• Non ci sono risultati.

Capitolo 3. Commento traduttologico

3.1. Caratteristiche del linguaggio giornalistico cinese

Il linguaggio della stampa cinese, sebbene appartenga alla cosiddetta lingua scritta (shumian

yu 书 面 语 ), costituisce una categoria a sé stante, con un proprio sistema di convenzioni e

peculiarità sia lessicali che sintattiche. Della lingua scritta condivide il registro formale, l’utilizzo di espressioni idiomatiche (come chengyu 成语), preposizioni, congiunzioni, sostituti dimostrativi e strutture sintattiche assenti nella lingua parlata (kouyu 口 语 ), la presenza di complesse determinazioni nominali e frasi relative rette dalla particella de 的 , la tendenza alla nominalizzazione attraverso l’uso dei cosiddetti verbi vuoti (xuyi dongci 虚义动词) e il ricorso a sigle, acronimi e abbreviazioni riferite a nomi geografici, cariche pubbliche e nomi di istituzioni e organizzazioni181.

Le espressioni idiomatiche a quattro caratteri, o chengyu, sono generalmente un lascito dell’antica lingua scritta, ovvero del cinese classico, e sono fortemente radicate nei testi scritti della contemporaneità, sia letterari che settoriali. Possiedono una natura carica di significato simbolico, in quanto spesso fanno riferimento a leggende, aneddoti, oppure a personaggi ed eventi storici, per questo non sono di immediata comprensione per chi non padroneggi il cinese come prima lingua. Ai fini della traduzione i chengyu costituiscono un problema non da poco, sia per la concisione data dalla giustapposizione di quattro caratteri che corrispondono ad altrettante parole monosillabiche, che per l’assenza di un corrispettivo nella lingua e soprattutto cultura di arrivo. Qualora ci si imbatta in un’espressione idiomatica a quattro caratteri i due aspetti fondamentali da tenere a mente nel processo traduttivo sono: la ricerca di un’espressione più o meno equivalente dal punto di vista del significato e che possieda una certa sfumatura idiomatica e il mantenimento della funzione sintattica all’interno della frase182

.

Le più ricorrenti preposizioni tipiche della lingua scritta e del linguaggio giornalistico sono

tong 同 (con, insieme a), yu 与 (con, insieme a), ju 据 (in base a) e jiu 就 (riguardo a). Si tratta di

preposizioni monosillabiche con lo stesso significato di altre preposizioni di uso più colloquiale, a cui si sostituiscono. Analogamente ricorrono, nei testi di registro formale, alcune congiunzioni

181

YU, FENG, Learners’ Handbook of Modern Chinese Written Expressions, Hong Kong, The Chinese University Press, 2000.

87

monosillabiche, come ze 则 (tuttavia, però) e er 而 (a sua volta, ricorre spesso per indicare aggiunta o contrapposizione; talvolta non viene tradotta e indica una relazione finale o strumentale)183.

Nella lingua scritta, così come negli articoli dei quotidiani, è inoltre possibile trovare sostituti dimostrativi in forma monosillabica, come ci 此 (questo/-a) e gai 该 (questo/-a).

Dal punto di vista sintattico è piuttosto comune riscontrare la presenza di strutture fisse, spesso costituite da una preposizione, che introduce un gruppo preposizionale più o meno ampio e complesso, e un verbo, eventualmente poi seguito dall’oggetto. Alcuni esempi sono jiu… dacheng

xieyi 就… 达成协议 (raggiungere un accordo riguardo a …), wei… zuochu gongxian 为… 作出贡

献 (dare un contributo al fine di…)184

. Molto frequente è anche la formula zai… de lingdao xia 在… 的领导下 (sotto la guida di…), perlopiù in riferimento al PCC, tipica anche dei discorsi ufficiali185. Oltre a questa, ricorrono negli articoli di ambito politico svariate espressioni tipiche del discorso ufficiale, di cui talvolta i quotidiani, in particolare quelli riconosciuti come organi ufficiali del Partito, si fanno portavoce, soprattutto in occasione di importanti eventi di carattere nazionale, come assemblee e conferenze, o di nuove misure adottate dal Governo. Si tratta generalmente di locuzioni fisse con un forte valore propagandistico. Costituendo nel complesso un fenomeno estraneo al linguaggio utilizzato dalla stampa italiana, la resa di tali espressioni genera talvolta notevoli problemi traduttivi, in quanto se si optasse per una traduzione tendente a ridurre il residuo al minimo, si potrebbe correre il rischio di dar luogo a rese addirittura grottesche. Un’altra influenza del discorso politico sul linguaggio giornalistico cinese è il ricorso al termine wo guo 我国 (letteralmente: il mio Paese) che genera inevitabilmente un residuo traduttivo, non disponendo la lingua italiana di una simile convenzione linguistica, ed è perciò solitamente tradotto con “la Cina”186. Molto comune è infine l’impiego dei numeri con valore simbolico, per esprimere grandi

quantità, come nel caso di wan 万 (letteralmente: diecimila, da tradurre preferibilmente con “innumerevoli”)187

, oppure per formare delle locuzioni a quattro caratteri188, come ad esempio Yi

183

DE TROIA, PAOLO; ZHANG, TONGBIN; ROMAGNOLI, CHIARA; SUN PINGPING, Il Cinese dei

giornali, Milano, Hoepli, 2015, p.5;p.50. 184 Ivi, p.5.

