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Capitolo-Anni 1984-1994 Premessa

Gli anni che vanno dal 1984 al 1994 cambieranno in maniera profonda la politica italiana, un cambiamento talmente forte tanto da poter essere definito un vero e proprio terremoto, di cui le prime avvisaglie si sono iniziate a vedere dalla metà degli anni Ottanta. Dopo la morte di Berlinguer e il successo alle elezioni europee, il Partito comunista continuò a osteggiare, anche con lo strumento dell'ostruzionismo, la volontà del governo Craxi di tagliare i punti della scala mobile. La misura dell'esecutivo fu comunque approvata, ma nel giugno del 1985 si svolse il referendum sullo scala mobile, che segnò il punto di maggiore contrapposizione tra il Pci e la maggioranza di governo. Il referendum, nonostante il 45% avesse votato per l'abrogazione della norma come chiedevano Il Pci e altre forze politiche, sancì comunque la vittoria dell'esecutivo. Due settimane dopo il referendum, tuttavia le tensioni tra il Partito comunista e le altre forze politiche si attenuarono in vista dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Il democristiano Francesco Cossiga venne eletto il 24 giugno 1985: l'accordo sul suo nome venne fatto per cercare il più ampio accordo possibile, anche con i comunisti, la scelta di Cossiga sembrava quindi soddisfare sia la Democrazia cristiana sia il Pci, alla luce dei buoni rapporti rapporti che erano intercorsi tra la formazione comunista e l'esponente della Dc durante i governi di solidarietà nazionale. Tuttavia l'elezione di Cossiga incrinò le relazioni tra il segretario della Dc Ciriaco De Mita e il presidente del Consiglio Bettino Craxi. L'esecutivo guidato da Craxi, dopo la questione legata all'Achille Lauro (alcuni terroristi arabi si erano impadroniti della nave italiana), dovette subire le dimissioni del ministro della difesa Spadolini, che condussero il governo alle dimissioni, malgrado ciò Cossiga rinviò il governo Craxi in Parlamento, che concesse di nuovo la fiducia all'esecutivo. Nella storia del mondo nel 1985 si aprì un nuovo capitolo per la storia del mondo: Urss e Stati Uniti, attraverso i loro presidenti Michail Gorabaciov e Ronald Reagan, si incontrarono dopo anni di scontri, segnando l'inizio della pacificazione tra Russia e Stati Uniti. L'avvicinamento tra Urss e Stati Uniti fecero scaturire nel Partito comunista italiano una crisi interna e al contempo un sentimento di

rinnovamento. Nelle elezioni politiche del 1987 la DC si attestò al 34,3% , il Psi salì al 14,3%, mentre il Partito comunista scese al 26,6%, si deve registrare anche lo 0,8% della Liga Veneta. I voti dei comunisti erano confluiti in parte ai Verdi, in parte ai Radicali e in parte nell'astensione. Il risultato ottenuto dal Pci poneva quindi un problema di rinnovamento del partito. Nel 1988 si concluse la segreteria di Alessandro Natta, che fu sostituito da Achille Occhetto, l'anno successivo il nuovo segretario del Partito comunista, portò al congresso una proposta di profondo cambiamento e alle elezioni europee di quell'anno il partito recuperò un punto percentuale rispetto alle consultazioni politiche dell'anno prima.

