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Capitolo Anni 1964-1974 Premessa

Fu un decennio, quello che va dalla metà degli anni Sessanta alla metà degli anni Settanta di grande cambiamenti, sia dal punto di vista politico sia da quello sociale, il Sessantotto contribuì a portare delle modifiche anche dal punto di vista linguistico anche a seguito della formazione di nuovi movimenti politici extraparlamentari. Le riforme fatte dai governi di centro-sinistra nella scuola ebbero una rilevanza fondamentale per l'avvio dei processi alla base del Sessantotto. Ma già a partire dal 1964 erano iniziate nel mondo manifestazioni di protesta contro la Guerra in Vietnam, iniziata quattro anni prima e che sembrava destinata a non concludersi in fretta e nel 1966 erano iniziate le prime occupazioni a Torino, Pisa. Ma il Sessantotto italiano iniziò, cogliendo di sorpresa la politica, a Milano, all'Università Cattolica, con agitazioni che si svolsero dal novembre 1967 al gennaio 1968, che poi si allargarono a macchia d'olio in tutto il Paese. Le motivazioni che spinsero gli studenti a occupare le università, come ha spiegato lo storico Aurelio Lepre, era lo scontro con i docenti a cui contestavano il metodo di insegnamento e ai quali chiedevano che le lezioni fossero organizzate in seminari e attraverso l'auto-insegnamento, tuttavia non solo negli studenti ma anche nel corpo docente vi era stata adesione al movimento studentesco, soprattutto per denunciare la forte gerarchizzazione esistente tra professori ordinari e assistenti. Tra le fonti politiche alla base del Sessantotto molti pongono anche Lettera a una professoressa scritta da don Lorenzo Milani scritta nel 1967 insieme ai ragazzi della scuola di Barbiana, nella quale denunciavano il sistema scolastico e il metodo didattico costruito in modo da favorire l'istruzione delle classi ricche, lasciando indietro quelle più svantaggiate. Il Sessantotto tuttavia, non un fenomeno solamente italiano, ma coinvolse anche altri paesi europei, come la Francia e la Repubblica ceca. Le proteste però non si conclusero con il 1968: nel settembre dell'anno successivo

iniziarono le manifestazione degli operai. Sul piano politico né Partito Comunista né i partiti socialisti riuscirono a instaurare rapporti coi movimenti del Sessantotto, sul fronte opposto vi era stato invece uno spostamento a destra da parte della Democrazia Cristiana e dopo nove anni di governi di centro-sinistra, nel 1972, il nuovo presidente della Repubblica Giovanni Leone diede vita a un esecutivo di centro-destra guidato da Giulio Andreotti.

Gli anni a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta sancì l'avvio di una delle più buie stagioni della storia italiana, quella dello stragismo: il 12 dicembre 1969 esplose una bomba a Milano, in piazza Fontana, all'interno della Banca Nazionale dell'Agricoltura che causò la morte di sedici persone. Esattamente un anno dopo, nel dicembre 1970, vi fu un tentativo di colpo di stato organizzato da Junio Valerio Borghese. Le stragi continuarono anche dopo Piazza Fontana: vi fu quella di Piazza della Loggia, a Brescia, il 28 maggio 1974, che causò otto vittime e il ferimento di cento persone, quella sul treno Italicus, il 4 agosto dello stesso anno, con dodici morti e quarantotto feriti. Gli attentati però continuarono anche dopo gli anni Sessanta: il 2 agosto 1980 vi fu la strage alla stazione di Bologna che provocò la morte di ottantacinque morti e il ferimento di duecento persone e, infine, quella sul rapido Roma-Milano, all'altezza di Bologna, con 15 morti e 130 feriti. Ma l'inizio degli anni Settanta portò con sé cambiamenti sia dal punto di vista politico sia da quello sociale: nel 1973, in un articolo sulla rivista Rinascita, propose

Il compromesso storico, cogliendo e sviluppando alcuni segnali che erano venuti dalla parte democristiana, convinto soprattutto del fatto che le sinistre da sole non avrebbero mai potuto governare da sole. Il 1974 invece fu l'anno del referendum abrogativo sul divorzio, introdotto dalla legge Fortuna-Baslini nel 1970. D'accordo con l'abolizione della norma sul divorzio si erano schierati in modo deciso la Democrazia Cristiana e il Movimento sociale italiano, favorevoli invece al mantenimento del provvedimento erano invece tutte le forze politiche. Il referendum si svolse il 12 e 13 maggio, si concluse con una netta vittoria per il fronte contrario alla cancellazione della legge.

