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CASTELSEPRIO TRA FORTIFICAZIONE E SANTA MARIA FORIS PORTAS

insediamento dei Longobardi all'interno di città di preminente rilievo già in età romana, Castelseprio rappresenta l'eccezionale attività di reimpiego del sistema fortificato di altura eretto in età tardo-imperiale, a seguito delle prime invasioni barbariche. Difatti un primo presidio difensivo è attestato a partire dai primi decenni del III secolo d.C., con l'arrivo delle tribù germaniche nella pianura padana. Con l'arretramento del limes imperiale transalpino, Castelseprio acquisì un ruolo sempre più importante che conservò anche durante l'Alto Medioevo, grazie alla sua posizione rialzata che permetteva un buon controllo del territorio circostante; in età longobarda “acquisì, sostituendosi almeno in parte a Milano, la funzione di centro giurisdizionale e amministrativo di un'ampia regione che si estendeva a sud quasi fino a Milano e a nord fino all'Alto Comasco e alle valli ticinesi; tale regione ebbe il nome di giudicaria e fu governata, per conto del re longobardo, da gastaldi e sculdasci regi, funzionari di corte che non provenivano dalla nobiltà di sangue”173.

Il sito inserito nella WHL coincide con l'estensione del castrum e le sue principali testimonianze longobarde: la Torre di Torba, il complesso di San Giovanni Evangelista e la chiesa extramuraria di Santa Maria foris portas. Il castrum è costituito da un'imponente cinta muraria, ben conservata per alcuni tratti. Nonostante la distruzione ad opera dei Visconti nel tardo Duecento (esclusi gli edifici di culto), e l'abbandono successivo, ha comunque conservato i tratti distintivi che lo caratterizzavano. La Torre

di Torba, che costituisce una sorta di prolungamento della fortificazione di

Castelseprio, attualmente fa parte di un complesso più ampio, che racchiude anche una chiesa dedicata a Santa Maria e un edificio del XV secolo adiacente alla torre (fig. 10); quest'ultima, eretta al vertice meridionale della fortificazione, è una delle testimonianze meglio conservate delle strutture difensive riferibili al VI secolo, periodo al quale risalgono i primi due piani. La parte superiore è stata ricostruita successivamente alla caduta dei Longobardi, arrivando ad un'altezza di circa 18 metri. La torre ha una pianta quadrata, una struttura massiccia con muri che si assottigliano andando verso l'alto; al piano terra si aprono delle feritoie, mentre al piano superiore troviamo delle finestre con l'arcata più larga della luce del vano finestra, denominate “a fungo”174. Durante l'

173 Cfr. Dossier di candidatura, p. 141. 174 Ibidem, p. 144.

VIII secolo, l'edificio perse la sua funzione militare e fu inglobato in un monastero femminile. Avendo ritrovato delle sepolture ad arcosolio, è probabile che il primo piano svolgesse la funzione di cimitero nobiliare e per le badesse; sono presenti delle iscrizioni e degli affreschi che rappresentano volti, nomi e ruoli delle religiose che avevano trovato sepoltura nella torre. Le varie iscrizioni riportano, per i caratteri stilistici e per il linguaggio scriptorio, alle produzioni longobarde dell' VIII secolo175.

Il secondo piano ospitava una cappella per le monache, interamente affrescata con tematiche religiose; sulla parete ovest, sono rappresentate delle monache nelle stesse modalità di quelle presenti nel Tempietto di Cividale (fig. 11). Insieme ad altre raffigurazioni, come i martiri presenti nella parete sud a sinistra e la Vergine con

Bambino sulla destra, siamo in presenza di opere ascrivibili al periodo longobardo,

sicuramente precedenti alla riforma della scrittura voluta da Carlo Magno; infatti altri affreschi ed intonaci presenti nella torre sono da attribuirsi a rifacimenti successivi alla dominazione longobarda.

