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Capitolo Anni 197-198 Premessa

Nel 1974 e nel 1975 sembrò prendere corpo in Italia una svolta a sinistra: il voto del 12 maggio che confermò il mantenimento della legge sul divorzio, ebbe oltre a un peso sociale anche una valenza politica. Negli ultimi mesi la situazione si era fatta complicata riguardo ai rapporti di forza che esistevano tra i vari partiti al governo, che si chiarì solamente con le lezioni regionali che si tennero nel giugno del 1975, nelle quali il Pci ottenne il 33,4% dei voti, la Democrazia cristiana registrò invece una battuta d'arresto, scendendo al 35,3% delle preferenze. Insieme, il Pci di Enrico Berlinguer e il Psi guidato da Francesco De Martino, arrivarono al 47,3%: tale risultato determinò il cambiamento di governo nelle regioni e in alcune grandi città. Il 1975 e il 1976 furono gli anni della massima popolarità di Berlinguer e del Partito Comunista, nel paese vi era un diffuso bisogno di cambiamento, come tra l'altro era stato ampiamente testimoniato con la contestazione del 1968. Alcune trasformazioni ci furono anche nel mondo dell'editoria: nel 1976, nacque un nuovo quotidiano, La Repubblica, diretto da Eugenio Scalfari. Fino a quel momento, come ricorda Aurelio Lepre, i giornali più diffusi nella sinistra italiana erano L'Unità e Paese Sera, quest'ultimo in particolar modo non discostava o si contrapponeva in maniera rilevante alla linea del Pci. Eugenio Scalfari, era stato stato però preceduto, nel 1974, da Indro Montanelli, che dopo l'abbandono del Corriere della Sera aveva fondato Il Giornale Nuovo, che si rivolgeva all'opinione pubblica moderata. Nei sei mesi successivi alle elezioni politiche del 1976 nuovi rapporti si delinearono a sinistra. A metà luglio, all'Hotel Midas di Roma, venne eletto segretario del Psi, in sostituzione di De Martino, Bettino Craxi, che si trovò a dover affrontare una situazione complessa: la presenza del suo partito, alla luce dell'esistenza del compromesso storico tra Aldo Moro ed Enrico Berlinguer, sembrava aver reso superflua la presenza del Psi, era quindi necessario che il movimento politico fondato da Filippo Turati si distinguesse rispetto alla linea del Pci. Proprio a causa di ciò, nel 1976 si assistette alla fine

dell'esperienza degli esecutivi di centrosinistra e la nascita dei governi di unità nazionale, o di solidarietà nazionale, con l'appoggio esterno del Pci, il quale sancì l'approdo della politica del compromesso storico, presieduto da Giulio Andreotti, che rimase in carica dal luglio del 1976 fino al gennaio 1978. A esso seguì il quarto governo Andreotti, che fu messo gravemente in crisi a causa del rapimento, il 16 marzo 1978, e della successiva uccisione, il 9 maggio, del segretario della Democrazia Cristiana Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Inizialmente ideato come momento di transizione che avrebbe portato all'inizio di una nuova fase della politica italiana, diventò ben presto un governo di emergenza nazionale. Sebbene si trovasse in una particolare situazione il governo presieduto da Andreotti, riuscì comunque ad attuare il disegno voluto da Aldo Moro, dal momento che il Partito Comunista diede il suo appoggio esterno anche a questo esecutivo. Tuttavia, dall'ingresso nella maggioranza il partito di Berlinguer trasse pochi vantaggi: il suo maggior successo furono le dimissioni del presidente della Repubblica Giovanni Leone nel giugno del 1978. L'8 luglio fu eletto Capo dello Stato, con 832 voti, il socialista Sandro Pertini. Un anno dopo, nel giugno del 1979, a una sola settimana di distanza, si svolsero le elezioni politiche e per la prima volta quelle per il Parlamento europeo. Il Partito Comunista perse ben quattro punti rispetto alle consultazioni di tre anni prima: il voto giovanile non era più appannaggio del Pci e le preferenze dei giovani erano andate verso il Partito Radicale, che alla Camera raggiunse il 3,5% dei voti, era un'altra prova, questa, delle trasformazioni che si succedevano all'interno della sinistra. L'idea di avviare un processo di trasformazione, nel 1979, che dopo un incontro con Berlinguer, lanciò la proposta di fare una grande riforma che fosse realizzata da tutte quelle forze politiche e sociali che volessero intraprendere un'opera di trasformazione a livello sociale e istituzionale. Questo progetto comunque morì sul nascere, anche a causa degli scandali che agli inizi degli anni Ottanta riempivano le cronache giornalistiche. Il caso che più di tutti ebbe una forte eco, fu quello relativo alla loggia massonica P2: il 17 marzo 1981 i giudici entrarono in possesso di un elenco, in cui comparivano i nomi di 962 affiliati alla P2, vi facevano parte uomini politici, alti rappresentanti delle forze armate e dirigenti dei servizi segreti. Le ripercussioni politiche scaturite dal caso P2 furono ampie e il governo, presieduto da Arnaldo Forlani, fu costretto alle dimissioni, al suo posto si insediò il nuovo esecutivo guidato da Giovanni Spadolini. Era la prima volta, dopo oltre trent'anni, che un laico sostituiva un democristiano alla presidenza del Consiglio. A due governi presieduti da Spadolini, fino al 1982, seguì un esecutivo guidato da Amintore Fanfani che però ebbe breve vita. Nel giugno del 1983 gli italiani tornarono alle urne: le elezioni sancirono una netta sconfitta della Democrazia Cristiana, che perse oltre 5 punti percentuali rispetto alle precedenti consultazioni, e la discesa del Pci. Furono invece un successo per il Partito Repubblicano, che ottenne il 5,1% dei consensi, soprattutto grazie alla

