l’occuPAzIonE In uMbRIA 37
10.3 brevi considerazioni finali
L’analisi ha consentito di mettere in evidenza la buona performance dello strumento NIDI in termini di promozione della creazione di nuove imprese per la maggior parte attivate da giovani e donne, ma non solo. Un secondo aspetto da sottolineare è la geografia localizzativa delle imprese particolarmente con-centrate nella fascia costiera adriatica da Barletta a Monopoli e nel Salento. Vi sono differenze localizza-tive all’interno delle stesse Province e non solo tra Province.
La concentrazione localizzativa delle imprese è ancora più accentuata considerando quelle maggiormen-te orientamaggiormen-te sotto il profilo maggiormen-tecnologico e innovativo (TecnoNidi). Pur considerando il breve maggiormen-tempo inmaggiormen-ter- inter-corso dall’avvio dell’intervento le imprese agevolate sono localizzate in modo particolare nella prima e seconda fascia dell’area metropolitana di Bari. Probabilmente assumono un ruolo rilevante elementi di contesto economico, sociale e di capitale umano qualificato (si pensi alla presenza del Politecnico di Bari e alle diverse facoltà scientifiche dell’Università degli Studi di Bari, oltre alle Università private come LUM a Casamassima-BA).
Pertanto, il medesimo strumento di policy esplica effetti diversi a livello territoriale aumentando, in que-sto caso, divari territoriali come risultato secondario non voluto. In questa direzione, una riflessione da approfondire è quella se non sia il caso di predisporre delle azioni di accompagnamento e di supporto più sistematici di questi strumenti nelle aree territoriali meno “attive” in termini di tasso di domanda di agevolazione per impresa per abitante.
PIAnI locAlI PER Il lAvoRo (Pll) In cAlAbRIA: un vETToRE
InTEgRATo PER lo svIluPPo locAlE E l’occuPAzIonE
55Il capitolo presenta lo strumento dei Piani Locali per il lavoro (PLL) quale modello che integra le politiche per l’occupazione e quelle per l’imprenditorialità in una ottica di sviluppo locale.
Dopo una prima fase in cui, con un processo bottom-up, sono state definite delle strategie terri-toriali e si sono costituiti 14 partenariati pubblico-privati, ognuno con il proprio PLL che intende valorizzare poli e filiere produttive già esistenti sul territorio, si è passati ad una fase successiva che prevede l’attuazione delle strategie individuate all’interno di azioni di politica attiva del lavoro attraverso la pubblicazione dei bandi attuativi delle linee operative previste nei PLL.
Nello specifico, la Regione ha emanato nel 2017 un Avviso pubblico che mira all’inserimento lavo-rativo di giovani laureati disoccupati in percorsi integrati di orientamento, formazione e lavoro, che sono in gran parte in corso di svolgimento e che permetteranno ai beneficiari di accedere ad una Dote occupazionale a favore di aziende interessate ad assumere, oppure a contributi destinati a progetti di autoimpiego elaborati dai beneficiari e validati dalla Regione.
La Regione Calabria, al fine di rendere operativa la strategia “INTEGRAZIONE OCCUPAZIONE/SVILUPPO” (Europa 2020), nel 2013 ha messo a punto il modello originale e operativo dei Piani Locali per il Lavoro (PLL) come strumento in grado di attuare le politiche per l’occupazione in una prospettiva di sviluppo locale, al fine di eliminare il divario infrastrutturale, produttivo, sociale e lavorativo che relega la Calabria nelle posizioni più marginali d’Europa, mobilitando le potenzialità endogene al fine di migliorare la com-petitività e l’attrattività dei sistemi territoriali locali nonché l’innovazione delle strutture produttive. In questo quadro assumono un’enorme rilevanza il cambiamento, in termini di abilità e autonomia, e la centralità del “territorio”.
Il territorio è sempre più l’elemento centrale in cui effettuare sperimentazioni di politiche per il lavoro che si pongono l’obiettivo di incrementare e migliorare le opportunità occupazionali e la massima partecipa-zione della popolapartecipa-zione attiva al mercato del lavoro.
In tale contesto, i PLL rappresentano una grande opportunità per rispondere ai fabbisogni dei sistemi produttivi locali e creare “buona occupabilità”, intesa come occupazione qualificante e stabile, indispen-sabile ai fini della competitività. Nella logica dei PLL non sono estranee anche le considerazioni di come il lavoro è cambiato in questi anni, in particolare è accaduto che si siano verificati56:
- un massiccio spostamento dell’occupazione dalla produzione ai servizi;
- un aumento della possibilità, attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, di acce-dere ai benefici di agglomerazione, tipici di economie locali, su scala prima impensabile;
55 Il presente articolo, redatto da Giuseppe Campisi (Regione Calabria), Roberto Cosentino (Regione Calabria), Giuseppe Critelli (Azienda Calabria Lavoro), Cosimo Cuomo (Regione Calabria) ed Enrico Esposito (Azienda Calabria Lavoro), è la sintesi di una più ampia ricerca in corso di svolgimento parallelamente
- la nascita di nuove forme di collaborazione-integrazione di attività tra le imprese;
- la nascita di nuovi lavoratori specializzati, i lavoratori della conoscenza57, coloro che organizzano e ge-stiscono i processi lavorativi e costituiscono una nuova élite basata sul merito e non sul censo o sul controllo del capitale;
- il superamento dell’epoca della fatica fisica e dei rischi legati all’ambiente lavorativo e il pericolo di una nuova classe di rischi legati al sovraccarico cognitivo.