Nel Pci il progetto di rinnovamento di Achille Occhetto fu accolto quasi all'unanimità dalla dirigenza del partito, solo Armando Cossutta si oppose, il Psi, a cui Craxi aveva dato l'immagine di un partito efficentista e decisionista, da parte sua attaccava il Pci, con la speranza di trovare spazio a sinistra. Nel marzo 1990 Occhetto al congresso di Bologna, presentò una mozione in cui si chiedeva il cambio di nome del partito, che diventerà il Partito Democratico della Sinistra. Non tutti però scelsero di aderire alla nuova formazione politica, e nel dicembre nel 1990 fu ufficialmente costituito Rifondazione comunista. Nell'ottobre 1990 si era aperto, inoltre, il caso Gladio, una struttura dei servizi segreti che avrebbe dovuto intervenire contro un eventuale esercito invasore, ma si sospettò che fosse stata impiegata in operazioni di politica interna. Il caso coinvolse direttamente anche Giulio Andreotti e il Presidente della Repubblica Cossiga, che nel giugno del 1992 fu costretto dimettersi dalla presidenza della Dc. Il segnale che la crisi italiana si stesse sempre più aggravando fu dato dalle consultazioni politiche che si svolsero il 5 e 6 aprile 1992, che si svolsero due mesi dopo l'arresto di Mario Chiesa, esponente del Psi e presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, mentre intascava una tangente da un imprenditore, episodio, questo, che segnò l'inizio di Tangentopoli, che provocarono quello che molti commentatori hanno definito un terremoto politico. Alla Camera la Democrazia cristiana perse il 4,6% dei voti, un lievissimo calo di Psi, Psdi e un leggero aumento dei liberali. Il calo più grave fu comunque registrato dai partiti costituiti dopo la trasformazione e la scissione del Partito comunista, la somma dei voti di Pds, Rifondazione comunista e Democrazia proletaria, era di cinque punti inferiore alla media dei risultati del Pci. Le elezioni videro invece un rilevante risultato dei movimenti che contrastavano il sistema dei partiti, tra tutti la Lega Nord che ottenne l'8,7%, con un incremento di oltre otto punti rispetto alle consultazioni di cinque anni prima.

La prima conseguenza dei risultati delle elezioni furono le dimissioni di Francesco Cossiga, dovute al suo presunto coinvolgimento in Gladio, date attraverso un messaggio televisivo, rivolgendosi direttamente ai telespettatori, senza alcuna mediazione istituzionale, durante il

quale attaccò il presidente del Senato Spadolini e quello della Camera Oscar Luigi Scalfaro. Fu proprio il democristiano Scalfaro, il 25 maggio, due giorni dopo l'uccisione del magistrato Giovanni Falcone, a sostituire Cossiga alla Presidenza della Repubblica. La non capacità dei partiti di rinnovarsi diede alla magistratura che non aveva mai avuto prima: l'indagine, passata alla storia come Tangentopoli, portò alla luce una fitta rete di corruzione che coinvolgeva quasi tutti i partiti dell'arco parlamentare, a esclusione dell'Msi: i più coinvolti risultarono il Psi e la Dc, tuttavia anche il Pci non fu esente da implicazioni. A giugno nacque il nuovo governo quadripartito (Dc, Psi, Psdi, Pli) presieduto da Giuliano Amato, che cercò di trovare rimedio alla crisi finanziaria italiana. Sul piano politico il referendum dell'aprile 1993 cambiarono il profilo del sistema italiano: attraverso quella consultazione gli italiani scelsero di abbandonare il sistema proporzionale e adottare quello maggioritario. Dopo il referendum Amato rassegnò le sue dimissioni dalla Presidenza del Consiglio, Scalfaro per formare il nuovo esecutivo scelse il governatore della Banca d' Italia Carlo Azeglio Ciampi, che vide la partecipazione oltre ai consueti partiti della maggioranza governativa, anche quella del Pds e dei Verdi, che rimase in carica fino al gennaio 1994, due mesi prima delle elezioni politiche che decretarono la vittoria di una formazione politica, Forza Italia, e di un personaggio nuovo del panorama politico italiano, Silvio Berlusconi.

Il politico che ha maggiormente caratterizzato il decennio sia dal punto di vista sia politico sia linguistico e personale è Bettino Craxi. Cominciata da giovanissimo l'attività politica, nel 1957, a soli 23 anni entrò nel comitato centrale del Partito Socialista, otto anni dopo entrò invece a far parte della dizione del partito. Dopo una breve esperienza di assessore al Comune di Milano, nel 1968 venne eletto parlamentare e due anni più tardi divenne vicesegretario della formazione politica a cui apparteneva. Nel 1976 assunse il ruolo di segretario del Psi, proprio all'indomani del peggior risultato registrato dal suo partito in un'elezione, che coincise con la maggiore affermazione del Pci, Craxi allora puntò a ottenere una maggiore autonomia dall'organizzazione politica guidata da Enrico Berlinguer, nell'ottica di una competizione a sinistra che aveva come elemento cardine il totale rifiuto del compromesso storico voluto invece dal segretario comunista. Tuttavia Craxi, negli anni strinse comunque un'alleanza con la Democrazia cristiana che lo portò a essere il primo socialista nella storia italiana a guidare due governi di coalizione, tra il 1983 e 1987, con Dc, Psdi, Pli e Pri. I provvedimenti che più hanno segnato gli esecutivi presieduti dal socialista sono stati il nuovo accordo, del 1984, con la Santa Sede, attraverso il quale la religione cattolica cessava di essere religione di Stato e il cosiddetto Decreto Berlusconi, mediante il quale veniva consentita la trasmissione dei canali dell'imprenditore milanese, dopo la richiesta della magistratura di sospendere l'emissione nelle regioni di non

