CAPITOLO II BRADAMANTE NELL’INAMORAMENTO DE ORLANDO
II. 1 2 “NON SONO IO VINTO GIÀ DI CORTESIA?”: LA CORTESIA DI RUGGERO E
Il duello continua furioso, con scambi di colpi di grande destrezza, quando sopraggiunge Ruggero che per un po’ rimane ad ammirare la bravura dei due cavalieri, ma deve poi comunicare la disfatta di Carlo che si trova ora ai confini con la Guascogna.
Quando la dama intese così dire, dal fren per doglia abandonò la mano
71 Ivi, II, XXIX, 27-29.
49 e tutta in facia si ebbe a scolorire,
dicendo a Rodamonte: «Bel germano, questo ch’io chiedo, non me lo disdire: lasa ch’io segue il mio signor soprano tanto che a quel io me ritrovo apresso, che el mio voler è di morir con esso!».
Diceva Rodamonte barbotando: «A risponderti presto, io nol vo’ fare. Io stava ala bataglia con Orlando, tu te togliesti tal rogna a gratare! Di qua non andarai mai se non quando io stia così che nol possa vetare: onde se vòi che el tuo partir sia corto, fa’ che me geti in questo prato morto!».
Quando Ruger cotal parlare intese, de prender questa ciuffa ebe gran voglia e Rodamonte in tal modo riprese,
dicendo: «Esser non può che io non me dolia se io trovo gentiluomo discortese,
però che bene è un ramo senza foglia, fiume senza onda e casa sencia via la gentileza sencia cortesia».
A Bradamante poi disse: «Barone, ove ti piace ormai rivolge el freno, e se costui vorà pur questïone, dela battaglia non gli virò meno!». La dama se partì senza tenzone73
Bradamante quindi lascia a Ruggero il compito di continuare il duello e si mette in viaggio per raggiungere il suo imperatore, ma durante il tragitto ha un ripensamento:
Nela sua mente se puose a pensare, tra sé dicendo: «O Bradamante ingrata, ben discortese te puote appellare quel cavalier che non scia’ che si sia, e hagli usata tanta villania!
La ciuffa prese lui per mia cagione e le mie spalle el suo petto diffese: ma se io vedesse quivi el re Carlone e le sue genti morte tutte e prese, tornar mi converebbe a quel vallone sol per vedere el cavalier cortese. Sono obligata alo alto imperatore,
ma più sono a me stessa e al mio onore».74
73 Orlando Innamorato, III, IV, 56-59. 74 Ivi, III, V, 6-7.
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La dama, che parla del cavaliere che l’ha sostituita come se fosse già con lei un corpo unico, inverte quindi la rotta e torna nel campo del duello, dove Ruggero e Rodamonte si stanno scambiando i colpi più duri che si siano mai visti, tanto che il figlio di Ulieno rimane disarmato.
E come gionta fo gioso nel piano, alta dal’elmo si levò la vista
e voltata a Ruger con atto umano, disse: «Aceta una scusa, benché trista, delo atto ch’io te usai tanto villano: ma spesso per error biasmo s’aquista. È certo ch’io comessi questo errore per voglia di seguire el mio signore.
Non me ne avidi allora, se non quando fo la doglia e ‘l furor da me partito. Ora in gran dono e gratia te adimando che questo assalto sia per me finito». Mentre che così stava ragionando, e Rodamonte se fo resentito: qual, vegendosi gionto a cotal atto, quasi per gran dolor divéne mato.
Non se trovando nela mano el brando (che come io disse, al prato era caduto), el Cielo e la Fortuna biastemando, là dove era Ruger ne fo venuto. Con gli occhi bassi, ala terra mirando, disse: «Ben chiaramente hagio veduto che cavalier nonn·è di te migliore, ní tieco aver potrebbe alcun onore. Se tal ventura ben fosse la mia che io te vincesse al campo ala batalia, non sono io vinto già di cortesia? Né mia prodecia più val una paglia. Rimanti adonque, ch’io me ni vo via, e sempre quanto io posso e quanto io valia di me fa el tuo parere in ogni banda, come el magior al suo minor comanda».75
Rodamonte viene vinto dall’esempio di cortesia dimostrato da Ruggero che ferma il duello vedendolo inerme e lo stesso gesto è ciò che smuove Bradamante: la fanciulla, dopo aver osservato la scena dall’alto di un monticello, scende nel campo nel momento in cui vede Ruggero ritrarsi. Rodamonte si dichiara quindi vinto e assoggettato a Ruggero: egli ha subito ben tre colpi “morali”. Il primo quando il cavaliere ha accettato di sostituirsi a Bradamante nel duello, per consentirle di seguire il suo imperatore, un contrasto nel comportamento evidenziato anche dalla differenza stilistica che intercorre tra le due risposte date alla supplica della fanciulla
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(«A risponderti presto, io nol vo’ fare. / Io stava ala bataglia con Orlando, / tu te togliesti tal rogna a gratare!»), contrapposto al raffinato paragone con cui Ruggero esprime il suo dolore per l’essersi imbattuto in un uomo tanto discortese. Implicitamente il saraceno riceve una seconda, ulteriore stoccata nel momento in cui vede la cristiana tornare indietro, poiché amaramente pentita e obbligata più al proprio onore che al suo esercito, decisione che rivela una psicologia poliedrica, nonostante la brevità delle ottave. Infine la scelta di Ruggero di non approfittare dell’intorpidimento di Rodamonte per assestargli il colpo mortale, ragione che pone la sua nobiltà di sentimenti su un piano cavalleresco difficilmente superabile. Dopo questo climax ascendente di virtù, il personaggio rozzo e sgarbato di Rodamonte non può che cedere il passo al fiero e cortese Ruggero.
II. 2. BRADAMANTE E RUGGERO: QUANDO ENCOMIO, GENEALOGIA E AMORE SI INTRECCIANO