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Dato il successo dell’iniziativa, si poneva la possibilità di continuare a sperimentare questo tipo di produzione teatrale partecipata attraverso un nuovo progetto. Non volendo però ripetere in modo banale l’esperienza fatta, Claudio Longhi ha pensato di rinnovare non solo i contenuti, ma anche la forma del progetto. È cominciato allora un confronto graduale, relativo a possibili temi ed idee, tra il regista e Valenti che ha portato all’individuazione della tematica centrale: la Grande guerra. Tale scelta ha mantenuto comunque un legame stretto col progetto precedente andando a creare un ponte tra l’Europa post-bellica, narrata dal Ratto, e l’Europa prebellica della Belle Époque. L’analisi di testi relativi a quel periodo ha permesso di rilevare quanto effettivamente all’inizio del XX secolo vi fosse un’unità di fatto a livello europeo, quanto meno sul piano culturale: la lingua in uso tra le classi sociali più elevate era trasversalmente il francese, i trasporti su rotaia, sempre più sviluppati, permettevano un

299 Ibidem. 300

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accorciamento notevole delle distanze, arti letteratura e filosofia fiorivano e si diffondevano per tutto il continente grazie alle università.

Questo tipo di società e di organizzazione geopolitica europea, accoglieva già in sé i germi dell’autodistruzione, con la Prima guerra mondiale l’Europa della Belle Époque pratica un suicidio. Un suicidio per la verità molto lento che non si esaurisce prima del 1945. Infatti secondo gran parte della storiografia attuale le due guerre mondiali devono essere lette come un solo unico gigantesco conflitto. Dalle ceneri di questo conflitto durato quarantuno anni sono nati i presupposti di quella che noi oggi viene chiamata Unione europea. Perciò senza la Belle Époque e la Grande guerra, l’Europa non sarebbe quella in cui ci troviamo a vivere oggi.

Tale riflessione ha reso la scelta del nuovo tema quasi obbligata, o quantomeno una naturale prosecuzione del vecchio.

Per quanto riguarda la forma e la struttura pratica del progetto è emersa la necessità di pianificare un tipo di attività dai toni meno ‘pop’ e rivolta anche ad un pubblico tradizionalmente abituato a frequentare il teatro. Se infatti Il ratto d’Europa si rivolgeva soprattutto ai neofiti dell’arte drammatica, rendendo talvolta insoddisfatti e non pienamente convinti delle scelte relative a laboratori e incontri gli abitué, il nuovo progetto doveva trovare un riscontro positivo anche in questi ultimi.

Questa è stata la genesi di Carissimi Padri…Almanacchi della “Grande Pace”(1900-

1915). Inizialmente la produzione, come per il Ratto avrebbe dovuto vedere impegnati sia

ERT che il Teatro di Roma, ma a seguito dei cambiamenti di direzione di quest’ultimo (Gabriele Lavia stava giungendo alla fine del proprio mandato) è venuto meno l’interesse verso il progetto e dunque la Fondazione ERT si è dichiarata pronta a portare avanti Carissimi

Padri senza altri teatri come partner.

Ma ecco che proprio durante l’estate 2014 è intervenuto il Teatro della Toscana dimostrandosi intenzionato a co-produrre Carissimi Padri con lo scopo di entrare a far parte di un progetto di teatro partecipato.

Nel gennaio 2015 le attività hanno cominciato ad aver luogo a Modena. Anche in questo caso hanno partecipato numerosi partner di vario genere sono state proposte numerosissime attività, tra cui letture, cene-spettacolo, attività sportive, proiezioni cinematografiche e laboratori drammaturgico-performativi301.

