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PARAMETRI DI RIFERIMENTO

7.1. Il modello geografico di confronto

7.1.2. Sardegna Nord Occidentale

Questa zona è indagata nella prima pubblicazione di analisi territoriale realizzata in Sardegna; il lavoro si occupa di analizzare la distribuzione dei nuraghi in relazione ai fattori geografici (Brandis 1980). L’obbiettivo è capire se la collocazione dei nuraghi è condizionata dalla geomorfologia e dal territorio, cercando di delineare, in chiave geografica, delle costanti nelle scelte insediative nuragiche. Lo studio parte da un’analisi dei dati presenti in letteratura sulle generali impressioni riportate nei primissimi studi sui nuraghi, nei quali si nota un certo rapporto dei nuraghi con il rilievo (Ettore Pais), con le sorgenti (La Marmora), con le aree collinari (Taramelli), con i punti strategici a controllo del territorio (Mori e Contu). È su queste basi che si iniziò a delineare, fra l’altro, la funzione primaria di difesa attribuita al nuraghe95. L’analisi in questo caso si basa su dati quantitativi e non soltanto su valutazioni qualitative.

Il lavoro, concentrato in un’area della Sardegna nord occidentale di circa 3700 kmq, esamina 768 nuraghi censiti attraverso il confronto con le Tavole I.G.M. e il controllo del territorio mediante aereofotogrammetria. In tal modo si individuano alcune concentrazioni di massima: Nurra Piana (Alghero, Porto Torres e Olmedo), Anglona (Perfugas e Ploaghe), Logudoro occidentale (Ploaghe, Uri, Bonorva e Pozzomaggiore).

L’autore evidenzia alcuni pattern distributivi nei sistemi di nuraghi, legati a forme particolari: - allineamenti lungo le vallate principali;

- forme circolari chiuse sui bordi di altipiani

- a ferro di cavallo vicino ad approdi, a protezione dell’entroterra.

La conferma del dato quantitativo è che i nuraghi mostrano una preferenza per zone di rilievo collinare, mai sul rilievo principale bensì ai bordi degli altipiani e a mezza costa, e mai nelle pianure alluvionali; si collocano vicino a fiumi e sorgenti, ma mai troppo vicini all’impluvio; mostrano una predilezione per luoghi vicini ad approdi naturali, marittimi e fluviali. Si nota poi la scelta preferenziale su terreni litologici con ampia dotazione di materiale da costruzione, soprattutto rocce vulcaniche (basalti e trachi-andesiti). L’unità litologica calcarea, sebbene sia un ottimo materiale da costruzione, mostra una minore densità di siti, a causa forse della poca disponibilità di risorse idriche in superficie ad essa correlata: sui calcari della Nurra i nuraghi sembrano disporsi ai margini di tali affioramenti in corrispondenza di emergenze acquifere. Infine si nota uno stretto rapporto dei nuraghi con zone di faglia e frattura che condizionano altamente le caratteristiche idrogeologiche del territorio (cfr. infra cap.9.6).

7.1.3. Nurra

Elisabetta Alba mette in relazione la distribuzione dei nuraghi della Nurra con gli aspetti geomorfologici del territorio (Alba 1998). Attraverso l’utilizzo della Nearest Neighbour Analysis e dei Poligoni di Thiessen l’autrice cerca costanti quantificabili nelle scelte insediative di età nuragica ed uno schema preciso nella localizzazione dei siti nuragici in relazione a variabili ambientali. I risultati mostrano una scelta predeterminata nella collocazione dei nuraghi basata sulle caratteristiche ambientali che condizionano lo sviluppo delle attività economiche nelle singole ‘unità cantonali’.

Si nota una generale predilezione per le basse quote, ma con morfologie che prediligono i bordi dei

pianori, in posizione di visibilità e controllo. La distanza dai fiumi sembra corrispondere a quanto

delineato in precedenti studi territoriali; la citazione diretta del lavoro di Brandis (Brandis 1980) rende difficile stabilire se la concordanza sia dovuta allo stesso risultato o al riferimento diretto alla pubblicazione citata; inoltre le fasce di distanza scelte come parametro risultano troppo elevate per poter avere risultati di dettaglio significativi. Dal punto di vista della pedologia si evidenzia una controtendenza, con una maggioranza di siti nei depositi e nei terrazzi alluvionali che corrispondono a suoli con buone potenzialità di sfruttamento economico; sono però altrettanto frequenti i siti su suoli trachi-andesitici e su calcari e marne. Tale risultato si mostra coerente con quanto rilevato in altri lavori di indagine territoriale, dove si nota una generale predilezione per unità litologiche adatte al rifornimento di materiale da costruzione, fra i quali sono particolarmente utilizzati basalti, trachiti e calcari (Brandis 1980; Gallin 1989; Manca Demurtas e Demurtas 1991; Tedeschi e Scanu 2009; Usai, D. 1991). Attraverso la Nearest Neighbour Analysis il territorio viene diviso in 3 principali sistemi territoriali, sulla base della distanza reciproca dei siti: si parte dall’assunto che i siti vicini fra di loro ed evidentemente separati dagli altri devono avere una correlazione, presumibilmente ad un livello socio-economico. I nuraghi appartenenti agli stessi sistemi mostrano inoltre visibilità reciproca e, di conseguenza, una collocazione in posizioni dominanti.

