Marco, padre di Antonio (A.) *.
Da quanto tempo suo/a figlia/fratello/sorella/ compagno/compagna * lavora presso l’azienda agricola?
Da 6 anni, da settembre 2010.
Cosa faceva * prima di recarsi qui?
Antonio prima era presso un istituto per ragazzi con disturbi mentali e psichici, questa è una struttura con la possibilità di internato (stai in istituto da lunedì a venerdì) ed esternato (ogni sera vai a casa). Per lui si trattava di internato, rientrava a casa il venerdì. Le attività in quella struttura erano variate, per esempio un giorno poteva stare nell’orto e fare i lavori, un po’ come qui, a Fonte 4. Ma quella struttura era più contenuta rispetto a qui, era più piccola, non è come qui che c’è un livello più produttivo. Là se producevano non era per vendere ma per consumare nella loro mensa. Anche li c’erano degli atelier, ad esempio la falegnameria, oppure c’era un settore dove si occupavano dei mezzi di lavoro e di trasporto (pulmini). Anche qui c’è questa possibilità e lui si occupa di questo. Gli è sempre piaciuto fare questi lavori. Nell’altra struttura c’era un po’ più svago, ogni tanto andavano a spasso in bicicletta, guardavano le partite di calcio (andavano anche fino a San Siro per vederle), andavano a mangiare la pizza, ecc. Qui invece è proprio lavorativo. Nell’altra struttura andava a scuola, perché era nell’età scolastica, e ogni tanto c’erano anche delle mezze giornate dove faceva dei corsi di mantenimento delle capacità.
Finita l’età scolastica lui non voleva più stare li, ha voluto venire a casa dicendomi: “voglio fare come chi lavora normalmente” e abbiamo cercato una struttura adatta a lui.
inizialmente abbiamo guardato in un'altra struttura, ma era un contesto più diversivo. Poi abbiamo valutato l’inserimento qui a Fonte 4 e ci è sembrato un po’ più a portata d’uomo. Siccome non avevano più posti a disposizione, ci è voluto un po’ di tempo perché potesse essere inserito all’azienda agricola.
Come mai * ha iniziato a lavorare qui?
Perché lui di là non voleva più stare tutta la settimana e voleva avere un lavoro “normale”, voleva fare come le altre persone, andare a lavorare il mattino e ritornare a casa alla sera.
Ha visto dei cambiamenti in * da quando lavora qui? Quali?
Sì che ci sono stati dei cambiamenti. Prima di tutto da quando mio figlio è qui ha meno contatti sociali nel tempo libero, quando torna a casa alla sera molte volte è stanco e non ha più voglia di uscire. Là invece aveva più occasioni di relazionarsi siccome era sovente in giro, soprattutto con i monitori. Là era comunque una struttura protetta. Quello che gli è piaciuto tanto qui, è stato di avere uno scambio anche con le ragazze. Lui vorrebbe una ragazza e qui ha avuto l’occasione di conoscerle. Là le uniche donne erano le monitrici. Quando era nell’altra struttura partecipava al gruppo sport. Poi da quando ha iniziato a lavorare qui, la sera è più stanco rispetto a prima, e da qui, con il traffico che c’è, è impossibile arrivare in tempo per l’allenamento.
Ci sono stati anche cambiamenti positivi, lavorando qui è diventato più responsabile, l’ha fatto crescere. Anche se nell’altra struttura aveva più contatti nel tempo libero, qui ha più contatti con la clientela.
*a casa si annoia, ha bisogno di essere in movimento e ha sempre bisogno di avere quella certezza su cosa fare, ad esempio, quando arriva a casa chiede subito dopo dove andiamo, cosa facciamo, ecc. Lui è soddisfatto di lavorare qui, è contento, anche delle sue valutazioni da parte degli operatori. Da quando è qui non ha mai espresso problemi, anche se brontola per alzarsi il mattino.
Ha visto dei cambiamenti all’interno della famiglia da quando * lavora qui?
E sì, certo che ci sono stati cambiamenti, prima io e mia moglie avevamo più tempo libero. Prima, quando era nell’altra struttura, siccome in settimana era in istituto e il weekend stava a casa, ogni domenica sera A. cominciava già a caricarsi di tensione perché doveva rientrare il giorno dopo. Invece da quando è qui, A., e anche noi, siamo più rilassati perché ti puoi godere ancora tutta la domenica più tranquillamente.
Secondo lei * è autonomo/a? In che modo?
Il suo grosso problema è il non sapere leggere né scrivere ed ha anche problemi nel contare, ad esempio i soldi. Lui prende il filobus per arrivare fino a qui, e lo fa molto probabilmente per memoria visiva, avrà sviluppato questa capacità. A livello lavorativo da quando è qua prende più iniziative.
