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f Un modello di vera innovazione della produzione?

Dopo aver esaminato l’attuale sistema produttivo del Teatro della Toscana pare opportuno aprire una breve parentesi per comprendere quanto esso sia effettivamente rispondente alle nuove esigenze e se possa rappresentare realmente un modello innovativo. Secondo quanto sostenuto da Monica Calcagno le innovazioni in ambito culturale creano valore sia a livello di conoscenza che di relazioni. Innovare è una responsabilità di primo piano per le organizzazioni culturali. Tra le dinamiche del settore, quelle che sembrano avere un impatto maggiore sui percorsi di innovazione sono: l’evoluzione della domanda, le fonti di finanziamento, la tecnologia e il linguaggio279.

276 Cfr. ivi, p. 260.

277 Cfr. Gallina, Ri-organizzare teatro, op. cit., p. 260; cfr. inoltre, Pieremilio Ferrarese, Lineamenti di Report per le aziende di cultura. Elementi di project management degli eventi culturali, Venezia, Cafoscarina, 2012,

p.89.

278 Cfr. Relazione sulla gestione 2015, archivio Fondazione teatro della Toscana.

279 Cfr. Monica Calcagno, Le performing arts nel segno dell’innovazione, in La sperimentazione nei processi di produzione teatrale, a cura di Alfonso Malaguti, Monica Calcagno , Milano, Franco Angeli, 2012, pp.81-86.

102 L’evoluzione della domanda è un processo naturale in quanto col passare del tempo i modelli di consumo si modificano in base alle trasformazioni sociali. Per quanto concerne in particolare ‘il consumo di cultura’, la tradizionale suddivisione tra domanda di prodotti highbrow e domanda di prodotti lowbrow ha fondamentalmente perso aderenza alla realtà. L’odierno consumatore di prodotti artistici forma attraverso scelte personali e individuali, molto eterogenee e diverse tra loro la propria identità culturale. Tende ad essere molto flessibile nella selezione di generi ed esperienze e i suoi gusti non sono più indissolubilmente ed esclusivamente legati alla classe sociale di appartenenza o alla professione. Questo fatto implica che la fruizione avvenga in modo imprevedibile e incostante. Gli operatori della cultura devono conseguentemente adeguarsi alle nuove esigenze e puntare su nuove modalità di offerta e comunicazione280.

Nel caso del teatro il principale (anche se non unico) stakeholder da tenere in considerazione è il pubblico. Senza il pubblico non può esserci teatro. Ecco dunque che la necessità di rispondere in modo appropriato alle esigenze del pubblico incalza.

La risposta del Teatro della Toscana è stata quella di impostare la propria produzione sul principio della diversificazione e della polifonia artistica, oltre che sulla qualità dell’offerta (anche in termini di ospitalità). Il mosaico che si sta componendo include realtà diverse tra loro ma che trovano la loro ragion d’essere proprio nelle differenti identità. Ognuno dei teatri è infatti destinato a generi differenti e ad attività didattiche, formative e ricreative di vario tipo281. Inoltre, la presenza di più voci che influenzano artisticamente le produzioni arricchisce ulteriormente l’offerta e tende a coinvolgere pubblici diversi.

Tra le varie produzioni si distinguono tra l’altro progetti speciali rivolti al mondo dell’infanzia e agli adulti che propongono alle persone un nuovo modo di viere il teatro (si considerino ad esempio Il sogno di Alice, In sua movenza è fermo e “Sognare a teatro”).

Infine i vari progetti di formazione del pubblico proposti, dei quali si parlerà più approfonditamente in seguito, si stanno rivelando metodi efficaci per intercettare vaste fasce di pubblico e per creare un legame più stretto con la comunità di riferimento.

