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di Augusto Robiati

Credo che questa domanda sia vecchia quanto il mondo, perché da sempre l’uomo e la società hanno sentito l’assillo di un cambiamento, perché insoddisfatti. Forse oggi questa aspirazione è più sentita che nel passato date le evidenti maggiori condizioni di degrado della nostra epoca.

Prima di tutto la popolazione del mondo si è - negli ultimi secoli -

quintuplicata e sestuplicata. Ne derivano elementi di degrado parimenti maggiorati. Inoltre vi è la tremenda distruttività delle armi che scienza e tecnica hanno posto a disposizione dell’uomo. Il tutto quotidianamente vivisezionato dai mass-media. Tutte le volte dopo aver letto i giornali, ascoltato la radio o visto la TV, ci si sente oppressi da un senso di nausea.

C'è da chiedersi se veramente si voglia cambiare qualche cosa. Nei

discorsi della gente predomina la rivolta, la critica e la condanna contro i turbatori, che però sono sempre gli altri. Credo proprio che una colpa sia generale, quella di questo atteggiamento, diciamo, superficiale.

Mi sembra che il tentativo di fare una seria analisi del perché e di che cosa si possa fare, sia

totalmente assente o quasi. Leggendo i giornali e ascoltando i discorsi della gente, non si rileva infatti neppure l’ombra di quella aspirazione. Eppure tutti ben sappiamo che quando andiamo dal medico perché malati, la prima cosa che fa fare sono le analisi di base, per trovare le cause di fondo. Correre dietro ai sintomi è solo un palliativo.

Cercherò di fare questa analisi premettendo una cosa logica, cioè quella che, trovate le cause di base saranno chiari anche i rimedi. Forse ciò che non sarà subito evidente saranno le metodologie per attuarli.

Benché le malefatte individuali e collettive siano ogni giorno davanti a noi, penso sia utile una loro sintesi:

- Conflitti politici, economici, razziali, nazionali, etnici e religiosi a ogni livello.

Tutti alzano la bandiera del «noi siamo nella verità o abbiamo la verità»

considerando gli altri nell'errore: Di qui il conflitto.

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- Estremi di povertà e di ricchezza.

Un terzo del mondo ha tutto e prende aperitivi per avere fame e digestivi per digerire. Gli altri due terzi nulla. Ho vissuto per un quarto di secolo in quei paesi e vi assicuro che è una cosa indegna.

- Disoccupazione crescente nei paesi industrializzati.

- Lotta di potere in ogni campo.

Parafrasando Kant si può affermare che la morale che guida gli uomini, in ogni parte del mondo, esprime solo imperativi ipotetici legati agli interessi di parte a cui tutto si sacrifica.

- Criminalità.

Specie giovanile, che aumenta ogni anno in progressione geometrica, associata a crudeltà e cinismo.

- Corruzione a ogni livello.

- Droga, sesso e conseguenziale AIDS.

- Tentativi di manipolare la genetica umana.

- Crisi di punti di riferimento (così come li chiamano sociologi e psicologi).

Le istituzioni che dovrebbero offrirli: scuola, famiglia e religione non riescono ad assolvere questo compito educativo essenziale.

Il teologo Hans Kung nel suo libro «Proposte per un’eteica mondiale»

sintetizza così la crisi attuale:

- Ogni minuto vengono spesi un milione e ottocentomila dollari USA in armamenti;

- ogni ora millecinquecento bambini muoiono di fame o per malattie da denutrizione;

- ogni giorno si estingue una specie di animali o di piante;

- se si eccettua il periodo della seconda guerra mondiale, in ogni settimana, dagli anni Ottanta sono state arrestate, torturate, assassinate, costrette alla fuga o in altro modo oppresse da governi

dittattoriali più persone che in qualsiasi altri periodi della storia;

- ogni mese, per il sistema economico mondiale, altri sette miliardi e mezzo di dollari USA vanno ad aggiungersi ai millecinquecento miliardi di debito, che già ora rappresentano un onere insostenibile per gli abitanti del Terzo Mondo;

- ogni anno viene distrutta per sempre una superficie della foresta equatoriale tre o quattro volte più grande della Corea.