Fa parte del sito anche la chiesa di Santa Maria, la cui fase originaria è riferibile all'Alto Medioevo, essendo stata eretta nell'ambito dello stesso complesso monastico di fronte alla torre (fig. 10); l'edificio ha assunto l'aspetto attuale nell' XI secolo, mentre l'abside è stata realizzata un secolo dopo, evidenziando un linguaggio architettonico ormai di impronta romanica. E' necessario menzionare il complesso cultuale di San Giovanni Evangelista, che insiste su una precedente costruzione religiosa. La basilica eretta in età longobarda rappresenta il monumento più importante del castrum altomedievale di Castelseprio (anche se oggi rimane ben poco della struttura longobarda). Interessante è il frammento absidale con la serie di finestre sovrapposte (fig. 12), di chiara ispirazione orientale, la cui costruzione può attestarsi agli inizi del VII secolo176.

Diversa per la particolarità dei rilievi tecnici e per l'assoluta compattezza della struttura a trifoglio è la Chiesa di Santa Maria foris portas. Il piccolo edificio (fig. 13), eretto tra il VII e l' VIII secolo, ha un impianto spaziale accentrato; l'edificio, preceduto da un atrio in facciata, è costituito da un'aula rettangolare con tre absidi sui lati. L'impianto è probabilmente di derivazione orientale e siriaca177, riscontrando confronti dal

medioriente all'Africa settentrionale. Tutto l'edificio quanto gli affreschi, costituiscono un unicum, sia per la particolarità della pianta sia per lo stile pittorico. Le pareti

175 M.T. DONATI, “Classicismo longobardo: i Longobardi nella tradizione di Roma” in C. BERTELLI (a cura di) Lombardia medievale. Arte e architettura, Milano, Skira editore, 2002, p. 162.

176 A. PERONI, in G. PUGLIESE CARRATELLI (a cura di) op. cit., p. 257.

177 T. TIBILETTI, “Il Regnum Langobardorum nell'impero carolingio” in C. BERTELLI op. cit., 2002, p. 186.

dell'abside principale ospitano uno dei più elaborati cicli di affreschi di tutto l'Alto Medioevo (riscoperti nel 1944 dal Bognetti), vista la qualità artistica, la spazialità, la scelta dei colori e la peculiarità degli episodi narrati.

Le illustrazioni rappresentano storie dell'Infanzia di Gesù e storie dell'Incarnazione, ispirate maggiormente ai Vangeli apocrifi tanto diffusi in oriente; il programma degli affreschi sembra avere “un intento politico specifico, in opposizione all'iconoclastia che a lungo distinse le aree sottoposte all'Impero d'Oriente, probabilmente in ossequio alla fede cattolico-romana del committente che assume in sé la polemica antiariana”178.

Nella conca absidale, partendo da sinistra verso destra, le scene si articolano in riquadri posti su due registri; nel riquadro superiore il tondo centrale rappresenta il Cristo

Pantocratore (fig. 14), mentre nei riquadri sulla sinistra sono raffigurati la Prova delle acque amare alla quale viene sottoposta Maria e l' Annunciazione; sul lato destro sono

rappresentati il Sogno di Giuseppe e il Viaggio a Betlemme (fig. 15). Nel registro inferiore troviamo la Natività, l'Annuncio ai pastori, la Presentazione al tempio. La parete dell'arco trionfale raffigura due angeli, con in mano uno scettro, mentre sono in adorazione dell'Etimasia; nella parte inferiore, sulla sinistra dell'arco, si riconosce l'Adorazione dei Magi (fig. 16). L'apparato decorativo è considerato un esempio inimitabile di maestria pittorica che “modernizza il classicismo nella sua versione ellenizzante”, non trovando riscontri per il periodo altomedievale europeo. La datazione del sito ha creato un notevole dibattito negli ultimi quarant'anni: l'attribuzione degli affreschi oscilla in uno spazio temporale che va dal VII al X secolo; “non è stata messa in discussione la grecità del maestro”179 ma la maggior parte della critica è oggi

indirizzata verso il IX secolo, avendo riscontrato importanti similitudini con alcuni mosaicisti costantinopolitani del periodo. Sicuramente l'aristocrazia di Castelseprio aveva accumulato un notevole potere economico, tale da attirare artisti importanti, svolgendo in maniera impeccabile quel ruolo di committenti altolocati di capolavori dell'arte.