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CANZONE ALL’INIZIO DI SETTEMBRE

Nel documento De Ferraro Domenico - Teatro Canzoni Jazz (pagine 107-111)

All’inizio di settembre dopo tanto patire Marisa , ti trovasti in un bel posto per sognare ed io fui felice della tua nuova vita . Del lungo viaggio fatto , dentro questa esistenza , che rifiorisce come un fiore

selvatico. Ti vidi volare come un airone nel vento , verso il mare dei ricordi, perduta dove saltellano i versi nel canto . Nel mattino di questa vita , ebbi la certezza che questo amore non aveva più lacrime da versare . Molte erano scese, fitte , goccia dopo goccia come fossero lacrime di vetro pronte a

rompersi in mille pezzi.

Cosi capii perché́ t'erano stati chiesti gli occhi in prestito per il loro particolare colore simile all'iride delle finestre.

Compresi tutto ad un tratto , cosa eravamo stati

insieme nell ’intrigato germogliare intorno all’albero della vita . Quasi mi sembrò quel sentimento , un serpente piumato , un mostro dai mille occhi , dalle mille mani , teso verso la citta con i suoi dolori partoriti dal ventre delle muse che danzano sopra il manto stradale.

Muse le quale non vogliono essere viste nude con la loro farfalla in volo , libere sul prato

dell’immaginazione. Molte di loro dirette verso la casa dei satiri , verso l ’indefinito sistema che raccoglie il senso delle cose.

Alla fine mi fu chiaro , perché́ quel gran parlare della tua bella conchiglia auricolare.

Ora fai presto a venire che dobbiamo partire. Mi dicesti.

Ed io risposi : Aspetta debbo allacciarmi le scarpe e cantare

Fai presto se parte questo treno, perdo tutto il mio tempo

Non dire scemenze c’è Crescenzo che ci attende Non posso essere circonciso ed incidere un disco Il senso del discorso non chiude

Sei fermo all’anno duemila

Non voglio vendere questa anima al migliore offerente Fai come me vivi e lascia vivere

Io voto chi voglio , poi annego nel mio interloquire Sei fuori di testa da tempo

Credo lo sono da quando, decisi di prendere la nave per le indie

A bordo il comandante suonava il suo piano a poppa Che giorni

Quante vite spese , verso l ’avventura Quanta parole vendute troppo in fretta

Vorrei bere di nuovo , acqua dalla fonte della giovinezza

Ti credi sincero

Non prendermi di petto Non rompo il silenzio Sei fuori di senno

Sono dentro un giorno migliore

Quanti contrasti , abbiamo attraversato insieme,

perché́ in quello che credevamo c'era tutta la nostra educazione la nostra pazzia , i tuoi comportamenti e le reazioni contrarie le tue belle presenze , gli

abbandoni le carezze in cambio delle tue carezze le scontrosità̀ , le irritazioni.

Non ho rimorsi , sono stata vera dentro e bella fuori Non voglio essere frainteso e come non capire un accidente ed incollare un francobollo

Non per nulla mi chiamano Brigitte Bardot

dobbiamo andare" tu dicevi "no io voglio ancora restare

Sei certo di quello che dici Era uno scherzo

Era l’amore non marmellata

Era dolce spalmarla su una fetta di pane secco Era come te e me nei giorni difficili

Quanti ricordi e quanti dolori abbiamo condiviso

Il mio viso è l’espressione di un desiderio sbocciato in fretta

Ed io sono la tua ispirazione , la tua locomotiva Dai andremo per il mondo ancora

Per me è un viaggio verso l’infinito

Non sai cosa avrei fatto per sentirmi un pò meno solo per dolcemente navigar sul dorso e sul tuo petto e

fare una capriola che ribaltasse il cielo.

Tante passioni , tanta confusione , intanto tutto passa Se non passa chiamo il capostazione

Ero certo che c’è l’avremmo fatta Ero una figura geometrica

Un triangolo amoroso

Non voglio essere incompreso ma il tuo vecchio amante mi era antipatico

Non importa lo era anche a me

Non guardo in fondo all’anima dell’invidia Io mi vesto

Io sono una capretta

Bruchiamo l’erbetta in cima al monte

Non portare le pecore al pascolo , quando bazzica il lupo. La pazzia spesso anima le canzoni di protesta Guarda, quanti passeggeri in questo vagone ,

grappoli affannati d'uve segrete dalle pelli boriose e fini. Soli per i prati di questo martirio, in questa

giostra di forme voraci , che cercano di afferrare la vita segreta delle maschere. Il mondo si è

capovolto nell’indifferenza , abbiamo dimenticato il vero volto di Dio .

Ed il mondo cadrà come al solito in bilico su un filo, mentre i presidenti canteranno la loro canzone

d’amore. L’Europa , un luogo dove vivere e portare le pecore al pascolo. Mentre l ’uomo nero guarda il

signore dal buco della serratura , guarda il sedere della donna seduta sopra il suo cappello di paglia. Perché́ tu che ti senti , alle volte parte di una mandria che pascola , che va per terre lontane per i prati

celesti . In gruppo , andremo tutti, dove spunta il sole , dove danzano queste idee, dove la donna si lasciò andare , mesta nel suo eterno femminio in disordine nell’essere misto alla lava del vulcano ,all ’ immagine che si scioglie nello scorrere del tempo , nato dal ventre del volgo.

Ora dimmi Marisa : Possa partecipare ai rosei tuoi selvaggi festini sotto curvi cieli estivi che scendono come coperchi sul tetto bollente. Posso venire a casa tua con i miei freschi pensieri mattutini che soffiano sotto i cuscini.

E tu m’assali con gli abbracci e le guance

già̀ calde come all'equatore perché́ di te già̀ mi sono cibata bellezza del mio tempo , nel calore che ebbi bisogno , nell ’orgoglio del mio vivere distratto. Mi sono sfamato di Panem et circenses , di viaggi , di tanti canti per comprendere alfine questa civiltà inferma , la quale segue inerme questa estate che muore lentamente sul tuo piccolo seno.

Nel documento De Ferraro Domenico - Teatro Canzoni Jazz (pagine 107-111)