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6. Una proposta di progetto: la creazione di un distretto diffuso del

6.5 La Franciacorta: la vocazione

6.6.3 Cenni storici

Chiari è un nucleo di origine romana, le cui tracce sul territorio sono state documentate da numerosi ritrovamenti avvenuti in diverse occasioni nel secolo scorso. Questa zona della Pianura Padana fu occupata nei secoli V e IV a C. dal popolo gallo-celtico dei cenomani, a cui si susseguirono i Romani, i Goti, i Longobardi, e, infine nell'VIII secolo d.C., i Longobardi.

Le origini di Chiari possono essere, pertanto, fatte risalire al IX secolo quando si è formata una piccola fortificazione posta a difesa degli interessi bresciani sulla sponda dell'Oglio. La sua prima chiesa può essere individuata in quella dei "Morti", vicino a S. Maria Maggiore, sorta come diaconia della pieve di Coccaglio. Solo nell'XI secolo si è sviluppato il nucleo urbano, vero e proprio "Castrum", con funzione difensiva volta ad arginare le scorrerie di Bergamaschi e Cremonesi. In tal senso si rileva storicamente che il termine "in castro Clare" compare per la prima volta in un documento scritto il 9 settembre 1148, la bolla "Aequitatis et justitiae ratio" di Papa Eugenio III. Nel 1237 Chiari fu assediata dalle truppe di Federico II, nel 1259 cadde sotto il dominio di Ezzelino da Romano e nel 1272, ridotta dai Guelfi in rovine, risorse per mano dei Ghibellini a cui rimase a lungo politicamente legata. Nella seconda metà del XIV secolo Chiari entra nella sfera d'influenza Viscontea e nel 1422 Filippo Maria Visconti le concedette importanti privilegi amministrativi ed una sostanziale autonomia politica. Contesa dai Visconti di Milano e dalla Serenissima, Chiari nel 1512 subisce anche il saccheggio degli svizzeri di Lautrecht, i Lanzichenecchi. Dotata di Statuti Autonomi (1429) e di una divisione politico-amministrativa in quadre, fin dal XIV secolo Chiari si dedicò alle opere più importanti che hanno determinato la qualità e lo spessore della sua vita civile religiosa: nel 1495, su sollecitazione di Bernardino di Feltre, viene

costituito il Monte di Pietà, a cui ben presto si affiancarono altre opere di solidità e di sviluppo, quali il Monte Grano ed il Consorzio dei Poveri. L'economia, da sempre vocata all'attività agricola, è stata profondamente segnata, sulla fine del Seicento, dall'arrivo a Chiari di alcune famiglie di tessitori lecchesi e bergamaschi, che hanno dato avvio a quell'industria della seta che produrrà notevole benessere fino all'inizio di questo secolo. Il 1 settembre 1701 Chiari è teatro di un'aspra battaglia che fu determinante nella guerra di successione al Regno di Spagna. Nel 1713 si apre a Chiari l'ospedale Mellini e nel 1762, con i suoi tredici filatoi di seta, la cittadina divenne uno dei più importanti poli dell'industria serica bresciana. Il settecento è stato un periodo vivace anche sotto il profilo culturale, ravvivato dalla presenza di figure religiose lungimiranti che hanno rifondato il sistema scolastico pubblico, quello della cultura, dell’arte e del sistema dei luoghi del culto. Con l'era giacobina e la fine della Serenissima, la vita civile a Chiari è tornata instabile e segnata da profondi contrasti. Dopo essere stata il centro di uno dei quattro distretti del Mella e dopo essere stata annoverata da Napoleone come una delle quaranta città della Repubblica Italiana, nel 1815 Chiari è rientrata definitivamente sotto l'amministrazione austro-ungarica. Nel 1836 parte della Rocca malatestiana viene trasformata in teatro e cinque anni dopo l'amministrazione di Ferdinando I riconosce il locale ginnasio, mentre nel 1854 l'avvocato Pietro Repossi dota la scuola di disegno per giovani operai, da lui fondata quattro anni prima, di una pinacoteca che raccoglie numerose opere di valore. Il 5 ottobre 1862 Vittorio Emanuele II restituisce a Chiari il titolo di città, mentre, sulla fine del secolo scorso, si inasprisce lo scontro sociale e si moltiplicano le lotte operaie e contadine, i cattolici clarensi si rendono protagonisti di importanti opere di solidarietà sociale: dalla società operaia all'opera delle cucine economiche, dalle leghe di difesa degli interessi operai alle cooperative di produzione e consumo. Tra le più importanti testimonianze della cultura e della storia clarense, si annoverano il Duomo dedicato ai Santi patroni Faustino e Giovita, costruito tra il 1432 ed il 1500, che ha subito profondi rimaneggiamenti nel secolo XIX; la Torre Campanaria e l'ex Ospedale Mellini, realizzati su progetto dell'architetto Antonio Marchetti; il quattrocentesco convento di san Bernardino; la Biblioteca Morcelli e la Pinacoteca Repossi, testimonianze ottocentesche della ricca tradizione culturale.

