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2. Politiche del commercio e nuove geografie dell’offerta

2.5 Il caso della provincia di Brescia: lo stato di fatto e le conoscenze disponibili

2.5.4 Metodologia e scelte per gli obiettivi di sviluppo

Lo sviluppo del sistema distributivo ha ormai superato la fase “protezionistica” e la concezione del settore commerciale come una sorta di servizio “pubblico” è stata definitivamente superata. Il quadro normativo è finalizzato a garantire i livelli di compatibilità territoriale degli insediamenti e non più a ricercare una “impossibile” ottimizzazione dell’incontro tra domanda ed offerta. In questo scenario l’intervento pubblico deve essere ispirato soprattutto a garantire l’equilibrio e la correttezza concorrenziale fra le diverse tipologie e le diverse imprese, rapportando questi fattori ad ambiti territoriali coerenti con gli effetti delle strategie aziendali.

Questo nuovo contesto normativo ed i dati esposti sulla distribuzione bresciana hanno evidenziato l’esigenza di porre alla base del futuro sviluppo e quindi delle conseguenti politiche pubbliche alcuni punti di riferimento:

• Dal punto di vista dei dati quantitativi globali, Brescia è già una provincia con gli standard di superficie di livello europeo. Gli indici di densità delle grandi strutture di vendita sfiorano i livelli francesi. I livelli della concorrenzialità interna sono elevati ma non essendo adeguatamente supportati da condizioni di “pari opportunità” fra le imprese (le piccole e le grandi, i gruppi locali e quelli internazionali) determinano situazione di squilibrio. Mantenere per il futuro una logica di sviluppo della distribuzione, nelle diverse forme e tipologie, abbisogna dell’attivazione dei meccanismi finalizzati all’innovazione per la piccola e media imprese commerciale, in armonia con gli indirizzi UE, quindi assistenza tecnica, formazione professionale, agevolazione creditizia, ecc.

• Lo scenario competitivo della distribuzione ha determinato, specialmente nel settore della media e grande distribuzione, un consistente ridimensionamento della presenza delle imprese bresciane. Le politiche aggregative a livello di acquisti si sono rilevate insufficienti per reggere la sempre più aggressiva concorrenzialità dei gruppi nazionali ed internazionali, la cui politica di acquisizione e controllo si è manifestata anche nella provincia di Brescia. La situazione di “concentrazione aziendale” raggiunta nel segmento delle grandi strutture di vendita è elevata: è pertanto opportuno che questo aspetto della garanzia delle forme concorrenziali costituisca uno degli elementi dell’iter di valutazione degli insediamenti proposti, anche attraverso l’acquisizione di uno specifico parere dell’Antitrust.

• Il territorio bresciano, nelle sue funzioni di carattere sovracomunale, presenta un elevato grado di centralità dell’area del capoluogo che, nel tempo, ha agito sulle possibilità dello sviluppo locale e ha determinato un progressivo accentuarsi della mobilità territoriale. La distribuzione ha ricalcato questo schema funzionale e, nonostante nell’ultimo ventennio anche i centri urbani intermedi abbiano visto un discreto grado di evoluzione del commercio, le funzioni “primarie”, di attrazione di grande area, restano concentrate nel capoluogo (in forma naturale, nel centro storico) e nell’hinterland (in forma artificiale, nei centri commerciali). E’ uno squilibrio che va corretto sia attraverso l’individuazione di “sistemi locali” dotati di autonomia nelle diverse funzioni, tra cui quella commerciale, sia favorendo il recupero e lo sviluppo di nuovi habitat adeguati alla nuova dimensione delle funzioni commerciali, nelle diverse aree della provincia. • Puntare ad un consolidamento delle polarità delle funzioni commerciali è progetto