popolarità raggiunta da Spadolini. Le elezioni del 1983 segnarono tuttavia un altro passaggio che segnerà la politica italiana:nel Veneto la Liga Veneta ottenne oltre il 4% dei voti, mentre la Dc perse il 7,5%. Come ricorda Aurelio Lepre, le parole d'ordine antimeridionaliste come fora i romani e a morte i teroni, furono percepite come folkloristiche e non come un rifiuto dello Stato. Il 4 agosto 1983 Bettino Craxi formò il primo governo a guida socialista della Storia d'Italia. Sebbene si fosse arrivati a questo cambiamento, lo scontro tra Psi e Pci non venne meno: il 14 febbraio 1984 il governo, col consenso della Cisl, della Uil e della corrente socialista della Cgil, decise un taglio di tre punti percentuali alla scala mobile nel caso l'inflazione non avesse superato il 10%. Per molti, soprattutto per i dipendenti, lo strumento della scala mobile, per cui al variare dell'inflazione e quindi del costo della vita, venivano automaticamente allineati i salari, aveva significato una sicurezza acquisita nel tempo. Il malcontento nelle fabbriche fu tanto e Cgil e Pci iniziarono a organizzare manifestazioni contro il provvedimento deciso dal governo. Il Pci, inoltre, condusse un duro ostruzionismo parlamentare per impedire l'approvazione del decreto e promosse un referendum per l'abrogazione del taglio della scala mobile. Intanto, il 17 giugno 1984 si svolsero le elezioni per rinnovare il Parlamento europeo: furono un successo del Partito Comunista, che risultò il primo partito con oltre il 33% dei voti, seguito dalla Dc col 33%. Il primato del Pci, per la prima e unica volta della sua storia, fu attribuito soprattutto all'emozione suscitata dalla prematura scomparsa di Enrico Berlinguer, avvenuta appena 6 giorni delle consultazioni europee, l'11 giugno.

Nel corso del decennio preso in esame, il personaggio che più ha segnato a livello linguistico e mediatico, nonostante fosse sulla scena politica da tempo. Laureato in Giurisprudenza e segretario dell'Unione goliardica italiana, associazione universitaria di sinistra nata all'inizio degli anni Settanta, che aveva come riferimenti il Psi, il Pci e il Psiup. Nel 1955, Pannella, è stato tra i fondatori del Partito Radicale, formatosi dalla scissione, a sinistra, dal Partito liberale. Dopo aver lavorato come giornalista, nel 1966 è diventato segretario del Partito radicale, di cui è rimasto, negli anni, il leader indiscusso, sebbene abbia rinunciato a incarichi dirigenziali. Tra le sue battaglie si ricordano quelle a favore del divorzio, dell'interruzione di gravidanza, sulla depenalizzazione delle droghe leggere, dell'obiezione di coscienza. Deputato fin dal 1976, Pannella si può ritenere uno dei più longevi personaggi del panorama politico italiano, che ha attraversato sia la prima sia la seconda Repubblica, ancora oggi, nonostante abbia più di ottant'anni, continua a prendere posizione, talvolta intraprendendo scioperi della fame, su ciò che succede nel dibattito politico.