Nella stessa regione storica si colloca l’area analizzata da due architetti dell’Università di Sassari per indagare sull’influenza dei fattori antropici e naturali nelle scelte insediative delle costruzioni nuragiche (Tedeschi e Scanu 2009). L’obbiettivo è la costruzione di un modello statistico applicabile a diverse realtà geografiche per la comprensione dei fattori che influenzano le scelte insediative umane, utilizzando come parametri tutti quei fattori ambientali che influenzano l’insediamento antropico (geomorfologici e climatici). L’applicazione, che non viene presentata nel

dettaglio, è realizzata su un campione di 320 siti nel territorio della Sardegna nord-occidentale nei comuni fra Porto Torres e Alghero. Per evitare errori di tipo spaziale gli autori analizzano non il singolo sito in relazione ai parametri scelti ma a partire da un buffer di 100m, realizzato intorno all’elemento puntuale, che risulta più soggetto ad errori di localizzazione geografica.

Il modello risultante è strutturato ‘a priori’, eliminando i valori precisi e trasformandoli in una scala da 0 a 10 e determinando il singolo valore in base all’assenza o alla maggioranza di elementi nella classe. Ognuno di questi valori assegnati è poi pesato con fattori diversi in relazione alla maggiore o minore influenza sulle scelte antropiche, valutato sulla base dei risultati delle analisi effettuate: il peso per l’elemento idrografico è 2.0, poiché risulta una variabile di particolare importanza, mentre è uguale a 0,5 per la pendenza, che ha invece un peso minore nelle scelte insediative. Sembra scaturire un’unica conclusione in campo archeologico, ossia la scelta di unità geo-litologiche utili per il facile reperimento di materiale lapideo da costruzione e perché forniscono un terreno di fondazione stabile.

Infine il tutto è testato sul campione scelto, senza però esplicitare né in che modo questa operazione venga realizzata né tantomeno quali siano i risultati.

7.1.4. Anglona

Ancora una pubblicazione di Elisabetta Alba che si occupa dell’analisi delle dinamiche insediative di epoca nuragica nella zona della bassa valle del fiume Coghinas, nella regione storica dell’Anglona (Alba 2007b).

Nel lavoro però, pur mettendo in relazione i siti (16) con l’ambiente circostante, non vengono esplicitate le possibili correlazioni con l’elemento litologico e con l’uso dei suoli, che pure vengono descritti per l’intera zona. In linea di massima si può dire che si tratta di un’area con una maggioranza di terreni trachi-andesitici, calcarei e marnosi; ogni unità mostra differenti capacità d’uso, dalle zone sedimentarie con buone potenzialità alle zone su rocce effusive e intrusive con limitatissime capacità d’uso.

Ai dati del territorio (ambientali e archeologici) vengono applicati gli indici dell’analisi delle componenti principali, già utilizzati in altre pubblicazioni (Alba 2005), ma indicati qui con altre sigle (IPAG e IARAG). Essi sono legati alle stesse variabili ambientali della pendenza e dell’altimetria, massima e minima, e valutate con gli stessi parametri di distanza di 250 m e 1 km. La cluster analysis, effettuata sui risultati parziali, evidenzia una variabilità notevole per le scelte geomorfologiche del territorio, mentre mostra la costante dell’intervisibilità reciproca fra i nuraghi, particolarmente evidente, pari al 100% e che sembra complessivamente dimostrata da tutte le analisi territoriali effettuate nel territorio isolano.

I Poligoni di Thiessen completano l’analisi del territorio e della distribuzione dei siti nuragici, applicati a tutti i nuraghi censiti senza distinzione tipologica. In questo modo il territorio viene diviso in 16 moduli territoriali: i moduli con estensione territoriale minore sono collocati laddove il terreno risulta più articolato sotto il profilo morfologico. Un’eccezionale ampiezza mostra un area che, come viene ipotizzato dall’autrice, forse veniva utilizzata per motivi di sfruttamento pastorale data anche l’eccezionale limitazione d’uso del territorio. Un’altra ipotesi, qui formulata, riguarda invece la relazione inversa, ossia che sia la scarsa potenzialità d’uso del territorio a determinare la sua maggiore ampiezza, dal momento che si rende necessaria una maggiore quantità di terreno coltivato per sfamare una comunità (cfr. anche Moravetti 2000b:98). Il problema, in questi casi, è che senza maggiori variabili e dati precisi è impossibile stabilire a priori le motivazioni delle scelte insediative.