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PARAMETRI DI RIFERIMENTO

7.1. Il modello geografico di confronto

7.1.5. Logudoro e Monte Acuto

Si limita ai confini comunali del comune di Bono (Sassari) l’analisi degli aspetti insediativi di epoca nuragica di Giuseppina Marras (Marras 2007). Si tratta di un’analisi geomorfologica del territorio in rapporto ai siti archeologici che prende in considerazione le variabili di altimetria, idrografia, geomorfologia, litologia ed uso del suolo. I risultati concordano con quelli relativi alle varie analisi territoriali effettuate sul territorio isolano, se si esclude il valore medio legato all’altitudine particolarmente elevato: la quota preferenziale di 800 m risulta fuori scala, ma probabilmente ciò dipende dall’estensione ridotta dell’area indagata e da una prevalenza di alte quote su tutto il territorio. Si delinea per l’area un clustered pattern, particolarmente evidente perché i siti censiti nell’intera area si suddividono in due raggruppamenti principali che si sviluppano in concomitanza con i due fiumi principali della zona. Le due aree vengono interpretate separatamente in relazione alle diverse caratteristiche ambientali: l’area a sud-est risulta quella maggiormente adatta all’agricoltura e viene ipotizzato per essa un sistema difensivo composto dagli unici tre nuraghi lontani dal fiume ma collocati su un’altura e conseguentemente con la possibilità di una completa visualizzazione dell’intero territorio.

Lo studio, pur interessante nei risultati parziali, è limitato dalla scelta di sezionare i confini dell’area indagata sulla base del territorio comunale; questi risultati dovrebbero pertanto essere confermati dalla stessa analisi effettuata in un contesto territoriale più ampio. Risulta interessante la ripetizione costante del clustered pattern e dell’esistenza di buffer zones, che sembrano sempre individuare precisi sistemi territoriali.

Un altro studio, applicato alla zona del Monte Acuto, si basa sulla relazione fra siti e territorio, ma in esso risulta evidente la vocazione spaziale e territoriale (Basoli e Foschi Nieddu 1991). Lo studio

è rilevante perché riguarda un’area confinante con la Gallura, forse addirittura interno alle zone indagate in questo lavoro, dal momento che mostra alcune caratteristiche simili, come la presenza di tafoni e di fortificazioni megalitiche.

Pur ponendo tra gli obbiettivi una ricostruzione dell’organizzazione politica delle comunità nuragiche ad essa non viene fatto cenno mentre risulta di consistenza notevole la conclusione sulla distribuzione spaziale e sui pattern insediativi delle diverse comunità analizzate nel territorio. Si propone una regionalizzazione del Monte Acuto, diviso in otto distretti territoriali, sulla base di alcuni parametri: fra essi l’esistenza di confini naturali ben definiti e di buffer zones, ossia zone in cui si nota una rarefazione di monumenti che sembrano segnare precisi limiti politici e territoriali (Bonzani 1992; Castia 2003; Depalmas 1990).

Pur mancando un’analisi quantitativa sintetica del rapporto fra siti e territorio si nota una maggiore focalizzazione sul rapporto fra i siti e le risorse economiche, ossia l’uso dei suoli, e soprattutto la presenza di eventuali materie prime, soprattutto minerarie. Non viene applicata alcuna Site

Catchment Analysis: il territorio viene sempre analizzato in estensione senza mai prendere in

considerazione singoli siti o singoli sistemi archeologici insediativi.

