Capitolo 3: Traduzioni dei capitoli selezionati
3. Secondo capitolo – La catastrofe
3.1. La carriera di monaco
Il luogo scelto da Zhu Chongba si trovava vicino al tempio Huangjue. Le sue attività al tempio erano come un lavoro a lungo termine. Oltre a scoprire, con grande sorpresa, che i monaci non avevano i capelli, si rese conto che l’atteggiamento nei suoi confronti era poco migliore di quello di Liu De. In epoca Yuan i monaci avevano terreni, potevano sposarsi e, se avevano più soldi ancora, potevano aprire un banco dei pegni.
Ma avevano anche bisogno di persone a cui far fare tutto; lì i monaci non cantavano i sutra, non pregavano Buddha, non strofinavano nemmeno la statua dorata del Buddha42, vivevano nella natura e di conseguenza era ovvio che queste faccende venissero svolte dal nuovo arrivato Zhu Chongba.
Zhu Chongba esercitava sempre la pazienza. Tuttavia, oltre a dover svolgere questi lavori manuali, doveva anche occuparsi part-time delle pulizie, era custode del magazzino, metteva l’olio nelle lampade da altare che rimanevano accese giorno e notte. Per di più veniva spesso sgridato quando i monaci bevevano alcoolici o mangiavano carne e doveva anche pulire le assi di legno del pavimento su cui camminavano i pellegrini. Ogni notte solitaria sedeva da solo nella legnaia, guardando il cielo fuori dalla finestra, pensando che aveva vissuto coi suoi genitori solo per poco più di dieci anni.
Si sentiva soddisfatto, sazio, doveva bastargli, no?
Eppure sembrava che il destino gli avesse riservato un costante esercizio di volontà: dopo poco più di 50 giorni al tempio, a causa della grave carestia, tutti i monaci dovettero uscire e darsi da fare per chiedere l'elemosina. La cosiddetta elemosina consisteva nel domandare da mangiare ed il famoso monaco Tang Seng43 che tutti noi conosciamo ripeteva sempre lo stesso mantra: Wukong44, vai a chiedere un po’ di elemosina.
Per dirla in parole povere: Wukong, vai a chiedere un po’ di riso. Ho analizzato la questione dell’elemosina ed ho scoperto che il compagno Zhu Chongba veniva trattato male anche quando si dedicava a questa attività. Siccome i mendicanti erano molti, spesso le zone adibite alla richiesta di elemosina venivano definite in base alla ricchezza: quelle più
42 Secondo la tradizione buddhista, strofinare la testa o la pancia delle statue raffiguranti il Buddha sarebbe di buon
auspicio, nonché un’abitudine dei monaci buddhisti.
43 Táng Sēng 唐僧 è uno dei protagonisti del romanzo Xīyóu Jì 西游记 (Viaggio in Occidente), classico della letteratura
cinese. L’opera, pubblicata in forma anonima nel 1590, narra del pellegrinaggio di Tang Seng, personaggio ispirato al monaco realmente esistito Xuan Zang (602-664).
44 Wùkōng 悟空, conosciuto anche con il nome di Re scimmia, è un altro dei protagonisti del famoso libro Xīyóu Jì 西游
ricche venivano assegnate ai familiari dei leader, in quelle povere ci mandavano Zhu Chongba.
Chi te l’ha fatto fare, Zhu Chongba, se dovevi morire di fame!
A Zhu Chongba fu assegnata l’area del Huaixi e dell’Henan, dove la carestia aveva principalmente colpito, chi mai avrebbe fatto a cambio con lui?
E’ proprio partendo da qui, però, che il destino cominciò a sorridergli.
Con una vita da monaco buddhista itinerante Zhu Chongba poteva solo camminare, non poteva prendere mezzi di trasporto, era un viaggio nel vero senso della parola. Camminava e chiedeva l’elemosina, passava da città a villaggi, casa per casa, dormendo tra le montagne; ogni porta a cui bussava diventava una sorta di test, perché molto spesso riceveva solo sguardi di sdegno, sarcastici, ma per Zhu Chongba bussare ad una porta significava essere insultato, non bussare significava, invece, morire di fame.
