NEI MUSEI NATURALISTIC
9. CONSERVAZIONE E RESTAURO DEL PATRIMONIO STORICO-SCIENTIFICO
9.2. Strumenti scientifici come beni culturali: un riconoscimento di valore
Considerati oggetti d’uso che ad un certo punto esaurivano la loro fun- zione diventando obsoleti o inservibili, gli strumenti scientifici e, più in ge- nerale, le testimonianze materiali del lavoro scientifico e tecnologico, sono entrate ufficialmente solo di recente, come accennato, nel novero dei beni culturali. Il valore degli “utensili della scienza” è sempre stato individuato, nel loro essere nuovi e stupefacenti o misteriosi e fonti di meraviglia, oggi come nel passato, nelle Wunderkammer rinascimentali e nelle Esposizioni Universali ottocentesche dove erano i simboli del progresso e dell'innova- zione. In ogni caso, in passato, gli oggetti di questo genere meritevoli di una certa considerazione erano contemporanei ai loro estimatori. Le ragioni del collezionismo di questo genere di manufatti erano da ricercare quindi esclusivamente nell’interesse per oggetti eccezionali, preziosi, curiosi, par- ticolarmente innovativi o efficienti, capaci di sancire il prestigio e il potere di chi li possedeva o li aveva prodotti.
In generale le prime raccolte di cimeli e strumenti considerati rari e pre- ziosi in quanto antichi risalgono solo ai primi anni dell’Ottocento, quando inizia a maturare una lettura storica del passato e un approccio storico del pensiero in tutti i rami della cultura. Bisognerà comunque aspettare la se- conda metà dell’Ottocento per vedere sezioni dedicate agli strumenti di in- teresse storico all’interno delle Esposizioni Universali o di grandi mostre come la Special Loan Collection of Scientific Apparatus che si tenne a Londra nel 18767.
In Italia l’interesse per la strumentaria storica si è soprattutto legato alla sensibilità di alcuni e il loro riconoscimento di valore ha seguito alterne vi- cende8. In generale comunque è la relazione con uno studioso illustre che rappresentava motivo di attenzione e di riconoscimento di valore per ogget- ti e strumenti che diventavano cimeli funzionali alla celebrazione di uomi-
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Brenni P. (2012), “The birth of museums of history of science”, in F. Camerota (ed.), Dis- playing Scientific Instruments: From the Medici Wardrobe to the Museo Galileo, Goppion e Museo Galileo, Firenze.
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Si veda per esempio Miniati M. (2012), “From the Museum of Physics to the Museum of Ancient Instruments”, in Camerota F. (ed.), op. cit.
ni-mito. Per decenni l’interesse per gli strumenti antichi non si è distanziato da una logica glorificativa verso la figura romantica dell’eroe della scienza o da operazioni di mistificazione di glorie nazionali, per rafforzare la repu- tazione di un paese, per affermarne la supremazia culturale e stimolare l’orgoglio dell’appartenenza nei suoi cittadini.
Durante il Novecento, nel periodo fra le due guerre, iniziano a sorgere in tutta Europa musei specifici di storia della scienza, distinti dai musei di scienza e tecnologia. Anche a Firenze si costituisce il Gruppo per la tutela del Patrimonio Scientifico Nazionale9 composto da intellettuali come An- drea Corsini, Antonio Garbasso e il principe Piero Ginori Conti che costi- tuiscono l’Istituto di Storia delle Scienze. Seguirà nel 1929 la prestigiosa “Esposizione Nazionale di Storia della scienza” dalla quale si genererà il Museo di Storia della Scienza, oggi Museo Galileo.
Sarà poi negli anni Settanta del Novecento che si approda ad un nuovo corso per lo studio degli strumenti scientifici storici ai quali viene finalmen- te riconosciuto un ruolo significativo come risorse documentarie primarie10. Nei decenni successivi si ha, anche in Italia, un proliferare di iniziative vol- te a promuovere studi nel settore e occasioni di valorizzazione di questo pa- trimonio. È in questa cornice che si riesce ad andare oltre all’interesse per gli strumenti-reliquia, vengono inaugurati nuovi allestimenti e l’attenzione si rivolge anche a nuclei di apparecchi più recenti e non necessariamente rari o preziosi. Le raccolte ottocentesche, immensamente più cospicue di quelle più antiche, presenti in moltissime università, scuole e accademie, iniziano un percorso per cercare di affermarsi nell’interesse degli storici e degli enti preposti alla tutela. Interesse che ancora oggi, quando già incom- bono scelte sugli strumenti della big-science e sulle testimonianze della so- cietà industriale del XX secolo con la sua produzione di massa, non è però ancora completamente assestato e radicato.