I distretti risultano accomunati dalla scelta insediativa su altopiani e ai bordi della pianura, del tutto coerente con quanto finora visto per altre aree della Sardegna. Tale collocazione sembra ricollegarsi ancora una volta alla necessità di lasciare libere le aree pianeggianti per motivi di sfruttamento economico delle risorse agricole e di allevamento, escludendo la finalità abitativa (cfr. anche Antona e Puggioni 2009). Anche in questa regione non vengono occupate le zone calcaree che, come già accennato risultano poco adatte all’insediamento per l’assenza di risorse idriche in superficie (Brandis 1980:382). I distretti sono quasi tutti impegnati nell’attività metallurgica, come testimonia l’abbondanza di risorse nella zona e il ritrovamento di numerosi oggetti in metallo, anche di pregio. Ogni distretto mostra poi diverse vocazioni economiche, alcune pastorali e alcune agricole, ma che si possono definire complessivamente economie di tipo misto. Non si evidenziano centri principali, a differenza di quanto sembra accadere in Gallura dove invece si notano dei veri e propri central places (Antona e Puggioni 2009:291); non sembrano esserci particolari allineamenti, a meno di non tenere in considerazione una costante disposizione dei nuraghi complessi lungo i margini del sistema insediativo o in punti strategici lungo le vie di comunicazione terrestri e fluviali (cfr. anche Gallin 1991). Si riscontra inoltre un rapporto di intervisibilità fra i diversi nuraghi di uno stesso distretto.

Infine se si nota una organizzazione di tipo federativo, legata alla concentrazione degli insediamenti in particolari aree, non si nota però una gerarchizzazione fra di essi: si ipotizza quindi un sistema insediativo di tipo areale ma non accentrato.

7.1.6. Baronie

Spostandosi sulla costa orientale della Sardegna, l’Analisi delle Componenti principali di scuola spagnola è applicata al territorio comunale di Lodè (Nuoro) per l’esame delle modalità insediative delle comunità nuragiche (Spanedda e Cámara Serrano 2009).

Il lavoro inizia con una verifica delle analisi utilizzate nel corso di lavori di archeologia territoriale pubblicati in Sardegna, quali la Site Catchment Analysis, la Nearest Neighbour Analysis e i Poligoni

di Thiessen. L’attenzione è focalizzata sull’utilizzo di modelli troppo astratti e assunti riferibili

all’età post industriale, come quello del ‘minimo sforzo’, calibrato su società precapitalistiche e troppo semplicisticamente applicato alle società preistoriche96.

L’autrice sottolinea la necessità di una valutazione quantificata della gerarchizzazione dei siti, senza però esplicitarla coerentemente nel prosieguo del lavoro. L’analisi quantitativa viene realizzata con l’utilizzo di indici di correlazione relativi alla pendenza (YCAIP) e al dominio visivo (YCAI 1 e 2), identici nei parametri a quelli già descritti per altre pubblicazioni (Alba 2005).

I risultati sono confrontati con quelli ottenuti tramite l’analisi generale della zona del golfo di Orosei e del comune di Dorgali (Spanedda et al. 2002; Spanedda 2002, 2004; Spanedda et al. 2004; Spanedda e Cámara Serrano 2007; Spanedda et al. 2007). Il confronto conferma una generale vicinanza dei siti al mare, permettendo di ipotizzare nel controllo costiero una prima esigenza delle strategie insediative nuragiche della zona.

In relazione alla pendenza si nota una generale ricerca di ubicazioni che garantiscano il controllo del territorio, come nel caso del sito di Lu Naragheddu (n°219) che si trova nel punto più elevato della zona e che ha il controllo diretto della risorsa idrica dell’area: il sito viene identificato come un sito ‘di prim’ordine’, definizione che enfatizza il controllo di specifiche risorse e che sembra legata ad un controllo globale del territorio e non solo di quello strettamente pertinente all’area del sito.

Un caso diverso è quello del nuraghe complesso Thorra (n°220) che si colloca in un’area pianeggiante, circondato da rilievi e pertanto senza un diretto controllo del territorio, quest’ultimo forse affidato a centri dipendenti con funzione di difesa.

