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I cantieri palermitani: la Cappella Palatina e Santa Maria dell’Ammiraglio Quel che rende così violenta

S ECONDA P ARTE

IN S ICILIA E NEL MERIDIONE NORMANNO

II. I L RINNOVARSI DELLA TECNICA

1. I cantieri palermitani: la Cappella Palatina e Santa Maria dell’Ammiraglio Quel che rende così violenta

l’impressione prodotta dai monumenti siciliani è il fatto che, alla prima occhiata, colpisce di più l’arte della decorazione che non quella dell’architettura […] Tutto il mirabile effetto di simili chiese proviene, d’altronde, dalla mescolanza e dalla contrapposizione dei marmi e dei mosaici.

Guy de Maupassant La vie errante678

Dal tempo in cui fu eretta fino ai nostri giorni, la Cappella Palatina di Palermo non ha mai cessato di suscitare emozioni. Alcune di queste sono entrate a far parte della storia stessa del monumento. Ne forniscono esempio Filagato da Cerami e Guy de Maupassant.679

Quando si penetra nella cappella, si rimane inizialmente stupefatti come di fronte ad una cosa sorprendente di cui si subisce l’intensità prima di averla compresa680.

Proviamo una simile sensazione quando volgiamo lo sguardo verso il pavimento della Palatina681(Fig. 116).

678 Il brano è tratto da

DE MAUPASSANT 1890,p. 29.

679 Guy de Maupassant (Miromesnil 1850-Parigi 1893) visitò la Sicilia nel Maggio del 1885, e

raccolse le sue impressioni in un libro dal titolo La vie errante (Parigi 1890). Il brano, tratto dalle pagine dedicate alla Cappella Palatina (pp. 27-33), è riportato nella traduzione di Phierre Thomas (GUY DE MAUPASSANT, Viaggio in Sicilia (La Sicile), a cura di Phierre Thomas, Palermo 1977).

680

DE MAUPASSANT 1890, p. 28.

681 Il pavimento della Cappella Palatina è riprodotto in S

ERRADIFALCO 1838,tav. XV;POTTINO

1978, p.4. Inoltre sono da menzionare le eccellenti cromolitografie eseguite da Andrea Terzi (TERZI 1889).

L’impressione è quella di camminare su dei tappeti orientali. Tappeti che erano già posati quando Filagato da Cerami pronunziò l’omelia citata682.

Il richiamo ai tappeti orientali deriva dal fatto che molti motivi ornamentali impiegati appartengono alla cultura musulmana. Emile Bertaux riconobbe tale influenza, distinguendo disegni dall’andamento curvilineo, di tradizione bizantina, e disegni dall’andamento rettilineo, di tradizione islamica683. Otto Demus ha tenuto in considerazione lo stesso assunto per ipotizzare l’esecuzione del pavimento in due fasi distinte684, mentre William Tronzo sostiene che i due stili ornamentali siano riconducibili ad una diversificazione degli spazi in relazione alla loro funzione685.

682 Cfr. supra, p. 179. Non sappiamo quando le maestranze iniziarono la posa in opera della

pavimentazione. I lavori potrebbero essere cominciati già dopo la fondazione della Palatina, intorno al 1130-32, oppure con maggiore probabilità intorno al 1139-40, quando il re Ruggero II, ottenuto il riconoscimento della corona da parte di Innocenzo II, avviò i lavori di decorazione della Cappella, chiamando maestranze dall’oriente bizantino (Per la cronologia dei lavori di decorazione della Cappella Palatina in particolare cfr.: KITZINGER 1949, DEMUS 1950, LAZAREV 1967, KITZINGER 1992,TRONZO 1997).Se si considera poi l’assunto sostenuto da Barral I Altet che «il pavimento di un edificio religioso viene decorato al termine dei lavori di costruzione e di decorazione parietale, quando il suolo è stato livellato» (Cfr.: BARRAL IALTET 1994,p. 481), la data di inizio lavori potrebbe essere ulteriormente posticipata tra il 1143 ed il 1148.

683 Cfr. B

ERTAUX 1895,p. 442; BERTAUX 1903, p. 499.

