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Sulla moda: due voci femminili nella letteratura spagnola

: nota biobibliografica

3. Carmen Martín Gaite

3.2 Carmen Martín Gaite e la moda

Carmen Martín Gaite, la chica rara466 di Salamanca, ha un rapporto con la moda diverso rispetto a Mercè Rodoreda, ma ugualmente unico. L’immagine della scrittrice, con i capelli leggermente mossi, spesso sotto un cappello, è quella di una donna originale, totalmente svincolata dai cliché e dalle imposizioni di una società consumistica. Per questo è possibile avvicinarla a Rodoreda, per il suo modo di vivere la moda peculiare, originale e anche letterario. I punti di contatto tra la sua biografia e la moda non sono così forti come per la scrittrice catalana, si limitano al vezzo femminile di comprare un bel vestito o sfoggiarlo in una particolare occasione, come si deduce da alcuni frammenti del Bosquejo autobiográfico, dei Cuadernos de todo o di Visión de

Nueva York.

L’autrice ricorda che a Madrid, all’inizio degli anni Cinquanta, con i primi soldi che guadagnò grazie alla collaborazione per la revisione di un dizionario della Real Academia, si comprò un vestito di velluto verde. In quell’epoca un acquisto simile rappresentava una conquista per una giovane scrittrice in erba che aveva raggiunto la capitale sognando di trovare l’America. Quell’America, che visitò molti anni dopo e con cui instaurò uno speciale rapporto, rivive nelle note frammentarie dei Cuadernos de

todo, in particolare dal venticinquesimo in poi; emergono curiosi dettagli del vestire che

465 Martín Gaite, Cuadernos de todo, op. cit., p. 777.

466 Tale definizione appare nell’omonimo capitolo di Desde la ventana (1987) ed è riferita ad Andrea, protagonista di Nada (1944) di Carmen Laforet; nella poetica gaitiana indica la donna che «se opone a someterse a los tradicionales comportamientos femeninos dictados por la sociedad pedantesca» (Athena Alchazidu, “Las nuevas voces femeninas en la narrativa española de la segunda mitad del siglo XX”,

Sborník Prací Filozofické Fakulty Brněnské Univerzity, 22, 2001, p. 34) secondo il modello fornito dalla stessa Martín Gaite di «muchacha algo rebelde [...], la joven que simplemente quiere vivir su vida sin que el gobierno, las instituciones sociales o la tradición le pongan trabas o le digan que no» (Janet Pérez, “La evolución de modelos de género femenino vistos a través de medio siglo en los escritos de Carmen Martín Gaite”, in Nieva-de la Paz (ed.), Roles de género y cambio social en la literatura española del

l’autrice decide di trascrivere, come a confermarne un certo valore sentimentale. Sono piccole descrizioni di una o due righe che interrompono l’elenco puntuale di tutti gli eventi a cui assiste, dei luoghi che visita e delle persone che incontra, come «la falda de

pied-de-poule larga y el jersey»467 che indossa ad una conferenza il 29 ottobre 1980; una nota puntuale da cui traspare tanto la vanità femminile quanto il desiderio di fissare nella memoria una tranche de vie e il relativo abbigliamento. Come l’appunto «me compré un vestido de seda gris y negro en Broadway»468, con cui inizia il racconto dell’11 novembre 1983 o la curiosa sequenza onirica del 21 novembre dello stesso anno, provocata dal ricordo «de las compras de ayer por el Village y de la sospecha de si era mío o no el traje de rayas de Pepe el rizos»469. Nel sogno la Martín Gaite viene ripresa da un vescovo mentre si misura una sottoveste nera per strada, senza spogliarsi ma provandola «encima de otra de punto más cortita»470: la situazione scatena un dibattito animato da un marciapiede all’altro, con la scrittrice in mezzo alle due ali di folla tentando di spiegare come «en verano está permitido ir así de corto y escotado»471. Un altro ricordo newyorkese datato 22 novembre 1983 riguarda l’acquisto di una «blusa de seda gris […] (la llevo puesta), y otra fresa para Torci»472. Anche la pagina di

collage dedicata allo “Shopping con la Torci” del quaderno newyorkese Visión de

Nueva York riporta l’attenzione sul rapporto con la figlia e sul modo in cui, quando si vedevano, trascorrevano ore felici.

L’interesse di Martín Gaite per la moda è forse più legato alla sua attività di scrittrice; la ricerca storiografica condotta per anni l’ha portata a sondare anche il terreno del costume e delle abitudini relative all’abbigliamento tanto del XVIII secolo quanto del Novecento, con un’influenza tangibile anche nei suoi romanzi. In tal senso le annotazioni e le interpretazioni di testi utili per la riflessione sul mondo femminile, custoditi nei Cuadernos de todo, come quello di Georg Simmel, Cultura femenina (Cuaderno dos), ne sono un esempio. Il testo del sociologo tedesco include una parte sulla filosofia della moda che Martín Gaite riassume in poco più di una pagina di diario, sottolineando il carattere imitativo del fenomeno, il giudizio della personalità ormai in mano alla moda, il legame tra la moda e l’invidia, quello tra la moda e la vergogna.