Il 1964 segna la fine della segreteria di Aldo Moro, al suo posto alla guida della Democrazia Cristiana viene scelto Mariano Rumor. Laureato in lettere, insegnante, dopo essere stato eletto all'Assemblea Costituente, rimarrà alla Camera dei deputati per sette legislature, fino al 1979, quando diverrà senatore, rimanendolo fino al 1990. Dal 1979 al 1984 ha ricoperto inoltre la carica di deputato presso il Parlamento Europeo. Oltre a ciò Rumor fu più volte ministro della Repubblica, degli Interni, degli esteri e dell'Agricoltura e tra il 1968 e il 1974 fu due volte Presidente del Consiglio dei ministri.

Di seguito riporto alcuni passaggi della relazione che tenne in occasione del IX congresso della Democrazia Cristiana nel settembre 1964:

Siamo una forza popolare: non affrontiamo i problemi e non immaginiamo la loro soluzione con la presunzione illuministica delle minoranze radicali, ma facciamo partecipi – secondo le regole inviolabili della democrazia, che sono anche regole di quantità – le vaste masse popolari, e interpretiamo il suffragio universale, fondamento di ogni ordinata democrazia, come rapporto vincolante tra la classe dirigente e la realtà umana del Paese. Respingiamo, perciò, sia l'intolleranza totalitaria – che è sempre di ispirazione o di vocazione minoritaria – sia il chiuso dominio dell'autoritarismo economico. Vogliamo garantire la libertà, perché la storia si muova in un certo ordine morale e civile, sotto le spinte naturali e feconde delle grandi volontà popolari.

Siamo un Partito pluralista, tendente a ricostruire il corpo civile della Nazione attraverso i vari ceti, impegnati nella costruzione incessante di una civiltà in cui per tutti e per ciascuno ci sia un posto e una funzione dignitosa in misura del loro apporto attraverso le autonomie locali e gli Enti intermedi — dal Comune alla Regione — onde rompere l'accentramento del vecchio Stato, che tutto assorbiva e riduceva a carattere politico e che avviliva la vita locale, addormentandone ogni energia ed ogni spirito innovatore. Siamo un Partito democratico, perché accettiamo il metodo della democrazia; democratico, perché pratichiamo il metodo parlamentare; democratico, perché anticonservatore: « Oggi – affermò Sturzo – la necessità della democrazia nel nostro programma la sentiamo come un istinto, è la vita del pensiero nostro. I conservatori sono dei fossili...». Siamo un Partito ad ispirazione sociale, perché legato ai principi cristiani, tradotti dall'insegnamento della Chiesa in chiari indirizzi operanti nella storia; ci riconduciamo, cioè, ad una scuola che, pur rivolgendosi a tutte le classi, fa proprie soprattutto le preoccupazioni e le attese dei meno abbienti. Combattiamo contro il comunismo come l'avversario da sconfiggere, al termine di una lotta che sappiamo lunga e dura, non solo perché esso rappresenta la negazione totale dell'interpretazione cristiana della vita, ma anche perché tende ad imporre uno schema precostituito di vita e di rapporti che è contro le leggi della natura; combattiamo la conservazione economica, e l'autoritarismo politico che spesso la difende, perché ostacola la evoluzione della storia e tende a deviarla entro alvei artificiali, in stagnanti paludi di rassegnazione e di arretratezza. Vogliamo la pace, non solo per ripugnanza, intrinseca e radicata nella coscienza cristiana, verso ogni atto di violenza, ma perché riteniamo che la guerra turbi e sconvolga l'ordine naturale della storia e deformi il corso del vivere umano e il suo dinamico ordinarsi nella ricerca del bene comune. Non ci poniamo contro la realtà: operiamo in essa. Il nostro dialogo con l'elettorato fu condotto nella consapevolezza che occorreva dare fiducia ai cittadini, la nostra attenzione fu polarizzata sui temi della prodigiosa crescita produttiva ed economica del Paese e dello conseguente possibilità di diffondere il benessere: legittimo motivo di vanto per il nostro Partito, argomento ben importante per indurre ad una scelta consapevole. Ma non poterono essere affrontati la vastità dei problemi civili, morali e culturali posti dallo sradicamento dagli ambienti nativi, dalla fattura verticale di nuclei familiari e di comunità locali, dalla creazione repentina di nuove comunità di cittadini, disvelati e disancorati dal loro ambiente tradizionale […] Fu così possibile riprendere il cammino interrotto, non per riconoscimento di un mero stato di necessità, né per fatalistica rassegnazione; ché mai abbiamo ipotizzato sventure irrimediabili, posto che l'esperienza dovesse, di fronte a insuperabili difficoltà interne od esterne, sospendersi, anche perché, come già ho avuto occasione di affermare, siamo convinti che la scelta democratica del Partito Socialista Italiano è ormai una linea di fondo per la democrazia italiana. 15