6.6.3.1 Le quadre di Chiari

L'organizzazione territoriale basata sulle quadre è un fenomeno ricorrente nel periodo medioevale, così come i "sestieri" a Venezia, "le parrocchie, porte e pusterle" a Milano, i "terzieri" altrove. La Quadra è la quarta parte del "castrum", della fortezza di origine romana, ottenuta dall'intersecarsi delle due strade dell'agglomerato urbano, e costituisce un’unità associativa, talvolta caratterizzata da personalità giuridica autonoma. Le Quadre in Chiari formano un'entità economica, con un patrimonio proprio, con uno sforzo costante nell'impedire, sul proprio terreno, le infiltrazioni forestiere; persino con un'amministrazione chiusa dell'assistenza e del culto. Le Quadre sono anche una realtà politica, in quanto concorrono direttamente alla formazione del principale organo amministrativo clarense: il Consiglio dei XL, composto da 40 membri, 10 per ogni Quadra, identificando con le Quadre stesse e riportandone al suo interno gli interessi particolari ed i conflitti. Questo sistema economico-politico, sorto a Chiari ai primi del 1400, entra in crisi nel 1600 con l'arrivo delle prime filande, un travaso di tecnologia industriale in un ambiente rigorosamente e tradizionalmente agricolo. Sulla fine del '700 le Quadre si sfilacciano e spartiscono i propri beni; il consiglio dei XL si riunisce per l'ultima vola il 26 maggio 1800. Cortesano, Malarengo, Vilatico e Zevetho sono, nella forma originale, i nomi delle quattro

tracce delle Quadre. Del periodo successivo non abbiamo documentazione, ma si può supporre che nel XIV secolo Chiari sia già strutturata in quattro Quadre. Inizialmente la Quadra è solo una porzione del territorio cittadino e rurale, che si è andato urbanizzando attorno alle quattro porte di Chiari. Le Quadre diventano poi "elemento di aggregazione sociale ed espressione di interessi comuni" (G. Vavassori). Dal XV secolo in poi le Quadre si trasformano in un organismo di difesa degli interessi eminentemente economici dei clarensi originari che, forse allarmati da un crescente fenomeno immigratorio, danno alle Quadre ferree regole economiche e politiche nel tentativo di impedire passaggi di proprietà ai forestieri. Nasce così il patrimonio di Quadra e il comune di Chiari verrà gestito fino al XVIII secolo solo dai rappresentanti delle Quadre. Le stesse chiese suburbane e rurali vengono coinvolte da questa logica di chiusura verso l'esterno. A questo proposito basta ricordare che il 6 marzo 1679 gli originari scrivono una lettera al vicario generale della diocesi di Brescia per impedire ai forestieri di occupare il loro posto in chiesa. Presso le chiese suburbane dei SS. Filippo e Giacomo per Cortezzano, della SS. Trinità per Marengo, di s. Rocco per Villatico e di s. Gervasio per Zeveto si svolgono le vicinìe (assemblee) degli affiliati alla Quadra, nelle quali vengono discussi e approvati i bilanci annuali, avvengono le elezioni degli amministratori (due o tre sindaci, il cancelliere, l'esattore) e vengono messi all'asta i terreni di proprietà della quadra.

Figura 50 - Immagini delle quadre di Chiari