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2. Politiche del commercio e nuove geografie dell’offerta

2.3 La Regione Lombardia e le politiche del commercio

2.3.4 Legge regionale 2 febbraio 2010 n 6 Testo unico delle leggi regionali in

La Regione Lombardia, come si è detto in precedenza, ha definito il proprio disegno programmatorio con due provvedimenti: la legge regionale 6/2010 ed il Programma triennale per lo sviluppo del settore commerciale 2006-2008. La legge regionale 6/2010 è sostanzialmente un provvedimento di indirizzo nel quale vengono precisati finalità e contenuti delle politiche regionali e le competenze dell'articolazione territoriale della programmazione. L'articolo 1 infatti precisa che la Regione si propone di:

a) favorire la realizzazione di una rete distributiva che assicuri sia la migliore produttività del sistema, sia la qualità e l’economicità dei servizi da rendere al consumatore;

b) integrare la pianificazione territoriale e urbanistica e la programmazione commerciale per un equilibrato ed armonico assetto del territorio e delle diverse tipologie di vendita al dettaglio;

c) salvaguardare e riqualificare i centri storici mediante il mantenimento delle caratteristiche morfologiche degli insediamenti ed il rispetto dei vincoli relativi alla tutela del patrimonio artistico ed ambientale, favorendo un’integrazione armonica degli insediamenti commerciali

con il tessuto urbano esistente, nel rispetto dei valori architettonici ed ambientali e del contesto sociale;

d) valorizzare la funzione commerciale al fine di una riqualificazione del tessuto urbano e dei centri storici;

e) assicurare il rispetto della libera concorrenza favorendo lo sviluppo della presenza delle varie formule organizzative della distribuzione e, all’interno di queste, tra le varie imprese, al fine di garantire un corretto equilibrio tra imprese di diverse dimensioni;

f) agevolare gli insediamenti che prevedono la ricollocazione di piccole e di medie imprese già operanti sul territorio interessato, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali ed il contesto sociale nelle relative aree;

g) assicurare un sistema di monitoraggio riferito all’entità ed alla efficienza della rete distributiva insediata sul territorio;

h) salvaguardare e favorire la rete distributiva delle zone montane e rurali attraverso la creazione di servizi commerciali, anche polifunzionali, al fine di favorire il mantenimento e la ricostituzione del tessuto commerciale;

i) assicurare la trasparenza del mercato, la libertà di impresa e la libera circolazione delle merci;

j) garantire la tutela del consumatore con particolare riguardo all’informazione, alla possibilità di aggiornamento, al servizio di prossimità , all’assortimento ed alla sicurezza dei prodotti;

k) favorire l’efficienza, la modernizzazione e lo sviluppo della rete distributiva, nonchè l’evoluzione tecnologica dell’offerta, anche al fine del contenimento dei prezzi.

Ai fini della programmazione della rete distributiva il territorio della Regione Lombardia è suddiviso in ambiti territoriali, tenendo conto della presenza di aree metropolitane omogenee e delle aree sovracomunali configurabili come un unico bacino di utenza allo scopo di consentire la razionalizzazione e la modernizzazione della rete distributiva, controllandone l’impatto territoriale, ambientale, sociale e commerciale. Negli ambiti territoriali la programmazione regionale tiene conto della presenza dei centri storici e dei centri di minore consistenza demografica, prevedendo misure di sviluppo del commercio adeguate alle loro caratteristiche. Gli ambiti territoriali costituiscono il riferimento geografico per la definizione degli indirizzi regionali per l’insediamento delle attività commerciali, tenendo conto degli obiettivi e delle compatibilità di sviluppo dell’offerta in rapporto alla domanda esistente e prevedibile sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.

I comuni singoli o associati, anche su iniziativa delle associazioni imprenditoriali maggiormente rappresentative per il settore del commercio a livello provinciale, e comunque previo accordo con le stesse e con quelle dei lavoratori maggiormente rappresentative per il settore del commercio a livello provinciale, sentite le associazioni dei consumatori, possono proporre alla Regione l’individuazione di ambiti territoriali configurabili come distretti del commercio, intesi quali ambiti e iniziative nelle quali i cittadini, le imprese e le formazioni sociali liberamente aggregati sono in grado di fare del commercio il fattore di integrazione e valorizzazione di tutte le risorse di cui dispone il territorio, per accrescere l’attività , rigenerare il tessuto urbano e sostenere la competitività delle sue polarità commerciali. L’ambito territoriale del distretto del commercio e` individuato sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta regionale, sentita la commissione consiliare competente. Al fine di valorizzare le caratteristiche peculiari di tali ambiti, soggetti

pubblici e privati possono proporre interventi di gestione integrata per lo sviluppo del contesto urbano di riferimento.

La Regione Lombardia ha inoltre individuato un preciso ruolo della Provincia nella procedura autorizzatoria riconoscendo al voto negativo del rappresentante della Provincia in sede di conferenza di servizi espresso a seguito di una "motivata valutazione derivante da specifiche indicazioni contenute nei provvedimenti programmatori con particolare riferimento al sistema della viabilità, del traffico e delle principali vie di comunicazioni in ambito provinciale" una sorta di diritto di veto a titolo consultivo, mediante l'impegno all'espressione da parte del rappresentante della Regione di un analogo parere non favorevole in merito al rilascio di autorizzazioni per grandi strutture di vendita. Per quanto riguarda le politiche del commercio, pur non esistendo all’interno della nuova legge regionale per il governo del territorio (L.r. 12/2005) specifiche indicazioni sugli adeguamenti urbanistici previsti dalla L.r. 6/2010 e dal Programma Triennale regionale per lo sviluppo del settore commerciale 2006-2008, sono da segnalare due ruoli assegnati al Documento di piano e al Piano dei servizi che acquisiscono sia il carattere strategico degli insediamenti commerciali, sia la componente gravitazionale delle attività commerciali: 1) la determinazione da parte del Documento di piano, in coerenza con le politiche per la mobilità, delle politiche di intervento per la residenza, le attività produttive primarie, secondarie e terziarie, ivi comprese quelle della distribuzione commerciale, evidenziando le scelte di rilevanza sovracomunale (art. 8, comma 2 L.R. 12/2005);

2) l’indicazione da parte del Piano dei servizi della tipologia di servizi da assicurare negli ambiti di trasformazione, con particolare riferimento agli ambiti entro i quali è prevista l’attivazione di strutture di distribuzione commerciale, terziarie, produttive e di servizio caratterizzate da rilevante affluenza di utenti (art. 9, comma 7 L.R. 12/2005).

LIVELLO AZIONI INTRAPRESE

REGIONALE Implementazione degli Indirizzi generali e dei Criteri di programmazione urbanistica riferiti al settore commerciale (es. Testo unico del Commercio)

PROVINCIALE In forma volontaristica o prescrittiva (es. Regione Lombardia ed Emilia Romagna), alcune amministrazioni hanno realizzato Piani di settore (anche a indirizzo strategico) e indagini conoscitive sulla rete distributiva a scala provinciale

AMBITO SOVRALOCALE Intese e accordi sovracomunali per l’insediamento delle GSV (es. fondo di compensazione territoriale) COMUNALE Adeguamenti degli strumenti urbanistici: azione svolta

dai Comuni, principalmente di medio-grandi dimensioni, che, in questa fase attuativa, erano in fase di adozione del PRG oppure avevano iniziative di riqualificazione in corso di attivazione e/o aree da trasformare con l’inserimento di medie e/o grandi superfici di vendita.

2.4 Il ruolo della Provincia nella programmazione e nelle procedure in materia di