Il primo elemento da porre in evidenza è l'uso del noi da parte di Mariano Rumor: nella maggior parte dei discorsi analizzati finora solitamente veniva utilizzata la prima persona singolare alternativamente alla prima persona plurale, in questo caso il segretario della Democrazia Cristiana illustrerà la sua relazione ricorrendo sempre al noi, pronome a cui attribuisce un senso 15 Mariano Rumor, Relazione introduttiva al IX Congresso della Democrazia Cristiana, 12 settembre 1964, tratto

dal sito web www.storiadc.it.

di comunità, di condivisione, di identità di vedute. È un ragionamento, quello compiuto da Rumor, in cui è sempre presente il reale interlocutore, anche se non viene mai nominato, il Partito Comunista.

Sebbene si rivolga ai dirigenti e agli iscritti della Democrazia Cristiana, almeno nella parte iniziale si può comprendere la costruzione della contrapposizione costruita da Rumor contro il partito guidato, dopo la morte di Togliatti nell'agosto del 1964, da Luigi Longo. L'intero primo paragrafo del discorso è infatti costruito sull'antitesi al Partito Comunista: da una una parte si ha la Democrazia Cristiana che è solita risolvere le questioni politiche attraverso la partecipazione popolare, mentre dall'altra troviamo la maggiore forza di opposizione che invece affronta le questioni politiche quasi già conoscendo le soluzioni. Qui Rumor attua un 'opposizione tra una formazione politica democratica che affronta le varie problematiche in modo condiviso e il Partito Comunista che invece possiede la presunzione illuministica delle minoranze radicali. La democrazia e il pluralismo vengono contrapposte all'intolleranza totalitaria contraddistinte da una ispirazione o di una vocazione totalitaria; dal punto di vista retorico qui è possibile notare l'uso della figura della dittologia sinonimica. Di seguito Rumor, attraverso l'uso del verbo volere, ribadisce l'idea di società della Democrazia Cristiana fondata sulla libertà, sull'ordine morale e civile, da notare è l'utilizzo ambiguo del termine certo usato come sinonimo di sicuro e da non intendersi, a mio avviso, come aggettivo indefinito, e sulla spinta della volontà popolari. È da rilevare come in questo caso Rumor utilizzi nuovamente una coppia di aggettivi feconde e naturali, stavolta però non utilizzati come sinonimi. Nell'incipit del paragrafo successivo Rumor richiama anaforicamente la formula usata nel capoverso precedente, scegliendo di iniziare a parlare utilizzando il verbo essere sempre alla seconda persona plurale, con l'intento di riaffermare con forza il carattere unitario del partito di cui è segretario: si richiama di nuovo alla democrazia, che come ho già detto indirettamente oppone al totalitarismo del Partito Comunista, ed evoca l'immagine di una nazione che ricostruisce se stessa.

