ID=7&divType=&usePid1=true&usePid2=true, consultato il 24/09/2018.

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presente anche in alcune ottave che seguono e nel mezzo del verso, una posizione che esclude la necessità di rima: «Fanarda la gagliarda gioveneta / a la madre parlò sopra d’i piani».42 Tale insistenza potrebbe essere dovuta alla limitata maestria del poeta che si ritrova a corto di aggettivi, ma potrebbe essere altresì attribuibile al bisogno di rafforzare la figura della guerriera saracena che non è in grado di reggere il confronto con il solo nome di Bradamante.

Questa prestanza continuamente ribadita non sembra però garantire a Fanarda il suo riconoscimento, né un posto a pieno titolo nelle schiere dei Mori: se Bradamante si trova tra gli altri paladini in una posizione sopraelevata da cui vede tutto il campo e si prepara all’assalto; la guerriera pagana, che si propone di avanzare per prima contro i nemici, riceve un secco divieto dal cavaliere Carmelo, malcelato dalla preoccupazione amorosa:

Signor, dal’ altra parte de’ pagani Fanarda, la gagliarda gioveneta, a la madre parlò sopra d’i piani e a Carmelo, che à tutta la saeta che lei soleta andar verso cristiani. Ma il posente Carmelo, el qual aspeta l’amor di questa, disse: “Non farai, a le bandier<e> tu sì resterai.

Làsame andar a me ch’io son da<v>a<n>ti; tu che femina se’, state a posare.”43