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Analisi delle principali battaglie che hanno caratterizzato il confronto tra corazzate e portaerei nel Secondo Conflitto

4.2 La caccia alla Bismarck.

La nave da battaglia Bismarck e l’incrociatore pesante Prinz Eugen salparono il 21 maggio 1941 da Bergen per tentare di entrare nell’Atlantico attraversando lo Stretto di Danimarca tra l’Islanda e la Groenlandia nell’ambito dell'Operazione “Rheinübung”. L’operazione prevedeva proprio una forzatura del canale di Danimarca e delle puntate al traffico mercantile verso il Regno Unito. Il Regno Unito dipendeva dalla sua marina mercantile per l'approvvigionamento di cibo e di altre materie essenziali per il proprio sostentamento e gli scambi commerciali avvenivano con gli Stati Uniti e con i possedimenti coloniali che l’Impero britannico controllava nelle varie parti del mondo. Durante il Primo Conflitto Mondiale erano stati compiuti grandi sforzi per proteggere questo collegamento vitale in quanto la Germania aveva considerato che, se tale collegamento fosse stato interrotto, il Regno Unito sarebbe stato quasi sicuramente sconfitto.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Hitler riprese tale considerazione analogamente a quanto accaduto nel conflitto precedente, furono disposte operazioni navali di superficie e sottomarine, con il duplice intento di evitare la minaccia di un blocco britannico del Mar Baltico e di tentare di realizzare il blocco commerciale dalla Gran Bretagna, la quale, dopo l'inizio delle ostilità, iniziò a ricevere aiuti soprattutto dagli Stati Uniti.112

Tale intento fu alla base delle motivazioni che spinsero il Führer a pianificare l’operazione d’attacco alla Danimarca ed alla Norvegia, avvenuta nella primavera 1940, la quale, oltre a neutralizzare la possibilità di un blocco britannico, garantì alla Germania l'accesso ai porti dei due paesi scandinavi, minacciando da nord la Gran Bretagna, e garantendosi un aumento

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delle materie prime (soprattutto ferro, nichel e petrolio) necessarie ad alimentare lo sforzo bellico della Germania nazista.113

Nella tarda primavera 1941 le navi a disposizione della Kriegsmarine, da utilizzare per delle puntate ai convogli nell’Oceano Atlantico erano gli incrociatori da battaglia Scharnhorst, Gneisenau e l’incrociatore pesante Admiral Hipper, che in quel momento erano ubicati nella base di Brest, nella Francia occupata. Accanto a queste navi furono rese disponibili altre due unità: la corazzata Bismarck e l'incrociatore pesante Prinz Eugen,114 pronte a salpare dalla

Germania.115

Per affrontare questa nuova minaccia i britannici avevano disponibili nella base di Scapa Flow le nuove corazzate H.M.S. King George V e H.M.S. Prince of Wales, assieme all’incrociatore da battaglia H.M.S. Hood considerato il gioiello della Marina di Sua Maestà. In aggiunta a queste unità c’era una concentrazione navale di forze a Gibilterra, ad Halifax ed in navigazione tra cui erano presenti gli incrociatori da battaglia Renown e Repulse, le corazzate Revenge, Rodney e Ramillies e anche le portaerei H.M.S. Ark Royal e H.M.S. Victorious. Questa considerevole forza era integrata da incrociatori, cacciatorpediniere e formazioni di ricognizione aerea a della flotta mercantile che, in quel periodo, stava approntando diversi convogli. Gli inglesi perciò pattugliavano con le loro unità e con la ricognizione aerea soprattutto lo Stretto di Danimarca e il tratto di mare congiungente l’Islanda alle isole Fær Øer a nord della Scozia.

Nell’aprile del 1941 le perdite subite dagli inglesi, ad opera dell’azione combinata tra le navi di superficie ed i sommergibili tedeschi, ammontavano a circa 700.000 tonnellate di naviglio e, sull’onda di questo notevole successo, l’ammiraglio Erich Raeder pianificò l'operazione Rheinübung, ossia un attacco “a tenaglia”, effettuato dalla flotta d’alto mare, con una duplice azione: da sud avrebbero attaccato i due incrociatori da battaglia Scharnhorst e Gneisenau, con il compito di dirigersi dapprima lungo la costa francese e successivamente verso nord, dove si sarebbero congiunti con la Bismarck ed il Prinz Eugen provenienti dalla Germania e che sarebbero penetrati nell’Atlantico passando attraverso lo Stretto di Danimarca. In appoggio alle quattro grandi unità da guerra avrebbero dovuto essere presenti alcune

113 G. Schreiber, Sul teatro mediterraneo nella Seconda Guerra Mondiale. Inediti punti di vista della

Marina germanica del tempo, cit., p. 17.