Oggi, dice Kung, vi è il vuoto di ideologie trainanti perché abbiamo:

- scienza, ma non sapienza;

- tecnologia, ma non valori spirituali;

- industria, ma non ecologia;

- democrazia, ma non morale.

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1. Rizzoli, pp. 15-27.

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In Asia e in Africa è molto diffusa la critica secondo cui le conquiste occidentali, quali si sono imposte nella modernità europea, avrebbero portato al mondo molte cose grandi, ma non tutte buone:

- scienza, ma non sapienza, per impedire l’abuso della ricerca scientifica (perché non progettare anche in Giappone la produzione industriale di materia umana?);

- tecnologia, ma non energia spirituale, per tenere sotto controllo i rischi imprevedibili di una grande tecnologia altamente efficiente (perché non lavorare anche in India e in Pakistan alla costruzione della bomba atomica invece di combattere la miseria delle masse?);

- industria, ma non ecologia, che sarebbe di ostacolo all’economia in continua espansione (perché non abbattere in Brasile chilometri quadrati di foreste tropicali?);

- democrazia, ma non una morale, che potrebbe essere in contrasto con i grandi interessi dei potenti, siano essi singoli o gruppi (che cosa si può fare contro il cartello della droga in Colombia, contro la miseria nel partito indiano del Congresso, contro la corruzione nel partito nazional-liberale giapponese o nello Zaire di Mobutu?)*2.

Direbbe Dante che il solo avvicinarsi a questi problemi «Fa tremare le vene e i polsi».

Affrontare ognuno dei problemi sopra citati ci porterebbe lontano, offrirebbe spunto alle polemiche e richiederebbe un tempo infinito. Quei problemi sono come le escrescenze purulente di un corpo malato.

Reciderli o curarli non porterebbe a nulla perché ricrescerebbero. Ciò che si deve fare è analizzare la malattia alla base affinché non si riformino. Lo facciamo con l’evidenziare le caratteristiche dell’epoca in cui viviamo.

Dalla metà del secolo scorso il progresso scientifico e tecnologico, che

per secoli, ha avuto una crescita quasi uniforme e lentissima, ha avuto un’impennata, una vera e propria rivoluzione che ha cambiato completamente il nostro modo di vivere in tutti i campi e sotto tutti gli aspetti. Tutto ciò ha avuto delle ripercussioni. Per quanto è inerente ai singoli individui, calamitati dalle cose belle e utili offerte dalla scienza e dalla tecnica, si sono buttati completamente nella loro scia, esaltando oltre i limiti della moderazione, gli aspetti materiali della vita e trascurando completamente o quasi quelli spirituali: Così si è creato, in ogni essere umano, un vuoto di cui ognuno è conscio, ma di cui non conosce le cause e, tutto quello che fa di negativo, è solo conseguenza di questo vuoto: La risposta è quindi semplice: È UN VUOTO SPIRITUALE.

Passiamo ora alle ripercussioni sociali. Popoli, razze e nazioni, che per secoli , anno avuto un proprio sviluppo indipendente, si sono trovati

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2. Ivi, p. 27.

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improvvisamente, come conseguenza dell’enorme progresso dei mezzi di comunicazione, vicini e invece di tentare di risolvere i problemi, che questa nuova situazione ha prodotto, in termini di collaborazione e di reciproca comprensione, hanno scelto quella del confronto, della difesa ad oltranza dei propri

privilegi e interessi.

Queste sono le cause dei conflitti senza fine che stanno mettendo in ginocchio l’umanità intera. Va da sé che la corsa incontrollata e non programmata alla industrializzazione ha portato da una parte

all’inquinamento del pianeta e dall’altra sta creando le note crisi economiche, di cui la crescente disoccupazione e il disordine monetario sono solo alcuni dei sintomi.