Nel nuovo scenario che si vuole attivare con i PLL, uno scenario virtuoso territorio-occupazione, risulta fondamentale la ricerca di un equilibrio tra identità locale, apertura verso l’esterno e diversificazione territoriale dello sviluppo, facendo assumere sempre maggiore rilevanza ai progetti di sviluppo condotti a livello locale e sovralocale.
11.1 Il territorio e lo sviluppo locale elementi cardine per le politiche del lavoro
Le relazioni tra politiche per il lavoro e territorio devono essere intese come “... politiche a sostegno dello sviluppo dei territori che facciano tesoro degli errori del passato e avviino esperienze innovative...”58 in particolare dosando le politiche per il lavoro lungo linee territoriali piuttosto che, come finora avvenuto, su linee aziendali o settoriali, che mirino alla valorizzazione delle risorse locali legandole e connettendo-le strettamente al lavoro. Valorizzare connettendo-le risorse locali risulta essenziaconnettendo-le per incentivare i soggetti privati a produrre beni e servizi59 al fine di massimizzare le risorse di cui dispongono per innescare processi di sviluppo virtuosi, anche nella complessità del fatto che risulta molto difficoltoso investire in politiche non divisibili60 e con rese a breve termine per rispondere velocemente alla domanda di lavoro nei territori marginali, dove lo sviluppo locale può essere la leva dello sviluppo, perché può essere poggiato sulla ca-pacità creativa dei territori stessi.Nelle politiche di sviluppo è riconosciuto infatti che “… lo sviluppo sociale e economico moderno dipende non tanto dalla definizione di obiettivi perfetti, deterministici e sicuri, quanto dallo sviluppo di attività cre-atrici, in un mondo ove l’incertezza, la probabilità e il rischio sono presenti per definizione…”61.
In questo modo le politiche per il lavoro possono partire a livello locale ed essere così connesse alle risor-se, non solo economiche, ma soprattutto sociali e di capacità organizzative dell’area su cui si trovano ad operare. In particolare, è essenziale riconoscere e rafforzare le competenze professionali dei lavoratori62, ma soprattutto le peculiarità territoriali, la loro storia, le loro produzioni63, la loro capacità di incidere sul
57 Si veda Cauteruccio M.A., Critelli G., et al. (2013), “Per un’Economia della Conoscenza. Il Sistema Regionale delle Competenze in Calabria in una logica
europea”, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli. I PLL molto hanno investito nei “nuovi lavori della conoscenza” sintetizzando le competenze acquisite nella
formazione, nei tirocini formativi in azienda e nelle attività di animazione, elementi strutturali dell’intervento progettuale.
58 Si veda Trigila C. (2012): "Non c’è nord senza sud. Perché la crescita dell’Italia si decide nel Mezzogiorno", il Mulino, Bologna, cit. pag. 135.
59 Si veda Critelli G., Gatto A. (2011): “Impresa sociale e sviluppo locale: il caso della Banca Popolare delle Province Calabre” in Impresa Sociale n. 3/2010, Euricse Edizioni, Trento.
60 Ciò per via dei tempi ridotti della politica stessa e soprattutto perché pressata dalla domanda particolaristica.
61 Si veda Giarini O., Stahel W.R. (1990), “Les limites du certain”, Presses Polytechniques et Universitaires Romandes, Losanna.
62 Ciò si rivela essenziale al fine di dare la possibilità a questi lavoratori di accrescere la spendibilità sul mercato delle competenze acquisite sia in maniera informale che formale.
63 Per approfondimenti si veda Critelli G., Marcianò C.: “Economia della Conoscenza, sviluppo locale e pianificazione territoriale integrata: i prodotti di qualità
mercato del lavoro. Il capitale sociale e la capacità organizzativa di un territorio vanno sostenuti perché sono l’unica leva reale allo sviluppo locale, al delinearsi delle specificità locali64.
Il territorio deve essere il centro di ogni politica del lavoro e, per queste ragioni, appare di cruciale im-portanza il mercato del lavoro urbano, perché la città è da sempre incubatore di innovazione, attività e sviluppo. Le strategie di sviluppo vanno strutturate sulla città, con le sue identità e specificità perché i territori siano in grado di attrarre investimenti produttivi, di finanziare e potenziare le proprie filiere65, di assistere con servizi di rango superiore lo sviluppo economico e, di conseguenza, del lavoro.
In questo senso occorre consolidare e sostenere, attraverso attente politiche del lavoro, le trasformazioni sociali ed economiche, mediante lo strumento di pianificazione territoriale partecipata, come strumento che coinvolge tutti i soggetti territoriali, in grado di portare i territori verso una profonda evoluzione della gestione delle risorse.