Anche le fonti di finanziamento sono una questione estremamente delicata e rilevante, con la quale le organizzazioni culturali non possono fare a meno di confrontarsi. Negli anni infatti la spesa pubblica per la cultura è stata nettamente tagliata, e l’autofinanziamento derivante dalla vendita di biglietti e abbonamenti ha subito un calo notevole in seguito alle problematiche economiche sorte in seguito alla crisi economica e all’impoverimento delle

280 Cfr. ivi, p.84. 281

103 famiglie. Questa congiuntura negativa ha causato una situazione di perenne carenza di fondi nei settori dell’arte e della cultura282

.

Le soluzioni adottate dal Teatro della Toscana per fronteggiare questa situazione comprendono un impegno costante a programmare i costi dei progetti di produzione in modo che non eccedano le risorse a disposizione, la ricerca di sponsor, l’ideazione di abbonamenti e di combinazioni di spettacoli personalizzabili, riduzioni per categorie svantaggiate (come i giovani e gli studenti) e per utenti/fruitori/soci di enti convenzionati283. Il Teatro della Toscana può, inoltre, contare, in quanto Teatro nazionale e Fondazione partecipata da tre Enti locali, sul supporto dei contributi pubblici (da parte di MiBACT, Regione Toscana e Comuni di Firenze e Pontedera). L’obiettivo è quindi quello di mantenersi sempre all’interno dei parametri richiesti dal decreto per poter continuare a usufruire di tali risorse.

Lo sviluppo tecnologico attuale ha influenzato anche il campo della cultura proponendo nuovi prodotti al fine di avvicinarsi anche a segmenti di mercato fin ora rimasti lontani da questo settore. Tra i vari esempi si possono citare: «le proiezioni cinematografiche delle opere liriche in contemporanea con lo spettacolo a teatro, i tool digitali insieme ai siti web che accompagnano il pubblico lungo tutta l’esperienza offrendo contenuti da scaricare e informazioni multimediali, l’organizzazione di mostre virtuali284

». Questo tipo di tecnologie ha un grande impatto sul pubblico permettendo un maggior livello di interazione e influendo fortemente sul linguaggio utilizzato.

Da questo punto di vista il Teatro della Toscana ha deciso di investire soprattutto nel settore comunicazione e marketing arricchendo il sito web e creando una applicazione per telefoni cellulari che permette di prenotare i biglietti con immediatezza e di essere sempre informati sulle novità del Teatro. Ha, inoltre, aderito al Google Culturale Institute e ha progettato un tour virtuale dell’edificio storico tramite la tecnologia di Google Street View285

. Dal punto di vista delle produzioni vere e proprie non è ancora stato elaborato un filone che sia caratterizzato dall’utilizzo intensivo di tecnologie digitali. I generi di teatro proposti prevalentemente basati sulla recitazione attoriale, dunque sulla fisicità e la vocalità degli interpreti oltre che sul coinvolgimento del pubblico. Di conseguenza forse per il momento l’uso di tali risorse tecnologiche, che non sia semplicemente di supporto non è pienamente in linea con lo stile di produzione del Teatro.

282 Cfr. Calcagno, Le performing arts nel segno dell’innovazione, op. cit., p.85. 283

Cfr. http://www.teatrodellapergola.com/collaborazioni-convenzioni/; cfr. inoltre, http://www.teatrodellapergola.com/biglietteria/abbonamenti/; cfr. inoltre,

http://www.teatrodellapergola.com/aziende/.

284 Calcagno, Le performing arts nel segno dell’innovazione, op. cit., pp. 85-86. 285

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2. Produrre teatro formando il pubblico: il progetto Carissimi Padri

a. Il Teatro partecipato

Il Teatro della Toscana, ha diversificato quanto più possibile la sua attività di produzione con l’obiettivo di coinvolgere non solo professionisti del settore teatrale (artisti o tecnici), ma anche fruitori abituali e non del teatro: spettatori, cittadinanza, giovani e bambini.

