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CANTO FUNEBRE DI CARNEVALE

Nel documento De Ferraro Domenico - Teatro Canzoni Jazz (pagine 150-154)

Il carrozzone del carnevale va lungo strade, quasi deserte rincorso da bande di monelli nel sole del mattino , con la gioia nel cuore , inseguito da una folla disordinata , mascherata tutti diretti verso la grande montagna di fuoco , la quale potrebbe esplodere da un momento all’altro. Le note nel vento, mi riportano a quando ero bambino, piccirillo con lo mucco ò naso, con gli schazzere dentro l’uocchio , scherzi, schizzi e spruzzi, miezza a via impazza la follia . Lasso in questa storia passo , penso all’amore passato , pian , pian allontanatosi da me, cresciuto solitario come una pianta di limone nel giardino del re del carnevale . Sulle note di un canto funebre , viaggio nell ’aria limpida, attraverso mille immagini attraverso la ragione , una fede millenaria . Un immagine laica simile ad un aquilone , sfiora il sole , s’impenna nel cielo azzurro , di questo dolce mattino vicino al mare . Mattino di carnevale c’è brighella e pulcinella , si dividono un pezzo di mortadella, in piazza mentre il mondo và avanti , tutto è cosi illogico simile allo sberleffo , l’incerta pernacchia , flebile , s’ode , tetra ed ironica lungo il vicolo.

Qualche orrenda maschera dal corpo deforme dalle mani callose , prova ad esprimere il suo dolore, il suo soffrire , la sua sorte. Si muove sopra un piccolo palco cerca i suoi compagni con lo sguardo , fa mosse , poi si riposa , cerca di far ridere della sua triste condizione, sull ’essere una maschera di cartapesta. Ed ogni scherzo vale, se non mangi carne di cavallo, se non mangi chiacchiere ed altre stupidaggine, la gioia è simile alla sorte di una vecchia maschera.

Simile all’amore che mi ha abbandonato ai margine di una strada, tra due donne d’indubbia fede cattolica. Se fossi una maschera per d ’avvero saprei recitare questa vita mia in modo assai migliore , saprei dire questo è quello, parlerei della morte della vita d’ognuno, di quanto bene, sento nel mio animo . Parlerei dell ’amore, mentre volo e m ’alzo da terra. Poi ci si ritrova fuori al bar mentre Pantalone tira fuori gli occhiali , l’inforca e recita la sua parte , la sua strana storia d’impiegato. Una storia fatta di tante tragedie e di tanti svantaggi , di tanti sogni mai raggiunti. . Buffo non saper d’essere una maschera come tutti gli altri, terribile dramma la morte , la quale si avvicina sempre più e cerca di portarti dentro un fosso, nell’ossesso del sesso, sofferto . Faccio un giro per strade solitarie, vedo donne magnifiche, vedo volare fiche nell ’aria cupa del mattino . Mi sento piccolo come una ranocchia sopra un filo d ’erba . Mi sento bambino , vorrei abbracciare il cielo ed altre stelle. Vorrei mostrarti il mio corpo , l’altra faccia di giano bifronte.

Un raggio di sole illumina la mia triste storia, poi tutti insieme , dentro la metro, andiamo , viaggiamo verso il paese dei balocchi . La metro ci porterà verso un idea felice , aggrappati ad una bugia dalle gambe lunghe . Insieme a pinocchio ed il grillo parlante che la non smette di far moralista mentre lucignolo tira via dalla testa il parrucchino a mastro Geppetto . Tutti ridono , tutti sono allegri i carri sfilano , passano per strade in festa , tra mille amori segreti , baci , carezze, erezioni ed emozioni, passa questa vita ed difficile continuare a non credere nell’amore. Un giungere in fondo al cuore , un stringersi nel freddo della sera, essere un unico corpo , ci ricorda della vita e dell ’amore di come si era ,come si è . Siamo in tanti, tutti in maschere , alcuni non hanno più nulla da dire , altri vanno dove gli pare. E la sera regala tenere emozioni , bevendo vino, ubriachi di parole ,

cantare sotto le stelle . Attraverso il tempo anche noi siamo giunti dove tutto ha fine , dove tutto ha inizio, dove questa storia buffa ci ha resi maschere e spettatori di una tragica commedia.

Siamo in tanti in piazza, in tanti senza certezze , senza cappello con un cuore fatto a pezzi ed ecco pulcinella saltimbanco , bere e ridere di se .

Pulcinella vedrai la terra si ribellerà al male che ha coltivato.

Vedrai il mondo girare intorno ad un idea e sarai il signore dei tuoi sogni , sarai l ’amore hai sperato fosse. Tutto scorre, tutto cambia tutto è un ilare gioco , uno sberleffo un falsa mossa, un rincorrersi per strade affollate , invase di marionette con in capo uno strano turbante, turbato dal caso, turbato dall’amore morboso. Solo, coperto da coriandoli , sotto un portico attendo la vita cambi viso , cambi aspetto, cambi abito, poi rido come un matto e sono matto , sono morto per amore e per diletto , recito la mia parte con pulcinella più ubriaco di arlecchino. E colombina la fa vedere a pantalone e gianduia ha un cuore di latte , Brighella una storia da raccontare a tutti i bambini del mondo. Ma quel matto di mangiafuoco si è infuriato ed ha chiamato i carabinieri quelli con i pennacchi a sedare la folla e gli animi . A sedare questa follia del carnevale ed ogni scherzo vale . E come ascoltare tre liriche al mercato dei cavalli ,tirare l ’orecchio al cane, seguire un concetto tutto incentrato sulla pace e la differenza di razza . La mia vita si nasconde dietro una maschera grigia. Racconta chi ero e cosa sono stato, racconta delle mie passioni di quando girai il mondo a piedi . Quando andai in Africa poi a Gerusalemme poi la sorte mi spinse per laidi lidi , perduto in un vicolo di Napoli cercai di capire dove fossi finito, mentre il mio cuore batteva forte, la sorte mi prese tra le sue braccia e mi cullò vicino al mare della mia infanzia . Ho vissuto

in un eterno canto ,verso dopo verso , egli si spande nell’aria e volo , volo fino al domani . Ora io muoio nella mia puerile passione , continuo a vivere di sogni , di amori incompresi , di storie assurde fatte a tegamino in giorni belli e brutti che un dì faranno ridere i ben pensanti. Ed in molti diventeranno , strane maschere di se stessi ,grasse e mistiche , interprete di molte vite , ora io cammino pensoso , appreso questo corteo funebre, innocente in questo vivace canto carnevalesco.

Nel documento De Ferraro Domenico - Teatro Canzoni Jazz (pagine 150-154)