Di seguito riporto il discorso che Pannella tenne alla Camera dei deputati sull'obiezione di coscienza nel gennaio del 1977, pochi mesi dopo aver fatto il suo ingresso in Parlamento, che

permette di comprendere meglio le innovazioni portate dal leader radicale nel quadro politico italiano:

Signor Presidente, sottosegretario, colleghi, la mozione che noi abbiamo presentato è

conseguenza - direi obbligata- di una situazione di fatto, ed anche di mancato diritto, che si

va trascinando sin dal momento dell’approvazione di questa civilissima legge sull’obiezione di coscienza, civilissima nei principi e sbagliata purtroppo - come spesso

accade - nel diritto positivo, nelle indicazioni che dà.Una sorta, di controindicazioni contro

i principi che surrettiziamente (come è accaduto in molti casi, e come per noi sta accadendo per l’aborto) sembra quasi che si inseriscano (a parziale vendetta di questa imposizione di nuovi riconoscimenti di diritti civili fondamentali) ogni volta che un’imposizione di tal fatta viene dal paese alle istituzioni. Avevamo sostanzialmente quasi un tema da interrogazione, e non da mozione. Chi può infatti presumere che un Governo disattenda sistematicamente le leggi? Chi può presumere che il cittadino sia sistematicamente indifeso ed esposto all’arbitrio, senza possibilità di far valere i propri diritti? Nessuno, dovremo pensare, perlomeno in questo clima politico, per lo meno date le caratteristiche che vengono, dai più attribuite alla nostra atmosfera politica. E questo soprattutto per quello che riguarda i cittadini, che sono - io credo - tra i più benemeriti del nostro paese, cittadini i quali in nome della propria coscienza, in nome dei loro principi accettano indicazioni legislative, accettano anche il sospetto di proscrizioni e di condizioni punitive, pur di svolgere un servizio per la collettività del quale essi siano convinti, e che davvero possa essere considerato servizio alla vita della comunità, allo sviluppo, alla vita della democrazia, e non un servizio subito alle ipotesi di morte che il servizio militare in sé comporta, storicamente connaturate. Ma che cosa accade invece, da anni, al cittadino che chiede di fare il servizio civile alternativo, già di per sé penalizzato rispetto a quello militare (lo ricordo non solo a me stesso, signor sottosegretario)? In moltissimi casi esso si trova a non vedere accolta la sua domanda nel termine dei sei mesi dalla presentazione, termine imposto dalla legge. Questo cosa significa? Innanzitutto significa che la legge viene violata sostanzialmente, e per questo dobbiamo assicurarci, dobbiamo assicurare il Parlamento ed il paese che, quale che sia il numero delle persone che traggono nocumento da questa violazione di legge, questa stessa situazione cesserà. Dobbiamo anche cercare di individuare quali sono le vie attraverso le quali ci si possa garantire la fine di questa situazione; dobbiamo evitare di pensare che tutti i Governi che si sono succeduti dal momento della presentazione della legge ad oggi (e sono tanti) si siano comportati in questo modo per cattiva volontà, per malafede. Ci deve essere qualche cosa nella legge che non consente con facilità, puramente e semplicemente, il rispetto di questa norma che sembrerebbe di ordinaria amministrazione. I1 cittadino, invece, inoltra la sua domanda per fornire il servizio civile ai sensi della legge, entro sei mesi deve avere una risposta – magari negativa - che però non ottiene. Si verificano, quindi, delle situazioni veramente incomprensibili ed inaccettabili: cioè in questo servizio civile (equipariamolo pure a quello militare) il cittadino italiano a che cosa

