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Criteri e metodologie per le attività educative nei musei scientific

NEI MUSEI NATURALISTIC

7. ASPETTI DI EDUCAZIONE NEL MUSEO

7.3. Criteri e metodologie per le attività educative nei musei scientific

zione (Falchetti, 2007, 2013). Le potenzialità educative dei musei scientifi- ci sono praticamente inesauribili. Ecco che si rende necessaria una buona programmazione, anche pluriennale, delle strategie da adottare nelle politi- che educative. Riflettere prima di agire! Dare impulso a progetti i cui aspet- ti abbiano ricadute positive su molteplici piani non è facile, è un processo articolato che deve rispettare la natura del museo con le sue caratteristiche (collezioni, locali, allestimenti, personale, ecc.), la natura dei suoi utenti (cittadini, stranieri, culturalmente preparati, anziani, ecc.) e quella del con- testo territoriale dove esso è collocato.

7.3. Criteri e metodologie per le attività educative nei musei scientifici

Al fine di realizzare validi percorsi educativi un Museo deve individuare le tappe da seguire durante le fasi della progettazione: individuazione degli obiettivi, target, competenze, modus operandi, promozione, esecuzione, mo- nitoraggio e valutazione. A monte del processo progettuale dovrà essere pre- sente una buona organizzazione dei Servizi Educativi del museo. Se infatti non vengono rispettate alcune condizioni di selezione e formazione degli aspiranti educatori, non viene alimentata la collaborazione tra il personale strutturato del museo e gli operatori stessi nel caso di affidamento all’esterno dei servizi educativi, un museo può anche avere a disposizione un grosso budget, ma le sue proposte educative rimarranno sterili esercizi di marketing. Il pubblico, i visitatori, bambini ragazzi e adulti che siano, avvertono imme- diatamente lo spirito con cui sono realizzate le proposte educative. L’atmosfera interna si manifesta anche all’esterno. Sempre più il visitatore vuole partecipare alla vita del museo, aprire la porta a queste “intromissioni” svela la realtà. Se questa è concretamente partecipativa allora il successo è garantito. In sintesi, una volta definito il gruppo, il team building, è altrettan- to necessario giungere al team wellbeing, al benessere del gruppo, che si ma- nifesta in empatia tra gli elementi, al fine di ottenere il massimo di perfor- mance. È in questi casi che pubblico e museo possono incamminarsi verso quell’elevazione culturale e spirituale precedentemente citata.

All’interno dell’ANMS (Associazione Nazionale Musei Scientifici) è sorto dal 2008 un gruppo di lavoro dedicato all’educazione nei musei scien- tifici (GEMS) formato da personale afferente a musei di diversa grandezza e localizzazione geografica. Sul sito web e in fase di stampa su Museologia Scientifica, rivista dell’ANMS, è reperibile un documento di consultazione, le linee guida per l’organizzazione dei Servizi educativi nei Musei Scienti- fici. Questo strumento di lavoro affronta le tematiche utili alla realizzazione dei servizi educativi nei musei scientifici (Celi et al., 2011) e le comuni problematiche connesse che quotidianamente si presentano ai professionisti dei musei. Una riflessione continua sulle attività lavorative è l’auspicio di fondo, infatti ogni pratica valutativa è istruttiva, perché si riesaminano le priorità e la compatibilità tra le scelte operate e le risorse. La valutazione dovrebbe essere fatta da soggetti interni alle istituzioni che producono i progetti, ma anche da soggetti esterni competenti, chiamati a valutare da un punto di vista nuovo, non autoreferenziale.

Una corretta impostazione delle attività educative dovrà basarsi sulla conoscenza degli utenti, di coloro che ne usufruiranno. I musei hanno mo- strato sensibilità in questo ambito di ricerca e le produzioni scientifiche a riguardo sono innumerevoli. Da tempo sono svolte nei musei varie indagini analitiche con questionari, interviste, indagini osservanti, misurazioni varie, che hanno fornito quadri dettagliati dei visitatori all’estero e anche in Italia (Hooper-Greenhill & Dodd, 2002; Miglietta et al., 2005; Bollo, 2008). Un aspetto fondamentale emerso è che non solo bisogna conoscere quali sono i vari pubblici del museo, ma anche comprendere come i visitatori hanno vissuto l’esperienza della visita o dell’attività proposta (Miglietta et al., 2011; Packer, 2008; Solima, 2012). Ma l’approfondimento delle esigenze degli utilizzatori non può rimanere finalizzato alla crescita del numero dei visitatori di un museo. Il valore profondo di un museo si esprime nella cor- retta interpretazione delle esigenze dei suoi visitatori, da quanto esso è rile- vante per i suoi utilizzatori (Lanzinger, 2010). Gli educatori dei musei han- no il delicato compito di essere una sorta di front-office, di intrattenere il colloquio museo/visitatore, di poter saggiare il terreno sulle aspettative del pubblico, sia che questo sia entrato fisicamente dalla soglia del museo o che sia raggiunto nei propri luoghi con le varie proposte educative. Il feedback degli educatori dovrà costituire una base di riflessione fondamentale per l’evoluzione dell’istituzione museale. Se il museo non si confronta con l’esterno, con i suoi utenti, potrà anche avere grandiose collezioni e costosi allestimenti, ma – nel migliore dei casi – rimarrà un archivio, seppure dall’immenso valore culturale o dal grande fascino, sarà insomma un luogo senza più l’identità di museo. È necessario riavvicinare il museo alla citta-