114 Per una fotografia del Prinz Eugen al varo vedi in appendice l’allegato 20. 115 L. Kennedy, Caccia alla Bismarck, Milano, Mondadori, 1978, p. 22.

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petroliere e due navi ausiliarie, per di assistere le navi durante la navigazione ed infine i sommergibili presenti nella zona d’azione avrebbero coadiuvato attraverso compiti di ricognizione.

L’operazione tuttavia non ebbe luogo secondo quanto previsto dall’Alto Comando tedesco poiché sia la Scharnhorst che la Gneisenau non erano in condizioni di prendere il mare nei tempi previsti dal piano: infatti la prima doveva essere sottoposta a lavori di riparazione che si sarebbero protratti fino a giugno mentre la seconda fu gravemente danneggiata la notte del 6 aprile in un bombardamento: tre bombe colpirono una delle torri prodiere, causando gravi danni alla nave e provocando 24 morti, rendendo la nave inutilizzabile per un periodo di diversi mesi116.

Poiché l’intera squadra che doveva costituire il braccio meridionale della tenaglia non era più disponibile per l’operazione, l’ammiraglio Günther Lütjens, comandante della squadra proveniente da nord, chiese all’ammiraglio Raeder di annullare o di posticipare l'operazione, considerando inoltre, che la nuova corazzata Tirpitz sarebbe stata pronta a prendere il mare solo a metà luglio; ma Raeder dispose comunque l’esecuzione del piano, modificando il ruolo della Bismarck, che avrebbe funto da esca per attirare le navi da guerra inglesi lontano dai convogli, che a loro volta sarebbero stati attaccati indisturbatamente dal Prinz Eugen.117

I dubbi di Lütjens sulla sproporzione delle forze che avrebbero dovuto affrontarsi durante l’operazione furono indirettamente condivisi da Hitler stesso, che recatosi il 5 maggio in visita a Gotenhafen, dove si trovavano alla fonda le due navi da guerra espresse le sue perplessità, ma venne tranquillizzato sulla base della superiorità che la Bismarck in quel momento possedeva rispetto a tutte le navi da guerra britanniche.118

Il 18 maggio 1941 la Bismarck, comandata dal capitano di vascello Ernst Lindemann, e il Prinz Eugen, comandato dal capitano di vascello Helmut Brinkmann, presero il mare separatamente dal porto di Gotenhafen con rotta Nord, attraversando il tratto di mare tra la penisola dello Jutland e la Svezia, e dopo essersi incontrate nei pressi di Arkona il 20 maggio, si diressero verso le acque norvegesi con l’intenzione di sostare nel porto di Bergen. A bordo

116 T. H. Flaherty, Il Terzo Reich. Guerra sul mare, cit., p. 33.

117 G. Schreiber, Sul teatro mediterraneo nella Seconda Guerra Mondiale. Inediti punti di vista della

Marina germanica del tempo, cit., p. 19.

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della corazzata Bismarck era imbarcato il comandante del gruppo d’attacco, l’ammiraglio Lütjens, che dirigeva l’operazione.

La partenza delle due unità tedesche fu tuttavia presto scoperta dall’Ammiragliato britannico che, informato già da due settimane della probabile uscita delle due navi, aveva intensificato la sorveglianza aerea ed il 21 maggio, l'incrociatore svedese Gotland le avvistò: la notizia fu immediatamente trasmessa all’addetto militare britannico a Stoccolma da due agenti del servizio segreto svedese e fu anche confermata dalla resistenza norvegese, che avvistò le due unità mentre si avvicinavano alla costa scandinava, infine nel pomeriggio dello stesso giorno, uno “Spitfire” inglese riuscì a fotografare la Bismarck mentre entrava nel fiordo di Bergen.119

Immaginando una probabile sortita nell’Atlantico l’ammiraglio di squadra al comando della Home Fleet John Tovey diede ordine alla squadra composta dall’incrociatore da battaglia Hood, comandato dal capitano di vascello Ralph Kerr, e dalla corazzata Prince of Wales, comandata dal capitano di vascello John Leach, scortate da 4 cacciatorpediniere, di fare rotta verso lo Stretto di Danimarca. A comando della squadra c’era il contrammiraglio Lancelot Holland. Due incrociatori inglesi che avevano ricevuto informazioni da parte della ricognizione aerea che il 22 maggio erano partite da Bergen le due unità tedesche, ebbero conferma la sera del 23 maggio, quando avvistarono le due navi da guerra della Kriegsmarine nelle vicinanze della costa della Groenlandia, mentre si accingevano ad entrare nello Stretto di Danimarca.120

L’avvistamento aereo della Bismarck e del Prinz Eugen indusse l’ammiraglio John Tovey, a salpare, alle 22.45 del 22 maggio, da Scapa Flow a bordo della nave ammiraglia King George V, al comando di una squadra composta dalla portaerei Illustrious e dall'incrociatore Repulse.