185 Ivi, p.27.

186 PELLATT, VALERIE; LIU, ERIC T., Thinking Chinese Translation, Abingdon (Oxon), Routledge, 2010, p.114. 187 Ivi, pp.120-121.

88

dai yi lu 一带一路 (letteralmente: una cintura e una strada, tendenzialmente riportato con la

traduzione inglese di One Belt and One Road).

Una caratteristica condivisa poi dal linguaggio giornalistico e da quello utilizzato nei saggi accademici in lingua cinese è il ricorso all’ipotassi (tipica della lingua italiana) anziché alla paratassi, come è di norma preferibile nella lingua scritta. Invece dei tipici periodi di lunghezza medio - breve, costituiti da un numero ristretto di proposizioni semplici separate dalla virgola o collegate da una congiunzione, può capitare infatti di incontrare periodi di lunghezza consistente e la cui analisi risulta spesso complessa, soprattutto a causa delle presenza di estesi gruppi nominali uniti da legami di determinazione implicita o esplicita a seconda dei casi. Sebbene criticato da molti esperti nel campo della linguistica cinese, il fenomeno è ormai piuttosto diffuso e comunemente riferito con l’espressione di “frase europeizzata (ouhua ju 欧化句)”189

.

Per quanto riguarda l’uso di verbi vuoti e la tendenza a nominalizzare, si tratta di una strategia impiegata da numerose lingue, oltre al cinese, per elevare il registro e renderlo più formale ed elegante. Relegando la funzione di trasmettere il significato ai sostantivi, si ricorre inevitabilmente a verbi come jinxing 进行 (realizzare, portare avanti), jinru 进入 (entrare), juxing 举行 (avere luogo), shixing 实行 (attuare), fasheng 发生 (accadere, succedere) e biaoshi 表示 (esprimere).

Un’ulteriore caratteristica che accomuna la shumian yu al linguaggio della stampa è il copioso utilizzo di sigle, acronimi e abbreviazioni. La forma scritta permette infatti di evitare il rischio di incomprensioni dovute al fenomeno di omonimia che contraddistingue la lingua cinese, per questo il ricorso a tali espressioni è privilegiato nello scritto e molto limitato nel parlato. Sulle pagine dei quotidiani è molto comune trovare la forma monosillabica di nomi geografici quali nazioni e città; alcuni esempi sono: Ying 英 (Inghilterra), Zhongyi 中意 (Cina e Italia; sino-italiano),

Yu 渝 (Chongqing) e Hu 沪 (Shanghai). Molto ricorrenti sono poi le forme contratte di nomi di

organi, istituzioni o eventi di carattere mondiale, quali Zhong gong Zhongyang 中 共 中 央

188 Ivi, p.120.

89

(Zhongguo Gongchan Zhongyang Weiyuanhui 中国中产中央委员会, Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese) e Shi bo hui 世博会 (Shijie bolan hui 世界博览会, Expo).

Oltre a queste caratteristiche, il linguaggio della stampa cinese possiede, come anticipato, altre peculiarità, quali la presenza di terminologia settoriale, anche al di là dell’ambito giornalistico, a seconda dell’argomento affrontato da ogni articolo, e la coniazione di nuovi termini.

Tipico del linguaggio giornalistico è infatti l’utilizzo di espressioni convenzionali, come

dian 电 (letteralmente: telegramma, telex)190, generalmente inserito nella formula “ju Xinhua… yue… ri dian 据新华… 月…日电 (letteralmente: notizia trasmessa dall’Agenzia Xinhua, giorno e

mese)”, oppure xiangguan baodao jian di… ban 相关报导见第… 版 (per l’articolo completo si veda pag…). Altri termini frequenti nella stesura di articoli di giornale sono poi juxi 据悉 (in base a quanto riportato; pare che), huoxi 获悉 (si è appreso che; in base a quanto appreso), huitan 会谈 (colloquio), beiwanglu 备 忘 录 (memorandum), shuangbian 双 边 (bilaterale), duobian 多 边 (multilaterale), chuxi 出席 (prendere parte a un evento, presenziare) e jie 届 (sessione), usato in riferimento a riunioni o assemblee191.

