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Dai Carnets alla «traccia» di Dio

Fin dalle prime pubblicazioni autonome, Levinas tenta di inquadrare il «problema-Dio» all‟interno di una cornice ben precisa: l‟obiettivo principale del filosofo francese è quello di pensare la trascendenza teologica al di fuori delle categorie ontologiche che appartengono alla tradizione occidentale. La pensabilità di Dio è dunque legata a quel programma di superamento dell‟ontologia classica che abbiamo cercato di delineare nel precedente capitolo. Questa esigenza viene introdotta già a partire dal paragrafo conclusivo del saggio De l’evasion, pubblicato nel 1935:

Lo slancio verso il Creatore esprimeva un‟uscita al di fuori dell‟essere. Ma la filosofia applicava a Dio la categoria dell‟essere, oppure lo indicava come Creatore; […] Il problema di Dio è rimasto il problema della sua esistenza157.

Levinas, in sostanza, critica l‟antica impostazione della problematica teologico-metafisica che «imprigiona» Dio nelle categorie dell‟essere, pur considerandolo l‟Essente supremo che fonda e mantiene gli altri essenti (un concetto ben espresso dall‟idea di creazione).

Si tratterà di trovare una via alternativa a quella dell‟onto-teologia tradizionale, un percorso nuovo che permetta di continuare a «dire Dio» senza la contaminazione dell‟essere.

La recente pubblicazione di alcuni scritti inediti158 che risalgono ad un arco temporale compreso tra la fine degli anni Trenta e l‟inizio degli anni Sessanta (prima dell‟uscita di Totalità e Infinito) getta una nuova luce a conferma della nostra tesi e ci consegna le «bozze» di un lavoro che sarà sviluppato ampiamente nella riflessione successiva.

Gli appunti e le frasi contenute in questi testi, che spesso assumono la forma di veri e propri frammenti lapidari, restituiscono i primi tentativi di pensare Dio entro un orizzonte altro. Levinas, fedele all‟ insegnamento della tradizione biblico-ebraica, è consapevole innanzitutto che di Dio non possiamo mai «impadronirci» e che il divino mantiene un alone di mistero e di

157

E.LEVINAS, Dell’evasione, cit., p.44 158

EMMANUEL LEVINAS, Quaderni di prigionia e altri inediti, (ed.italiana a cura di Silvano Facioni), Bompiani, Milano, 2011

ineffabilità nei confronti della realtà. A questo proposito, così si esprime il filosofo francese in alcuni frammenti – spesso «enigmatici» - redatti durante gli anni della prigionia:

Eros -<xxxxxx>. Voluttà, socialità, Dio – specie del mistero. Varietà della temporalizzazione159. La teoria di Dio può svilupparsi solo attraverso Is. e il Messia. Elezione, ignoto dell‟avvenire – il Mistero. Dio una certa temporalizzazione del tempo, un essere che non è soggettivo.

- Nell‟esigenza della speranza per il presente c‟è già Dio160.

Eìdolon – il visibile – è l‟essenziale dell‟idolatria – Deus absconditus – mistero – il solo tratto del giudeo-cristianesimo che lo distingue da tutti i monoteismi puramente numerici161.

Posizione ribadita anche in un appunto successivo, dove Levinas analizza l‟idea di creazione ex nihilo, evidenziando la particolarità di questa nozione che non implica una «struttura dentro-fuori. Dio non è l‟anima del mondo; il mondo non è il cogitatum di Dio»162.

La relazione Dio-mondo – sembra sottolineare Levinas - non può darsi nei termini del rapporto intenzionale cogito-cogitatum, sul modello di quella correlazione necessaria che intercorre ad esempio tra l‟atto del vedere e il dato che viene visto: il «darsi» di Dio si colloca su di un altro piano.

A questo proposito, particolarmente interessanti risultano alcune note filosofiche posteriori sul concetto di metafora, in cui Lèvinas accenna al tema dell‟Assoluto intravedendo una possibile via d‟uscita. Si tratta di appunti sparsi, intuizioni che non troveranno necessariamente una completa sistematizzazione in Totalità e Infinito ma che rivelano una traccia di ricerche filosofiche contemporanee alla stesura dell‟opera163

. Di seguito riportiamo una serie di citazioni che chiariscono la posizione del filosofo francese:

La meraviglia delle meraviglie della metafora, è la possibilità di uscire dall‟esperienza, di pensare più lontano dei dati del nostro mondo. Cos‟è uscire dall‟esperienza? È pensare Dio. Nonostante

159 Ivi, p.91 160 Ivi, p.92 161 Ivi, p.160 162 Ivi, p.187 163

l‟impossibilità della riflessione totale. La pretesa di essere al di sopra dell‟esperienza, la messa tra virgolette di ogni esperienza –è pensare Dio. Il sospetto dell‟al di là, è già al di là164.

