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Cavallo al passo

Nel documento Il gusto internazionale per i bronzetti (pagine 117-121)

13 “ Putto con panno annodato”

34. Cavallo al passo

Bronzista veneto

Da un modello di Severo da Ravenna (?)

XVIsecolo (?)

Nota descrittiva:

altezza mm 121, larghezza mm 11,7; peso gr 460.

Fusione cava in ottone. Le zampe sono di riparazione-integrazione, presentano corrosione dai garretti allo zoccolo. Manca la coda. Patina artificiale probabilmente in occasione del completamento delle zampe. Base lignea di restauro.

Inv. 573: “Cavallo al passo coperto di pelle bellissima. SecoloXV”.

Il bronzetto rappresenta un cavallo con una pelle sulla groppa, un soggetto molto ricorrente nei bronzetti veneti. Esso in origine probabilmente pre- vedeva un cavaliere non pervenuto. La cultura padovana, interessata agli studi naturalistici, dette il via a una notevole produzione di piccoli bronzi raf- figuranti animali, come ramarri, granchi, gamberi, rane, caproni, tori e soprattutto cavalli, che venne- ro fusi in quantità più cospicua. Nel riprodurre i piccoli destrieri i bronzisti potevano sfruttare anche i modelli antichi come i Cavalli di San Marco a Venezia (si veda M. Visonà, in In the Light of Apol-

lo, 2003-2004, pp. 119-126). Tuttavia questi non

possono essere considerati il modello diretto del bronzetto di Stefano Bardini dal momento che esso non ne ha l’eleganza e il ritmo dei movimenti. Andrea Riccio e altri artisti veneti fusero bronzi di animali di straordinaria qualità, come il Caprone del Museo Nazionale di Palazzo Venezia a Roma (P. Cannata, in Rinascimento e passione per l’antico, 2008, pp. 378-379), tuttavia il bronzo in esame sembra più vicino agli esemplari che furono pro- dotti a carattere seriale a Ravenna nella bottega del Calzetta. È rilevante che Severo, che aveva risiedu- to a Padova nel primo decennio del Cinquecento (si veda J. Warren, in Donatello e il suo tempo, 2001, p. 132), fosse rimasto influenzato dalla cultura della città. Il bronzo Bardini, anche se non può essere attribuito alla sua bottega, stilisticamente richiama i cavalli delle statuette di Marco Aurelio e i destrie- ri al passo, attribuiti all’officina del ravennate (si veda C. Avery, 1998, pp. 108-110). Ancor più rile-

vante è la prossimità stilistica con lo Stallone al passo della collezione di Robert H. Smith, riconosciuto da Anthony Radcliffe e Nicholas Penny alla botte- ga di Severo (2004, pp. 90-94). Si può quindi ipo- tizzare che allo sconosciuto fonditore fossero noti i suoi bronzi.

Repliche: non sono note. Bibliografia/cataloghi: inedito.

Il modello del bronzetto va ricercato nella statua marmorea del Nettuno, commissionata a Jacopo Sansovino nel 1554, che forma un pendant con il

Marte della Scala dei Giganti del Palazzo Ducale di

Venezia. Come afferma Bruce Boucher, “Sansovino contracted in July 1554 to carve two figures from two blocks of marble from the stores of the Doge’s Palace. The sum agreed was 250 ducats, and for this Sansovino promised to finish both within a year. He was to receive 15 ducats a month on account, with the balance pad on completion. However, works was not finished for twelve years, during which time at least nine men assisted in carving. The statues were installed on the staircase by Antonio da Ponte, the proto of the Salt Magistracy, in 1567” (1991,II, pp. 341-342, n. 35).