dinanza, ricostruire quei legami culturali con il proprio territorio che da sempre sono stati alla base dello sviluppo di un museo. Forse non è nem- meno indispensabile l’ammodernamento a tutti i costi di locali, exhibit, al- lestimenti. Se per assurdo i finanziamenti di un museo fossero in quantità esorbitante, senza una strategia condivisa in cui si riconoscano le esigenze e i ruoli dei due attori, museo e visitatori, il museo fallirà nei suoi obiettivi. Da qui ne deriva l’importanza delle strategie educative. Per queste, non esi- ste comunque una ricetta applicabile a tutti i musei indifferentemente. Rife- rendomi a un termine a me caro, si deve rispettare la “museo-diversità”. In- vece di omologare semplicemente le proposte educative, sarà preferibile realizzare in ogni museo, ognuno con il proprio contesto territoriale, per- corsi educativi pensati insieme alla cittadinanza. Ciò non significa confina- re a un ambito di apprezzamento cittadino il museo, ma anzi rispecchiare anche su utenti non locali, stranieri, lontani abitualmente dal nostro museo, l’impostazione culturale data alle scelte operate. Ad esempio, far emergere i valori nascosti nel tessuto storico-culturale dove è insediato il museo co- stituirà un punto di forza, un elemento aggiuntivo all’interesse destato dai reperti in mostra. Il cittadino avrà soddisfatto il senso di appartenenza alla città, lo straniero potrà assaporare l’anima culturale del territorio, entrando- vi in un contatto più profondo e reale.

La variegata tipologia dei musei italiani – statali, civici, ecclesiastici, uni- versitari, privati – dalle diverse dimensioni e localizzazioni, rispecchia la sto- ria civile del nostro paese negli ultimi secoli. Fornire alcune indicazioni ai visitatori sulla storia del museo, sul perché esiste e come è collegato storica- mente a quel dato territorio, è come presentarsi al visitatore, porgergli la ma- no, dire chi sei e perché sei lì. Quale migliore inizio? I visitatori apprezzano ciò più di quanto si possa immaginare. L’esperienza ci dice che il successo di un museo può risiedere anche nei piccoli dettagli, come un giusto uso degli accessori può fare la differenza nell’eleganza di una persona.

Anche le tipologie di attività educative che possono essere svolte nei va- ri musei sono molteplici. Si possono individuare attività di tipo ordinario, annualmente presenti nel piano di offerta educativa del museo e di tipo straordinario, cioè studiate appositamente ogni anno; entrambe possono es- sere rivolte ai vari pubblici del museo.

I musei scientifici hanno una tradizione ormai consolidata di progetti educativi proponibili alle scuole o svolte in ambito extrascolastico, con fa- miglie o pubblici speciali. Visite guidate a tutto il museo, visite tematiche con approfondimento di una o più sale, laboratori con manipolazione di modelli, osservazioni al microscopio, attività ludiche, possono essere alter- nate alle attività collegate al museo nella loro progettazione ma svolte al di

fuori di esso, nelle scuole, negli ospedali pediatrici, nelle case di cura per anziani, nei carceri, nei quartieri periferici delle grandi città. Dalle banche dati e dalle fonti statistiche possiamo notare che, nonostante la crisi attuale della società, i musei italiani mantengono livelli più che soddisfacenti di attenzione da parte dei visitatori. Il contributo della museologia scientifica all’affermazione e allo sviluppo dell’istituzione “museo” nella sua generale accezione risiede proprio nell’ampliamento dei percorsi educativi proposti e nell’implemento continuo della ricerca educativa. Sarebbe auspicabile po- ter progettare ogni anno nuove attività. Così infatti, si aiuta il pubblico ma anche gli stessi educatori, in modo da stimolare una reciproca riflessione e un aggiornamento concreto e continuo.

Il museo oggi è spesso inteso come laboratorio formativo, luogo di spe- rimentazione di ICT e nuove tecnologie, ma deve passare da luogo a pre- senza, a esperienza sociale, accessibile a tutti. Una presenza sociale nella vita di ciascuno, per il piacere, la conversazione, la condivisione, la memo- ria, il senso di appartenenza. Una presenza con cui condividere i propri tempi educativi. Solo così avrà valore la professionalità riversata su di esso.

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