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L’Economia civile prende parola anche sul tema del modello di Welfare State. Riconoscendo come limiti del vecchio Welfare innanzitutto la sostenibilità finanziaria e la standardizzazione dei servizi, l’Economia civile si pronuncia in merito proponendo un Welfare anch’esso civile. Si tratta di un’alternativa sia al Welfare capitalism statunitense, improntato sulla responsabilità dell’impresa in merito alla protezione dei suoi dipendenti dai rischi sociali, sia al Welfare State europeo universalistico, improntato sulla fornitura di beni e servizi da parte dello stato.84

Il Welfare civile è un modello di Stato Sociale che non asseconda la separazione tra sfera economica e sfera sociale, accettando così la separazione tra criteri di efficienza e

83 Bruni, L., Zamagni, S., edd., Dizionario di economia civile, Roma, Città Nuova Editrice, 2009,

p.96

84 Zamagni, S., L’evoluzione dell’idea di Welfare: verso il Welfare civile, in “Ubiminor”, n.5,

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solidarietà, come è risultato dall’adozione delle politiche neoliberiste. L’Economia civile, come anche l’approccio del Social Investment, propone un approccio di tipo preventivo, che ove possibile non ripari ex post, ma prevenga ex ante l’insorgere del bisogno.

Proprio per questo motivo il Welfare civile non può affiancare un modello economico che tollera e riproduce disuguaglianze perché indifferente all’equità nella fase economica della produzione. Le diseguaglianze non possono essere mitigate solamente ex post attraverso l’azione redistributiva dello stato, è necessario che l’equità venga garantita fin dal principio, fin dalla fase della produzione.

“Quando porrete mano alla ripartizione della torta non potrete ripartire le ingiustizie commesse per farla più grande”.85

Queste le parole dell’economista francese Léon Walras. Ripartire la ricchezza prodotta non cancellerà, né ripartirà il peso delle iniquità commesse nella fase di produzione di quella ricchezza. A cosa serve guadagnare un salario discreto se pagherò il mio lavoro con la salute o spenderò quei risparmi in cure a causa di un lavoro usurante, o in ambiente nocivo, o senza adeguati sistemi di sicurezza? Servirà solamente ad innescare un circolo vizioso che annullerà i benefici della ricompensa economica per il proprio lavoro. La massimizzazione dei profitti nella sfera economica, senza riguardo per l’etica e l’equità, produce effetti svantaggiosi per alcuni che non potranno essere redistribuiti ex post dallo stato. Affidando al principio neoliberista del trickle down effect il compito di redistribuire la ricchezza, nell’ultimo trentennio non si è ottenuta maggiore equità. Le diseguaglianze non sono diminuite. La polarizzazione è aumentata. Il Neoliberismo non ha offerto un modello economico capace di equità e benessere e il motivo sta nel fatto che si tratta di un modello che non considera la dimensione sociale nell’economia. O meglio, poggia sulla convinzione che attraverso il conseguimento degli obiettivi economici di massimizzazione del profitto si conseguiranno anche quelli sociali.

85 Bruni, L., Zamagni, S., L’economia civile. Un’altra idea di mercato, Bologna, Il Mulino, 2015,

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Il modello economico che l’Economia civile propone invece è un modello che porta in sé la dimensione etica e solidale, che non collide dunque con le politiche sociali, ma al contrario le supporta. Il Welfare State che l’Economia civile propone è un Welfare che si fonda sul concetto di sussidiarietà circolare, intendendo con questo concetto un partenariato stabile, organizzato, efficace, tra gli enti pubblici dei vari livelli di governance, business community e società civile organizzata. La sussidiarietà circolare, concetto elaborato nel corso dell’Umanesimo civile del Quattrocento, prevede una maggiore e più efficace redistribuzione delle responsabilità, coordinazione e collaborazione, sia nella fase della progettazione degli interventi che in quella dell’attuazione. Non statalizza, non privatizza, ma socializza, ovvero fa in modo che sia la società a prendersi cura di se stessa. La collaborazione stretta tra i vari attori permetterà di sfruttare le potenzialità di ciascuno e dare completezza agli interventi: il pubblico con la garanzia dell’universalità, il mercato con il reperimento delle risorse e la prevenzione dei rischi sociali, la società civile organizzata, cui l’Economia civile dà grande peso e su cui nutre grandi aspettative, con la conoscenza diretta delle situazioni locali e la vicinanza ai luoghi e alle persone destinatarie dell’intervento. Si tratta di un fare assieme, un cooperare verso il bene comune. Non si tratta di una cessione da parte dello stato di sovranità, ma di una condivisione di quest’ultima, al fine di garantire l’attuabilità delle politiche sociali e la loro efficacia.86 Un’impostazione di questo tipo permetterebbe di