684

Cfr. DEMUS 1950, pp. 28-29. I riquadri pavimentali caratterizzati dalla linea spezzata sono concentrati nella zona delle navate, zona che secondo Demus potrebbe essere stata decorata in un secondo momento. Romualdo Salernitano (Romualdi Salernitani Chronicon in C. A. Garufi, Rerum Italicorum Scriptores, VII, Città di Castello 1928) riferisce tuttavia che il re Guglielmo I fece rivestire «parietes pretiosi marmoris varietate». Sembra perciò che la pavimentazione della Cappella fosse comunque completa già al tempo di re Ruggero II. Inoltre riquadri pavimentali a linee spezzate non mancano nella zona del santuario. La figura 11 ad esempio mostra un riquadro pavimentale presente nell’ala nord del transetto.

685

Cfr. TRONZO 1997, pp. 30, 37, 101-104. Lo studioso, autore di una pregevole monografia dedicata alla Cappella Palatina di Palermo nel suo complesso (The cultures of His Kingdom – Roger II and the Cappella palatina in Palermo), sul filo degli studi di Demus (DEMUS 1950)e Kitzinger (KITZINGER 1949;KITZINGER 1992),ritiene la Cappella di Ruggero II composta da due zone distinte, una ‘bizantineggiante’ corrispondente al santuario, ed una ‘islamizzante’ corrispondente alla navata, originariamente adibita a sala del re, dove è custodito il prezioso

Fig. 116. Palermo, Cappella Palatina, pavimento in opus-sectile, 1140 ca.

A sinistra: particolare della navatella meridionale. A destra: riquadro del transetto settentrionale.

L’omelia di Filagato contiene riferimenti che consentono di attribuire alla fase ruggeriana della Cappella anche la recinzione presbiteriale e le decorazioni marmoree delle pareti del santuario686 (Fig. 117).

Queste ultime hanno procurato l’attenzione di Guy de Maupassant:

Tutta la parte inferiore dei muri, bianca ed ornata solamente con esili disegni, con sottili ricami di pietra […] che corrono come merletti variegati…687.

Di ‘sottili ricami di pietra’ in effetti sembra essere composta la recinzione presbiteriale, dove la ridotta dimensione delle tessere e la complessità dei modelli di disegno sono magistralmente associati ad una compiuta e pulita esecuzione. Nella complessità degli schemi disegnativi, l’elemento che l’occhio maggiormente riconosce è il poligono stellato nelle sue svariate forme. Tra queste

soffitto ligneo a muquarnas, eccezionale documento della cultura musulmana. (Sul soffitto ligneo cfr. MONNERET DE VILLARD 1950).

686 Le decorazioni marmoree occupano il registro inferiore delle pareti del santuario, e sono

costituite da lastre di marmo cipollino (imezio), alternate con lastre di porfido rosso antico, intervallate da fasce in opus sectile. (Cfr. TRONZO 1997, pp. 40-41) La fascia superiore è composta da una teoria di elementi fitomorfi di ispirazione islamica (Cfr.: BELLAFIORE 1990, pp. 92-93) che Bertaux definì «lotus lancéolé», i cui riferimenti culturali possono trovarsi secondo Tronzo in delle mattonelle smaltate bizantine (X sec.), ritrovate nel 1909 a Preslavia, raffiguranti fiori di loto (Cfr. TRONZO 1997, p. 46). Piastrelle smaltate con decorazioni sasanidi decoravano anche la Fener-i ‘Isa Cami di Istambul (chiesa settentrionale del monastero di Costantino Lips, 907). Secondo Mango tali piastrelle, usate come bordi o cornici, costituivano «un tipo nuovo di decorazione, probabilmente di ispirazione islamica […] ispirata dal contatto fra l’arte bizantina e quella mussulmana» (Cfr. MANGO 1964, p. 203-205). Scerrato, considerando i motivi della Palatina di derivazione islamica, li ha definiti «merli gigliformi» (SCERRATO 1979, p. 339), forse ispirato dai merli geometrizzanti di alcune moschee, come quelle fatimidi di Azhar (972) e di al-Hakim (990- 1013), entrambe al Cairo (cfr. MAZOT 2001, pp. 147-148). Sebbene le possibilità interpretative siano molteplici, risulta palese la relazione tra il motivo ornamentale in questione e la cultura musulmana. La teoria di ‘palmette’ stilizzate trova un parallelo più tardo in alcuni pezzi che attualmente compongono la recinzione del coro (1175?) del Duomo di Salerno, e nelle pareti delle navate del Duomo di Monreale (1174-76).