Abbiamo quindi individuato le due cause di base della crisi:

ASSENZA DI VALORI SPIRITUALI DISUNIONE AD OGNI LIVELLO.

Il rimedio quindi si articola su due elementi:

- riportare i valori spirituali - realizzare l’unità.

Una breve parentesi su questi due fattori:

Valori spirituali: per comprenderne l'importanza mi servo di un esempio tolto dalla meteorologia.

Quando in una certa area vi è alta pressione il cattivo tempo può solo sfiorarla, non può entrarvi e in quella zona vi è il bel tempo. Così è per i valori spirituali. Quando prendono possesso della nostra coscienza non possiamo essere invasi dagli elementi negativi, quelli che ci inducono a comportamenti errati. La spiritualità ha la sua origine nel rapporto Dio-uomo di cui le religioni sono espressioni.

L’uomo deve sapere che la sua sorgente è la PAROLA DI DIO, quella con il P maiuscolo. Nel nostro tempo le nostre capacità mentali hanno acquisito una nuova e maggiore capacità di analisi ed è tale che lo strumento religioso viene accettato sole se in armonia con la ragione e la scienza, altrimenti viene respinto come superstizione, come direbbe Schopenhauer.

Il concetto di fede ha subito nel tempo una evoluzione e oggi per Fede non si può che intendere

«CONOSCENZA CONSAPEVOLE». Il tempo della fede cieca è passato; volerlo mantenere in vita crea solo vuoto di valori. Il pensiero dei grandi personaggi del passato e dei presente dell’Oriente e dell’Occidente, visualizza questa realtà.

Unità: nella creazione vi sono delle leggi la cui conoscenza è necessaria: Alcune sono materiali, come la forza di gravità. Se un bambino non la conosce e si sporge troppo da un balcone precipita. Nel campo spirituale vi sono molte leggi, una di queste è quella dell’unità. Unità è simbolo di vita, il suo contrario, la disunione, è simbolo di morte, di crisi: Per fare un esempio, tutti gli oggetti che sono attorno a noi hanno una loro forma, una loro utilità e bellezza finché l’attrazione fra le molecole che li compongono permane. Se quella unione cessa quegli oggetti svaniscono nel nulla.

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Osserviamo che nel mondo della creazione vi è unità, mentre questa condizione è assente nel mondo dell’uomo. Nel passato vi è stata civiltà ed evoluzione quando gli uomini, sia pure purtroppo attraverso spargimenti di sangue, distruzioni, e sofferenze, hanno realizzato alcune successive e progressive unità.

La famiglia, la tribù il villaggio, la citta-stato, la regione e la nazione sono esempi di queste successive unità. Bisogna proseguire raggiungendo l’unità nei continenti e poi quella mondiale. Tempo fa questa meta era utopica. Oggi non più, perché è consapevolezza comune di ogni uomo di buon senso che nessun problema è più risolvibile nei soli ambiti nazionali e che dobbiamo fare nostro il concetto che LA TERRA È UN SOLO PAESE E NOI NE SIAMO I CITTADINI.

Oggi si parla molto di solidarietà, ma non è sufficiente. Occorre l'unità completa in tutti i campi, politico, economico e religioso.

L’unità politica presuppone un Governo mondiale; un Parlamento mondiale, un Tribunale internazionale e un esercito internazionale che intervenga contro ogni aggressore. È chiaro che le nazioni debbono disarmare, salvo quelle forze necessarie all’ordine interno.

Osservate come tutto è di attualità visto che in Bosnia e altrove si continua a morire proprio a causa della mancanza di ciò che or ora ho detto.

