36 “Ornato con volute” (contenitore per l’inchiostro)
47. Diana cacciatrice
Bottega di Niccolò Roccatagliata (Genova, 1560 ca.-Venezia?, 1636 ca.)
Nota descrittiva:
altezza mm 144, larghezza mm 59; peso gr 440.
Fusione in ottone, due fori alla base per fissaggio (moderni) e foro filettato centrale. Patina naturale.
Inv. 920: “Diana cacciatrice con un cane ai piedi.
Nuda una tracolla la stringe sotto il seno e trattiene un panno svolazzante su un fianco. SecoloXVI”.
Tre protomi femminili, in corrispondenza di tre zampe ferine, decorano il piccolo calamaio di forma globulare, che si presenta privo del coperchio. Il bronzetto rientra in quella cospicua produzione di oggetti d’uso che continuarono a essere prodotti anche nei primi decenni del Seicento, come il
Coperchio con Cupido del Calamaio Bardini (inv.
925, cat. 46), che doveva essere sovrapposto a un pezzo simile a quello in esame, ma di maggiori dimensioni. Tuttavia questi esemplari hanno perso quell’aspetto antichizzante che caratterizza invece i bronzi ideati nei primi decenni del Cinquecento dal Calzetta e dal Riccio.
Una serie di dettagli consente di riferire il pezzo alla bottega del Roccatagliata. Le tre teste femminili sono prossime stilisticamente a quelle delle figure degli Alari del Museo Nazionale del Bargello di Firenze (C. Avery, 1981, pp. 64-65), che secondo il Mariacher rappresentano la Fortezza o Venezia (1971, p. 41, nn. 175-176), e anche il volto della
Diana cacciatrice Bardini (inv. 920, cat. 47) non è
dissimile da queste. Il bordo superiore e i peducci richiamano quelli dell’altro Calamaio (inv. 915), che ugualmente deve essere attribuito alla bottega di Niccolò. È curioso che certi particolari del corpo del bronzetto in esame ritornino sulla corazza del
San Giorgio e sul Candelabro del Roccatagliata, due
opere che si trovano a Venezia nella Chiesa di San Giorgio Maggiore (C. Kryza-Gersch, in “La bellissi-
ma maniera”, 1999, pp. 446-447 e p. 440, fig. 1).
Difatti, se gli elementi semicircolari che campeggia- no sopra le zampe del calamaio sono ravvisabili anche nella parte bassa della corazza del santo e nel candelabro veneziano, le volute ritornano nella maggior parte dei bronzi di Niccolò, compresi i due
48.Calamaio
Bottega di Niccolò Roccatagliata (Genova, 1560 ca.-Venezia?, 1636 ca.)
Nota descrittiva:
altezza mm 65. Fusione in lega di rame.
Inv. 977: “Calamaio ornato di palme e testine muliebri,
con peducci a zampe di leone. SecoloXVI”.
soprammenzionati e gli Alari del Bargello. Si può quindi attribuire senza riserve il bronzetto alla bot- tega del maestro, che fu molto grande e prolifica (si veda C. Kryza-Gersch, in “La bellissima maniera”, 1999, pp. 441-443).
Repliche: non sono note. Bibliografia/cataloghi: inedito.
Il calamaio viene esposto con un coperchio fuso nella bottega di Severo da Ravenna, su cui si erge la figura allegorica dell’Abbondanza (inv. 890, cat. 17), dal momento che è privo di quello originale. Sebbene l’Inventario menzioni un “coperchio con drago”, nella foto del catalogo d’asta del 1902 que- sto elemento non è presente e si può quindi sup- porre un errore nell’inventariazione. È ipotizzabile invece che Stefano Bardini avesse conservato i due pezzi pervenuti, che combaciano perfettamente, per esporli congiunti. Tuttavia l’Inventario non ne dà nota e il collegamento che abbiamo costituito (di comune accordo con Antonella Nesi, direttrice del museo, e con l’architetto Chiara Fornari, curatrice dell’allestimento museale dei bronzetti) mira a rie- vocare il gusto dell’antiquario fiorentino che nel corso della sua attività aveva più volte unito pezzi provenienti da botteghe diverse.
