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LE ORIGINALI ESPRESSIONI ARTISTICHE DEL DUCATO DI SPOLETO

Il controllo romano della zona di Spoleto è attestato dal III secolo a.c., e la città acquisì un ruolo sempre più importante per via dell'espansione romana verso Nord; Spoleto

178 Cfr. Dossier di candidatura, p. 155.

divenne un caposaldo della regione essendo una zona nevralgica per il controllo dell'Italia centrale interna. I due ducati meridionali fanno la loro comparsa nel racconto di Paolo Diacono a partire dagli anni settanta del VI secolo d.C. Nell' HL, Paolo racconta di come “Faroaldo, primo duca di Spoleto, con un esercito di Longobardi attaccò Classe, città opulenta e la lasciò spogliata di ogni ricchezza”. Per questi possedimenti Longobardi centro-meridionali, si è fatta strada l'idea di una genesi dovuta (affermata per primo dal Bognetti) alla conquista di territori da parte di capi Longobardi già presenti nelle regioni centrali e meridionali della penisola, perché in principio foederati dell'impero180; questi ultimi approfittarono di continui vuoti di

potere per consolidare in maniera sempre più territoriale il potere da loro esercitato su gruppi di guerrieri. Come già affermato in precedenza, entrambi i ducati godettero di grande autonomia dalla monarchia pavese almeno fino agli inizi dell' VIII secolo. Il bene inserito dall'UNESCO nella WHL è la Basilica di San Salvatore, polo cultuale funzionale alle esigenze della civitas longobarda; è considerato un capolavoro dell'architettura religiosa, unico dal punto di vista estetico-strutturale per via dell'accurata pratica del reimpiego di spolia, elemento che ha portato grandi artisti a visionare la basilica, sin dal Rinascimento181. Rappresenta una viva testimonianza

dell'ideologia delle elités longobarde, anticipando quello che sarà un modello per le strutture religiose altomedievali, ad ampio raggio. Infatti la chiesa spoletina costituisce un edificio originale, risultato dell'incontro di tendenze diverse quali quella longobarda, romano-ellenistica e bizantina. Per questo incarna perfettamente il carattere di pluralismo, peculiare dell'Alto Medioevo.

L'impianto è costituito da tre navate, da un presbiterio rialzato e tripartito che termina con un'abside semicircolare con due ambulacri (anche questi absidati) sui lati (fig. 17). L'impianto iniziale è stato fortemente alterato per gli interventi susseguitisi in età medievale, che hanno portato all'eliminazione della trabeazione dorica e alla costruzione di arcature; a questa seconda fase è da ricondurre il baldacchino al centro (fig. 18), formato da quattro colonne di ordine ionico, che all'origine sorreggevano una volta a crociera: Le colonne e i capitelli in questione sono materiale di spoglio, mentre “i dadi soprassesti a cuscino vennero realizzati ad hoc proprio per ricevere le ricadute della volta a crociera”182. La risistemazione dell'area presbiteriale ha rappresentato una

180 Cfr. C. AZZARA, “Spoleto e Benevento e il regno longobardo d'Italia” in Atti del XVI Congresso internazionale di studi sull'Alto Medioevo op. cit., 2003, p. 106.

181 Cfr. Dossier di candidatura, p. 173. 182 Ibidem, p. 175.

fase decisiva per nello sviluppo dell'edificio, allineandosi con le tendenze più sperimentate dell'area mediterranea a partire dalla metà del VI secolo183.

Dell'apparato pittorico ci è giunta la decorazione della nicchia al centro dell'abside, molto simile a quella che si trova nell'abside del Tempietto del Clitunno; al X secolo risale una fonte che parla della presenza di mosaici, testimonianza che non può essere provata visto che questi ultimi non sono sopravvissuti.