In base alla natura di ogni articolo e al settore indagato, si noterà il ricorso a termini settoriali più o meno tecnici, dal mondo della scienza, delle tecnologia, dell’IT, dell’economia, della finanza, della politica o dello sport. Negli ultimi anni ha preso piede in Cina un fenomeno parallelo, ovvero l’impiego di elementi del lessico scientifico-tecnologico, decontestualizzati e inseriti, spesso in coppia, in contesti atipici in cui assumono un significato metaforico. Un esempio piuttosto comune è costituito dai termini “hardware (yingjian 硬件)” e “software (ruanjian 软件)”, presi a prestito in testi accademici o negli articoli di giornale per indicare rispettivamente la sovrastruttura o l’insieme delle attrezzature di un sistema e i relativi meccanismi interni o le forze che vi agiscono invisibilmente192.

190

DE TROIA; ZHANG; ROMAGNOLI; SUN, op.cit., p.5. 191 YU FENG, op.cit., pp.120-122.

90

Per quanto riguarda la coniazione di neologismi, si tratta di un fenomeno molto diffuso che dipende inevitabilmente da due variabili, lo stile di scrittura dei singoli giornalisti e il continuo influsso della globalizzazione che mette in moto un costante scambio di informazioni relative all’innovazione e al progresso delle società, introducendo nuovi termini stranieri per i quali si tenta spesso di trovare un’espressione equivalente nella lingua e cultura riceventi. Come accade anche per le altre lingue, basandosi sull’inglese, si creano così nuovi calchi e prestiti linguistici. Frequente inoltre è il fenomeno dell’affissazione: si aggiungono prefissi o suffissi a parole già esistenti per modificarne la categoria grammaticale oppure per variarne il significato. Ad esempio, aggiungendo il suffisso –du 度 (grado) a un aggettivo si forma un sostantivo: touming 透明 (trasparente) + –du

度 (grado) diventa toumingdu 透明度 (trasparenza)193

. Se invece si aggiunge il suffisso –xing 性 a un verbo o a un aggettivo si costruisce un sostantivo (generalmente astratto); mentre l’unione di un sostantivo, un aggettivo o un verbo con il suffisso –hua 化 permette la creazione di un nuovo termine, il cui significato implica un processo di trasformazione o cambiamento, come nel caso di

gongye 工业 (industria) da cui deriva gongyehua 工业化 (industrializzato)194. Piuttosto comune è

infine il ricorso al termine re 热 (letteralmente: caldo), calco dell’inglese “hot”, posposto generalmente a sostantivi, per indicare un fenomeno molto in voga nel mondo socio-culturale. Un esempio è dato da yingyure 英语热 (traducibile in italiano come “la febbre dell’inglese”)195.

Tipico della lingua scritta e del linguaggio giornalistico cinese è poi l’utilizzo della forma monosillabica di alcuni verbi, soprattutto qualora ricorrano unitamente a particolari sostantivi, come nel caso di baozheng 保证 (garantire) che, se seguito da zhiliang 质量 (qualità), viene spesso abbreviato nella forma bao zhiliang 保质量 (garantire la qualità) e cujin 促进 (promuovere) che, quando accompagnato da fazhan 发 展 (sviluppo) viene spesso ridotto a cu fazhan 促 发 展 (promuovere lo sviluppo)196.

Un discorso a sé va riservato poi ai titoli degli articoli di giornale. Sebbene vi sia una sorta di sistema di convenzioni che ne regola la formazione e ne permette una maggiore concisione e

193 Ivi, p.127.

194

Ivi, p.128.

195 DE TROIA; ZHANG; ROMAGNOLI; SUN, op.cit., p.98. 196 Ivi, p.26.

91

brevità rispetto alla classica struttura sintattica delle proposizioni, accade talvolta di dover ridurre in traduzione il contenuto informativo, tralasciando le informazioni superflue che la versione originale in cinese invece riportava, potendo contare sulla maggiore disponibilità di spazio dovuta alla natura stessa della lingua. Tra le strategie adottate per contenere l’estensione dei titoli figurano l’omissione di alcune parti del discorso, come classificatori e particelle aspettuali (in particolare il le 了, indicatore dell’aspetto perfettivo) e la variazione della struttura sintattica della frase, le cui regole vengono deliberatamente trascurate. Affidandosi alla relazione implicita di finalità e causalità tra le diverse porzioni del testo e alla struttura tema-commento197, si ha così la possibilità di ridurre al massimo il titolo, che ha la funzione primaria di “riassumere e caratterizzare il testo”, ma soprattutto di “attrarre il lettore”198. Piuttosto comune è anche l’abbreviazione di alcuni termini alla

forma monosillabica, tra cui Waijiao buzhang 外交部长 (ministro degli Affari Esteri) che spesso compare come Wai zhang 外长 e jintian 今天 (oggi) ridotto a jin 今, ovvero l’omissione di congiunzioni, ad esempio ji 及 (e)199.