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Per un catalogo dei motivi ornamentali a tarsia marmorea nel medioevo

LA ‘ SFORTUNA ’ CRITICA DELL ’ OPUS SECTILE

III. I L MICROMODELLO E LA CLASSIFICAZIONE DEI MOTIVI ORNAMENTAL

3. Per un catalogo dei motivi ornamentali a tarsia marmorea nel medioevo

Affrontare la questione dell’interpretazione, della “lessicalizzazione” e della classificazione dei motivi ornamentali si è rivelato proficuo per mettere a fuoco alcuni aspetti peculiari delle decorazioni medievali in opus-sectile. Queste sembrano costituire un sistema talmente aperto da rigettare qualsiasi tentativo di sistematizzazione. Di fronte alla forza immateriale della parola e del testo descrittivo, l’identificazione di un modulo geometrico costituisce a volte una forzatura che implica la perdita di informazioni relative allo sviluppo complessivo del disegno e del motivo ornamentale.

Il nostro “senso dell’ordine” però, come osservato precedentemente601, induce a sistemare, a trovare un posto per ogni cosa, soprattutto quando gli oggetti sottoposti ad un ordine scaturiscono da una visione ordinata del mondo. Come in un puzzle, ogni pezzo può trovare la sua corretta collocazione proprio perché esso è generato da una ordinata atomizzazione dello spazio.

Così come lo sviluppo sintattico dell’ornamento è soggetto ad un ordine, ad una taxis, il ritmo come forma e configurazione del movimento, della coreografia corporea è scandito da un metron, da una misura che esprime la legge matematica.602

Trovare la legge matematica, la misura che governa il sistema dei motivi geometrici in opus sectile non è semplice. Sembrerebbe anzi che la legge non sia una soltanto, che non sia possibile applicare un solo principio. In certi casi, ed in particolare nei motivi islamici a nastri intrecciati, trovare un modulo geometrico è quasi impossibile; la scomposizione analitica non fornisce risultati soddisfacenti, risultando inefficace per illustrare il pattern.

Per sistemare e catalogare questa classe di motivi ornamentali allora bisognerebbe trovare una giusta misura, una dimensione intermedia tra la rappresentazione di intere superfici e l’identificazione arbitraria di un modulo che pur sempre nelle decorazioni geometriche può essere individuato.

601

Cfr. supra, par. 1, pp. 120-122.

602 Cfr.: C

La traccia è quella indicata da Blanchard e dalla sua equipe nel 1973603: Toutefois le souci d’efficacité pratique a accompagné notre recherché afin de chercher un juste milieu entre des décompositions analytiques inefficaces et de systématisations entièrement arbitraires.604

Avendo colto l’ambiguità e la mutevolezza precipua del lessico, nell’impossibilità di classificare le unità modulari, non resta che catalogare il modello di disegno, il

pattern, così come avviene nei repertori grafici elaborati e compilati da Blanchard

e Prudhomme (Fig. 76).

Nell’opus sectile geometrico medievale è possibile distinguere tra modelli di disegno che investono l’intera superficie decorata e modelli che interessano esclusivamente porzioni interne, fasce e campi dei singoli riquadri pavimentali. Pajares-Ayuela, nel suo testo sull’ornamento cosmatesco, definisce framework l’intera ossatura dei pavimenti605, mentre con la locuzione interstitial fabric fa riferimento ai motivi che ornano ciascun riquadro pavimentale606.

603 B

LANCHARD 1973.

604 Cfr.: ivi, p. 12. 605

Si tratta della «ritmica intelaiatura reticolare di bianche fasce marmoree» che Alessandra Guiglia Guidobaldi chiama anche «impaginazione del tessuto pavimentale». Cfr.: GUIGLIA

GUIDOBALDI 1984,p. 60.

606 Cfr.: P

AJARES-AYUELA 2002,p. 154.

