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di Augusto Robiati

Rousseau (Jean-Jaques), una delle maggiori personalità dell'illuminismo francese, vissuto nel 18° secolo, ritenuto anche il primo grande teorico della pedagogia moderna, in un suo scritto sulla pace, così scrisse:

«Se vi è qualche mezzo per rimuovere queste pericolose contraddizioni (Rousseau si riferisce alle varie logiche alleate agli interessi di parte) esso non può essere altro che una forma di governo confederativa, la quale unendo tutti i popoli... sottometta gli uni agli altri, in egual maniera, all'autorità delle leggi (Estratto del progetto di pace perpetua - opere a cura di Paolo Rossi - Sansoni Editore Firenze anno 1972 - pagg. 139).

«Ogni società è formata dagli interessi comuni e ogni divisione nasce dagli interessi opposti; e poiché mille avvenimenti possono cambiare altri, è necessaria una-FORZA COATTIVA... per dare agli interessi comuni e ai reciproci impegni quella solidità che da soli non saprebbero avere ... » (ibidem).

Fa piacere constatare che, già due secoli fa, persone di buon senso, e indubbiamente Rousseau era uno di loro, intravedevano la necessità di una unità fra i popoli del mondo e la necessità della creazione di una forza coattiva atta a sottomettere i violatori della legge comune. Come è noto Bahá’u’lláh è stato mandato da Dio per portare questa unità, in tutti i campi, da quello politico a quello religioso a quello economico. Le citazioni di Bahá’u’lláh relative alla pace fra i popoli, sono moltissime. Eccone alcune:

«Ad opera di ogni versetto rivelato dalla Penna dell'Altissimo, le porte dell'amore e dell'unità sono state spalancate innanzi agli uomini

[FINE pag. 139]

[INIZIO pag. 140]

Noi abbiamo già dichiarato: 'Associatevi con i seguaci di tutte le religioni in spirito di amicizia e di cameratismo. Tutto ciò che ha portato i figli degli uomini a sfuggirsi ed è stato ragione di discordia e divisione fra loro, è stato annullato ed abolito ad opera della rivelazione di queste parole...

«In antico è stato rivelato: ‘L'amor di patria è un elemento della fede di Dio’. Ma la lingua della

grandezza ha proclamato, nel giorno della Sua Manifestazione: ‘Non ci si deve vantare di amare il proprio paese, ma di amare il mondo’.

«O popoli e tribù della terra in conflitto! Volgete il viso verso l'unità e lasciate lo splendore della sua luce splendere su di voi. Radunatevi e per amore di Dio, decidetevi a sradicare tutto ciò che è fonte di dissidio fra voi. Allora lo splendore del Grande Luminare del mondo avvilupperà il mondo intero, e i suoi abitanti diverranno cittadini di una sola città ... »

(passi da Spigolature - Bahá’u’lláh- Casa Editrice Bahá’í - Ariccia [Roma] - pagg. 106-237).

Circa la pace mondiale Bahá’u’lláh ha previsto inoltre la necessità di un disarmo generale, eccetto quelle forze che in ogni nazione saranno necessarie per mantenere l'ordine interno. Occorrerà istituire contemporaneamente un tribunale internazionale e costituire un esercito internazionale, in grado di intervenire per farne rispettare le sue deliberazioni. Ecco alcuni passi dagli scritti Bahá’í:

«Il Grande Essere, desideroso di rivelare i fondamenti della pace e della tranquillità del mondo e del progresso dei suoi popoli, ha scritto: 'Verrà il tempo in cui sarà universalmente sentita l'imperiosa necessità di costituire una vasta assemblea di tutti gli uomini. I potenti e i re della terra dovranno intervenirvi e, partecipando alle sue deliberazioni, prendere in considerazione le vie e i mezzi che formano le fondamenta della grande pace mondiale fra gli uomini. Una simile pace esige che... le grandi potenze si decidano a riconciliarsi completamente fra loro. Se un re si levasse in armi contro un altro; tutti dovrebbero sorgere contro di lui e impedirglielo. Se ciò ha luogo, le nazioni del mondo, non avranno bisogno di alcun altro

armamento che di quello necessario per conservare la sicurezza dei loro regni e mantenere l'ordine interno nei loro territori! Così si garantirà la pace e la serenità di ogni popolo, di ogni governo e di ogni nazione ...

