• Non ci sono risultati.

PARAMETRI DI RIFERIMENTO

7.1. Il modello geografico di confronto

7.1.11. Campidano di Sanluri

Lo studio relativo a quest’area è l’unico che cerchi di fornire un modello matematico previsionale per l’individuazione di schemi insediativi nuragici e di eventuali cantoni e divisioni del territorio in entità tribali e sottotribali (Ugas 1998a). Si tratta del lavoro che ha fornito il modello di base per la tesi dell’organizzazione cantonale nuragica.

Attraverso il sostegno della ricognizione territoriale, effettuata su base autoptica, lo studioso ipotizza una suddivisione in distretti del territorio isolano durante l’età del Bronzo, ricostruendo la precisa gerarchia esistente fra le varie tipologie di edifici civili

Il lavoro parte dalla cauta considerazione che l’analisi delle strategie insediative nuragiche non è semplice, a causa della limitatezza delle conoscenze e degli scavi. Conseguentemente il modello d’uso del territorio non può essere facilmente ricostruito senza conoscere le situazioni culturali e cronologiche dei singoli elementi insediativi. L’analisi diacronica viene fatta su base tipologica e monumentale, considerando i protonuraghi come segnali delle strategie insediative del BM e i nuraghi evoluti come rappresentativi del BR e BF103. L’analisi puntuale delle singole evidenze archeologiche nei vari comuni coinvolti dallo studio permette una serie di inferenze quantitative che

102 Confermando in sostanza quanto già rilevato dagli altri studi paleo ambientali effettuati in Sardegna (Depalmas e Melis 2010; Fedele 1980a; Nisbet 1980). Cfr. anche infra cap.3:73.

conducono l’autore alla realizzazione di un calcolo previsionale per l’intero territorio isolano: l’area ha infatti “il pregio di possedere tanti valori fisici e antropici comuni all’intera isola” (Ugas 1998a:516) rappresentando quindi un campione significativo dei patterns territoriali di età nuragica. Il catalogo dei siti viene fatto per associazioni di siti, accomunate dal toponimo, come spesso avviene nelle analisi di tipo territoriale (cfr. anche Castia 2003), per un totale di 265 associazioni comprendenti nuraghe, villaggio e area funeraria e sacrale.

Il primo modello riguarda l’indice di densità medio che, basato sull’intera superficie dell’isola permette di calcolare il numero previsionale sia dei protonuraghi che dei nuraghi evoluti. Il risultato viene corretto sulla base delle possibili lacune nelle ricerche, con un indice di correzione pari a 2, e quindi in tal modo duplicato; non viene però esplicitato il motivo per cui la mancanza di ricerche dovrebbe dimezzare il patrimonio archeologico. Un altro dato che potrebbe inficiare i calcoli realizzati è l’assunto che ad ogni fortezza corrisponda un villaggio, fatto che non è certo, come viene dimostrato dagli studi relativi ai rapporti fra villaggio e nuraghe (Fadda 1990).

Il confronto del numero dei siti del BM e del BR permette il calcolo di un altro indice previsionale, ossia il ritmo di crescita degli insediamenti e quindi della popolazione (cfr. infra cap.9): tramite calcoli non meglio precisati nella metodologia, a parte una presunta diretta associazione fra sepolcri funerari, protonuraghi e insediamenti, Ugas arriva a calcolare dagli 800 ai 1500 insediamenti circa e quindi una popolazione di 200 mila abitanti che sarebbe “meno della metà di quella ipotizzabile per la fine del Bronzo Recente e gli inizi del Bronzo Finale (metà XIII-XII secolo) quando la curva demografica nuragica sembra aver raggiunto l’apice del suo sviluppo” (Ugas 2005:67).