Fig. 76. Esempi di classificazione di motivi ornamentali in opus sectile e in opus

Questi ultimi tuttavia possono essere a loro volta suddivisi in motivi generali, come le guilloche ed i quincunx, composti da fasce marmoree intrecciate, e

pattern interstiziali in opus sectile (Fig. 77).

William Tronzo, nella sua monografia sulla Cappella Palatina di Palermo607, per indicare quest’ultimi, ha impiegato il termine micropattern608, che letteralmente significa micromodello. Il termine, da me adottato, assume particolare significato se contrapposto al termine macromodello, che può essere impiegato per indicare il motivo complessivo di ciascun riquadro marmoreo pavimentale o parietale, il modello di disegno o pattern che su scala più larga regola la disposizione dei dischi di porfido nonché l’andamento delle bande in marmo ed in opus sectile609. Come il modulo è la cella elementare della geometria, il micromodello è la cella elementare del disegno, il pattern vero e proprio.

607 T

RONZO 1997.

608 Cfr.: ivi, p. 30. 609

Cfr.: R. Longo, Il corredo marmoreo della Cappella Palatina di Palermo. Storia ed ipotesi, vicende conservative e stato attuale, tesi di laurea in Conservazione dei Beni Culturali, Università della Tuscia di Viterbo, relatore: prof.ssa M. Andaloro, correlatori: dott.ssa M. R. Menna, prof. R. Alaimo, a.a. 2001-2002 [non pubblicata], p. 44. Il macromodello può essere caratterizzato da linee dall’andamento rettilineo oppure da linee dall’andamento curvilineo (cfr. infra, Parte II, Cap. II, par. 1, p. 188).

Fig. 77. Salerno, Duomo, pavimento in opus sectile, 1127-1136. All’interno di

ciascun riquadro, scandito da fasce marmoree costituenti l’impaginazione del pavimento, si trovano motivi nastriformi ad intreccio o annodature e, negli interstizi tra questi, motivi geometrici in opus sectile.

Nella sezione dedicata al catalogo di immagini grafiche e fotografiche, suddiviso in tavole e schede relative ai quattro monumenti analizzati nel dettaglio in questo studio610, la classificazione dei pattern fa riferimento ai micromodelli, ordinati secondo tipologie.

La classificazione tipologica adottata, sulla falsariga di quella impiegata a suo tempo da Jules Bourgoin nel volume dedicato ai motivi islamici ad intreccio611, segue un criterio logico che individua le figure geometriche dominanti nei micromodelli. Dalle forme più semplici come triangoli e quadrati si procede verso le forme più complesse, poligonali e stellate, fino ad arrivare alle tipologie a nastri intrecciati. Le forme individuate, in virtù dei principi definiti nei precedenti paragrafi, non si riferiscono necessariamente né alla forma delle tessere né a quella del modulo geometrico, ma a quella del micromodello o pattern.

Per ciascun monumento sono raccolti i relativi micromodelli; i quattro gruppi riflettono perciò l’evoluzione dei pattern nell’arco della prima metà del secolo XII, e consentono una visione d’insieme dei motivi impiegati nell’area presa in considerazione. Potendo seguire l’evoluzione dei motivi nel tempo e la loro diffusione nelle rispettive aree geografiche, risulta agevole formulare ipotesi sulle possibili relazioni ed influenze tra le maestranze che operarono nei diversi cantieri del meridione normanno.

610

Si tratta in particolare di Sant’Adriano in San Demetrio Corone (1105 ca.), San Menna in Sant’Agata dei Goti (1110), Santa Maria dell’Ammiraglio in Palermo (1143 ca.), Cappella Palatina di Palermo (1140 ca.). Cfr.: Parte II, Rilievo delle decorazioni in opus sectile e catalogo dei motivi ornamentali in quattro monumenti normanni: Sant’Adriano, San Menna, Santa Maria dell’Ammiraglio, Cappella Palatina.