compatibile con la qualificazione dei sistemi distributivi locali in quanto contribuisce alla conferma di una gerarchia “ordinata” nell’organizzazione del servizio commerciale su grande scala territoriale. La suddivisione tra le diverse aree dell’acquisto (attrazione e prossimità, beni problematici e banali, ecc.) lascia spazi di mercato per un’organizzazione del commercio articolata su più livelli, tra loro complementari sia a livello di localizzazione territoriale che di dimensione aziendale. L’insieme di più realtà comunali (i sub-sistemi del Piano Territoriale di Coordinamento) da vita a “sistemi locali” del commercio, che vanno assunti come riferimento per programmare gli insediamenti di scala comunale, nel quale possono trovare posto più livelli funzionali del servizio distributivo (il servizio ai residenti, l’integrazione con la vocazione produttiva, la localizzazione su assi di viabilità particolari, la valorizzazione dei flussi turistici, ecc.).

• L’articolazione tipologica dettata dal DLgs 114/98 che assume il dato dimensionale come fattore di programmazione degli insediamenti non deve rappresentare un ostacolo allo sviluppo. Assumendo la gradualità e la compatibilità territoriale e di sistema come elemento guida della progettualità locale, vanno garantite le “regole” per il realizzarsi di un equilibrato pluralismo tra le diverse tipologie che compongono la distribuzione: la presenza di “medie strutture di vendita” va incentivata, come scelta di accrescimento dei livelli di servizio ai consumatori e come fattore potenziale di crescita e di innovazione delle imprese. Le previsioni debbono essere “mirate” e non generiche: quindi particolare riguardo alle zone di insediamento ed una riflessione sull’articolazione delle dimensioni, utilizzando le opportunità offerte dal RR 3/00 che individua una sorta di fascia intermedia sui 600 mq di area di vendita. Lo sviluppo di “grandi strutture di vendita” deve essere calibrato attentamente rispetto all’impatto territoriale, alle forme ed alle merceologie.

• L’azione di raccolta dei dati sull’evoluzione e sullo stato di fatto della rete distributiva bresciana, sistematizzati ed elaborati ai diversi livelli territoriali (Comuni, Sub - sistemi, grandi aree, Provincia), merceologici (alimentari e non alimentari) e tipologici (esercizi di vicinato, medie e grandi strutture di vendita, supermercati, ipermercati, grandi magazzini, centri commerciali) dovrà essere mantenuta nel tempo ed implementata, dando vita ad un vero e proprio Osservatorio sul Commercio, come strumento di monitoraggio e conoscenza a disposizione non solo dell’azione programmatori della Provincia ma anche delle realtà associative, professionali, istituzionali, delle imprese e degli studiosi del settore. L’area di intervento di tale strumento dovrà essere estesa al territorio regionale e nazionale, per le opportune analisi di comparazione dello stato evolutivo del sistema commerciale bresciano, e proporsi la sistematizzazione delle normative assunte a livello comunale dando vita ad una banca dati della programmazione urbanistico/commerciale su scala locale. Esso potrà inoltre costituire un valido momento di interrelazione con l’attività dell’Osservatorio Regionale.

La realtà bresciana è stata particolarmente attenta a questo obiettivo di pianificazione che il legislatore nazionale ha di fatto imposto al settore della distribuzione (a differenza della situazione nazionale dove si è registrato un elevato grado di inadempienza a tale obbligo): la quasi totalità dei 206 Comuni ha redatto il proprio piano commerciale. La ricerca di forme di programmazione si è estesa anche nel settore dei pubblici esercizi e del commercio ambulante, in particolare dei mercati ambulanti, al fine di garantire un equilibrio con la rete commerciale in sede fissa ed una corretta articolazione del mix merceologico.

Quello che è mancato alla "storia" della programmazione commerciale in provincia di Brescia è un coordinamento a livello sovracomunale ed uno stretto raccordo con le previsioni urbanistiche. Infatti la dimensione comunale, idonea alla prefigurazione di un modello di rete commerciale negli anni '60, si è rilevata negli anni '80 insufficiente per l'accresciuta mobilità dei consumatori e ciò ha determinato il sovrapporsi di iniziative simili, con una rincorsa a forme di esasperato municipalismo.

2.6 Linee guida del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Brescia in materia di