CAPITOLO 2: Il corpo
2.3. Dar corpo alla patria: nazionalismo e modello virile
2.3.3. Alla ricerca dell’uomo nuovo o il nazionalismo non è mai stato
2.3.3.2. Il caso cileno
Quando il generale Augusto Pinochet assunse il potere nel lontano 1973, il Cile si vide destinato a una delle più orrende dittature mai instauratesi in America Latina. Il nuovo governo si formò sotto un esplicito autoritarismo fascista che ebbe modo di svilupparsi e acuire le proprie armi sino al 1990.
Non solo il nuovo governo di destra esacerbò i tratti già presenti nel conservatorismo cileno, ma spinse pesantemente il pedale su un patriottismo di matrice patriarcale che lasciava poco spazio di azione a coloro che, come donne o minoranze varie, non potevano o volevano adottare il modello imposto.
Il maschilismo si poggiò comodamente sui valori militari del cameratismo e dell’obbedienza e favorì una serie di atti criminali aberranti posti in essere dalle forze dell’ordine verso gli avversari politici.
Il giornalista Javier Rebolledo descrisse con minuzia di dettagli le turture che moltissime persone dovettero subire prima di scomparire nelle orride prigioni gestite dal regime a tali scopi. In modo particolare, l’autore si soffermò sulle azioni promosse dal DINA (Dirección de Inteligencia Nacional) nel campo di detenzione di
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Tejas Verdes. Le testimonianze raccolte dalle vittime sopravvissute raccontano ogni
genere di abominio tra cui l’uso della sodomia come strumento di umiliazione dei detenuti di ambo i sessi.
Non era bastato irrigidire i ruoli di genere, sottomettere le donne, perseguitare gli omosessuali; ora il sesso, da essenza di vita, si tramutava in messaggero di morte, violenta:
“Si las violaciones a los mujeres hasta ahora son un tema invisibilizado por la justicia chilena, que no ha recogido el pañuelo, las violaciones a los hombres no existen como tema. Por el asunto social, son muy pocos los que lo han denunciado. Pero sucedió muchas veces. Ese es el límite real que se cruzó en este país”, apunta Rebolledo. En el libro se detalla que las violaciones por parte de los agentes durante los interrogatorios fue sistemática y tuvo su marcha blanca en Tejas Verdes174.
L’omosessualità durante i vent’anni del governo di Pinochet venne interpretata, da un lato, come una malattia (di cui l’AIDS era la naturale conseguenza) e dall’altro, come tradimento del sistema: molti omosessuali vennero infatti accusati di essere vicini ai movimenti di sinistra e quindi doppiamente nemici politici175. I gay erano visti come nemici pubblici per la loro disobbedienza sotto molti fronti, sorte che spesso condividevano con le donne e i dissidenti politici:
En Chile, la llegada de las botas apagó la brasa roja de calle Vivaceta, y doña Carlina Morales se retiró a sus cuarteles de invierno. Decían que la doña ya no tenía santos en la corte, y con los milicos no se podía tratar echando abajo la puerta, agarrando a culatazos a los niños, buscando por toda la casa a un diputado comunista, que decían, le habían dado asilo en el burdel. Eran intratables, botando los vasos, quebrando los
174 R. Alvarado, «Tejas verdes: la cuna de la Dina», The Clinic Online, Agosto 2013. Consultabile all’indirizzo: http://www.theclinic.cl/2013/08/22/tejas-verdes-la-cuna-de-la-dina
175 J. Pérez Vera, « Violencia en contra de las minorías sexuales en dictadura: a 40 años del Golpe en Chile», Revista Intemperie, Santiago de Chile, 2015. www.revistaintemperie.cl/2013/08/26/violencia- en-contra-de-las-minorias-sexuales-en-dictadura-a-cuarenta-anos-del-golpe-en-chile/
95 espejos, llevándose a los niños vestidos de mujer, con ese
frío, a pata pelá y sin peluca trotando en la noche negra del toque de queda176
Pedro Lemebel è stato una delle voci più importanti di questa lotta per i diritti LGBTIQi e per la democrazia nel suo Paese. Così come il nazionalismo tendeva a rinsaldare il legame tra corpo e nazione, l’artista faceva di tutto per sovvertirli e liberare l’azione artistica e politica dal giogo dell’autoritarismo machista:
La salute, l’esuberanza fisica, la virilità, erano considerati valori morali indispensabili per gli individui, ma soprattutto necessari alla patria. Il corpo – in quanto elemento di autorappresentazione della nazione, così come le bandiere, gli inni, e le feste nazionali – doveva rappresentare la bellezza ideale, diventando un monumento vivente capace di veicolare alle masse valori e virtù utili ad accrescere la loro coesione interna. Il “patriottismo fisiologico” realizzato con la formazione di individui sani e forti avrebbe permesso la creazione di un popolo fisicamente omogeneo, favorendo in tal modo l’identificazione nazionale.177
Né Lemebel né i/le protagoniste delle sue opere erano bellezze patinate o sculture umane con tanti muscoli e pochi scrupoli. Erano orgogliosamente travestì, erano orgogliosamente “indigenas”, erano orgogliosamente antifascisti. Il loro corpo non si prestava a giochi di potere né a modelli imposti dall’esterno. Il loro era un corpo desiderante e scandalosamente sovversivo quando non martoriato dalle percosse e dalla maledetta malattia mortale:
Ciertamente, este artista se inscribe en una categoría especial del arte gay, pero en Lorenza la homosexualidad es una reapropriación del cuerpo a través de la falla. Como si la
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P. Lemebel, Loco afán: cronicas de sidario, cit., p. 144. 177 L. Benadusi, op. cit., p. 14.
96 evidencia mutilada lo sublimara por ausencia de tacto. Cierto
glamour transfigurado amortigua el hachazo de los hombros. La pose coliza suaviza el bisturí revirtiendo la compasión. Se transforma en un fulgor que traviste doblemente esta cirugía helénica178.