competenza. Coinvolto nelle indagini di Tangentopoli, nel febbraio 1993 si dimise da segretario del Psi, dopo aver tenuto in Parlamento, nell'aprile dello stesso anno un lungo discorso in cui difendeva le sue posizioni, e l'anno successivo, prima di perdere l'immunità parlamentare, per sottrarsi alla magistratura, si rifugiò in Tunisia, dove morì nel gennaio del 2000. Il punto più alto della sua popolarità Craxi lo toccò nell'ottobre del 1985, quando il governo italiano fu investito dal caso dell'Achille Lauro: mentre stava effettuando una crociera la nave venne dirottata da un gruppo di uomini del Fronte per la liberazione della Palestina, presero in ostaggio i seicento passeggeri a bordo, dopo due giorni di trattative la faccenda si risolse, ma la scoperta dell'uccisione di un passeggero americano di origine ebraica creò forti frizioni diplomatiche, le più gravi dalla fine della seconda guerra mondiale, tra l'Italia e gli Stati Uniti, anche se i rapporti tra le due nazioni si risolsero velocemente, il governo presieduto da Craxi, dopo le dimissioni dei ministri repubblicani, tra cui quello della difesa, Giovanni Spadolini, fu costretto a dimettersi.

Il governo si congedò il 17 ottobre, attraverso un discorso, trasmesso anche in televisione, nel quale Craxi ripercorse le tappe della vicenda dell'Achille Lauro, di cui di seguito riporto alcuni passaggi, che segnò l'apice della sua notorietà:

Onorevole presidente, onorevoli colleghi, prima di comunicare le decisioni che ritengo necessario e doveroso prendere, vista la grave situazione politica che si è determinata nella coalizione di Governo, ho sentito l'obbligo di esporre alla Camera, nell'assoluto rispetto della verità, la sequenza di avvenimenti riferiti alla vicenda dell'Achille Lauro che il paese ha vissuto con trepidazione in questi giorni e che il Governo sin dall'inizio ha fronteggiato con una linea di condotta sempre ispirata allo obiettivo primario di evitare una tragedia e agendo in modo che le nostre decisioni in nessun momento fossero tali da comportare pregiudizio alla dignità della nazione e alla sovranità del paese. […]

Le stesse autorità americane, dal canto loro, nella notte di lunedì 7 ottobre, chiedevano espressamente al Governo italiano di rivolgersi ad Arafat, perché egli rilasciasse una dichiarazione pubblica per affermare di non avere nessuna responsabilità nell'impresa terroristica. In quella stessa notte convocavo alla Presidenza del Consiglio una riunione di emergenza per mettere a punto anche le misure militari necessarie per la liberazione dei passeggeri e della nave, nella deprecabilissima ipotesi di una situazione di estrema necessità. Quella notte stessa, per disposizione del ministro Spadolini, unità militari, composte da specialisti, lasciavano l'Italia dirette verso la zona di operazione. Nelle prime ore della mattina di martedì 8, Yasser Arafat confermava la condanna del sequestro della Achille Lauro ed offriva la sua piena disponibilità per giungere ad una soluzione incruenta, salvaguardando cioè l'incolumità fisica di tutti gli ostaggi. Ancora nelle prime ore della mattina di collegamenti con il governo del Cairo e con le autorità degli Stati Uniti, per stabilire l'esatta posizione della nave e la rotta e per accertare la possibilità di un collegamento con i dirottatori. La nave non rispondeva alle chiamate. Chiedemmo al Governo degli Stati Uniti se era disposto al semplice contatto con i dirottatori, esprimendo una posizione di estrema prudenza rispetto ad una ipotesi di negoziato, tanto più che i termini ricavati dai radiomessaggi lanciati dai dirottatori concernevano palestinesi detenuti in Israele. In quelle ore, poi, i dirottatori interruppero i loro segnali radio, rendendo ancora più drammatica la situazione, in cui perduravano difficoltà di individuare la nave e la sua rotta. […] Osservo, da parte mia, che la nave è una nave italiana e lo informo che il Governo italiano aveva sin dal primo momento considerato la possibilità di un intervento militare in caso di assoluta

necessità, e che allo scopo aveva già predisposto gli uomini ed i mezzi.[...] In considerazione della situazione particolarmente eccezionale e, cioè, dovendosi perseguire il fine principale di una probabile cattura dei responsabili del gravissimo episodio dei giorni precedenti e dei gravi misfatti, ivi compreso il pressoché certo assassinio di un passeggero a bordo della

