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Cenni introduttivi sulla didattica museale in Italia

NEI MUSEI NATURALISTIC

7. ASPETTI DI EDUCAZIONE NEL MUSEO

7.1. Cenni introduttivi sulla didattica museale in Italia

Attività educative rivolte a varie tipologie di pubblico sono oggi diffu- samente svolte in qualsiasi tipo di museo, piccolo o grande, d’arte o di scienza, civico o universitario che sia. Un’abbondanza di offerte educative per famiglie, adulti, anziani, disabili, insegnanti e altrettante proposte didat- tiche in collaborazione con la scuola, stanno prendendo sempre più piede nei nostri musei. La crescita culturale dei visitatori sembra assumere un ruolo primario nella politica gestionale del museo contemporaneo. L’ispi- razione di fondo è dettata dall’articolo 9 della Costituzione della Repubbli- ca Italiana, uno dei principi fondamentali su cui essa è basata: «La Repub- blica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». I mu- sei, assieme alle biblioteche e agli archivi, sono le istituzioni preposte a tu- telare questo patrimonio e a promuovere quindi lo sviluppo culturale. Un iter normativo di elevato e lungimirante tenore ha avuto luogo nei decenni successivi portando, ad esempio, all’introduzione dell’articolo 119 del Co- dice per i Beni culturali e il paesaggio del 2004, in base al quale è introdot- to lo strumento “convenzione scuola-museo” per la creazione di progetti comuni formativi e di aggiornamento destinati ai docenti e ai museologi, ad opera di un équipe di lavoro interdisciplinare e inter-istituzionale. Una pri- ma domanda da porsi è: il destinatario del progetto comune è lo studente o il patrimonio? La finalità del lavoro di équipe è proprio quella di portare ad una crescita culturale totale della società, nell’insieme dei suoi componenti (Fusco, 2007). Se da un lato il ruolo istituzionale della scuola può risultare chiaro a tutti e – seppur via via ripensato e aggiornato – rappresentare uno dei cardini di sviluppo delle società, la natura dell’istituzione museale ha spesso subìto variazioni e scossoni nella comprensione del proprio ruolo.

La continua transizione tra un’interpretazione e l’altra di museo ha contras- segnato la vita di questa istituzione fin dagli albori, riflettendo le dinamiche storiche, politiche e filosofiche del relativo contesto ambientale (Maggi, 2009).

Nel dicembre del 1971 si tenne a Roma un importante convegno di stu- dio “Il Museo come esperienza sociale” al quale intervenne Franco Russoli, allora Soprintendente della Pinacoteca di Brera, illustrando nella sua rela- zione (Russoli, 1981) ciò che oggi, a più di quarant’anni di distanza, suona straordinariamente attuale:

Il museo deve essere proposto come luogo in cui si trovano non tanto delle “informazioni” o dei “documenti originali” su un dato argomento, quanto delle inattese e rivelatrici scoperte sulla polivalenza dei significati e messaggi delle opere che esso conserva. Deve essere un luogo dove si va per alimentare i pro- pri problemi di conoscenza, più che per subire alienanti e coercitive lezioni. […] Nei rapporti con la scuola, si metta il museo a disposizione non soltanto per una attività didattica limitata alla singola disciplina di cui il museo stesso conserva opere testimoniali, ma si inviti anzi a considerarlo un “laboratorio” o un “patrimonio” aperti ad ogni indirizzo di ricerca, di consultazione, di discus- sione […] Luogo in cui si costruisce e si vive lo sviluppo della realtà contem- poranea. Non occupazione per il tempo libero, bensì per il tempo impegnato.

Come non leggere in queste parole i segnali anticipatori dei vari recenti progetti di musei e life long learning, esperienze museali educative rivolte agli adulti, progetti sulla sostenibilità, attività ludiche, narrazioni, museum theatre, storytelling, e così via? Inoltre Russoli si augura che il museo pro- ponga visite sorprendenti e rivelatrici, assai diverse dall’osservare passiva- mente una lista di cose che può generare un senso di smarrimento, la “ver- tigine della lista” di Eco (Eco, 2001) o di repulsione, come nel 1923 Paul Valéry osò affermare con le sue provocanti parole divenute monito per le future generazioni di museologi (Valèry, 1923). Poter leggere sulla porta di ingresso di un museo “non importa che ti piaccia tutto” potrebbe immedia- tamente indicare al visitatore il grado di libertà nella sua accoglienza e quindi nella sua visita al museo, con positivi risvolti concettuali (Bennet, 2008). Infatti anche l’esperienza della visita guidata può risultare una forma di obbligata consuetudine, sia da parte dei docenti che ne fanno richiesta, sia da parte degli studenti che si trovano a doverla subire.

Allo stesso illuminato convegno del 1971, Pietro Romanelli, allora Di- rettore Generale delle Antichità e Belle Arti del Ministero della Pubblica Istruzione sosteneva che:

Bisogna studiare i mezzi più acconci per avvicinare il museo al pubblico, farlo entrare sempre più intimamente nel vivo della società moderna, come elemento attivo ed insostituibile dell’educazione e dell’elevazione culturale e spirituale della società stessa.

L’utopia allora appena vagheggiata di entrare in contatto col pubblico e di istituzionalizzare in qualche maniera i rapporti tra musei e scuola è oggi realtà e individuiamo nei Servizi educativi dei Musei la chiave di accesso verso il pubblico, non solo scolastico. I Servizi educativi dei Musei italiani si collocano oggi nel progetto di valorizzazione del patrimonio museale na- zionale avviato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali nella se- conda metà degli anni Novanta, sulla base del Rapporto all’UNESCO del 1995 (Delors, 1996) che ha indicato come fine centrale dell’educazione la realizzazione dell’individuo come essere sociale e sono stati specificati nel- le Linee Guida degli Standard Museali (Atto di Indirizzo sui criteri tecnico- scientifici e sugli Standard di funzionamento e sviluppo dei musei, art. 150, comma 6, D.L. n. 112/1998). La funzione educativa museale è oggi intesa in senso ampio e l’attenzione è rivolta alla formazione della persona e alla sviluppo armonico della società, come ribadito nei temi dei Convegni o del- le Giornate Internazionali dell’ICOM (International Council of Museums) degli ultimi anni, “Museums for Social Harmony 2010”, “Museums (Me- mory + Creativity) = Social Change 2013”, tanto per citarne alcuni.