Complessivamente potrebbe non esserci una diretta correlazione fra una maggiore complessità del sito e il controllo del territorio, così come dimostrato dal nuraghe Thorra (n°220); l’analisi del

96 Personalmente ritengo che, sebbene una certa cautela sia sempre richiesta, l’assunto dell’economia delle risorse, in termini umani e materiali, è applicabile in generale alla natura ed è uno dei principi su cui si basa l’evoluzione stessa. Si tratta per altro di uno degli assunti utilizzati in questo lavoro, poiché è la base fondante dei parametri relativi alla Site Catchment Analysis. Inoltre assunti economici di base possono ben essere applicati a realtà precapitalistiche, così come sono applicabili concetti come la proprieta privata nelle realta politiche preistoriche complesse anche in periodo non capitalistico: ciò rende applicabili teorie economiche e paradigmi economici generali (Johnson e Earle 2000:44). Cfr. anche infra cap.11.

territorio di Dorgali mostra però l’esistenza di alcuni insediamento complessi, caratterizzati da una lunga continuità di vita, che mostrano una evidente funzione di capitale97.

Questo aspetto è evidente in un’altra ricerca della stessa autrice (Spanedda 2004): lo scopo è provare l’esistenza di uno stretto controllo territoriale basandosi sulle variabili di differenza di ubicazione e visibilità. L’assunto di partenza è che tutti i siti si collochino in luoghi che rispondono costantemente all’esigenza di controllo delle risorse naturali e delle fonti di approvvigionamento idrico. Gli indici utilizzati sono legati alla pendenza (YCAIP) e alla visibilità (YCAI 1 e 2), ma in questo caso vengono aggiunti indici che analizzano quantitativamente il rapporto fra i diversi siti e le unità geomorfologiche (YCUIC, YCUIT e YCUIR, YCUIS e YCUIA). I risultati mostrano una tendenza degli insediamenti a collocarsi vicino alle valli principali mentre i nuraghi semplici monotorre formano una linea esterna e, in tal modo, si delineano come strutture destinate al controllo del territorio. Questo risultato si delinea in controtendenza rispetto a quanto rilevato per altre aree della Sardegna (Basoli e Foschi Nieddu 1991; Gallin 1989, 1991). I pochi nuraghi complessi della zona corrispondono alla natura di central places e confermano la tendenza già rilevata per gli edifici complessi nuragici, essendo associati ad un villaggio e circondati da muraglie difensive98.

L’ultimo contributo relativo alle Baronie rappresenta al momento l’unica pubblicazione che si occupa esclusivamente di villaggi nuragici (Fadda 1990).

I risultati messi in luce dal censimento effettuato nei territori comunali di Dorgali e Oliena mostrano l’indipendenza dei villaggi dal nuraghe, a differenza di quanto precedentemente ipotizzato.

Nell’area campione, la maggior parte dei villaggi non è associata ad un nuraghe e il loro numero supera di gran lunga quello delle torri, semplici o complesse che siano. Dal punto di vista delle scelte territoriali, anche i villaggi si dispongono preferenzialmente su altipiani o alture collinari e mostrano una diretta rapporto con le risorse naturali e ambientali indispensabili all’insediamento umano (acqua, comunicazione, potenzialità suolo). La conclusione dello studio è che il dato statistico emerso nel rapporto fra nuraghi, villaggi e territorio fa emergere una società proiettata verso attività produttive e artigianali, fatto che ridimensiona fortemente la visione più volte ipotizzata e condivisa di un popolo guerriero prevalentemente occupato in attività difensive.

97 Come in Gallura e nel Sinis, anche in questo caso sembrano quindi evidenziarsi dei siti di spicco, central places, di particolare imponenza e importanza posti in posizioni di dominio e di controllo delle aree circostanti (Antona e Puggioni 2009; Stiglitz 1998, 2009; Tore e Stiglitz 1987; Tore

et al. 1988; Tore e Stiglitz 1992), sebbene l’autrice sulla base del caso del nuraghe Thorra prenda con cautela questa possibile interpretazione

(Spanedda e Cámara Serrano 2009:50).