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Callisto III Borgia, papa giurista

Il successore di Niccolò V fu Alfonso de Borja, o Borgia, segretario di Alfonso V d’Aragona, che venne eletto con il nome di Callisto III (8 aprile 1455 – 6 agosto 1458).116 La scelta del conclave ricadde sull’anziano cardinale valenzano, già quasi ottantenne, come soluzione temporanea per appianare il consueto conflitto tra le rivali famiglie romane dei Colonna e degli Orsini. Eletto in un forte clima di tensione internazionale, egli indirizzò tutta l’attenzione, e le risorse, nell’organizzare la crociata contro i turchi, sentita con urgenza dopo la caduta di Costantinopoli. Di conseguenza tutti i programmi edilizi e artistici finanziati dal precedente papato vennero sospesi, sancendo una forte soluzione di continuità rispetto agli indirizzi culturali avviati a Roma da Niccolò V.

Pur dotto teologo, l’anziano papa valenzano con la sua formazione di giurista non partecipò al nuovo clima di rinnovamento, appartenendo ad un mondo ben lontano dall’umanesimo portato in curia da Tommaso da Sarzana. Egli è infatti passato alla storia piuttosto per essere stato giudicato duramente dagli umanisti suoi contemporanei. La critica ha in realtà ridimensionato il peso delle forti accuse che in particolare Vespasiano da Bisticci indirizzò a papa Borgia quale dilapidatore delle raccolte librarie pontificie, soprattutto dei manoscritti greci:

«vedendo gran copia di degni libri … si cominciò a maravigliare, come quello che non era uso a vedere se non letture di carte di bambagia e ricollette; e bene si adempieva in lui quello che si dice de’ leggisti, che uno semplice leggista e canonista senza altra dottrina, è uno semplice uomo e molto privato di giudicio universale».117

Documenti e inventari, pur non provando l’interesse di Callisto III ad accrescere la collezione ereditata, palesano al contrario un’attenzione conservativa verso l’istituzione Vaticana. La raccolta papale infatti non venne abbandonata a sé stessa, bensì affidata alle cure del proprio confessore e consigliere personale, l’agostiniano Cosimo di Montserrat che nel 1455 successe a Giovanni Tortelli alla guida della Vaticana, venendo anzi incaricato dal papa della prima completa inventariazione del corpus niccolino. Insieme dunque alle informazioni sul primo nucleo del fondo antico, possediamo grazie a Cosimo anche l’elenco della raccolta personale di Callisto III, composta da 243 manoscritti che non

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116 M.E.MALLET, Callisto III, in Enciclopedia dei papi, II, Roma 2000, pp. 658-662. 117 V. DA BISTICCI, Le vite cit., I, pp. 61-64.

entrarono nella Vaticana probabilmente perché ereditati dal Montserrat.118 Gli studi hanno infatti evidenziato come a partire da questo papa, con una prassi ripetuta nei successivi pontificati di Pio II e Paolo II, tornasse a prevalere la dicotomia tra la collezione di libri del Palazzo Apostolico resa pubblica da Niccolò V e quella privata del papa, destinata agli eredi.119

Dal registro della raccolta di papa Borgia si evince inoltre una diversa concezione di biblioteca, trattandosi di una raccolta di studio specializzata che, costituita negli anni della sua formazione, comprendeva soprattutto testi di diritto, canonistica e civilistica, nessun classico pagano e un ridotto numero di testi teologici e di patristica.

Callisto III non si rivelò quindi certo propenso a patrocinare l’attività di copia di manoscritti di lusso avviata dal predecessore. Infatti, la gran parte dei libri miniati che presentano lo stemma Borgia, d’oro al bove pascente di rosso (talvolta su campagna ristretta di verde) con la bordura d’oro caricata di otto (3, 2, 2, 1) ciuffi d’erba al naturale, sono spesso da identificarsi come copie d’omaggio. È il caso ad esempio del Vat. lat. 4123, scritto nel 1456 per presentare al pontefice il De potestate pape di Domenico Dominici. Come riconosce Ruysschaert, a breve distanza dal Vat. lat. 1057 (v. fig. 20), donato al cardinale Torquemada, l’allora vescovo di Torcello scelse di ricorrere nuovamente per una propria opera alla decorazione umanistica proposta da Gioacchino de’ Gigantibus.120 Questa volta l’ornato a bianchi girari si espande ad occupare tutti e quattro i margini del frontespizio, arricchendosi di putti, uccelli e di un coniglio.

A riprova della presenza continuativa di Gioacchino a Roma dopo l’ingresso nell’ambiente curiale degli anni di Niccolò V,121 un’identica decorazione, che include sempre lo stemma

borgiano con chiavi e tiara, retto entro una ghirlanda di lauro da due putti, si può riscontrare in un altro codice di dedica al pontefice, il ms. LJS 225 di Philadelphia (University of Pennsylvania, Rare Book & Manuscript Library; fig. 29).122 Il piccolo

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118 F.MARTORELL, Un inventario della biblioteca di Callisto III, in Miscellanea Francesco Ehrle, V, Roma

1924 (Studi e Testi, 41), pp. 166-191.

119 A.MANFREDI, La nascita della Vaticana cit., p. 182-189. 120 J.RUYSSCHAERT, Miniaturistes cit., pp. 269-270.

121 Antonio Manfredi segnala inoltre un volume datato 1455 posseduto da Cosimo da Montserrat e decorato

da Gioacchino: il Madrid, Bibl. Nacional, 443, che contiene il trattato di mistica De sensibilius deliciis pardisi del domenicano Giovanni da Dambach, copiato dal Vat. lat. 964 di Niccolò V, cfr. A.MANFREDI, La

nascita della Vaticana cit., p. 189.

122 Fu acquisito all’asta di Sotheby's 20 June 1989, lot 49,

volume di appena venti fogli, tramanda il Liber litterarum simulationis, un curioso lavoro di crittografia di Michele Zoppello.

Anche l’attività di Andrea da Firenze alla corte pontificia, in continuità con il pontificato di Niccolò V, è testimoniata da un piccolo volume di quattordici fogli, il Ricc. 361 della Biblioteca Riccardiana di Firenze (fig. 21),123 destinato ad accogliere un’opera di presentazione al papa, il Carmen ad Callixtum III papam di Giuseppe Brivio (†1457).124 Il volume è decorato nel frontespizio a c. 1r con una semplice cornice a tre margini di tralci in risparmiato, interrotti nel bas-de-page dallo stemma Borgia entro il medaglione laureato retto da due putti alati, adorni di una collana di corallo similmente al vezzo di Gioacchino. Tipica del linguaggio ornamentale di Andrea è però l’iniziale in foglia oro rilevata da puntinature in giallo e parimenti l’inserzione, tra le ripartizioni rosse, verdi e blu dei girali, anche di lacunari in lamina d’oro.

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123 Erroneamente assegnato al catalogo di Gioacchino in M.CECCANTI, Il sorriso della sfinge. L’eredità del

mondo antico nelle miniature riccardiane, Firenze 2009, cat. 33, pp. 126-128.

124 Dottore di diritto canonico che dalla corte milanese entrò nell’amministrazione curiale come notaio

svolgendo al contempo una carriera di poeta dei papi. M.MIGLIO, Giuseppe Brivio, in DBI, XIV, Roma