».

(Ibidem, pag.272-273) [FINE pag. 140]

[INIZIO pag. 141]

Ritengo che, nonostante che questi passi risalgano a oltre un secolo fa, solo da poco la comunità internazionale abbia capito l'importanza della creazione di un esercito internazionale, per ristabilire la giustizia, quando è violata. Lo ha fatto recentemente durante l'invasione del Kuwait da parte dell'Irak e lo sta facendo ora in

Yugoslavia, pur con vistosi limiti, e anche se in quest'ultimo caso le forze internazionali non hanno compiti bellici attivi. L'Europa, proprio mentre scrivo questo articolo, tramite il Consiglio di difesa ha deciso la creazione di un contingente di 50.000 uomini, proprio a questo scopo; ma siamo ancora lontani dalla realizzazione completa di quanto Dio, tramite la rivelazione di Bahá’u’lláh ha stabilito che l'umanità debba fare, per la salvaguardia della pace, nella giustizia.

Onore quindi a Rousseau per averlo già considerato necessario ben due secoli fa.

VICO

Vico (Giambattista), filosofo della storia, vissuto a cavallo fra il secolo 17° e il 18°, tradizionalista cattolico, ha sostenuto il concetto.che l'evoluzione umana è il risultato di un filo ideale energetico divino eterno. Questa concezione che io chiamo filosofia divina della storia, è perfettamente in armonia con il pensiero bahá’í. I passi di Vico che seguono, confermano quanto ora affermato:

«Gli uomini, per la loro corrotta natura, sono tiranneggiati dall'amor proprio, per la quale non seguono principalmente che la propria utilità; onde eglino, volendo l'utile per sé e niuna parte per il compagno, non possono essi moderare le passioni per indirizzarle a giustizia... Adunque, non da altri che dalla

PROVVEDENZA DIVINA, deve essere tenuto dentro - tali ordini a celebrare con giustizia la vita famigliare, la civile e l'umana società... Onde quella che regola tutto il giusto degli uomini è la GIUSTIZIA DIVINA, la quale ci è ministrata dalla DIVINA PROVVIDENZA, per conservare l'umana società».

(dall'opera ‘LA SCIENZA NUOVA’ di G. Vico - a cura di N. Abbagnano - U.T.E.T., Torino 1976, Libro I/VII, pagg. 318).

«La PROVVEDENZA DIVINA fu l'ordinatrice del diritto naturale delle genti, la qual permise che... esse si attenessero al certo e all'equità civile che... costodisse le parole degli ordini e delle leggi, e da queste portate ad osservarle... ancora nei casi che riuscissero dure, perché si serbassero le nazioni».

(Ibidem I/CXIV, pag. 353).

[FINE pag. 141]

[INIZIO pag. 142]

Per meglio comprendere il pensiero del Vico bisogna approfondire la sua dottrina dei corsi e dei ricorsi storici e, mi servo a tal uopo, di un commento tolto da: ‘Il pensiero Occidentale dalle Origini ad Oggi’, di Reale - Antiseri: (Ed. La scuola - Brescia, Vol. II, pag. 497).

«La storia, per Vico - non è una sorta di sviluppo unilineare e progressivo, dove non c’è errore, male o decadenza; né la ragione è una forza destinata al trionfo, perché l’una e l’altra possono deteriorarsi e ristagnare, ricadendo in una sorta di nuova barbarie e di più raffinata violenza... Ma anche in questo stadio di decadenza si fa sentire la presenza insopprimibile del progetto ideale eterno, attraverso cui opera la PROVVEDENZA, che sprona gli uomini a riprendere la strada».