Il 23 maggio le forze inglesi provenienti da Scapa Flow erano in attesa a sud-est dell’imboccatura dello Stretto di Danimarca, ma le pessime condizioni atmosferiche resero impossibili ogni forma di avvistamento, tanto che la maggior parte degli aerei incaricati della ricognizione furono fatti rientrare a causa della fitta nebbia che limitava la visibilità. Il

119 Per una fotografia della corazzata tedesca intercettata dallo “Spitfire” inglese vedi in appendice

l’allegato 21.

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problema era tuttavia identico per la squadra tedesca, ma alle 19.22 il radar del Suffolk scoprì le due navi tedesche ad una distanza di circa sette miglia di prora; immediatamente fu data comunicazione alle altre navi inglesi ed il Norfolk si diresse verso il punto di avvistamento e complice una breve schiarita, scorse le due unità tedesche a meno di sei miglia di distanza.

La Bismarck, appena avvistato l’incrociatore inglese, aprì immediatamente il fuoco alle 20.30, senza tuttavia colpire il Norfolk, che si allontanò al riparo di una cortina fumogena, mentre il Suffolk continuava a seguire con il radar la squadra tedesca senza avvicinarvisi, mantenendo una distanza di circa dieci miglia, ma trasmettendo costantemente messaggi sulla posizione delle navi tedesche alla formazione agli ordini di Holland che si stava avvicinando da sud.

A mezzanotte il contatto radar del Suffolk fu perso a causa di una tempesta di neve e ne fu data immediata comunicazione alla squadra di Holland, che prese in considerazione la possibilità che le navi tedesche, ormai scoperte, potessero avere invertito la rotta, dirigendosi verso nord con lo scopo di seminare eventuali forze di superfice inglesi.121

Alle ore 00.16 del 24 maggio sulle due navi da battaglia inglesi fu dato il comando “actions stations”, ossia: ai posti di combattimento. Holland ordinò ai cacciatorpediniere di scorta di avanzare velocemente verso nord-ovest per allargare il raggio della ricerca, chiese al capitano Leach, comandante della Prince of Wales, di far decollare il suo aereo da ricognizione ricevendone tuttavia una risposta negativa, giudicando questi impossibile qualsiasi ricognizione in condizioni di così scarsa visibilità. Alle ore 02.47 il Suffolk ritrovò il contatto radar e fu in grado di fornire informazioni sulla velocità e sulla rotta della squadra tedesca.122

Alle ore 04.00 del 24 maggio l’ammiraglio Holland stimò che, in base alla rotta presunta della squadra tedesca, l’Hood e il Prince of Wales l’avrebbero incrociata intorno alle 05.30 ed infatti, esattamente alle 05.35 del mattino, le sagome delle due navi tedesche apparvero ad una distanza di circa diciassette miglia ma, nella fretta di ingaggiare battaglia, il contrammiraglio inglese commise almeno due gravi errori che risultarono fatali: mantenne l’Hood davanti alla Prince of Wales, che benché fosse una corazzata più moderna dell’incrociatore da battaglia aveva cannoni di calibro minore essendo tuttavia meglio

121 Ivi, p. 37. 122 Ivi, p. 38.

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corazzata, e così facendo lasciò come primo bersaglio da parte dei tedeschi la nave meno protetta. Scambiò inoltre il Prinz Eugen per la Bismarck e quindi l’ordine di apertura del fuoco, impartito alle 05.52, fu indirizzato contro l’incrociatore pesante invece che sulla corazzata.123

I colpi dei cannoni 381/42 provenienti dallo Hood si abbatterono a poca distanza dal Prinz Eugen senza tuttavia danneggiarlo. Contemporaneamente all’attacco delle due unità inglesi sull’incrociatore pesante tedesco, la Bismarck, alle 05.55, aprì il fuoco con tutte le sue batterie da 380 millimetri, mancando tuttavia il bersaglio; il primo centro si registrò circa un minuto dopo, quando un proietto da 203 millimetri esploso dal Prinz Eugen colpì l’Hood, provocando un principio di incendio dovuto all’esplosione di una catasta di munizioni antiaeree stivate in coperta, poi alle ore 06.00, mentre la nave inglese stava accostando per utilizzare tutte le sue batterie, venne colpita a centro nave dalla quarta salva sparata dalla Bismarck, che sfondò il ponte di coperta andando ad raggiungere la santabarbara e provocò un’immediata e gigantesca esplosione, a causa della quale l’Hood fu spezzato in due tronconi, affondando rapidamente e portando con sé 1428 uomini dell'equipaggio compreso l’ammiraglio Holland, mentre solo tre marinai riuscirono a salvarsi.