Achille Lauro, ho ritenuto di dare il consenso all'atterraggio degli aerei in questione alla base

di Sigonella: il Boeing 737 egiziano, e gli aerei americani, risultati poi essere non i caccia intercettatori ma due velivoli da trasporto C 141. […] Il Governo ha sempre condotto con la massima intransigenza la lotta al terrorismo libero ed i risultati sin qui conseguiti lo dimostrano. Nessun governo libero al mondo ha saputo conseguire risultati decisivi nella lotta al terrorismo senza distruggere i princìpi e le regole dello Stato di diritto, così come hanno saputo fare governi della Repubblica italiana. Non c 'è un caso di cedimento o di debolezza che possa essere imputato a questo Governo nella lotta al terrorismo. […] Per quanto riguarda i rapporti tra Roma e Washington, io non posso che augurarmi che i chiarimenti intercorsi e quelli che potranno ancora intercorrere siano di natura tale da ristabilire definitivamente la piena armonia tra l'Italia e gli Stati Uniti, che sono paesi amici ed alleati, per la continuità e lo sviluppo di un rapporto di comuni responsabilità e di intensa collaborazione, in un clima di attenta considerazione, di amicizia e di rispetto della dignità e della sovranità nazionale dei rispettivi paesi. Mi sembra doveroso concludere questa mia esposizione rinnovando il ringraziamento a tutti coloro che ci hanno aiutato in questa dolorosa vicenda; a tutti coloro che hanno collaborato, che hanno cooperato, che hanno solidarizzato con i nostri sforzi, intesi unicamente a salvare centinaia di vite in quel momento esposte ad centinaia di vite in quel momento esposte ad un rischio gravissimo. Abbiamo agito secondo la nostra coscienza, secondo la nostra politica e secondo le nostre leggi. La coscienza ci ha dettato il dovere di tentare le vie incruente; la politica ci ha offerto l' occasione di utilizzare i buoni rapporti dell'Italia; le nostre leggi, le leggi italiane, ci hanno indicato la via da seguire. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, questi i fatti, questa la verità dei fatti. Questo non significa che non possano esserci state carenze meritevoli di critica, e mi dispiace molto che i dissensi non siano stati ritenuti ricomponibili da parte degli amici repubblicani. Ieri, ho ricevuto infatti le dimissioni dei ministri Mammì, Spadolini e Visentini a seguito di una decisione della direzione repubblicana, che ha determinato una crisi nei rapporti della coalizione e comporta quindi le dimissioni del governo.28

Il piglio risoluto e deciso che caratterizza Bettino Craxi si può già vedere dall'inizio del suo intervento alla Camera dei deputati, fin dall'incipit del suo discorso è chiaro come, almeno per quanto concerne questo ragionamento le parole-chiave siano responsabilità e dovere declinate in doveroso e obbligo che servono a descrivere la situazione di tensione che si era creata con la vicenda legata all'Achille Lauro. Sebbene per il governo presieduto da Craxi in quel periodo, almeno dal punto di vista diplomatico, diversa è stata la percezione avuta dall'opinione pubblica, non abbia goduto di particolare stima e credibilità, l'esponente socialista ha voluto ribadire la volontà dell'esecutivo di aver agito sulla base della verità, come egli stesso afferma, nell'assoluto rispetto della verità, e con l'intento principale di evitare una tragedia, come l'ha definita lo stesso Craxi. A conferma di ciò il presidente del Consiglio inizia a stilare, anticipato dalla frase Ed ecco i fatti, un resoconto dettagliato del coinvolgimento del governo italiano riguardo all'Achille Lauro, strutturato, a mio avviso, secondo un'arringa difensiva, nella quale Craxi ripercorre tutte le azioni eseguite dalle istituzioni italiane. Si può osservare come, anche alla luce del contenuto del suo discorso, siano poche le figure retoriche da mettere in rilievo, 28 Bettino Craxi, Discorsi parlamentari, Laterza, Roma-Bari, 2007, pp. 319-334.