Le parti marmoree costituiscono un elemento notevole del complesso, frutto del reimpiego di spolia. Nella facciata (fig. 19) riscontriamo tutto ciò, anche se manca una parte della decorazione; dell'originale rimangono tre portali architravati, ben definiti da motivi classici lavorati nelle cornici; i tre fregi dei portali ripetono il motivo dei girali d'acanto con rosoni, caulicoli, boccioli e foglie. Le tre finestre superiori sono fissate da pilastrini angolari scanalate su alte basi e capitelli con foglie; le due ai lati vengono sormontate da semplici frontoni triangolari mentre quella centrale, si conclude con un arco a tutto sesto che presenta una cornice vistosa come ornamento.

Come già affermato in precedenza, l'eccezionalità della Basilica è rappresentata dalla forte consistenza di spolia antichi: alcuni reimpiegati in quanto tali (capitelli, basi, colonne, architrave interno), altri subendo importanti rilavorazioni (elementi decorativi della facciata). Gli studiosi hanno a lungo dibattuto sulla cronologia della struttura, considerandolo un tempio antico o una chiesa paleocristiana, oppure un corpo di fabbrica altomedievale o romanico. E' fuori discussione che il notevole apparato architettonico-scultoreo, maggiormente la facciata, hanno rappresentato un modello assoluto per l'architettura romanica, come per alcuni esperimenti rinascimentali184. La

Basilica di San Salvatore può essere considerata un'importante testimonianza della conversione dei Longobardi dell'Italia centrale, espressione della tendenza culturale dell'aristocrazia committente, tesa ad avvalersi di maestranze di varia provenienza, per realizzare degli unicum che non avranno corrispondenze in altre epoche.

Monumento tanto affascinante quanto enigmatico, il Tempietto del Clitunno “stenta ancora a guadagnare una sua precisa identificazione cronologica e artistica. […] L'anonimo committente di questo edificio concorse a ricreare l'atmosfera di un edifico pagano per uno spazio cristiano. Chi vi fosse entrato o ancor oggi vi entri (senza averne acquisito informazioni) avrebbe avuto la sorpresa di scorgervi un apparato visuale che immediatamente gliene avrebbe comunicato questa inerenza, forse allora anche

183 Si veda la Chiesa di Santa Tecla di Meriamlik o la Basilica extra muros di Korykos in Cilicia. 184 Dossier di candidatura, p. 173.

suggerendogli, allo stesso modo di quanto avveniva per i veri templi pagani, che ormai ogni edificio di culto non poteva che essere finalizzato al retto culto cristiano”185. Le

recenti analisi di Judson Hemerick e di Carola Jaggi hanno portato ad accettare una datazione dell'edificio tra il VII e l' VIII secolo, in piena età longobarda; essendo un piccolo edificio (fig. 20), può essere considerato a ragion veduta un monumento reliquiario della “santa Croce”, come proposto da Pace. La costruzione si presenta come un tempietto in antis su un alto podio, risultato di due periodi costruttivi distinti; la presenza della trabeazione continua ha il compito di “ricucire” la struttura originale agli innesti successivi. La costruzione esplicita sin dal frontone del portico (fig. 21) e poi sopra la conca absidale, la sua funzione di “contenitore reliquiario”: vi è rappresentata la croce, sempre accompagnata da racemi vegetali che fruttificano dei grappoli di chiara simbologia eucaristica. All'interno, risalta la figura del Signore nel catino absidale (fig. 22, il motivo iconografico è quello del Pantocrator186), accompagnato sui lati dalle rappresentazioni di Pietro e Paolo. Tutto concorre a far considerare assolutamente preminente la centralità assiale dell'immagine, che “indirizza l'attenzione al monumento che questa centralità suggella: l'edicola in forte oggetto sullo spazio semicilindrico dell'abside”187.

Nel complesso il Tempietto del Clitunno rappresenta un mirabile esempio della cultura longobarda, testimonianza del crescente dialogo con l'arte romana. Come nel San Salvatore di Spoleto, sono frequenti i reimpieghi attuati in questo importante edificio, probabilmente di committenza ducale; proprio il linguaggio classicheggiante dimostra come la finalità del committente fosse quella di evocare la grandezza di Roma, emancipando il proprio status e nobilitando il proprio prestigio politico.

6. IL DUCATO DI BENEVENTO E LA CAPPELLA VOTIVA DI SANTA SOFIA