Il rapido affondamento dell’Hood permise alle due navi tedesche di concentrare il fuoco sulla Prince of Wales, in quel momento distante solo dodici miglia, due minuti più tardi anche la corazzata inglese fu colpita da diversi proietti sparati da entrambe le unità tedesche che la danneggiarono gravemente, costringendola, alle 06.13, a disimpegnarsi dietro una cortina fumogena facendo rotta verso l'Islanda124. Fu ad ogni modo dato ordine al Norfolk

ed al Suffolk di mantenere il contatto, in attesa dell’arrivo della squadra dell’ammiraglio Tovey per iniziare l’inseguimento.

La squadra tedesca era riuscita a penetrare dallo Stretto di Danimarca, tuttavia, a dispetto del grande successo ottenuto, era stata oramai scoperta per cui era impossibile il proseguimento di una missione contro il traffico mercantile in Atlantico che con ogni probabilità sarebbe stato immediatamente sospeso.

L’ammiraglio Lütjens era anche consapevole che la flotta inglese da quel momento sarebbe stata sulle sue tracce ed a questo problema si aggiungeva il fatto che, durante lo scontro,

123 L. Kennedy, Caccia alla Bismarck, cit., p. 25.

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anche la Bismarck era stata danneggiata: un colpo proveniente dalla Prince of Wales infatti, aveva danneggiato la zona prodiera provocando una falla da cui erano entrate circa 2.000 tonnellate di acqua, inclinando la corazzata verso prua di circa tre gradi riducendo la velocità a ventotto nodi, mentre un altro colpo aveva centrato la nave al di sotto della linea di galleggiamento, danneggiando alcuni serbatoi di combustibile e le valvole di distribuzione che provocarono la perdita di 1.000 tonnellate di nafta.125 L’ammiraglio tedesco prese quindi

la decisione di condurre la Bismarck verso il porto di Brest o di Saint-Nazaire per le necessarie riparazioni, lasciando libero il Prinz Eugen di proseguire la sua missione, con rotta in direzione dell’Atlantico centrale, alla ricerca di improbabili convogli alleati.

Prima di descrivere le operazioni di ricerca e il successivo affondamento della corazzata tedesca, è doveroso sottolineare alcuni elementi di riflessione particolarmente attinenti all’analisi che si prefigge questa tesi. La corazzata Bismarck rappresentava un capolavoro cantieristico della Germania degli anni Trenta. Era stata progettata dettagliatamente: sebbene le piastre corazzate non fossero di spessore particolarmente elevato, avevano la particolarità di deformarsi piuttosto che rompersi, ciò rendeva la nave più leggera a parità di protezione. Persino i cannoni principali, nonostante inferiori in calibro rispetto anche a quelli presenti su alcune unità datate della Royal Navy, come quelle della classe “Nelson”, erano incredibilmente precisi e pericolosi per qualsiasi unità avversaria. Al contrario l’Hood nasceva dall’idea, in voga nella Marina britannica del primo dopoguerra, che la velocità di una nave fosse più importante della sua protezione. Dunque nacque un’unità con caratteristiche ibride tra quelle di un incrociatore e quelle di una nave da battaglia, ma che sul campo si dimostrarono non ottimali in combattimento. La Prince of Wales invece era una corazzata moderna, ma con caratteristiche costruttive che anche in questo caso erano vincolate ad un limite di peso imposto. Inoltre secondo alcuni studiosi la stessa classe “King George V” era nata solo per contrastare le nuove realizzazioni in questo campo delle altre Marine ma non per superarle. È probabile infatti che gli inglesi fossero poco convinti del futuro ruolo delle corazzate nella guerra per mare. La Bismarck, in quello scontro si trovò dunque in grande vantaggio rispetto alle navi inglesi proprio per via delle differenti caratteristiche tra le unità rivali e per gli errori commessi da Holland in fase di combattimento.

