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Brevi riflessioni di narratologia

Il romanzo di Pratolini mette in scena una moltitudine di personaggi, anche se poi, quelli che rivestono un ruolo centrale e sono i motori dell‟azione, a ben vedere, si riducono a pochi.

Nella metodologia di Propp e dei suoi seguaci il personaggio è un elemento variabile del racconto subordinato alla “funzione”, cioè al predicato costante che rappresenta le azioni. L‟ipotesi funzionalista (Bremond, Todorov e, in modi diversi, anche Greimas) accentua la preminenza del livello diegetico e quindi del racconto condotto dal narratore che è storia, insieme delle vicende, sull‟imprevedibile ricchezza degli agenti, la priorità della trama sui personaggi, dei ruoli sui caratteri. L‟ottica di Bachtin è nettamente diversa, se è vero che una tipologia della trama narrativa non può prescindere dall‟inevitabile caratterizzazione dei ruoli e della funzione storico – sociale dei personaggi.

Anche Forster, Lubbock e Muir non trascurano la correlazione trama – personaggio nel proporre un abbozzo di teoria del romanzo.

In particolare Muir individua alcuni modelli principali di romanzo fondando la sua tipologia sul rapporto fra la trama e il personaggio: nel romanzo d‟azione, ad esempio, i personaggi sono concepiti come parte della trama; il romanzo di carattere subordina l‟azione ai personaggi, che hanno un‟esistenza indipendente; il romanzo picaresco si propone di accompagnare una figura centrale attraverso una successione di episodi, presentare un gran numero di personaggi e costruire così un quadro della società; nel romanzo drammatico scompare lo iato tra trama e personaggi, l‟azione si intensifica e il carattere influenza gli avvenimenti. Nel romanzo drammatico si ha la sensazione di un tempo dinamico, che fluisce verso la fine e si consuma, mentre in quello di carattere il tempo è inesauribile.

Sempre sulla base delle diverse funzioni del tempo Muir52 specifica il tipo del

romanzo – cronaca (come “Guerra e pace”): se nel modello drammatico il tempo di

52

natura psicologica si incarna nei personaggi, nel romanzo – cronaca esso invece è “regolare, aritmetico, inumano”, indifferente, continuato, esterno.

Il romanzo d‟epoca, infine, è soprattutto un ritratto sociale determinato, particolareggiato, spesso documentario.

Per Muir queste caratteristiche appartengono, almeno in Italia, al romanzo neorealistico.

Questo tipo di interpretazione che propone Muir, effettivamente, sta un po‟ stretta ad un romanzo come “Cronache di poveri amanti” che sovrappone, almeno nelle tipologie proposte da Muir, alle categorie del romanzo d‟epoca anche quelle del romanzo di carattere e del romanzo drammatico.

Nota, a questo proposito, Angelo Marchese:

“ Nonostante le riserve che si possono avanzare su un‟interpretazione strutturale del racconto che privilegi quasi esclusivamente la attualità delle azioni, il codice diegetico è comunque il punto di partenza ineliminabile di ogni analisi della narrazione. E‟ ovvio che quanto più un racconto verte su una storia densa di azioni e/o di avvenimenti, tanto più prende rilievo il livello – codice diegetico che può essere largamente codificato sia nella logica processuale (la consecuzione dei fatti), sia nella logica dei ruoli (essendo le azioni, dei cambiamenti di stato promossi o subiti dai personaggi nei loro ruoli attivi o passivi: l‟eroe, la vittima, l‟antagonista, l‟aiutante etc…)53

Ora, in questo romanzo, Pratolini mette in moto un vasto sistema di personaggi ed è su questo che vorrei soffermarmi a riflettere.

Come osserva acutamente Geno Pampaloni:

“ Per la prima volta Pratolini esclude sé dal racconto, taglia fuori il pronome io (Momento sempre importante nella vita di un narratore che nacque poetico; perché quel primo e poetico io gli era pur sempre misura e freno alle cose)” scrisse il Pancrazi, che proseguiva notando nel suo stile “un eccesso di abbandono o languore o corrività”54

Quindi Pratolini si trasforma in narratore eterodiegetico che sa tutto dei suoi personaggi e dell‟ambiente in cui vivono e che ci tiene, però, a mimetizzarsi con loro. E‟ interessante notare a questo proposito cosa scrive Ruggero Jacobbi:

“ Dunque il narratore Pratolini si fa avanti alla ribalta,all‟inizio, e la luce è su lui solo; ma il magnetofono, là dentro, ha trasmesso un canto di gallo, mentre il sipario s‟apriva. (…) Ma non basta. Quel narratore alla ribalta non è venuto lì in smoking, differenziandosi dai personaggi. E‟ vestito come loro, e ci tiene a far sapere che è uno di loro. Non dice mai “io”, ma non dice soltanto “essi”: nei momenti decisivi dice “noi”. E‟ un cornacchiaio anche lui, il cornacchiaio incaricato della cronaca”55

53

A. MARCHESE , Il testo letterario, SEI, Torino 1994, pg. 161

54

G. PAMPALONI , La nuova Letteratura in “ Storia della letteratura italiana” , Garzanti, 1969, pg. 790

55

Sul modo della narrazione e quindi sulla distanza narrativa Pratolini ha scelto la forma del “racconto trasposto”, che si realizza con la fusione del modo mimetico e di quello diegetico; infatti, da una parte, riporta in forma diretta i pensieri e le parole dei personaggi ( modo mimetico), ma allo stesso tempo fa anche un resoconto degli eventi in forma indiretta (modo diegetico).

La focalizzazione zero inoltre gli consente di descrivere ciò che avviene altrove contemporaneamente, di anticipare eventi non ancora accaduti, di dire ciò che sarebbe potuto accadere ma non accade, di analizzare oggettivamente percezioni e pensieri dei personaggi.

Ma, se sui modi della narrazione, l‟analisi è piuttosto lineare, il discorso si complica se si affronta il sistema dei personaggi.

Nota, a questo proposito, Giampaolo Rugarli che il più grave problema che si pone a un romanziere alle prese con la costruzione di un personaggio, è la transizione dal mondo della fisicità a quello delle parole.

“Il problema allora viene risolto come indicato da Norman Douglas in una lettera aperta a D.H.Lawrence, citata da Forster. “ … il romanziere trasceglie, a scopi letterari, due o tre sfaccettature d‟un uomo o d‟una donna – in genere gli ingredienti più spettacolari, e quindi più proficui, del loro personaggio – lasciando perdere tutti gli altri.”56

Riguardo poi alla distinzione che lo stesso Forster fa tra personaggi piatti e personaggi a tutto tondo, rispettivamente prevedibili e sorprendenti, abitudinari e dinamici, rivalutando l‟importanza dei primi, necessari almeno a illuminare gli altri, credo che non possa avere un valore assoluto proprio perché anche i personaggi appena abbozzati sono suscettibili di assumere un insospettato rilievo.

Osserva, sempre sui personaggi, David Lodge:

“ Eppure l‟aspetto più difficile da discutere, in termini tecnici, dell‟arte della narrativa è proprio il personaggio. Questo è in parte dovuto al fatto che vi sono innumerevoli tipi di personaggi e innumerevoli modi di rappresentarli: personaggi principali e personaggi minori, personaggi piatti e personaggi a tutto tondo (…)”57

56

G. RUGARLI , Il manuale del romanziere, Marsilio, 1998, pp. 106 - 107

57

Il valore funzionale del personaggio, rapportabile al ruolo, deve essere integrato dal suo valore antropologico, che è rimarcato nel racconto in modo diretto o indiretto dalle descrizioni e dalle connotazioni indiziarie.

L‟esplorazione della totalità delle isotopie (le linee di senso che si intrecciano nel testo) richiede una sorta di identikit a diversi livelli. Nel racconto un personaggio ha prima di tutto un suo “statuto anagrafico”: nome, sesso, età, fisionomia – ciò che tradizionalmente costituisce il ritratto; lo status familiare e sociale, con tutte le connotazioni relative alla classe, al censo, al lavoro, alla cultura e all‟ambiente; e ancora gli attributi morali, psicologici, caratteriali e ideologici, insomma le qualità specifiche dell‟individuo; e infine le attitudini e i tratti comportamentali che, di solito, a livello di indizi, alludono all‟essere della persona.

Nel romanzo di Pratolini, i personaggi, sia che si tratti di Maciste o della Signora, non sono quasi mai soli o isolati: per lo più sono coinvolti in una trama di rapporti e di confronti, dai quali non solo emergono via via nuove informazioni sulla fauna umana che abita in un determinato universo narrativo, ma anche quegli elementi più intimi dell‟io che solo l‟incontro, la reciprocità delle coscienze, la confessione possono rivelare.

Basti pensare al rapporto tra Ugo e Maciste dove il secondo avrà un ruolo determinante , pur utilizzando metodi bruschi, ai fini della presa di coscienza politica di Ugo.