superare innanzitutto la difficoltà legata alla sostenibilità finanziaria del Welfare, grazie ad una maggiore partecipazione da parte della business community, in secondo luogo permetterebbe di avvicinare la programmazione ed erogazione di alcuni servizi al livello locale, permettendo una loro maggiore aderenza ai caratteri specifici della realtà in questione attraverso un maggiore coinvolgimento della società civile organizzata.

Il Welfare civile riconosce la necessità di fornire beni e servizi in senso maggiormente paternalistico, come è nel “vecchio” modello di Welfare, ma riconosce anche la necessità di promuovere tutte le azioni, non solo statali dunque, ma anche della società civile organizzata e delle imprese, che producono effetti pubblici positivi.

86 Zamagni, S., L’evoluzione dell’idea di Welfare: verso il Welfare civile, in “Ubiminor”, n.5,

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Il Welfare civile è un modello generativo, che ricerca la prevenzione, risponde con l’attivazione e mira ad innescare circoli virtuosi. Non più dunque un’azione pubblica intesa come statale, ma un’azione pubblica intesa come azione dello stato, della società civile organizzata e delle imprese che produce coesione ed inclusione sociale per l’intera collettività.87 Un Welfare in cui i portatori di bisogni vengono valorizzati e accompagnati

verso l’autonomia, perché è tra i principi del Welfare civile quello di vedere prima di tutto la persona portatrice di bisogno e non il bisogno stesso. Questo si traduce in un intrinseco rispetto per la dignità della persona, che oltre a ricevere passivamente gli interventi è chiamata a partecipare e disporre delle decisioni che riguardano il soddisfacimento dei propri bisogni, in ogni caso in cui questo sia possibile. La relazionalità, come nel mercato civile, rappresenta elemento fondamentale.88

Un Welfare che convoglia le preziose energie e risorse di tutti verso un obiettivo comune, verso il bene comune, attraverso azioni coordinate e cooperanti, con effetti benefici sia sull’efficacia degli interventi che sulla coesione ed inclusione sociale.89

Soffermiamoci un momento sul concetto di bene comune per comprenderne meglio il significato:

“Nel bene comune, il vantaggio che ciascuno trae per il fatto di far parte di una certa comunità non può essere scisso dal vantaggio che altri pure ne traggono. Come a dire che l’interesse di ognuno si realizza assieme a quello degli altri, non già contro (come accade con il bene privato) né a prescindere dall’interesse degli altri (come succede con il bene pubblico).”90

Il bene comune non è tale se esclude. Il bene comune è uno spazio in cui ognuno cammina e di cui non può essere privato. Se ciò avviene, farà la differenza, perché non sarà più un bene condiviso da tutti, ma solamente da alcuni. Il bene comune dunque è di

87Op. Cit., p.2 88 Ibidem, p.10

89 Bruni, L., Zamagni, S., L’economia civile. Un’altra idea di mercato, Bologna, Il Mulino, 2015,

p.1

90 Zamagni, S., L’evoluzione dell’idea di Welfare: verso il Welfare civile, in “Ubiminor”, n.5,

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ciascuno e di tutti e per tanto è prerogativa di tutti perseguirlo.91 La necessità che sia la

società ad imparare a prendersi cura di sé, è strettamente collegata al fine ultimo del Welfare civile che è il bene comune. Perché il bene di tutti e di ciascuno venga conseguito è necessario che ognuno vi contribuisca.

A conclusione di questo paragrafo possiamo dunque rilevare quattro principi fondamentali del Welfare civile: il principio dell’universalismo, la centralità della persona, il bene comune e il principio di sussidiarietà circolare.