125 G. Schreiber, Sul teatro mediterraneo nella Seconda Guerra Mondiale. Inediti punti di vista della

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Le navi da guerra britanniche presenti nell’Atlantico la mattina del 24 maggio erano gli incrociatori Norfolk e Suffolk che continuavano il “pedinamento” della squadra tedesca, la corazzata Prince of Wales gravemente danneggiata dopo lo scontro, la corazzata King George V, l’incrociatore da battaglia Repulse, la portaerei Victorious e cinque incrociatori trecentosessanta miglia a sud-est della Bismarck. L’ammiraglio Sir John Tovey comandante in capo della Home Fleet, con insegna sulla corazzata King George V, guidava l’inseguimento. Inoltre era disponibile la corazzata Revenge ad Halifax, nella Nuova Scozia, la corazzata Ramillies ad est di Terranova, gli incrociatori Edinburgh e London a nord-est delle isole Azzorre, la corazzata Rodney e diversi cacciatorpediniere ad ovest della Scozia. Fu allertata anche la Forza H, di base a Gibilterra, partita quella mattina con l’incrociatore da battaglia Renown (con bandiera del contrammiraglio James Somerville), la portaerei Ark Royal e l’incrociatore Sheffield. Questo gigantesco complesso di unità doveva cercare, raggiungere e affondare la corazzata tedesca rea di aver commesso uno smacco imperdonabile alla Marina britannica.126

Nel corso della battaglia precedente la Bismarck aveva incassato tre colpi: mentre uno aveva provocato danni trascurabili alla catapulta dell’aereo ed al motoscafo del comandante, uno degli altri due aveva messo fuori uso una dinamo e due caldaie, e l’altro aveva completamente attraversato la nave all’altezza del giardinetto di poppa, facendo entrare acqua di mare in uno dei serbatoi e facendo fuoriuscire nafta nella scia della nave; inoltre aveva danneggiato le valvole di aspirazione impedendo così l'accesso ad un migliaio di tonnellate di combustibile, con ovvie conseguenze sull’autonomia residua della nave. I danni subiti avevano come già riportato, fatto diminuire la velocità della Bismarck a ventotto nodi.

Dopo la battaglia la squadra tedesca aveva due possibilità: rientrare in Germania o tentare di raggiungere un porto amico per riparare i danni subiti. La prima possibilità aveva il vantaggio di allontanare la squadra tedesca dal nemico, ma la avvicinava a Scapa Flow, quindi alla principale base britannica, inoltre, dopo le riparazioni, avrebbe costretto la corazzata a tentare nuovamente il forzamento degli stretti verso l’Atlantico settentrionale, con tutta la flotta inglese già in allarme. Il più vicino porto amico era quello occupato di Bergen, distante circa 1.000 miglia. Invece la seconda possibilità, pur avvicinando la Bismarck alle forze nemiche, permetteva un avvicinamento anche al teatro di operazioni cosicché dopo le riparazioni, la nave da battaglia avrebbe potuto riprendere la sua missione

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senza difficoltà. In questo caso il porto più vicino era Brest, che distava 1.600 miglia dalla nave tedesca.127

La scelta dell’ammiraglio Lütjens fu di seguire gli ordini che aveva ricevuto dall’Alto Comando all’inizio della missione e scelse di proseguire verso l’Atlantico. Questa scelta fu successivamente criticata da molti, in primis da Hitler. Intanto il Comando U-Boot stava inviando i 7 sommergibili in crociera in Atlantico a sud della Groenlandia, per coprire la rotta della Bismarck. Le navi britanniche iniziarono a manovrare in modo da chiudere ogni via di fuga alla corazzata tedesca, l’ammiraglio Towey diresse per sud-ovest, in modo tale da poter intercettare immediatamente la squadra tedesca se avesse tentato un'accostata a est per rientrare in Norvegia. La squadra tedesca verso mezzogiorno si mosse con rotta Sud, dirigendo quindi verso le forze di Towey, che calcolò di poterla intercettare al mattino seguente. Temendo che la Bismarck, approfittando del buio della notte, potesse rompere il contatto con le navi che la pedinavano, alle 15.00 Towey ordinò al contrammiraglio Alban Curteis di dirigere con quattro incrociatori e la portaerei Victorious per intercettare la Bismarck prima che cadesse la notte. La King George V e il Repulse fecero rotta verso sud- ovest per mantenere comunque il contatto con il nemico. Intanto Lütjens decise di separare le due navi della squadra, il Prinz Eugen avrebbe dovuto puntare a sud della Groenlandia, rifornirsi di combustibile e proseguire la missione contro il traffico nemico. La Bismarck avrebbe preso rotta Ovest e successivamente Sud-Sud-Ovest per raggiungere i porti francesi.