Per restituire un senso nuovo e profondo all’attività teatrale è necessario che istituzioni, enti e persone che operano in questo settore sappiano creare un rapporto e un legame col pubblico e la società tutta, che non sia solamente di tipo passivo ma che lo coinvolga attivamente. La nuova produzione teatrale non può non confrontarsi con il pubblico delle nuove e vecchie generazioni, altrimenti vi è il rischio di uno scollamento (che già in alcuni casi esiste) tra la realtà sociale e il mondo del teatro vissuto non più come un’esigenza dell’uomo e della comunità di riferimento, ma come un ambito distinto e separato destinato alla fruizione di un’élite ristretta.

La presenza di una forma di teatro partecipato diventa dunque non solo un’opzione ma una vera e propria esigenza. La gestione teatrale ad oggi non può prescindere dalla percezione della responsabilità socio-culturale verso la comunità di rifermento, primo e più importante stakeholder dei teatri stessi. Questa modalità, produttiva e formativa allo stesso tempo, è strettamente legata alla mission culturale dei teatri che è intrinsecamente quella di creare valore culturale e benessere sociale attraverso benefici concreti e tangibili quali la coesione sociale, l’identità e il rafforzamento dei legami comunitari, ma anche la salute e l’accrescimento della creatività e delle competenze personali dell’individuo286

.

Il teatro partecipato si contrappone alla forma di rappresentazione teatrale tradizionale che si caratterizza per la presenza di artisti e tecnici professionisti che svolgono un’attività di messa in scena teatrale veicolando al pubblico un messaggio in una modalità unidirezionale. Nel caso del teatro partecipato, invece, i fruitori della produzione artistica vengono, anche grazie al supporto dei professionisti, coinvolti nel processo di produzione stessa. Lo spettacolo o la pièce non sarà solo realizzato per la comunità di riferimento, ma proprio da essa. Le modalità di coinvolgimento possono essere molte ed estremamente differenti l’una dall’altra a partire dalla scelta e definizione dei temi trattati, fino all’azione da parte dello

286 Cfr. Maria Cleofe Giorgino, Teatro e responsabilità sociale: un’analisi multidisciplinare delle esperienze partecipative nella produzione teatrale, in «Antropologia e teatro», n. 7, 2016, p. 85, antropologiaeteatro.unibo.it/article/view/6261.

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spettatore nello spettacolo. Quest’ultimo può arrivare ad essere uno spettatore/ attore, protagonista in prima persona della messa in scena287.

Non c’è dubbio che questo tipo di attività, se svolta attraverso tecniche adeguate e in modo accorto, possa portare all’avvicinamento del pubblico al mondo del teatro ed in particolar modo alla comprensione del lavoro, spesso complesso e difficoltoso, che sta alla base dell’allestimento di uno spettacolo così come alla realizzazione di un workshop o di un laboratorio. Questo processo, col tempo e la pratica, ha le potenzialità per formare ed educare e il pubblico e la comunità al linguaggio teatrale (percepito sempre più come un linguaggio lontano dalla realtà quotidiana) e allo stesso tempo può essere il punto d’inizio per la creazione di un nuovo linguaggio condiviso e capace di esprimere le esigenze della società attuale.

Deve dunque essere evidenziato il valore formativo del teatro partecipato, le possibilità che esso offre di andare incontro alle esigenze sottolineate anche dal D.M. del 1 Luglio 2014 secondo cui tra gli obiettivi strategici del sostegno allo spettacolo dal vivo vi è appunto «promuovere l’accesso, sostenendo progetti di rilevanza nazionale che mirino alla crescita di una offerta e di una domanda qualificate, ampie e differenziate, e prestando attenzione alle fasce di pubblico con minori opportunità288».

La domanda qualificata non può non essere sostenuta da un adeguato piano di formazione del pubblico, così come la promozione dell’accesso passa inevitabilmente dalla creazione di un sistema che includa gli spettatori e non li separi dal mondo del teatro.

Il Teatro della Toscana ha trovato un’efficace risposta alle suddette questioni e problematiche in un progetto molto innovativo e originale, portato avanti proprio nel biennio 2016-2017: Carissimi Padri289. Questo tipo di esperienza ha avuto risvolti alquanto positivi e, non essendosi ancora concluso, ha forti potenzialità di sviluppo nei prossimi mesi.