In particolare sono stati organizzati tre atelier, tra Modena e Cesena, che hanno coinvolto centinaia di persone coordinate e supportate da nove artisti professionisti. Tali attività, di tipo

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formativo e preparatorio, hanno permesso poi la messa in scena di tre performance teatrali a conclusione di ogni laboratorio (tre giorni di prove circa). Gli atelier hanno permesso ai partecipanti di confrontarsi direttamente con le fasi principali di ideazione e preparazione di una produzione teatrale, rendendoli consapevoli del lavoro che una messa in scena richiede per raggiungere un determinato livello di qualità. È stato necessario che i partecipanti prendessero parte sia alla lettura e interpretazione dei testi di riferimento, sia allo sviluppo delle scene, sia alla costruzione della scenografia302.

I risultati di queste esperienze sono stati di nuovo particolarmente positivi e gli artisti sono stati pronti per esportare il modello di lavoro a Firenze nel 2016. La riunione di co- produzione ha avuto luogo a Milano in gennaio e subito in febbraio sono partiti i cicli di eventi, incontri e laboratori.

A Firenze, il coinvolgimento dei partner forse non ha avuto la stessa portata, da un punto di vista numerico in effetti non hanno raggiunto Modena , ma sicuramente tra di essi non mancano enti e associazioni rilevanti a livello cittadino quali: Il Comune di Firenze, la Biblioteca Marucelliana, La Biblioteca di Scandicci, Palazzo Strozzi, il Liceo Scientifico Gramsci, il Liceo Machiavelli, I Musei Civici fiorentini, il Museo del Novecento, Scandicci cultura, la Scuola di musica di Fiesole, Il Sistema documentario integrato dell’area fiorentina, lo Spazio Alfieri, l’Azienda Pubblica-servizi alla persona Montedomini e l’Istituto Ernesto de Martino303.

La collaborazione e la cooperazione di tutti i soggetti coinvolti hanno permesso, a partire dal 25 febbraio, una programmazione serrata di incontri e laboratori. In particolare i laboratori sono stati ospitati nel primo periodo dal Teatro Niccolini, con lo scopo di ridare nuova vita e utilità ai suoi spazi, per lungo tempo inutilizzati, nel secondo periodo (quello primaverile) dal Teatro della Pergola e nell’ultimo periodo (quello estivo) dalla Biblioteca di Scandicci. Essi hanno coinvolto da subito tra le 100 e le 180 persone, senza mediazione, proiettandole fin da subito nello spirito del progetto e del tema.

Come primo esempio si riporta l’esperienza dell’atelier «Lasciate ogni paura o voi

ch’entrate.» Introibo fiorentino, la cui fase preparatoria ha avuto luogo durante il weekend del

27-28 febbraio. Il 4 marzo è stata poi messa in scena la performance vera e propria che ha avuto come tematica principale il confronto col futurismo fiorentino. Sono stati letti, analizzati, sperimentati alcuni testi dei più influenti intellettuali dell’epoca e dei giornali simbolo del futurismo e della Belle Époque: Ardengo Soffici, Giovanni Papini, La Voce, La

302 Cfr. Giorgino, Teatro e responsabilità sociale, op. cit., p.89. 303

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Cerba. Gli ‘atelieristi’ hanno ridato vita al clima futurista che pervadeva i teatri di inizio secolo, declamando citazioni da ogni ambiente disponibile nel teatro304.

Successivamente, in marzo, sono stati organizzati laboratori specifici per gli abbonati. Il 27 Giacomo Pedini (vice regista e assistente di Claudio Longhi nel progetto) ha guidato i partecipanti in un percorso drammaturgico e performativo con l’obiettivo finale di elaborare un breve scritto teatrale destinato alla messa in scena. Anche in questo caso il percorso creativo di elaborazione testuale è avvenuto attraverso la lettura e di materiali pre-esistenti, secondo la metodologia della tecnica di scrittura a montaggio e l’utilizzo delle forme linguistiche proprie del Kabarett305.

Anche l’evento condotto da Nicola Bortolotti a Scandicci il 17 e 20 giugno e l’11 luglio, ha avuto caratteristiche simili, seppur, essendosi svolto all’interno di una biblioteca, si è concentrato sulla lettura dei testi di inizio XX secolo306.