è tenuto? Ètenuto a prestare un servizio alla comunità in un momento determinato della sua esistenza che, non a caso, è scelto in quel periodo della vita che tutti conosciamo. Sappiamo che la ritardata prestazione del servizio militare (ed a maggior ragione di quello civile) comporta per lo studente, il lavoratore, per l’uomo una serie di situazioni di disagio, di

handicap- in termini di creazione della propria famiglia, di svolgimento della propria attività - che tanto- più gravi sono quanto meno ci occupiamo delle zone alte della nostra società, dove tutto questo può essere irrilevante. Infatti, per un certo tipo di cittadino borghese, giovane e agiato, tutto questo non costituisce una tragedia; e può non far molta differenza il fornire il proprio servizio militare o civile a 19, 20 o 26 anni, anche se è

sottoposto a disagi che ha il diritto di non dover subire. Per il lavoratore, invece, o lo studente in condizioni disagiate, dover aspettare mesi dopo mesi, anni dopo anni... Signor sottosegretario, vedo che ella èottimista sul passato del suo dicastero. Posso assicurarla che in questa Italia così strana si sono verificate per il servizio civile cose altrettanto scandalose, nella sostanza, che per il servizio militare. Esiste una sorta di norma di legge scandalosa che voi avete attuato, alla quale ci siamo opposti. I1 militante non violento: antimilitarista e

radicale in realtà è spesso esente, in quanto tale, dal servizio militare e civile. Per anni non avete risposto alle domande di Roberto Cicciomessere che poi avete mandati a casa con gli espedienti tipici del servizio militare, quelli che normalmente vengono sollecitati dai papà generali o dai nonni non so cosa, con articoli del regolamento che non c’entrano nulla, con queste usanze maccheroniche da «armata Brancaleone». Mi scusi l’inciso, onorevole sottosegretario, di risposta alla sua muta protesta. […] Quanto alla situazione degli obiettori di coscienza, noi abbiamo trovato una indicazione: noi riteniamo che il Governo, secondo una prassi che forse è la più logica e che è quella maggiormente sostenibile sul piano del diritto, debba aiutare se stesso e debba, allo stesso tempo, aiutare l’applicazione della legge

- e vedo che anche i compagni socialisti danno la stessaindicazione - constatando che, nel

momento in cui eventi, fatti e situazioni non consentono al Governo il rispetto delle norme di legge, le domande debbano ritenersi accettate in quanto questo articolo della legge è stato fatto nell’ipotesi che dalle indagini di -questa Commissione, che fruga nelle coscienze per verificare se si è veramente obiettori di coscienza, se tutto è a posto, o qualcosa risulti di esplicitamente contrario. Bisogna cioè vedere se c’è qualcosa che non consenta di ammettere la buona fede di un uomo di sicuramente buoni ideali. Ecco: nel momento in cui operate questo accertamento che, nei vostri settori politici, avete voluto imporre (accertamento che consiste nell’indagare nella coscienza del cittadino per vedere se davvero è in buona fede, se davvero è un non violento, se davvero è pacifista), create un tribunale delle coscienze affidato in genere a burocrati i quali trascinano l’espletamento dei loro compiti, non riescono a giudicare. Stiamo discutendo di questo. Le inquisizioni, di qualsiasi tipo, statuali e no, nei confronti delle coscienze non possono funzionare se non come esplicite violenze ufficiali, mai come dati di diritto, sicché i ministeri e i ministri della pubblica di le radiografie delle coscienze dei cittadini non ci riescono: cambiano i commissari, ma anche i nuovi non sanno con quali criteri devono giudicare. E questa è la pretesa efficienza che avete voluto dare allo Stato! Ma lo Stato non l’ha, ed allora dobbiamo dare noi qualche diversa indicazione. E noi, onorevole sottosegretario, l’abbiamo data. Ce ne suggerirete un’altra migliore?

Bene, siamo disposti ad applaudire il Governo che abbia tanto rigore nella sua fantasia da dirci che cosa uno Stato .di diritto, che cosa uno Stato che rispetti se stesso e le proprie leggi, nel caso in cui le leggi siano disattese o violate da se medesimo, intenda fare per garantire se stesso dal protrarsi di queste situazioni, prima ancora di tutelare il cittadino, al quale il mancato adempimento della legge porta dei danni.22