687

DE MAUPASSANT 1890, p. 28.

Fig. 117. Palermo, Cappella Palatina, decorazioni in opus-sectile, 1140 ca.

A sinistra: particolare della recinzione presbiteriale. A destra: particolare delle decorazioni parietali.

la più ricorrente è la stella ad otto punte, spesso ottenuta per mezzo di intrecci geometrici (Fig. 118).

Aldilà del valore evocativo che la stella ad otto punte può avere nell’immaginario musulmano688, è l’intreccio geometrico, con la sua linea spezzata, ad offrire la misura di quanto le maestranze fossero legate alla cultura islamica. Non è necessario andare lontano dalla Cappella Palatina per trovare le tracce di tale relazione: il soffitto

ligneo a muqarnas della navata centrale costituisce «il più ampio ciclo di pittura

musulmana sicuramente databile»689.

Alcuni confronti tra le pitture del soffitto e l’opus sectile mostrano palesemente il rapporto tra le decorazioni geometriche della Cappella Palatina e l’arte islamica. Esemplare in tal senso la decorazione della veste di un musicante, il cui motivo ornamentale a nastri intrecciati formanti stelle a sei punte viene riproposto nelle bande in opus sectile delle pareti del santuario690 (Fig. 119). D’altra parte poligoni

688

Non intendiamo in questa sede cercare significati né tantomeno suggerire letture in chiave simbolica, specie considerando che nell’estetica islamica i ‘significanti’ non hanno necessariamente un significato, almeno così come lo si intende nella cultura occidentale, e se ce l’hanno, difficilmente sarà uno ed uno solo. Si pensi, ad esempio, al caso della scrittura, massimo significante, che nel mondo musulmano può anche perdere significato o acquistarne di nuovi (Cfr. GRABAR 1992, p. 12-19). Va notato comunque che quadrato, ottagono e cerchio sono tre elementi fondanti per molti sistemi di coperture a cupola di tradizione mesopotamica, bizantina e greca (Cfr. MANGO 1964, p. 184) La stella ad otto punte, di tradizione mesopotamica, si forma per mezzo della sovrapposizione di due quadrati. Secondo Papadopoulo, nell’esoterismo islamico il quadrato simboleggerebbe i quattro elementi, il mondo sublunare, mentre la sovrapposizione costituirebbe un rafforzativo (il quadrato di quattro) e contestualmente alluderebbe, secondo tradizioni di origine sumerica ed indù, all’intermediazione tra il mondo terreno (quadrato) e quello ultraterreno (cerchio) (Cfr.PAPADOPOULO 1976, pp. 188-189; sul simbolismo del quadrato e del cerchio cfr. GUÉNON 1962, pp. 99-103, p. 222, nota 4; sull’intermediazione tra i due elementi geometrici cfr. ibidem, p. 234; sul rapporto tra geometria, ornamento ed architettura nel mondo islamico un testo di riferimento è: G. NECIPOGLU, The Topkapi scroll : geometry and ornament in Islamic architecture : Topkapi Palace Museum Library MS H. 1956. With an essay on the geometry of the muqarnas by Mohammad al-Asad, Santa Monica 1995).

689 M

ONNERET DE VILLARD 1950,p. 13. Secondo l’autore esso è ascrivibile agli anni 40’ del XII secolo; vedi anche SCERRATO 1979, pp. 359-398.

690

Le vesti dei personaggi nel soffitto ligneo della Cappella Palatina possono essere messe in relazione con quelle presenti in alcune placche per cofanetto in avorio (XI-XII sec), oggi conservate nel Museo del Bargello di Firenze. Sulle placche sono rappresentati musicanti, bevitori e danzatori assimilabili nell’iconografia e nelle posture a quelli rappresentati nella Cappella Palatina. I personaggi, cui intorno si diramano tralci di vite, indossano vesti finemente decorate con ornamenti geometrici e fitomorfi.

Fig. 118. Palermo, Cappella Palatina, iconostasi,