Da porre in rilevo la locuzione per tutti e per ciascuno: Rumor utilizza, secondo il mio punto di vista, quest'espressione non a caso: ha infatti l'obiettivo di parlare della popolazione italiana sia complessivamente sia singolarmente, sia nell'interezza, nella totalità sia nell'individualità, per ribadire il carattere popolare della Democrazia Cristiana e la volontà di occuparsi dei bisogni dei cittadini. È interessante inoltre osservare l'uso dei termini posto e funzione a cui Rumor abbina anche l'aggettivo dignitosa: il messaggio che il segretario della Dc vuole trasmettere è di sicurezza, di interesse del suo partito verso il futuro degli italiani. Per affermare questo prima ricorre a un termine generico come posto, dal significato polisemico, in questo da intendersi come collocazione, o anche in senso più ampio come posto di lavoro, di seguito utilizza invece il vocabolo più specifico, funzione, col significato di svolgimento di una particolare attività o

compito svolti in un determinato ambito. Sono sinonimi solo in apparenza i due termini usati da Rumor, che sembrano essere posti sullo stesso piano, in realtà i due significati differiscono in maniera sensibile. Da notare è inoltre a livello retorico la figura dell'allitterazione in apporto attraverso le autonomie, usata per dare un senso, a livello figurativo, di ampiezza, di apertura, che si contrapponga alla chiusura dello Stato così osteggiata dalla Democrazia Cristiana. L'obiettivo che si pone il segretario della Dc e futuro presidente del Consiglio è proprio quello di allontanarsi dal vecchio modello statale ed evoca questo cambiamento anche a livello lessicale: riserva al vecchio Stato infatti solo vocaboli negativi come assorbiva e riduceva per descrivere uno Stato che incamerava tutte le risorse, non rilasciandole verso l'esterno, e che inoltre toglie valore alla comunità arrivando finanche a limitare ogni innovazione possibile. Da notare l'utilizzo del verbo addormentare, usato in modo figurato, per rendere più efficace e più incisivo il discorso; va inoltre detto come il termine impiegato da Mariano Rumor faccia inoltre parte di un registro basso e colloquiale. Come già affermato in precedenza, è da osservare il particolare ricorso, forse non in modo casuale, di vocaboli che iniziano con la lettera a, che tuttavia in questo caso non formano una catena allitterante. Successivamente Rumor, come già aveva fatto nei due paragrafi precedenti, continuando a parlare al plurale, nel testo infatti non troviamo frasi alla prima persona singolare, atte a ribadire il senso di collettività del partito: è da rilevare come nell'incipit insista più volte sul termine democratico che ripete tre volte, per far imprimere ancor più il messaggio nella mente degli interlocutori, e di democrazia: a livello retorico è possibile osservare come la diversa flessione dello stesso termine contribuisca alla formazione della figura del polittoto.

Un' ulteriore caratteristica della relazione di Mariano Rumor è l'inserimento della citazione di don Luigi Sturzo, fondatore nel 1919 del Partito popolare italiano, sciolto dal regime fascista nel 1926, dalla cui eredità nel 1942 nascerà la Democrazia Cristiana. Il collegamento a Luigi Sturzo ci porta ad analizzare un'altra peculiarità del discorso di Mariano Rumor non ancora rintracciato in precedenza, l'introduzione all'interno del ragionamento di una citazione ripresa da un personaggio di spicco del quadro storico-politico del presente o del passato, in questo caso di uno dei protagonisti del partito da cui proviene. Il passo ripreso da Sturzo « Oggi la necessità della democrazia nel nostro programma la sentiamo come un istinto, è la vita del pensiero nostro. I conservatori sono dei fossili...» conferiscono valore al discorso di Rumor, contribuendo a far rendere ciò che ha affermato inconfutabile.

Non a caso il segretario della Democrazia ha proprio scelto per il suo discorso, di inserire una citazione in cui il fondatore del Partito Popolare descriveva come ormai innegabile la necessità della democrazia all'interno del programma del suo movimento, così come Rumor ha più volte ribadito e riaffermato la centralità del concetto di democrazia per la sua forza politica. Anche il

brevissimo passaggio, sempre tratto da Sturzo, I conservatori sono dei fossili... ha una precisa funzione nel discorso di Rumor: con questa citazione vuole infatti fortificare la contrapposizione dialettica costruita tra il suo partito e il Partito Comunista; da notare è inoltre il termine fossili usato da Sturzo per definire i conservatori. A livello figurato infatti l'impiego di questo vocabolo non ha sicuramente carattere neutro, ha anzi una valenza simbolica. La parola fossile riconduce a persone o cose non più attuali, superate. Il messaggio che Rumor è chiaro, il conservatorismo del Partito Comunista non ha più senso di esistere e deve essere superato in ogni modo.