Considerati questi dati come cornice, forse comprendiamo meglio le vi- cende del riconoscimento del valore degli strumenti scientifici come beni culturali da un punto di vista legislativo, riconoscimento avvenuto con una tempistica che può apparire sconfortante. I beni di interesse storico scienti- fico non entrano mai esplicitamente a far parte delle leggi di tutela fino al 1998 quando si ritiene opportuno varare una norma che introduce una rego- lamentazione relativa a questi beni, qui vengono citati per la prima volta
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Idem.
10
Sutera S. (c2005), “Presentazione”, in S. Sutera, L. Ronzon (a cura di), Strumentazione scientifica: conservare ed esporre, Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leo- nardo da Vinci, Milano.
«beni e strumenti di interesse per la storia della scienza e della tecnica aventi più di cinquanta anni». La regolamentazione riguarda però solo la loro movimentazione, ovvero ne viene normata l’esportazione. Il decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490 “Testo Unico delle disposizioni legisla- tive in materia di beni culturali e ambientali” che raccoglie e abroga tutte le previgenti disposizioni di legge, riconoscerà «i beni e gli strumenti di inte- resse per la storia della scienza e della tecnica aventi più di cinquanta anni» fra le “Categorie speciali di beni culturali” all’art.3. Sarà però solo il Codi- ce dei Beni culturali e del paesaggio del 2004 che conterrà finalmente a pieno titolo questa tipologia di beni grazie sia al definitivo ampliamento delle categorie di beni presi in considerazione, sia all’inclusione di tutte le collezioni facenti parte dei musei pubblici11 e sia al compimento di un pro- gressivo allargamento del concetto stesso di bene culturale che, secondo un percorso iniziato con la Commissione Franceschini degli anni Sessanta del Novecento, ha portato ad individuare un bene culturale quale «testimonian- za avente valore di civiltà»12.
In questo contesto è da segnalare la costituzione nel 1988 del “Comitato Nazionale per lo studio, la tutela e la valorizzazione della cultura scientifica e storico-scientifica”, istituito su iniziativa di Antonio Ruberti e operante fino al 1996. In seno a questo Comitato venne attivata, fra il 1992 e il 1994, la “Com- missione per elaborare criteri di definizione del bene culturale scientifico in funzione della precisazione e scelta degli opportuni provvedimenti di tutela”.
La percezione, quindi, degli strumenti scientifici come beni da tutelare, conservare e valorizzare è una conquista recente e di conseguenza giovani so- no la tradizione metodologica che sta dietro gli interventi di restauro e l’etica che ne guida le strategie. La metodologia d’intervento, nonostante la recente formazione, ha trovato comunque da tempo una sua solidità, soprattutto pres- so alcune consolidate realtà istituzionali di riferimento13. Laddove però manca il collegamento ai riferimenti istituzionali o la conservazione delle raccolte è affidata ad enti non propriamente deputati, molto c’è da lavorare.
11
Barbagli F. (2008), “Le collezioni di interesse naturalistico alla luce del nuovo Codice dei Beni culturali e del Paesaggio”, Museologia scientifica. Memorie, n. 2, febbraio: 15-17.
12
Crosetti A., Vaiano D. (2009), Beni culturali e paesaggistici, Giappichelli, Torino.
13
AA.VV. (1998-c2000), The restoration of scientific instruments: proceedings of the Workshop held in Florence, December 14-15, 1998, Le lettere, Firenze; Miniati M. (c2005), “Tutela e valorizzazione del patrimonio storico-scientifico italiano: un bilancio”, in S. Sute- ra, L. Ronzon, op. cit.
Gli strumenti scientifici, in qualità di apparecchi d’uso, inoltre, sono sem- pre stati oggetto di lavori di manutenzione ad opera di lavoranti e costruttori14 o direttamente da parte degli utilizzatori. Bisogna tenere presente che è anche nel solco di questa pratica che, attraverso una graduale trasformazione del senso di questi interventi, si è approdati a vere e proprie operazioni di recupe- ro e restauro.
L’allargamento del riconoscimento di valore a categorie di beni diversi dalle opere d’arte è una naturale evoluzione culturale15 e l’opportunità of- ferta dalla lunga esperienza pratica e metodologica di conservazione e re- stauro in ambito artistico non deve andare sprecata, è quindi opportuno, e quanto mai utile, conoscerla e avvicinarla per adattarla al mondo dei beni scientifici.