LA ‘ SFORTUNA ’ CRITICA DELL ’ OPUS SECTILE
1. Caratteristiche tecniche e strutturali dell’ opus sectile
L’evoluzione delle tecniche, oltre che raffinare il linguaggio artistico, risponde in larga misura alla necessità di perpetuare nel tempo l’opera d’arte127. In tal senso nessuna tecnica pittorica meglio del mosaico risponde ad una «tensione
verso l’eternità»128. I materiali lapidei, ridotti in piccoli elementi ed accostati tra loro, costituiscono il tessuto delle superfici decorate e determinano la duplice peculiarità del mosaico: consistenza materica e resa pittorica. La tessera, considerata singolarmente, esibisce la sua natura tenace e duratura, pregiata, rivelando «un’estetica della materia preziosa»129, incorruttibile, capace di perdurare all’azione del tempo. Ad essa è affidato il dato coloristico che nell’insieme partecipa alla costituzione della forma e dell’immagine. La resa pittorica è affidata a quel «divisionismo materico e cromatico»130 che rende unica l’immagine a mosaico, nella quale ogni singolo elemento, pur conservando la propria individualità, entra a far parte di un insieme organico.
L’impiego di materiali duri determina tale dicotomia intrinseca, e rappresenta nel contempo un aspetto condizionante nella creazione del manufatto. Esiste poi un altro elemento imprescindibile: gli interstizi tra le tessere, i giunti di malta di cui è stato più volte sottolineato il ruolo determinante nella ritmica, nella cromia e nella definizione chiaroscurale dell’immagine131.
Nella accezione più ampia di mosaico132 la forma delle tessere impiegate, la loro dimensione ed il loro allettamento entrano in stretta relazione con i giunti di malta133. Ad una osservazione ravvicinata il rapporto tra i due elementi, la
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A mio avviso infatti, tra le diverse funzioni attribuite all’arte e all’atto creativo, generalmente corrette pur nella molteplicità delle interpretazioni, è di primaria importanza la volontà di lasciare un segno tangibile, concreto, inalterabile e duraturo della forma espressiva, individuale o collettiva, rappresentativa, narrativa, evocativa, apotropaica o trascendentale che essa sia.
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BARRAL IALTET, 1988, p. 165. Lo stesso KITZINGER 1982, col. 673, dice: «La durata del mosaico e l’inalterabilità del suo colore dipendono dal materiale adottato».
129 A
NDALORO, 1990, p. 37.
130 Cfr. ivi, pag. 38. 131
Cfr.: BRANDI, 1956, pp. 3-4; KITZINGER 1982, col. 673; ANDALORO, 1990, p. 38.
132 Cfr. supra, Cap. I, par, 1, pp. 1-10 e fig. 6.
133 In particolare la forma, la dimensione ed il modo in cui sono allettate le tessere determina
forma e spessore degli interstizi, influendo sul ductus e sulla resa dell’immagine rappresentata. Cfr.: ANDALORO 1986,pag. 67: «[…] le modalità dell’allettamento e le modalità dell’andamento […] costituiscono uno dei veicoli privilegiati della formulazione stilistica».
tessera e l’interstizio, consente di classificare le diverse tipologie di mosaico ancor prima di percepire complessivamente l’immagine: forma della tessera e misura dei giunti di malta permettono di distinguere tra mosaico figurato, opus tessellatum,
opus sectile o tarsia marmorea. Se nelle diverse tipologie di mosaico la
metodologia procedurale è in linea di massima la stessa, ovvero l’accostamento di elementi allettati su un substrato di malta, ciascuna tecnica ha delle caratteristiche proprie definite dal taglio delle tessere, dalla loro forma, dal modo in cui sono giustapposte134.
Ciò che interessa maggiormente sottolineare in questa sede è la differenza riscontrabile tra le tecniche esecutive del mosaico figurato e dell’opus sectile
geometrico135.
Il primo è caratterizzato da tessere di forma quadrata - trapezoidale giustapposte secondo un ductus
piuttosto omogeneo relativo alla forma rappresentata e non alla geometria della tessera136, regolato da uno specifico rapporto tra la dimensione delle tessere e lo spessore degli interstizi137. Da tale rapporto dipende il grado di raffinatezza del mezzo espressivo (Fig. 10)
134 Sulla differenza tra le varie tecniche di mosaico cfr. supra, Cap. I, par. 1, pp. 3-5, note 10, 13,
14 e pp. 7-10.
