DEI BENI SCIENTIFICI E TECNOLOGIC
5.4. Esperienze di valutazione
Per quanto detto sopra, al punto b), porto ad esempio l’esperienza per- sonale maturata intorno all’acquisto di alcuni pezzi antichi dei quali è cam- biata la valutazione nel corso degli anni.
Inizio con uno strumento costruito verso il 1780-90, proposto in vendita da una persona che mi contattò inizialmente per effettuarne la perizia stori- ca ed economica. Conclusi che si trattava di un “microscopio” in ottone, modello inglese, del tipo John Cuff, in buono stato di conservazione, mon- tato sul supporto in legno di ebano, avente un cassetto contenente alcuni accessori necessari per varie esperienze particolari; mancante della sua sca- tola per il trasporto.
Mi fu chiesto dal proprietario di quantificare la valutazione economica del microscopio che, in base alla mia analisi scientifica, dovetti allora para- gonare a stime di simili microscopi dello stesso modello Cuff apparsi su ca- taloghi d’asta. Trovai proposte di vendita di un simile strumento all’interno di un catalogo di un’asta straniera di due anni prima (eravamo allora nel 2000-2001). L’oggetto non risultava proprio uguale perché i vari motivi de- corativi che si trovano nello stativo del nostro non erano riscontrabili in al- tri, anche di stessa origine filosofica e strutturale. Si trattò quindi di ag-
giungere un plus valore rispetto a quello a cui volli far riferimento: il co- struttore (probabilmente italiano) aveva voluto rendere lo strumento anche bello da vedere, oltre che funzionale.
Proposi quindi al proprietario la mia valutazione conclusiva, adducendo le motivazioni tenute in considerazione, come metodologia di lavoro. A questo punto mi fu proposta l’acquisizione alla cifra che io stesso avevo in- dicato e decisi che, considerato l’arricchimento che avrebbe portato alla mia collezione, nel settore dei microscopi, sarebbe stato per me un buon acquisto. A tale accordo posi una sola condizione: che il venditore mi aiu- tasse a determinarne la provenienza.
Microscopio modello John Cuff, costruito verso la fine del 1700, usato dal dottor Flajani a Roma, medico personale del Papa Pio VI. A destra del microscopio, volume scritto, nel 1791, dal Flajani sulla Chirurgia.
Con l’aiuto della famiglia, erede del Flajani e con analisi di archivi sto- rici, ho potuto realizzare l’albero genealogico (qui riportato), che conduce, a ritroso, al loro antenato importante nella storia della medicina a cui sicu- ramente appartenne il nostro microscopio, rimasto alla famiglia, come ele- mento di ricordo dell’opera di questo studioso: si tratta del dottor Giuseppe Flajani, medico personale del papa Pio VI, Membro dell’Accademia di Scienze di Siena, ecc., come si legge nel frontespizio del volume da lui stesso pubblicato.
La ricerca che ho poi continuato riguardava il settore libri antichi, per sapere se questo importante personaggio avesse pubblicato cose riguardanti la sua professione, durante la quale, sicuramente, ha utilizzato il microsco- pio suddetto. Il risultato si è fatto attendere per qualche mese, dopo di che
arrivò la notizia, da un amico antiquario, che esiste un volume scritto dal Flajani stesso verso la fine del Settecento.
Tale volume è stato poi trovato nel campo collezionistico e oggi fa parte integrante della mia collezione assieme al microscopio.
Frontespizio dell’opera sulla chirurgia ed altro, di Giuseppe Flajani pubblicato nel 1791
È chiaro che questa ricerca ha avuto un lungo ma proficuo percorso, vi- sti i risultati che hanno concretizzato, oltre l’aspetto scientifico, quello eco- nomico e, soprattutto, quello storico, valorizzando di gran lunga anche il microscopio stesso. La sua valutazione, data per certa al momento del ritro- vamento dello strumento (quando cioè mi fu proposto) con un parametro “10” (valore commerciale di 3.000- 3.500 euro), ha raggiunto il suo massi- mo con parametro di “50” alla fine della ricerca, portando l’insieme dello strumento con il suo albero genealogico e il volume del Flajani all’even- tuale costo di 12.500 euro, in caso di proposta commerciale.
Altra esperienza interessante da segnalare è il ritrovamento di un gruppo di strumenti scientifici, ottici, musicali e modelli di armi, costruiti ad An- cona da una famiglia di artigiani che, dalla metà del XVIII secolo fino alla fine del XIX hanno prodotto strumenti e macchine, aggiudicandosi ricono- scimenti ufficiali anche a livello internazionale. Questo lotto mi è stato proposto dal mondo antiquario verso l’anno 2000: il gruppo strumentale, proveniente da eredi della Famiglia Baldantoni di Ancona, che hanno for- tunatamente conservato fino a oggi questo materiale, si dimostra di tutto rispetto dal punto di vista costruttivo, rilevando applicazioni di idee innova- tive rispetto a una produzione standard di strumenti simili che nel contem- po veniva realizzata in altre realtà produttive sia italiane che estere.