Zhu Chongba era già senza una famiglia, senza una casa, tutto quello che aveva era una pessima considerazione di se’, tuttavia la vita da mendicante gli fece perdere qualsiasi protezione. Per andare ad elemosinare da mangiare non si può avere dignità.
Rispetto della propria vita o tensione alla sopravvivenza, quale delle due è più importante?
Sì, Zhu Chongba, solo attraverso la perdita di tutto quanto ti sei reso conto della tua forza e della tua grandezza.
Zhu Chongba era diverso dagli altri mendicanti e, proprio per questo motivo, egli non finì con l’essere mendicante per il resto della sua vita (vi prego di fare attenzione a questo punto).
Quando chiedeva l’elemosina, studiava con attenzione la geografia del Huaixi, le montagne, i costumi; aveva allargato i suoi orizzonti, arricchito la propria conoscenza, incontrato molti eroi (in realtà erano anche loro tutti mendicanti). A quel punto aveva anche abbracciato il suo credo – il Manicheismo: egli credeva che quando sarebbero calate le tenebre sulla terra, il Buddha Maitreya45 sarebbe venuto sulla terra.
In realtà con le sue esperienze di vita era difficile dire se credesse o no al Maitreya, ma abbiamo ragione di credere che il vero Buddha Maitreya si trovasse nel suo cuore.
45 Il Buddha Maitreya, secondo il pensiero buddhista, sarà il prossimo Buddha, colui che fungerà da successore al
Gautama Buddha. Alcuni pensatori ritengono che sarà l’ultimo Buddha a comparire sulla terra e professerà benevolenza e compassione.
Ma questo fu il suo risultato più importante: da ragazzo, dopo aver visto i suoi genitori morire senza poter fare niente, dopo essere stato vittima di episodi di vessazioni e violenza ed essersi nascosto in fienile a piangere sommessamente, era diventato forte, un guerriero in grado affrontare tutte le difficoltà, un guerriero armato fino al cuore.
Le difficoltà a lungo termine davanti alle quali la vita ci pone sono quelle che temprano il carattere di una persona. Ci sono molte persone che, davanti alle difficoltà, se la prendono con il Cielo e con gli altri, cercando di tirare avanti come possono, mentre altre persone, anche se non possono non abbassare la testa davanti alle difficoltà, in cuor loro non si arrendono, lavorano incessantemente, credendo di potercela sicuramente fare.
Zhu Chongba appartiene senza dubbio al secondo gruppo.
Se prima di cominciare a chiedere l’elemosina era un ragazzo allo sbando, dopo aver passato tre anni in viaggio ed essere tornato al tempio Huangjue, era diventato una persona sicura di se’.
Questo cambiamento enorme non è da tutti: molte persone potrebbero passare la vita a cercare di diventare così, senza riuscirci. Il fulcro del cambiamento è il cuore.
Per molti di noi, il cuore è la parte più delicata in assoluto, particolarmente sensibile al dolore, al tradimento dell’amore, alla perdita degli affetti famigliari, alla rottura di un’amicizia, tutti colpi durissimi da sopportare. Ma per Zhu Chongba c’era qualcosa di ancora più tremendo da sopportare? Aveva già perso tutto, c’era per caso dolore più grande di assistere alla morte dei propri genitori senza poter fare nulla, di dover rubare un cane e mangiarselo per poter sopravvivere, di essere insultato?! Abbiamo ragione di credere che certe notti, con le sue dolorose riflessioni, Zhu Chongba abbia fatto diventare la parte normalmente più fragile di una persona, il cuore, la fonte della sua enorme forza.
Sì, anche se ricevete sguardi d’invidia, se siete acculturati, se siete così ricchi da poter sperperare tutte le ricchezze che volete, in realtà poco importa, perché la vera forza è quella del cuore.
Quando fu pronto a lasciare la sua vita di elemosine nel Huaixi per ritornare al tempio Huangjue, richiamò nella sua mente i tre anni passati in quel luogo, pensando a ciò che aveva ottenuto e ciò che aveva perso, dopodiché raccolse le sue cose e s’incamminò verso casa.