Senza metafora non si può intendere la voce di Dio […] Dio è la metafora stessa del linguaggio –il fatto di un pensiero che si alza al di sopra di sé medesimo […] La metafora è un al di là, la trascendenza165.

Termini metaforici per eccellenza - il cui contenuto stesso è metafora: Dio, Assoluto, al di là dell‟Essere, aldilà166

.

La metafora delle metafore – Dio167.

Il pensiero di Dio è un pensiero al di fuori dell‟esperienza, esattamente come quello metaforico. Attraverso questo accostamento terminologico, Levinas insiste ancora una volta sull‟inconsistenza del «metodo» tradizionale che per secoli ha tentato di raggiungere la trascendenza: Dio è al di là dell‟essere, fuori, lontano dalla nostra pretesa di «com-prensione», poiché «lo spirituale si definisce per mezzo dell‟altezza piuttosto che per mezzo dell‟esistenza»168

, e anzi «il problema consiste nel determinare il piano di questa relazione con Dio che non è una prova dell‟esistenza di Dio»169

. Non ci sorprenderà allora che il pensatore francese si esprima in questi termini:

Dio non è un essere perfettamente essere, nemmeno un essente che esiste altrimenti che l‟essere. Dire che è pensato, è dire che è altrimenti che l‟essere e non soltanto che è altrimenti170.

Si tratta di parole sicuramente «familiari» per i lettori di Levinas e che richiamano direttamente il titolo di una delle opere più celebri, Altrimenti che essere o al di là dell’essenza. Non a caso, nella nota preliminare di questo scritto, uno degli obiettivi basilari

164 Ivi, p.237 165 Ivi, p.239 166 Ivi, p.242 167 Ivi, p.245 168 Ivi, p.241 169 Ivi, p.395 170 Ivi, p.241

indicati da Levinas è precisamente «intendere un Dio non contaminato dall‟essere»171: sarà questa, come vedremo, una possibile via alla trascendenza teologica.

Tuttavia, all‟interno degli scritti inediti siamo in grado di rintracciare ancora alcune piste di riflessione per il nostro tema. Levinas, infatti, sembra voler conferire una «concretezza fenomenologica» alla questione del divino: se da un lato Dio è «irraggiungibile», «irrivelato»172, «metafora per eccellenza»173- per riprendere ancora le parole del nostro filosofo -, dall‟altro è possibile scorgere un «indizio» della sua presenza misteriosa.

«Traccia», «trascendenza d‟Altri», «volto»: sono questi alcuni termini-chiave che saranno sviluppati a partire da Totalità e Infinito e che indicano fin d‟ora una seconda via alla trascendenza teologica. Lasciamo che sia ancora una volta Lèvinas a parlare, riportando alcuni appunti dei suoi Quaderni:

Gli oggetti ricevono significati per il fatto di porsi nella trascendenza d‟Altri: orientamento verso Dio174.

Ma Dio è l‟Irrivelato – affinché la rinuncia alla ricompensa non sia compromessa. Il senso esige, nello stesso tempo, l‟azione garantita nel suo compimento e sottratta ad ogni ricompensa – ad ogni contemporaneità – e di conseguenza un Dio irrivelato o rivelato nell‟irriconoscenza: volto d‟Altri. Quanto a Dio, traccia, passato, eternità175.

E ancora:

Dio non si definisce dunque attraverso l‟essere ma attraverso qlcs. di più della Personalità – più della Sovranità dell‟Io: Colui che può far apparire la miseria del soggetto <xxxxxx> come colui che dona176.

Quanto possiede un significato per sé è il volto. Porta l‟investitura del Creatore. Il volto è la creatura per eccellenza177.

171

E.LEVINAS, Altrimenti che essere, cit., p.2 172

Id., Quaderni di prigionia, cit., p.360 173 Ivi, p.241 174 Ivi, p.358 175 Ivi, p.360 176 Ivi, p.443 177 Ivi, p.455

Si tratta di espressioni lapidarie e spesso lacunose, da interpretare complessivamente alla luce degli scritti successivi, ma che già indicano una direzione di pensiero ben precisa. Citando ancora una volta Levinas potremmo dire che «essere con Dio» significa innanzitutto «elevarsi», «salire»178, fuori da ogni categoria ontologica, poiché «la teologia è per eccellenza l‟opposto dell‟ontologia»179

.

In questa prima parte del presente capitolo abbiamo cercato di mostrare come la riflessione precedente a Totalità e Infinito contenga in nuce, in particolare sotto forma di appunti e frammenti, quelle indicazioni che saranno sviluppate successivamente per affrontare la «questione Dio». Nel prosieguo del nostro lavoro ci soffermeremo, dunque, sui due principali modi di significazione della trascendenza teologica in termini filosofici: la «traccia» presente nel volto d‟Altri e la soggettività responsabile dell‟uomo.

178

Ivi, p.335 179