135 Con particolare riferimento all’opus sectile geometrico a piccoli elementi, sviluppatosi a Roma
e parallelamente a Bisanzio a partire dal IV secolo d.C. e contraddistinto dalla notevole varietà di arrangiamenti decorativi. La dimensione delle tessere impiegate in tale tecnica non supera mai i 15 centimetri. Sullo sviluppo e sulla diffusione di tale tecnica nell’area romana cfr.: GUIDOBALDI- GUIGLIA GUIDOBALDI, 1983.
136 Cfr.: K
ITZINGER 1982, col. 673: «Nei mosaici più antichi il reticolo è geometrico, compatto e regolare, in quelli più tardi segue l’andamento delle figure, spesso sinuoso, curvo o a spirale…» Per reticolo Kitzinger intende la disposizione delle tessere e dunque lo spazio interstiziale che ne risulta, i giunti di malta che disegnano appunto un reticolo. La configurazione del reticolo ha per l’opus sectile una importante valenza strutturale e formale, messa in evidenza nel terzo capitolo. Cfr. infra, Cap. III, par, 1, pp. 113-136.
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Il rapporto specifico tra la dimensione delle tessere e lo spessore degli interstizi ha un valore molto importante nello sviluppo formale del mosaico, non sempre compreso in epoca moderna. Negli emblemata in opus vermiculatum dei mosaici di epoca classica, così come nei volti del mosaico figurato bizantino, la misura delle tessere diminuisce notevolmente e i giunti di malta tendono a scomparire, conferendo maggiore omogeneità al trattamento superficiale e producendo un immagine dettagliata dall’effetto pittorico. Nonostante ciò, nel passaggio da un modulo dimensionale ad un altro, il rapporto proporzionale tra tessera ed interstizio resta pressappoco inalterato, mantenendo così integre le caratteristiche proprie del tessuto musivo e garantendo gli effetti tipici delle superfici decorate a mosaico: frammentazione, diffrazione della luce, impressionismo cromatico e tonale.
Fig. 10. Piazza Armerina, Villa del Casale.
Mosaici pavimentali. IV-V sec. D.C.
L’opus sectile, composto da tessere di forma geometrica regolare, si caratterizza invece per la rigidità degli schemi entro i quali sono giustapposte le tessere. Inoltre vi è la tendenza ad annullare gli interstizi secondo un ductus serrato da cui deriva la raffinatezza dell’esecuzione (Fig. 11).
Nel mosaico figurato dunque le tessere ‘galleggiano’ nella malta di
allettamento, sono libere di muoversi (Fig. 12), mentre nell’opus sectile sono bloccate nelle loro forme. È il giunto di malta a dare la misura di tale sostanziale differenza: l’esistenza dell’interstizio nel
mosaico garantisce, in fase esecutiva, una relativa libertà compositiva, vincolata in certo modo dal soggetto della rappresentazione; la tendenza ad annullare l’interstizio determina invece nell’opus
sectile una peculiare rigidità che, come
vedremo, implica una diversa perizia tecnica.
La libertà compositiva del mosaicista è garantita proprio dalla possibilità di allettare le tessere secondo le
esigenze funzionali, formali e cromatiche dettate dalla fisionomia dell’oggetto che si vuole rappresentare. Da un punto di vista strettamente tecnico ed esecutivo dunque è più semplice realizzare una decorazione floreale in opus tessellatum di quanto non lo sia la sua versione in opus sectile (Fig. 1). Infatti laddove il mosaico consentirebbe di utilizzare tessere di forma varia, l’opus sectile costringerebbe invece ad una impeccabile abilità e destrezza nel tagliare l’elemento lapideo nella forma desiderata.
Sembra di comprendere adesso l’arte dell’opus sectile.
Fig. 11. Roma, San Clemente, basilica
superiore. Pavimento in opus-sectile, 1110 ca. Particolare.
Fig. 12. Roma, Sancta Sanctorum.
Cristo benedicente, 1280 ca. Particolare della mano destra. (da…)