A documentazione dell’operato di questi artigiani, sconosciuto fino a quel momento nel mondo scientifico storico, sono partito da un punto fer- mo: le firme incise su molti degli strumenti del lotto. Da queste ho appro- fondito la ricerca negli archivi anconetani e nelle collezioni che potei con- tattare allora, sia pubbliche che private. Con l’aiuto di altri ricercatori e col- lezionisti che mi segnalarono alcune notizie interessanti pertanto, decisi di pubblicarne i risultati in un libretto bilingue (italiano e inglese), Strumenti scientifici ottici dei Baldantoni di Ancona, dove elencai le caratteristiche scientifiche del lotto di strumenti e tutte le notizie riguardanti questa grande famiglia di costruttori anconetani. Il testo è estratto dagli Atti della Fonda- zione Giorgio Ronchi.
Copertina dell’estratto sugli Strumento scientifici ottici della Famiglia Baldantoni di Anco- na, a cura dell’autore
La similitudine della ricerca nella Famiglia Baldantoni con quella del Flajani conduce, anche in questo caso, a dare un contributo di storicizza- zione che completa la presenza di questi strumenti nel campo scientifi- co/storico e quindi incide anche nei valori economici dello stesso lotto.
La considerazione del ritrovamento del lotto di ben 16 pezzi provenienti tutti dalla bottega Baldantoni di Ancona, confrontati con solo altri 5 stru- menti individuati in collezioni dei Musei di tutto il mondo (questo il risulta- to della significativa ricerca riportata nel testo sopra citato), porta alla con- clusione dell’importanza che assumono gli oggetti, sia singolarmente che nel complesso, allorquando contribuiscono a dimostrare una storia scono- sciuta sulla costruzione italiana della strumentaria scientifica del XVIII e XIX secolo. In riferimento a questa ricerca, è chiaro che il lotto Baldantoni, accompagnato dal testo che ne dimostra la provenienza, porta un conside-
revole aumento della valutazione rispetto a quella del momento della pro- posta commerciale e della relativa acquisizione.
Mancando un qualsiasi riferimento del valore iniziale di ogni manufatto al momento della sua produzione, la considerazione valutativa è oggi con- frontabile solo con quella dell’acquisto dell’anno 2000 che raggiunge ora un valore complessivo indiscusso molto più elevato, in quanto diventato lotto inscindibile per la sua forza storica che ha assunto con la pubblicazio- ne della ricerca.
Volendo dare una più precisa indicazione, direi che il rapporto matema- tico tra il valore di compravendita iniziale e quello odierno è di 1 a 10. Quindi, se in un inventario di catalogazione dovessimo oggi dare una sin- gola valutazione a ogni componente del gruppo di strumenti Baldantoni, dovremmo considerare questo rapporto e aggiungere nella scheda di cia- scuno di questi elementi l’appartenenza inscindibile all’insieme Baldantoni.
Altra strada da suggerire, per una corretta valutazione derivata da possi- bile storicizzazione di uno strumento scientifico anonimo (senza cioè nes- suna incisione di firme o di stemmi di riconoscimento), è quello dell’at- tribuzione di appartenenza alla produzione di una significativa bottega.
Potrebbero essere ancora elencati altri esempi, ma penso che la strada dell’attribuzione del valore storico sarà sempre seguita prima, per poi arri- vare al valore di stima.
Tuttavia nel trovare oggetti antichi molto spesso non è possibile la stori- cizzazione, e nemmeno individuare il luogo ed il tempo di provenienza; bi- sogna in questo caso lasciare agli esperti la collocazione temporale e logi- stica della costruzione stessa.
Ecco perché le collezioni degli Enti, dei Musei, delle scuole e Università devono avere una lettura inventariale per porre fine a smarrimenti, distru- zioni ed errori di valutazione dei reperti storici che le compongono.
Per concludere il discorso riguardo la quantificazione della valutazione di un oggetto, esplicitiamo ora il terzo livello di considerazione:
c) Patrimonio già quantificato in inventario fin dal suo ingresso nel mu- seo. Si tratta di materiale appartenente a categorie particolari, acqui- stato direttamente e quindi quantificato al momento sugli inventari dell’Ente. È sufficiente proporre in questo caso un aggiornamento del valore e inserirlo nel nuovo inventario.
Altra è la situazione per gli oggetti costruiti per il museo ai fini didattici e che ancora oggi hanno la stessa utilizzazione. In questo caso il suo costo iniziale fa da riferimento, aggiornandolo ai parametri di oggi corrispondenti alla cifra necessaria all’eventuale ricostruzione del bene che continua a es- sere utilizzato nella sezione delle esperienze. L’interazione con l’attività
didattica, giustifica l’eventuale sostituzione di un elemento che si rompe per l’uso o viene smarrito o rubato.