E in tutto il romanzo si vede bene come i vari personaggi non sono riducibili a un ruolo pragmatico, appiattito su una dimensione attivistica senza sfondo ontologico, ma sono soprattutto un ente complesso in movimento che si trasforma, di solito, nel corso del racconto, o comunque che manifesta le sue varie e poliedriche dimensioni.

Lo studio dei personaggi, nella loro individuale fisionomia, non esclude l‟utilità di una ricognizione sia dei ruoli da essi rivestiti nella dinamica delle azioni, sia delle relazioni semantico – sintattiche profonde.

Spesso è possibile strutturare il sistema dei personaggi di un racconto partendo da un‟elementare griglia di ruoli che li caratterizzano al livello delle azioni (livello – codice che i narratologi chiamano diegetico).

Anche in “Cronache di poveri amanti” si potrebbero analizzare certe tipologie, scegliendo, ad esempio, come indicatori: vittime – protettori (aiutanti) - strumenti (falsi aiutanti) – oppressori.

Gli aiutanti (protettori) sono i rappresentanti positivi, mentre i falsi aiutanti (strumenti) sono i rappresentanti negativi.

In una griglia si potrebbe per esempio schematizzare in questo modo il ruolo di certi personaggi: Vittime Aiutanti (protettori) Strumenti (falsi aiutanti) Oppressori

Aurora Otello Nesi La Signora Egisto Nesi

Gesuina Ugo La Signora La Signora

Aurora Cecchi è infatti stuprata e messa incinta da Egisto Nesi (oppressore) poi aiutata dalla Signora (falso aiutante) che comunque la usa e la introduce ai riti saffici e infine amata e “liberata” da Otello Nesi (aiutante).

E così Gesuina, assistente della Signora (falso aiutante – oppressore) che riuscirà ad affrancarsi solo grazie all‟amore di Ugo (aiutante).

In realtà tutti o quasi i personaggi del romanzo potrebbero essere “grigliati” in questo modo, ma il discorso si farebbe complesso e fuorviante rispetto al percorso che mi sono prefissa.

Quello che però fotografa in modo netto questa griglia è il ruolo duplice e ambiguo svolto dalla Signora che, insieme a Corrado (Maciste), è uno dei personaggi principali del romanzo.

In realtà ci sono delle divergenze sul ruolo che Pratolini attribuisce al ruolo di certi personaggi rispetto a quello che farà Lizzani nel film.

Come scrive Eligio Imarisio:

“ Pratolini fa di Via del Corno la sua Aci Trezza: così scrive a Parronchi, il 29 dicembre 1945 da Napoli; ne compone e scompone l‟impianto; dà anima a personaggi che dopo “uccide” per crearne di nuovi; anzitutto adegua le parole alle singole personalità. Teme di cadere, sfiorando la trappola dell‟intrigo, in tentazioni macchinose, in accomodamenti da romanzo d‟appendice. Della

strada manca volutamente il protagonista assoluto, anche se alcuni personaggi si distinguono dagli altri. Ecco Mario e Milena, immergersi nella loro bella e rispettosa storia d‟amore; “Maciste” guidare l‟esistenza e l‟umanità della via. Ecco la raggiunta consapevolezza politica di Alfredo sul letto di morte, la ripresa dell‟attività antifascista di Ugo coadiuvato da Gesuina e, di converso, la spavalderia immatura di Carlino che diventa l‟arroganza suicida”.58

Per Pratolini questi personaggi sono al tempo stesso eroi – mediatori – antagonisti, inseriti come sono nel canone di un romanzo corale.

Nella sceneggiatura del film, invece, Mario diventa il personaggio intorno a cui ruota tutta la vicenda di via del Corno; è una dislocazione logica, stretta nella durata normale di una proiezione cinematografica, che si accetta con persuasione solo quando si ha ben chiara la struttura del romanzo.

Nota sempre E. Imarisio:

“Insomma: i personaggi positivi nutrono tutti il sentimento puro, praticano un eros sano, svolgono un lavoro onesto e gravitano attorno alla causa antifascista. Quelli negativi hanno una debolezza fatale o, di converso, una arroganza congenita; stringono legami torbidi, campano pressoché d‟espedienti e tendono ora all‟ossequio, ora alla complicità innanzi al regime fascista. Due blocchi contrapposti, il Bene e il Male, in mezzo ai quali stanno ulteriori personaggi (…)”59

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ELIGIO IMARISIO , Cronache di poveri amanti – Pagine di celluloide, Ed. Le Mani, Genova, 2010, pg. 150

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