Per Vico il medioevo è uno dei periodi di ritorno della barbarie; non do le citazioni che esprimono tale realtà per motivi di brevità. Continuando l'analisi del Vico si nota che egli afferma che è la religione lo strumento della Provvidenza divina:

«... sopra la Provvedenza ebbero i primi governi del mondo per loro intiera forma la RELIGIONE, sulla quale unicamente resse lo stato delle famiglie; indi, passando ai governi civili eroici ovvero aristocratici, ne dovette essa religione esserne la principal ferma pianta; quindi, inoltrandosi ai governi popolari, la medesima religione servì di mezzo, ai popoli di pervenirvi, fermandosi finalmente nei governi monarchici, essa religione dev'essere lo scudo dei principi. La onde, perdendosi la

religione nei popoli, nulla resta loro per vivere in società; né scudo per difendersi, né mezzo per consigliarsi, né pianta dov'essi reggano, né forma per la qual essi sien affatto nel mondo». (opera citata, pag. 747).

Per completare il quadro del suo pensiero, aggiungo che Vico però evidenzia il concetto che la verità è solo rappresentata dalla religione cristiana, mentre le altre sono false; quindi la Provvidenza agisce solo per suo tramite:

«... le religioni sono quelle unicamente per le quali i popoli fanno opere virtuose per sensi. Con quella essenzial differenza (che la) nostra cristiana è vera e tutte le altre degli altri, false: che, nella nostra, fa virtuosamente operare la divina grazia per un bene infinito ed eterno, ... a rovescio delle false, che avendosi proposti beni terminati e caduchi, così in questa vita come nell'altra (dove aspettano beatitudine di corporali piaceri) (qui allude sicuramente alla religione islamica)... (ibidem, pag. 747).

[FINE pag. 142]

[INIZIO pag. 143]

A questo punto è bene, sulla base della logica e del buon senso rilevare le contraddizioni in cui il Vico, forse a causa della sua ortodossia cattolica è suo malgrado, caduto.

I CONTRADDIZIONE:

Se la dottrina, cosil come Vico l'ha enunciata, prevede la risalita dei periodi di barbarie, ad opera della Provvidenza divina e, se tale dottrina è universale, come lo stesso Vico precisa e se, lo strumento della Provvidenza è la religione e, se l'unica vera - secondo Vico - è la cristiana, e le altre sono false, visto che solo un quarto del mondo era cristiano, ci si chiede quale forza può essere stato lo strumento della provvidenza nel mondo non cristiano. Il non voler riconoscere l'influenza esercitata dal

confucianesimo e del taoismo in Estremo Oriente, dalla religione zoroastriana in Persia, e dall'islam in

buona parte del mondo, è semplicemente antistorico e, solo pregiudizi e non conoscenza di tale realtà, possono avere indotto Vico in tale errore.

Persino Rousseau che era un deista, e quindi era indotto a causa di tale dottrina, a credere sì in un Dio, ma solo come creatore e non come operante nel mondo come guida, ha dovuto riconoscere che l'Occidente è uscito dall'oscurità medioevale, in buona parte, per merito dell'islam, come questo passo attesta:

«L'Europa era ricaduta nella barbarie delle prime età (Rousseau allude chiaramente al medioevo) i popoli di questa parte del mondo (l'Occidente) ... vivevano pochi secoli fa in uno stato peggiore dell'ignoranza. Un certo gergo scientifico, più spregevole ancora dell'ignoranza, aveva usurpato il nome della scienza... Occorreva una rivoluzione... ad essa venne infine dalla parte da cui meno si sarebbe attesa. Lo stupido musulmano, l'eterno flagello delle lettere, la fece rinascere fra noi».

(Rousseau - Opere a cura di Paolo Rossi, Sansone, Firenze, 1972. Discorso sulle scienze e sulle arti, Iª parte, pag. 4)

II CONTRADDIZIONE:

Se il periodo medioevale, come Vico afferma, è stata un ritorno della barbarie antica, come ciò ha potuto avvenire in presenza dell'uffica vera religione: la cristiana? E supposto che a questa domanda vi sia una risposta accettabile, come potevà la stessa religione cristiana che, non aveva saputo o potuto impedire la ricaduta nella barbarie, divenire uno strumento della Provvidenza, per uscirne? In ciò sta la contraddizione in cui Vico è caduto, pur nella sua provata capacità di analizzatore dei fenomeni storici.