467 Martín Gaite, Cuadernos de todo, op. cit., p. 651. 468 Ivi, p. 736.

469 Ivi, p. 742 470 Ibid. 471 Ibid. 472 Ivi, p. 743.

Rispetto al discorso sulla personalità scandita dall’abito, Martín Gaite sottolinea: «con un traje viejo se tiene más personalidad desde el punto de vista de que es la persona la que lo habita, no ella la habitada, la uniformada». Nella visione di un mondo, quello femminile, vincolato non solo alle leggi sociali ma anche a quelle del vestire, la scrittrice ribadisce la necessità di sfuggire all’omologazione, essendo originali per distinguersi e creare il proprio stile, e così confermare nuovamente il suo forte carisma. Tale decisione si ritrova anche nei commenti riguardo la femminilità, l’emancipazione e la scrittura femminile: Martín Gaite, grande modello per le femministe spagnole, e non solo, si discosterà sempre dai movimenti influenzati dalla politica, in favore di una “lotta” di genere filtrata attraverso la sua opera, da cui traspare la netta differenza tra il mondo femminile e quello maschile, oltre a una propensione verso il cosiddetto “femminismo della differenza”, che mira a far risaltare gli aspetti unici e intrinseci della donna, includendo anche la moda tra gli elementi costitutivi dell’immagine. Martín Gaite mantiene, comunque, un tono critico anche verso il femminismo stesso e alcuni atteggiamenti femminili, provocati dal desiderio di vendetta e rivincita verso il mondo maschile. L’eccesso, anche nell’apparenza, secondo la scrittrice è il quid del problema dell’incomunicabilità: «el deseo de llamar la atención hacia uno mismo es el mayor secreto de la incomunicación»473; il personaggio che incarna questa tragedia è, a parer suo, Madame Bovary.

Il silenzio, connesso anche all’atteggiamento non troppo esuberante o vistoso, è un altro elemento fondamentale della poetica gaitiana, espressione della lotta per la libertà di espressione della donna, obiettivo dell’opera di Martín Gaite. Il silenzio può essere creato simbolicamente anche attraverso l’abbigliamento: optando per uno stile sobrio ma non anonimo, differente dalla massa: una voce fuori dal coro che per farsi sentire non deve per forza urlare, cioè, in termini di moda, osare e abusare degli abiti e del corpo che li indossa.

La stretta relazione dei personaggi femminili con gli oggetti, in particolare quelli dell’ambiente domestico, rilevata da Emma Martinell nell’inventario El mundo de los

objetos en la obra de Carmen Martín Gaite (1996), si riflette nel forte legame tra la vicenda e gli spazi in cui si svolge, facendo emergere il valore della singola storia e della memoria, che, come vedremo, si risveglia anche attraverso la visione di un abito o

il tocco di una stoffa. Sommando i paragrafi relativi a Indumentaria; calzado;

sombreros; bolsos e Joyas il totale di tali oggetti è importante ma non è elevato, rispetto ad altre categorie (arredamento, libri); nel conteggio della Martinell manca, però, Irse

de casa, pubblicato nel 1998, in cui gli abiti e la moda sono il fil-rouge del romanzo e andrebbero, quindi, ad incrementare cospicuamente l’elenco.

Nei romanzi gaitiani, in particolare in quelli presi in analisi nel presente lavoro, ricorrono elementi del mondo della moda come metafora della scrittura: il cestino del cucito (El cuarto de atrás), così come la stanza del cucito (Nubosidad variable, Irse de

casa) sono significative rappresentazioni del lavoro creativo che accomuna la realizzazione sartoriale alla scrittura. Molti autori identificano il lavoro scrittorio e l’elaborazione del materiale che precede la creazione di un romanzo o un racconto con diverse immagini o isotopie. Nel caso di Martín Gaite l’isotopia connessa ai ferri del mestiere della sarta –aghi, fili, metro e forbici– sparsi nel cestino riflette, oltre al caos che precede la creazione artigianale e manuale (sia che si tratti di confezione d’abiti sia di un romanzo), anche l’insieme di piccoli strumenti che custodiscono in sé le nuove possibilità creative e le potenzialità future. Nell’universo di Martín Gaite tale dedizione all’elaborazione del lavoro creativo come una mansione che si impara pian piano e si amplia con l’esperienza, è legata al mondo femminile e ad una particolare predisposizione delle donne in tal senso. Il metro da sarta e la mano femminile sono due degli elementi dalla forte carica simbolica presenti nel collage espressamente creato da Martín Gaite per la copertina della prima edizione di Nubosidad variable (1992). La stessa tecnica del collage incarna l’idea di un aggregato di oggetti e pensieri apparentemente lasciati alla rinfusa e senza un ordine prestabilito, che poi dà origine ad un lavoro concreto e puntuale, secondo il processo mentale che attraverso la coscienza creatrice converte un magma di pensieri in un’ordinata serie di essenziali idee chiave per la produzione artistica.

L’importanza dei luoghi domestici in Martín Gaite rispetto alle vicende dei personaggi è confermata dalla presenza di una stanza per l’anima, che coincide in alcuni casi con el

cuarto de atrás, mentre altre volte con el cuarto de la costura. Entrambe sono stanze quasi segrete, in cui si ambientano anche azioni importanti ai fini della vicenda romanzata. Il calore domestico e il valore emotivo di queste stanze segrete le avvicina all’importante spazio femminile teorizzato da Virginia Woolf. Ecco che il cuarto

protagonista del romanzo del 1978 ha la stessa funzione psicologica ed emotiva del

cuarto de la costura in cui Amparo Miranda trova l’ispirazione per le sue creazioni e in cui Sofia trascorre importanti passaggi esistenziali. Tali stanze, infatti, non svolgono solo una mera funzione di luoghi della creazione o del gioco, ma sono autentiche alternative al mondo reale, punti di contatto con quello interiore, soglie per dialogare con il proprio io.

La moda, oltre ad essere un’autentica metafora della scrittura, incarna uno degli aspetti del mondo letterario gaitiano, contribuendo alla caratterizzazione di personaggi e ambienti, caricato frequentemente del lirismo tipico della scrittura femminile.