Circa l’unità economica questa implica un sistema monetario internazionale, una salvaguardia e una universalizzazione delle risorse, una organizzazione equilibrata della produzione dei beni, l’utilizzazione delle risorse dei paesi del terzo mondo che presso di loro si possa dare quel lavoro che oggi non hanno e che spinge questi popoli all’emigrazione verso il Nord.

Circa l’unità religiosa questa è essenziale perché solo un nuovo strumento religioso genuino crea una nuova attitudine capace di recidere i tentacoli del razzismo, del nazionalismo e della logica assurda della difesa ad oltranza dei propri privilegi e interessi. Solo una nuova energia spirituale può farlo e questa non può provenire che dalla religione. Ma occorre che la stessa nelle sue varie espressioni di induismo, zoroastrismo, buddismo, ebraismo, cristianesimo e islamico abbatta l’assurdo vessillo dell’esclusivismo della verità, riconoscendo il concetto di base, come ha affermato oltre cento anni fa Bahá’u’lláh, Fondatore della fede Bahá’í, che tutte provengono dallo stesso Dio e tutte sono state forze educative dellBahá’íumanità e che quindi sono state, e così vanno considerate, FASI SUCCESSIVE DI UN GRANDE PIANO DIVINO PER L’EDUCAZIONE DELL’UMANITÀ.

Oggi vi è un diffuso tentativo di ecumenismo, lodevole non vi è dubbio, ma è solo esteriore visto che ogni religione, specie l’Islam e la Cristiana, considera la propria verità l’unica da Dio, la totale e la definitiva. Questo atteggiamento è anche culturalmente non accettabile secondo le chiare conclusioni a cui è giunta l’epistemologia o filosofia della scienza che proclama e dimostra che la verità non è mai statica, ma sempre dinamica. Questo dinamismo fa si che in ogni religione vi sono due momenti il relativo e il progressivo. Certo vi sono differenze fra le varie religioni che sembrano

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contraddire questa unità, ma sono dovute a due motivi, il primo che ogni religione è sorta in un tempo diverso e ha parlato a popoli aventi diversa

maturità e problemi, il secondo che sul Messaggio originale, spesso storpiato nel tempo, si sono aggiunte altre cose frutto di opinioni teologiche che nulla hanno a che fare con i Messaggi di base.

L’unico modo di appianare le differenze è quello di considerare le religioni come i tanti maestri che ogni uomo ha nella scuola e nella vita, ciascuno testimoniante la verità di quello che lo ha preceduto e pronto a dare quel qual cosa in più che la nuova e evolvente capacità intellettiva e maturità dello studente richiede.

Questi, cari amici, sono in sintesi i rimedi di base ai quali vanno aggiunti il principio della libera e indipendente ricerca della verità, l’adozione di misure atte a conciliare capitale e lavoro che la fede bahá’í prevede articolate in tre punti: partecipazione agli utili, partecipazione alla gestione,

partecipazione alla proprietà delle aziende e l’adozione di una lingua universale obbligatoria da insegnare nelle scuole di ogni ordine e grado.

La religione per essere capace di permeare con i suoi valori la società deve tornare al suo ruolo fondamentale di morale di vita atta ad attuare la giustizia, il tutto da Dio, quindi perfetta e imparziale atta a creare pace e armonia. Quindi religione non più emanazione dal divino di misteri di fede

impenetrabili dalla religione, ma di una morale di vita, atta a dare la direzione capace di risolvere i nostri problemi.

In un Messaggio sulla pace, redatto dalla Casa Universale di Giustizia - Istituzione suprema della fede Bahá’í nel mondo, fatto pervenire o consegnato a tutte le personalità della politica, della religione e della cultura nel mondo - è detto che due sono le strade per ottenere la pace e l’armonia, una è quella di sofferenze inimmaginabili - dovute al caparbio avvinghiarsi dell’uomo a modelli politici, economici e religiosi superati e l’altra quello di proclamare in tutto il mondo e a ogni livello il concetto basilare dell’unità della razza umana.

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