Il bronzetto, grazie a una serie di particolari, risul- ta riferibile alla bottega di Niccolò Roccatagliata. Difatti, nella forma globulare con il bordo superio- re rialzato e nello stile dei tre peducci ricorda il
Calamaio del Museo Bardini (inv. 977, cat. 48),
che in questa sede abbiamo riferito alla bottega del bronzista. Inoltre il pezzo richiama i due Alari del Museo Nazionale del Bargello, riconosciuti all’arti- sta (G. Mariacher, 1971, p. 41, nn. 175-176; C. Avery, 1981, pp. 63-65), in certi particolari, come gli elementi decorativi del bordo superiore, che sono prossimi alle decorazioni ovali al centro degli
Alari citati. Anche le zampe e i mascheroni ritorna-
no simili nei draghi delle due opere del Bargello, così come le volute, che nel calamaio in esame decorano le ali, mentre negli Alari la base delle
49.Calamaio
Bottega di Niccolò Roccatagliata (Genova, 1560 ca.-Venezia?, 1636 ca.)
Nota descrittiva:
altezza mm 113, larghezza mm 118; peso gr 1094. Fusione in lega di rame. Patina naturale.
Inv. 915: “Calamaio con corpo rotondo, sostenuto da tre zampe di
leone ornate di mascheroni alati. Coperchio con drago. SecoloXVI”.
figure allegoriche femminili. In ultima analisi, si può trovare conferma nell’osservazione della super- ficie puntinata, che è simile allo sfondo del rilievo con la Vergine e Gesù del Bode-Museum di Berlino, riconosciuto da Volker Krahn a Niccolò Roccata- gliata (2003, pp. 206-207), e ritorna anche nei due bronzi del Museo Nazionale di Firenze.
Repliche: non sono note.
Nell’Inventario del Museo Bardini le due figure alle- goriche femminili sono identificate come la Verità e la Giustizia, e difatti Cesare Ripa, nel 1603, a pro- posito della Verità, sostiene che sorregge nella mano destra uno “specchio ornato di gioie” (p. 501), mentre la Giustizia divina tiene “nella sinistra le bilancie” (p. 188).
Anche se l’opera si presenta di formato miniaturi- stico, va comunque segnalata la prossimità con le basi degli Alari del Museo Nazionale del Bargello di Firenze di Niccolò Roccatagliata (G. Mariacher, 1971, p. 41, nn. 175-176; C. Avery, 1981, pp. 63- 65), che ugualmente assumono una forma triango- lare e prevedono una serie di volute, due delle quali si trovano al centro dell’estremità inferiore. Anche la presenza delle figure allegoriche sedute contrad- distingue sia gli Alari citati che il pezzo di Stefano Bardini. La fascia, che passa sotto e in mezzo al seno delle due figure, ritorna in alcuni putti del Museo Civico di Padova, che il Banzato attribuisce al mae- stro e alla sua bottega (in D. Banzato, F. Pellegrini, 1989, pp. 108-113), e nella Diana cacciatrice del Museo Bardini, che abbiamo riferito in questa sede alla bottega del Roccatagliata (inv. 920, cat. 47). Altri elementi, come la testa del putto, che richia- ma quella della corazza del San Giorgio della balau- stra del coro della Chiesa di San Giorgio Maggiore di Venezia (C. Kryza-Gersch, in “La bellissima
maniera”, 1999, pp. 446-447), i panneggi simili a
quelli delle figure allegoriche degli Alari sopram- menzionati e la prossimità della Verità e della Giu-
stizia con Le tre Grazie della Galleria Estense di
50.Fregio
Bottega di Niccolò Roccatagliata (Genova, 1560 ca.-Venezia?, 1636 ca.)
Nota descrittiva:
altezza mm 118, larghezza mm 94; peso gr 92.
Fusione a giorno in rame. Parzialmente deformato e mancante di un altro elemento in origine applicato.
Inv. 1737: “Fregio traforo ai lati di un motivo centrale, formato da
cartelle con girali, mascherone ecc. sono sedute due figure muliebri simboleggianti la ‘VERITÀ’ e la ‘GIUSTIZIA’ che sorreggono la doppia croce patriarcale. SecoloXVI”.
Modena, ascritte al Roccatagliata (G. Mariacher, 1971, p. 41, n. 181; V. Krahn, 2003, p. 28, fig. 31), confermano l’attribuzione.
Tuttavia è ipotizzabile che questo piccolo pezzo fosse stato fuso da qualche allievo e non dal maestro stesso, come sembrerebbe indicare la resa un po’ abbozzata dell’insieme.
Repliche: non sono note. Bibliografia/cataloghi: inedito.