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1. CONVERGENZE E DIVERGENZE TRA I DUE APPROCCI

1.3 Il capitale umano

Come per il Social Investment anche per l’Economia di comunione il capitale umano risulta elemento fondamentale per lo sviluppo dell’economia e di un’azienda. Il Social Investment lo vede come una linea d’azione che permetterà alle aziende dei paesi sviluppati di sopravvivere alla concorrenza globale dei prodotti a basso costo immessi nel mercato mondiale dai paesi in via di sviluppo, aumentando la qualità delle procedure e dei prodotti attraverso l’innovazione possibile grazie all’elevata qualifica dei lavoratori. Esso inoltre permetterà ai lavoratori di riuscire a muoversi agilmente in un mercato del lavoro flessibile e in cui la conoscenza ricopre un ruolo sempre più importante.

L’Economia di comunione lo concepisce come elemento fondamentale da sviluppare e condividere. È molto interessante l’attenzione alla condivisione delle competenze che l’Economia di comunione propone. Le competenze in quest’ottica non vengono lette come un vantaggio competitivo nei confronti dei colleghi che porta a formare gerarchie meritocratiche, ma come un bene da condividere per il vantaggio di ognuno e dell’azienda intera, perché ogni lavoratore possa, attraverso le competenze acquisite e la sua personale creatività diventare a sua volta fattore di innovazione per l’azienda e veicolo di trasmissione delle competenze per gli altri lavoratori. In questa logica il posto di lavoro è il primo luogo in cui fare formazione.

Se dunque il Social Investment pone l’accento sulla necessità di investire nella formazione continua dei lavoratori al fine di mantenere ed aumentare innovazione e qualità delle procedure e dei prodotti e così dare il passo all’economia, restare al passo dello sviluppo tecnologico e sopravvivere alla concorrenza del mercato globale,

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l’Economia di comunione vi aggiunge l’elemento della condivisione: la creazione di una rete interna ed internazionale di condivisone delle competenze, a vantaggio di ciascuno e di tutti, in una logica di competizione positiva, in quanto ricerca congiunta del bene comune. La conoscenza è indispensabile per innovare e per operare in una learning economy, dove i ritmi dell’innovazione sono sempre più rapidi. Oltre al riconoscimento dell’importanza dello sviluppo e del mantenimento delle competenze un ruolo fondamentale lo gioca anche la loro condivisione, elemento che accelererà la diffusione delle competenze e l’innovazione, senza per altro alimentare dinamiche meritocratiche, quanto piuttosto quelle di meritorietà e collaborazione.

Il tema della meritocrazia e quello della meritorietà è un tema trasversale a questa tesi che in questa sede non tratterò in maniera esaustiva, ma cui gli economisti civili dei nostri giorni stanno dando grande rilevanza. La meritocrazia viene concepita come un’ideologia, in cui un sistema di incentivi monetari premiano quei meriti conformi ai fini aziendali. Indicatori del merito diventano dunque gli stipendi, gli incentivi ricevuti e la tipologia di consumi che questi permettono. I meritevoli sono coloro i quali hanno le caratteristiche per ricevere tali incentivi, in quanto rispondenti alle esigenze dei fini produttivi e di guadagno dell’azienda. Il lato più mortificante che gli economisti civili individuano nella meritocrazia è che essa necessita del demerito e dei demeritevoli. L’ideologia meritocratica divide, individualizza e gonfia l’ego e le tasche di pochi. Il merito poi viene così identificato con il successo lavorativo. Il lavoratore modello diventa il modello di successo della società. Il pericolo da cui mettono in guardia gli economisti civili è che questa ideologia diventi la regola non solo nella vita aziendale ma anche in quella della società. I meriti non possono essere limitati alla compatibilità con gli obiettivi aziendali, nella vita di una società esistono meriti non quantificabili e pertanto non retribuibili. L’esito della logica meritocratica è che le virtù economiche in quanto misurabili soppiantano le virtù civili, qualitative, slegate dal profitto e dalla produttività ma tanto necessarie alla vita sociale quanto a quella economica.166 Secondo gli

economisti civili l’elemento perverso della meritocrazia sta nel dare potere a chi ha

166 Bruni, L., La foresta e l’albero. Dieci parole per un’economia umana, Milano, Vita e pensiero,

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merito, un merito che corrisponde alla conformità agli obiettivi aziendali. La meritorietà al contrario sta nel dare a ciascuno ciò che merita, attraverso premi che riconoscono le ricadute benefiche che l’agire di una persona ha per la società o per una sua parte. La differenza è sostanziale. L’incentivo agisce ex ante, il premio ex post; la meritocrazia riconosce il merito legato alle virtù economiche, la meritorietà il merito legato anche alle virtù civili; la meritocrazia si lega al profitto, la meritorietà al bene comune; la meritocrazia trasferisce potere, la meritorietà riconoscimento.167 Chiudo questa breve

parentesi sulla meritocrazia e la logica dell’incentivo per tornare al tema principale di questo sottoparagrafo: il capitale umano.

L’Economia di comunione inoltre nell’ambito della conoscenza investe cospicuamente in programmi di ricerca, corsi accademici, Summer School e istituti universitari, al fine di portare avanti lo studio e la ricerca sui temi dell’Economia civile, sull’operato e i risultati dell’Economia di comunione e così diffondere una nuova cultura economica.

Come abbiamo visto al capitolo 3 circa la metà degli utili condivisi dalle aziende EdC viene destinato in investimenti a favore della formazione. Il metodo Rainbow Score prevede al colore indaco che alla formazione continua sia professionale che economica di Economia di comunione venga data importanza all’interno di ogni azienda EdC.

Ma l’investimento nella formazione è fondamentale anche sull’altro piano degli interventi dell’EdC, quello degli interventi immediati di contrasto alla povertà. È stato mostrato attraverso il diagramma al grafico 1 che il 28% degli utili condivisi destinati agli interventi immediati di contrasto alla povertà, ovvero la percentuale più elevata tra le voci di spesa, viene destinato al finanziamento di borse di studio, cosicché i giovani provenienti da famiglie in difficoltà abbiano la possibilità di continuare gli studi superiori ed universitari e così acquisire una qualifica ed un livello di capitale umano che gli conferirà maggiori possibilità di inserimento nel mercato del lavoro, possibilmente in lavori qualificati che gli permetteranno di rompere la catena di trasmissione intergenerazionale della povertà nella propria famiglia.

167Intervento di Zamagni Stefano all’evento “Mondiale dei giovani per la pace”, organizzato da

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In poche parole, sia Social Investment che Economia di comunione condividono l’importanza per la lo sviluppo e il mantenimento del capitale umano nella fase attuale dell’economia capitalista. Ciò che l’Economia di comunione concretamente offre è la predisposizione di politiche aziendali che prevedono l’aggiornamento continuo delle competenze professionali, nella consapevolezza che questo andrà a vantaggio dei risultati economici dell’azienda grazie all’innovazione che i suoi stessi membri le apporteranno, nonché ricerca e corsi accademici e progetti e risorse a favore della scolarizzazione per bambini e giovani di famiglie a rischio di povertà.