Come conclusione di questa mia analisi vorrei confermare, la perfetta sintonia della dottrina di Vico sui corsi e ricorsi storici e della religione

[FINE pag. 143]

[INIZIO pag. 144]

come strumento della Provvidenza, con la filosofia divina della storia, così come è chiaramente manifesta negli insegnamentí bahá’í, secondo i quali, sono proprio gli impulsi energetici provenienti dalle grandi esperienze religiose dell'umanità, come conferma anche lo storico inglese Arnold Toynbee, le forze motrici dell’evoluzione, e che pertanto tutte le religioni hanno avuto, per mandato divino, tale funzione; e sarebbe ora che tale contributo divenisse un fattore universalmente riconosciuto e accettato.

Esaminiamo ora la situazione attuale. Non vi è dubbio che gli impulsi di civiltà provenienti dall'islam si sono esauriti e, così pure, sono rimasti fattori puramente culturali gli apporti dell'illuminismo, del positivismo, dell’idealismo, dello spiritualismo, del personalismo, dell’esistenzialismo, cioè di tutte quelle correnti di pensiero che la mente umana ha prodotto negli ultimi secoli, pressata dalla necessità di dare una soluzione ai gravi problemi di ogni genere che, ogni giorno, si presentano sulla scena

mondiale. La soluzione non c'è stata e così l’umanità è precipitata in un’altra barbarie, molto più grave delle precedenti, perché il progresso scientifico e tecnologico ha posto a disposizione dell’uomo micidiali strumenti di distruzione, che purtroppo l’uomo ha usato e sta continuamente usando.

Io credo fermamente che, se Vico fosse presente, confermerebbe la validità della sua dottrina cioè che solo la Provvidenza Divina può fornire, tramite la religione, lo strumento atto a uscire dalla barbarie. Però lo stesso Vico sarebbe costretto ad ammettere che sebbene tutte le esistenti religioni, compreso quelle che egli considerava false, abbiano costituito il filo ideale eterno divino, guidante

l’evoluzione, oggi vi è il vuoto. Dovrebbe pertanto, analizzando il problema, concludere che ogni religione ha un ciclo energetico stabilito da Dio, dopo di che diventa, nonostante la sua apparente forza e organizzazione, lettera vuota, pura rappresentazione, come direbbero sia Schopenauer sia Nietzsche.

E allora Vico dovrebbe porsi il dilemma: o la sua teoria è falsa o è vera e siccome la conclusione basata sulla logica e sulla storia, è che non può essere che vera, allora dovrebbe ammettere che quel Dio che ha guidato l'umanità nel passato, debba necessariamente guidarla ancora. Sarebbe a questo punto,

sollecitato ad analizzare le nuove religioni e fra queste troverebbe la fede di Bahá’u’lláh e, se facesse ciò senza pregiudizi, giungerebbe alla conclusione che la Provvidenza divina ha nuovamente operato, indicando nell’unità mondiale la soluzione e, che solo il cinismo, il conservatorismo, l’attaccamento al partitismo politico e, i vari centri di potere, politici, economici, religiosi, hanno impedito fino ad ora di approfittarne e goderne i frutti. Ma ciò avverrà inevitabilmente e, in quel momento, sarà riconosciuto il merito di questo sparuto numero di pochi milioni di bahá’í, di avere sopportato, da soli, il peso di ogni crudeltà da parte dei nemici della verità e, cercato con tutte le loro forze e, a prezzo di enormi sacrifici, di fare conoscere al mondo la venuta un altra volta del glorioso Verbo Divino. Certo Vico, ben

conoscendo, dal regno dello spirito, la verità della sua dottrina, ne gioirà.

[FINE pag. 144]

[INIZIO pag. 145]

Il positivismo di