Il territorio indagato mostra una prevalenza numerica dei nuraghi semplici sui nuraghi complessi e dei nuraghi complessi sui villaggi, sebbene quest’ultimo dato sembrerebbe parlare contro una organizzazione gerarchica piramidale: una base più stretta impedirebbe alla struttura di rimanere in piedi. C’è però da tenere in conto la maggiore resistenza e visibilità della torre nuragica rispetto alle capanne di abitazione.

L’autore, data la distribuzione dei nuraghi e la loro alta densità soprattutto nei territorio di Sardara e San Gavino, ipotizza un’entità territoriale sovrana più ampia, corrispondente ad un territorio tribale diviso in singoli cantoni. I capoluoghi sono rappresentati dai nuraghi più imponenti, ossia gli edifici complessi con antemurale in grado di ospitare guarnigioni.

Pertanto un nuraghe complesso con antemurale equivale alla presenza di un cantone; i nuraghi complessi senza antemurale rappresentano porzioni di territorio di diversa importanza e varia entità collocati intorno al central place, con i villaggi; infine i nuraghi semplici hanno funzione di difesa e sono posti a coronamento e protezione del cantone. Il modello matematico ricostruito relativo al

cantone è: 1 nuraghe complesso con antemurale, 2 nuraghi complessi senza antemurale, 5-6 monotorri e 5-7 villaggi (cfr. infra cap.10).

La gerarchizzazione dei siti sarebbe evidente nella totale assenza di difese e fortificazioni nei villaggi, dal momento che in un sistema interdipendente come questo, la funzione di difesa viene invece svolta dalla rete di nuraghi semplici e controllata dal nuraghe complesso con antemurale.

7.1.12. Sarrabus

Si chiude questa rassegna con un contributo relativo alla punta sudorientale della Sardegna e che analizza i modelli di insediamento nel Sarrabus dal neolitico all’età del Bronzo (Usai, D. 1991). L’analisi ha una forte connotazione ambientale e territoriale, senza inferenze sulle possibili distinzioni cronologiche e sulle interpretazioni socio-politiche dei risultati ottenuti. Viene utilizzata l’analisi dei Poligoni di Thiessen, applicata ai nuraghi complessi con villaggio e sui villaggi senza nuraghe, allo scopo di individuare eventuali trend nella disposizione spaziale dei siti. Vengono individuati due raggruppamenti, uno collocato nei pressi della pianura e uno più interno, nel quale i siti sono posti sui terrazzi ai bordi dei rilievi montuosi. I due raggruppamenti sono interpretati come aree a diversa vocazione economica per una complessiva gestione e sfruttamento a 360° degli ecosistemi presenti: un sistema di pianura votato all’agricoltura, più vicino alla costa, nel quale si trovano più frequentemente macine in granito che testimoniano l’attività cerealicola; un sistema montano, votato al controllo delle vie di percorrenza e delle fasce di penetrazione interna, oltre che allo sfruttamento delle risorse naturali in chiave pastorale (cfr. infra cap.11).

In un’area di 111 kmq, pur in un generale ‘appiattimento cronologico’, dovuto all’impossibilità di datare i siti per l’assenza di dati di scavo, si possono rilevare alcune costanti generali nel rapporto fra i siti e l’ambiente. Ancora una volta la variabile relativa alle fonti di approvvigionamento idrico mostra una preferenza per la vicinanza media ai fiumi e ai corsi d’acqua, così come la scelta di una collocazione altimetrica su medie pendenze che vanno da 50 a 200 m. Ci sono alcune distinzioni marginali a seconda della tipologia, dovute a diverse strategie di sfruttamento economico del territorio, sebbene l’80% dei siti sia su suoli a fortissima limitazione d’uso. Quest’ultimo dato, legato al singolo elemento puntuale e non, come in altri casi, alla zona di approvvigionamento calcolata mediante Site Catchment Analysis, sembrerebbe confermare il dato rilevato in altre aree che testimonia una preferenza di collocazione delle aree insediative al di fuori delle aree con potenziale agricolo (Antona e Puggioni 2009).