Negli ultimi anni sono state riconosciute ad Ales- sandro Vittoria alcune statuette simili a quella di Stefano Bardini, come l’esemplare dei Musei Civi- ci di Padova che Davide Banzato attribuisce alla bottega del maestro (in D. Banzato, F. Pellegrini, 1989, pp. 84-86, scheda 61). Tuttavia quel Nettu-

no presenta la capigliatura e la barba differenti da

quelle del bronzo in esame, anche se la resa anato- mica è molto prossima. Il Banzato ha commentato quel pezzo con le seguenti parole: “Evidente è il ricordo di alcune tipiche figure di vecchio barbuto care al Sansovino, particolarmente nella trattazione del corpo che si sviluppa entro le strutture plasti- camente forti proprie della trattazione michelan- giolesca, mentre l’acceso pittoricismo del modella- to del volto risente dei nuovi contatti del maestro

35.Nettuno

Bottega di Jacopo Sansovino (Firenze, 1486-Venezia, 1570) Decenni centrali del Cinquecento

Nota descrittiva:

altezza mm 146; peso gr 456. Fusione in lega di rame ricca di stagno. Patina naturale con tracce di patinatura. Si nota qualche riparazione, forse originale.

Inv. 921: “Nettuno nudo, in piedi affiancato da un delfino che ha

alla sua destra e che trattiene; volge la testa verso il braccio sinistro e sollevato. SecoloXVI”.

con la tradizione figurativa veneta” (p. 85). Come afferma lo studioso, quel bronzo sembra affine sti- listicamente e nella posa all’esemplare in terracotta del British Museum di Londra di Alessandro Vit- toria (H.R. Weihrauch, 1967, pp. 152-155, fig. 182). Anche le due statuette che si trovano all’in- terno di due battenti l’uno del Kunsthistorisches Museum di Vienna, riferito alla bottega del mae- stro da Hans Weihrauch (1967, pp. 152-155, fig. 183), e l’altro del British Museum di Londra, ascritto a uno sconosciuto bronzista veneto (si veda H.R. Weihrauch, 1967, pp. 152-155, fig. 184), stilisticamente sono prossime all’esemplare pado- vano. Altre due statuette di uguale soggetto, ma di qualità inferiore, si trovano nel Museo Civico di Ferrara; tuttavia il loro artefice non è identificato (R. Varese, 1974, nn. 92-93).

Sebbene il livello qualitativo non eccessivamente alto renda arduo riferire l’opera direttamente al maestro, possiamo comunque rilevare la prossimità stilistica con gli astanti anziani e barbati che cam- peggiano nel rilievo in terracotta nel quale San

Marco guarisce gli infermi e libera gli indemoniati,

uno dei modelli autografi, conservati a Roma nel Museo Nazionale di Palazzo Venezia, per i rilievi bronzei fusi per il primo dei due pulpiti della Basi- lica di San Marco a Venezia (C. Davis, in “La bel-

lissima maniera”, 1999, pp. 210-213). I personaggi

maschili con la lunga barba, difatti, ricordano l’opera in esame ed è quindi ipotizzabile che sia stata fusa dal maestro o da un allievo.

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Repliche: non sono note.

Esemplari simili(probabilmente fusi in altre botte- ghe venete)

In collezioni pubbliche: Padova, Musei Civici (D.

Banzato, in D. Banzato, F. Pellegrini, 1989, pp. 84- 86, scheda 61, attribuito alla “Bottega di Alessan- dro Vittoria”); Ferrara, Museo Civico (due esem- plari, R. Varese, 1974, nn. 92-93, assegnati ad “Arte veneta” e a “Scuola veneziana”); Berlino, Musei di Stato (citato da R. Varese, 1974, n. 93); Vienna, Kunsthistorisches Museum (H. Weirauch,

1967, pp. 152-155, fig. 183, battente, attribuito ad “Alessandro Vittoria”); Londra, British Museum (H.R. Weihrauch, 1967, pp. 152-155, fig. 184, battente, attribuito a un non identificato artista veneto del Seicento).

In collezioni private: Düsseldorf, Collezione Binder

(citato da D. Banzato, in D. Banzato, F. Pellegrini, 1989, p. 86); Londra, Collezione Wallraf (A. San- tangelo, J. Pope-Hennessy, 1962, n. 147, attribuito ad “Alessandro Vittoria”).

36.“Ornato con volute” (contenitore

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