Ancora una volta il leader della Democrazia Cristiana inizia il capoverso utilizzando la forma plurale del noi tesa a riaffermare il senso di comunità e di unità propria della sua parte politica: questa volta incentra il suo ragionamento sulla spiegazione dei valori portanti del suo partito, che si rifanno ai principi cristiani e all'attenzione verso i meno abbienti. Successivamente però, sotto forma di metafora bellica, riprende la contrapposizione al Pci, che definisce come l'avversario da sconfiggere in una lotta lunga e dura: il Partito Comunista è il nemico del rinnovamento e del progresso, è viceversa difensore strenuo del conservatorismo economico e dell'autoritarismo a livello politico. Non solo, il movimento politico guidato da Luigi Longo è un ostacolo all'evoluzione storica: per esprimere tale concetto Rumor fa ricorso a una metafora, non di tipo bellico, come abbiamo visto in precedenza, ma tratta dall'ambito naturalistico: il termine alveo richiama alla mente il solco del terreno nel quale scorre un corso d'acqua, vi è anche un'accezione figurata di tale vocabolo col significato di ambito, contesto, tuttavia, a mio avviso, è da accettare solo senso della parola. Ad alveo Rumor abbina il termine artificiale, ossia qualcosa non prodotto dalla natura ma dall'uomo, utile al futuro presidente del Consiglio per ribadire la totale distanza dalla realtà del Partito Comunista. A conferma della costruzione metaforica naturalistica, è l'utilizzo, poco dopo, del termine palude: la parola scelta dal segretario della Democrazia Cristiana ha anche in questo caso una valenza non neutrale, anzi ha un valore negativo. Il termine palude infatti rievoca un terreno con acque stagnanti, ferme. Rumor si serve proprio di questa immagine per descrivere, anche sul piano metaforico, quale sia la visione del Partito Comunista, contraria allo sviluppo sia storico sia economico. Alle stagnanti paludi tuttavia viene conferito un ulteriore significato simbolico: esse non rappresentano solamente un acquitrino, ma si portano dietro sentimenti di rassegnazione e arretratezza. La palude quindi viene da Rumor personificata, diventa la rappresentazione del punto di vista del Partito Comunista, a cui viene conferito anche un aspetto emotivo. Di nuovo il segretario della Democrazia Cristiana utilizza il verbo volere per esprimere gli obiettivi di pace del suo partito e il contrasto contro ogni tipo di violenza, fondato anch'esso su principi cristiani. Anche in questo caso è possibile rilevare una contrapposizione implicita col Partito

Comunista, rilevabile nell'affermazione Non ci poniamo contro la realtà: operiamo in essa, per rimarcare ancora una volta il distacco che esiste tra il suo raggruppamento politico e il gruppo comunista. Il continuo del ragionamento condotto da Mariano Rumor è incentrato su un vasto utilizzo dell'aggettivazione, tra cui spiccano i termini prodigiosa, importante, consapevole utilizzati col fine di spiegare e legittimare i risultati raggiunti dal partito negli anni. Sul piano retorico è possibile individuare la figura del tricolon o discorso triadico, osservabile nella costruzione vastità di problemi, morali, civili e culturali e la figura dell'allitterazione costruita attraverso l'abbinamento di due verbi disvelati e disancorati,due verbi costruiti entrambi mediante il prefisso dis- , indicante negazione e opposizione. Un ulteriore uso della figura del tricolon è visibile nell'accostamento delle espressioni stato di necessità, fatalistica rassegnazione, sventure irrimediabili, tutte con una connotazione negativa: sebbene tali espressioni descrivano il percorso che ha portato alla formazione dei governi di centro-sinistra, il ricorso a una così folta aggettivazione, ha a mio avviso, per Rumor una mera funzione esornativa. Infine, Rumor parlando del rapporto tra Democrazia Cristiana e Partito Socialista, utilizza, a livello retorico, due figure: in primo luogo impiega la metafora, usando l'immagine del cammino, per descrivere l'avvicinamento tra la sua forza politica e il gruppo guidato da Pietro Nenni, in seconda battuta fa uso nuovamente della figura dell'antitesi: tuttavia, anche in questa circostanza, costruisce una contrapposizione implicita e non diretta, servendosi del Partito Socialista e affermando la decisione di tale formazione di aver compiuto una scelta democratica, inevitabile quindi è il confronto col Pci, che secondo Rumor viceversa difende il punto di vista totalitario.

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