In aprile sono stati avviati i laboratori per le scuole, caratterizzati da forme di lavoro differenti. All’inizio l’attività si è esplicata attraverso ‘blitz’ teatrali. In effetti si tratta di una formula già sperimentata e collaudata dal 2004, che consiste in lezioni/spettacolo tenute da una coppia di attori che coinvolgono i ragazzi delle classi (o in alcuni casi dell’intero istituto) rendendoli parte immediatamente di un’attività performativa incentrata su tematiche storiche o storico/teatrali. Nel caso specifico dei laboratori di Carissimi Padri a questa fase prima fase sono succedute fasi di lettura di tesi di Kabarett e di satira dei primi del Novecento, cui sono seguite riflessioni su idee, teatro e atmosfera del periodo storico trattato a confronto con quelle attuali. Il passo successivo ha visto gli alunni cimentarsi con l’elaborazione drammaturgica e la preparazione della fase performativa. I due gruppi di alunni del Liceo Machiavelli hanno dato vita a due pièce originali: “Nonna, ma tu e il nonno come vi siete

conosciuti?” – Due generazioni a confronto e Le cene di Ida307 .

È da sottolineare quanto effettivamente il coinvolgimento in questo tipo di laboratori sia diverso per gli alunni delle scuole superiori rispetto ai cittadini adulti che non hanno esperienza di pratica teatrale. Gli studenti sono molto più abituati ad essere parte di progetti di vario genere e a fidarsi e ad affidarsi a tutor ed educatori rendendosi disponibili con naturalezza alle attività proposte.

Lo stesso non vale per il pubblico adulto, che in primo luogo è più difficile da intercettare (è necessario creare per questo network a livello di realtà associative) e non ha

304 Cfr. http://www.carissimipadri.it/wp-content/uploads/2016/03/DEFINITIVO-Atelier-Firenze.pdf. 305 Cfr. http://www.carissimipadri.it/laboratorio-abbonati-20-30/. 306 Cfr. http://www.carissimipadri.it/laboratorio-abbonati-20-30/. 307 Cfr. http://www.carissimipadri.it/evento/laboratori-liceo-machiavelli-primo-esito/.

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facilità né dimestichezza nel lasciarsi coinvolgere da estranei in percorsi di tipo formativo tramite modalità insolite e estranee alle abitudini e alle partiche routinarie.

Nonostante questo tipo di difficoltà, a cui va sommandosi la mancanza di radicamento territoriale forte rispetto a Modena, l’esperienza fiorentina di Carissimi Padri si sta rivelando molto proficua. La partecipazione agli eventi è infatti stata notevole sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo e il livello di soddisfazione da parte dei partecipanti è stato elevato. Inoltre, è in programma la rappresentazione conclusiva, Istruzioni per non morire in

pace, (aprile 2017) che debutterà sul palco principale del Teatro della Pergola e avrà la

struttura di un trittico, di cui ciascuna parte sarà messa in scena in una serata diversa.

Per quanto riguarda il testo della produzione, in questo caso (a differenza de Il ratto

d’Europa) la scrittura drammaturgica è stata affidata a un professionista, lo scrittore Paolo di

Paolo, pur tenendo in considerazione e sfruttando tutti i materiali e gli spunti affiorati dagli eventi e dagli atelier.

È evidente come il risultato finale, di un progetto come questo, sia il frutto dell’impegno, della fatica e della dedizione di ognuno dei partecipanti, professionisti e non. Proprio per tale motivo lo spettacolo può essere percepito dal pubblico come qualcosa che gli appartiene e questa percezione può divenire il motore di un processo formativo e di avvicinamento al teatro. Perciò è importante mantenere lo scopo formativo sempre al centro di ogni attività svolta, evitando la tentazione più rischiosa, quella di rendere eventi e laboratori strumenti promozionali. Certamente gli incontri possono avere anche una funzione di promozione, ma ciò non deve mai inficiare la parte formativa e partecipativa.