L'elemento che maggiormente colpisce del discorso di Marco Pannella, al di là del contenuto, che comunque presenta alcune novità, è sicuramente l'approccio del leader dei radicali nei confronti degli altri partiti presenti in Parlamento: fin da subito si avverte una netta separazione tra il suo movimento e le altre forze politiche, una differente visione del mondo. A livello linguistico, si può vedere come la lingua di Pannella sia piena di metafore o altri abbellimenti e in generale siano poche le figure retoriche, risulta essere molto complessa e strutturata, articolata in periodi fiume. Sul piano retorico si trovano solamente figure di ripetizione come l'anafora e l'anadiplosi, o l'asindeto Pannella più che artifici retorici ricorre a un uso insistente dell'aggettivazione e di avverbi, come si può osservare nella ripetizione del superlativo civilissima e degli avverbi sistematicamente, che utilizza più volte, di sostanzialmente e di surrettiziamente, attraverso i quali attua un attacco nei confronti del governo. Tuttavia, a mio avviso, il linguaggio di Marco Pannella è fondato non sulla costruzione preordinata, ma sulla ricerca di effetti nell'interlocutore. Secondo il mio punto di vista infatti, la sua maggiore 22 Tratto dalla trascrizione stenografica del 14 gennaio 1977.

originalità è data dal fatto di usare termini, e quindi immagini, che contrastino in maniera risoluta contro il sistema politico esistente: ciò si può osservare in controindicazioni, che si oppongono alle indicazioni che vengono date dalle istituzioni, o ancora l'impiego del vocabolo vendetta che viene usato da Pannella come risposta sempre a quello che viene fatto dal sistema politico a cui egli si contrappone e il termine imposizione che subisce un ribaltamento di significato, in questo caso infatti non è lo Stato a imporre un provvedimento ma è la società civile che, attraverso il suo voto lo impone alle istituzioni. Il leader del partito radicale continua poi la sua contrapposizione nei confronti dello Stato, mediante un'invettiva diretta, polemica, cercando di scalfire il ruolo positivo delle istituzioni. Pannella si mette dalla parte del cittadino, anzi, lo vuole difendere dallo stato che invece non fa niente: proprio a tal scopo ricorre all'uso della figura dell'anafora del sintagma chi può presumere, riferendosi al comportamento scorretto nei confronti dei cittadini, che secondo Pannella, invece di essere protetti venivano invece abbandonati, e attraverso questa affermazione che il radicale vuol fare emergere una profonda contraddizione: proprio lo Stato che fa le leggi è il primo a non rispettarle e a non applicarle. In secondo luogo è per creare l'immagine dello Stato come 'carnefice' e dei cittadini che sono invece dipinti come vittime di un'organizzazione statale ingiusta, di uno Stato tiranno che commette qualsiasi azione per non permettere al cittadino di esercitare i propri diritti. È questa, a mio avviso, la caratteristica più importante del discorso di Pannella, la contrapposizione di due modelli di pensiero, di mondo che lo contrappone alle istituzioni e lo avvicina alle persone comuni, anche nel linguaggio: sebbene laureato in legge, Pannella, utilizza un tipo di lingua semplice, accessibile, ma che tuttavia privilegia una costruzione ipotattica. Al di là di ciò sono pochi i casi, un esempio è quello dell'utilizzo del termine aulico nocumento, in cui viene usato un linguaggio difficile, e ciò viene fatto, a mio avviso anche per allontanarsi dal linguaggio oscuro e tecnico della politica contemporanea, e formarne uno proprio che serva a formarsi un'identità precisa che sia rappresentativa di quella 'anomalia', di quella atipicità costituita dal Partito di Pannella, rispetto alle altre forze che formano il panorama politico italiano, unico strumento in possesso della formazione radicale, che a differenza di altri non disponeva di un'organizzazione sul territorio fatta di federazioni e circoli. Un'altra delle peculiarità dell'eloquio 'pannelliano', che contribuisce a solcare una distanza ancora maggiore tra il movimento politico da lui guidato e le altre formazioni politiche è l'utilizzo del sarcasmo e dell'ironia, ravvisabile in vari casi, come in non è una tragedia, usanze maccheroniche da Armata Brancaleone, vedo che lei è ottimista del passato del suo dicastero. Il primo caso, Pannella si riferisce alla situazione del richiamo al servizio militare per ragazzi provenienti da famiglie agiate, mentre sarebbe una condizione più difficile da affrontare per uno studente o un lavoratore proveniente da una famiglia con estrazione più umile. In seconda

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