non vi sono infatti metafore, ma soltanto ripetizioni come l'aggettivo stesso, stessa, stesse, ed inoltre da porre in evidenza come nel discorso di Bettino Craxi siano stati privilegiati che riguardano campi semantici dell'emergenza come si può osservare nei sintagmi grande preoccupazione ed estrema necessità, a questo proposito si può rilevare come per descrivere la grave situazione Craxi si sia più volte affidato a vocaboli quali necessità e estremo. Un ulteriore elemento sul quale porre l'attenzione è l'impiego, da parte dell'esponente del Partito socialista, di aggettivi utilizzati al grado superlativo come deprecabilissima, gravissimo e massima che hanno la funzione di rendere ancor più drammatico il racconto della vicenda.

Nel linguaggio di Bettino Craxi, vi è poi, secondo il mio punto di vista un'altra particolarità: egli, in più di un passaggio, suole parlare utilizzando la prima persona singolare, personalizzando al massimo il discorso che sta compiendo e di conseguenza la vicenda di cui sta trattando, con l'obiettivo di far percepire all'opinione pubblica, che sta ascoltando il suo intervento attraverso la televisione e ai deputati presenti alla Camera, il suo diretto coinvolgimento e interessamento nell'episodio dell'Achille Lauro. Altre osservazioni riguardo al linguaggio di Craxi, possono essere fatte rispetto all'uso, anche se in solo caso, dell'allitterazione, nell'abbinamento, riferendosi ai rapporti diplomatici tra Italia e Stati Uniti, amici e alleati, oppure alla tendenza all'elencazione come si può vedere, dove è dominante il complemento di specificazione, in lo sviluppo di un rapporto di comuni responsabilità e di intensa collaborazione, in un clima di attenta considerazione, di amicizia e di rispetto della dignità e della sovranità nazionale dei rispettivi paesi.

Il termine dovere torna nella conclusione dell'intervento di Bettino Craxi alla Camera dei deputati, quasi a voler formare idealmente un cerchio che coinvolge tutto il suo discorso, a ricordare ancora una volta l'impegno profuso affinché la vicenda dell'Achille Lauro fosse risolto, quest'ultimo passaggio del discorso viene, secondo il mio punto di vista, compiuto ancora una volta utilizzando la prima persona singolare, con l'obiettivo di ribadire il suo diretto intervento. Tuttavia, nell'ultima parte del ragionamento di Craxi tornano nuovamente l'uso di una terminologia legata a episodi drammatici, come fu quello dell'Achille Lauro, quale i sintagmi rischio gravissimo, dolorosa vicenda, ma anche verbi, questa volta declinati in senso positivo, quali cooperare, collaborare, solidarizzare e salvare, accompagnati dalla parola sforzi, dalla quale emerge con evidenza la volontà di mostrare il lavoro fatto dal governo. Cionondimeno, l'elemento sicuramente centrale che caratterizzano gli ultimi passaggi del discorso del presidente del Consiglio è il passaggio dalla prima persona singolare a quella plurale, e di conseguenza il passaggio dalla persona di Craxi all'interezza del governo, tutto ciò non si limita solamente a un mero aspetto politico: difatti l'esponente socialista afferma di aver agito secondo la nostra coscienza, secondo la nostra politica e secondo le nostre leggi, non

solo è stato aggiunto il pronome plurale, ora abbiamo anche l'aggettivo possessivo che viene usato con l'intenzione di riaffermare l'attività svolta dal governo da lui presieduto. In questo passo è possibile rilevare come sia presente la figura retorica dell'anafora, utile a rimarcare il concetto espresso da Craxi. Si può inoltre osservare come il termine coscienza sia determinante nel discorso del presidente del Consiglio per descrivere il lavoro eseguito: si ha l'impressione che Craxi voglia fare una confessione ai suoi interlocutori, voglia spiegare le motivazioni delle sue azioni, tuttavia non per fare ciò non si rifà a spiegazioni politiche, pubbliche, ma al contrario che fanno parte della sfera privata della persona, della sua parte più intima, il termine

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