Come percepisce l’integrazione lavorativa di *?
E beh è comunque sempre in una struttura protetta, dunque lui si adegua a lavorare qui, anche se con qualche difficoltà: ha una grande fantasia e se gli dici di fare una cosa dopo un po’ si mette a divagare su qualcosa d’altro. Lavorare in un contesto al di fuori per lui la vedo dura, lui ha bisogno comunque sempre di qualcuno che gli dia un occhio, però è migliorato molto. Da quando è qui si vuole misurare con gli altri ragazzi e con sé stesso, in questo senso gli obiettivi annuali che ha sono per lui molto motivanti.
E invece l’integrazione sociale da quando lavora qua è cambiata?
L’integrazione sociale da quando è qui è diminuita, come ho detto prima. Sono sempre io che devo proporre di andare a spasso. L’integrazione sociale dipende dall’autonomia che hai per poterti muovere, e lui ha sempre voluto fare sport, andava a nuoto, giocava a basket ecc., ma da quando è qui non è più possibile, perché è stanco. Lui desidererebbe una ragazza e una maggiore integrazione sociale potrebbe influire su questo desiderio, perché avrebbe l’occasione di conoscere più gente.
Come vede la prospettiva lavorativa futura di *?
Guardando ultimamente cosa scrivono sui giornali io non lo vedo che potrebbe andare in un’azienda indipendente, non protetta.
Lui avrà sempre bisogno di un sostegno e non dimentichiamo che se un giorno non ha più i suoi genitori non ha più nessuno dietro e dunque è meglio stare in una struttura di questo tipo. Qua sono più attenti ai problemi del singolo, anche se lavori in un ambiente produttivo.
E la prospettiva sull’autonomia di *?
Sull’autonomia al di fuori del contesto lavorativo sarà impossibile che un giorno si gestisca una casa da solo, o si metta a fare da mangiare. A. ha bisogno di essere in un gruppo.
Famigliare L: Come si chiama?
Anna, madre di Tiziano.
Da quanto tempo suo/a figlia/fratello/sorella/ compagno/compagna * lavora presso l’azienda agricola?
Lavora all’azienda agricola da sette anni.
Cosa faceva * prima di recarsi qui?
Prima di recarsi all’azienda agricola, ha lavorato in un laboratorio protetto dove facevano dei restauri mobili e consegnavano la legna, facevano trasporti di legna, e poi in un altro un laboratorio protetto a Mendrisio, dove faceva attività di giardinaggio. Ha lavorato anche in un piccolo laboratorio dove facevano dei lavori di assemblaggio o aggiustavano delle tute per degli sportivi, oppure imbustavano dei materiali per le votazioni; faceva lavori ripetitivi e a lui da una parte piaceva, perché faceva un lavoro dove non bisognava pensare molto a quello che stava facendo, però d’altra parte era un po’ limitato. Stare in un locale tutta la giornata non è il massimo.
Da quando è andato all’azienda a Vaglio si è trovato subito molto bene, è un posto molto bello, è in mezzo alla natura e alla tranquillità.
È importante per mio figlio e gli altri utenti, avere la giornata strutturata ed un ritmo; se hai un lavoro, devi alzarti alla mattina, devi fare colazione, devi mangiare a mezzogiorno, la giornata ha un’ordine. Se invece non lavori, non hai un ritmo, magari ti alzi alla una o alle due del pomeriggio, qualche volta va anche bene, perché si ha anche bisogno, lo possono fare tutti, però non sempre.
Come mai * ha iniziato a lavorare qui?
Si cercava un lavoro dove lui potesse avere più scambi relazionali, forse anche perché lui ha problemi di sonnolenza a causa delle medicine, e in un locale dove si ripetono le attività si è più inclini ad avere sonno. Qui a Vaglio ha ancora questi momenti in cui gli viene l’abbiocco, però meno rispetto a prima.
Ha visto dei cambiamenti in * da quando lavora qui? Quali?
Questo contatto con le persone l’ha aiutato tanto, sia per un suo bisogno personale di instaurare più relazioni sia a livello di soddisfazione. Mi racconta delle persone con le quali fa dei dialoghi ed ha instaurato dei rapporti di amicizia, ad esempio quando va al mercato c’è chi compera sempre da loro, c’è una signora che puntualmente porta il caffè, ecc. Secondo me questi contatti sono preziosi. Inoltre lui con me ha sempre avuto un contatto molto forte, dunque il fatto che deve avere a che fare anche con altre persone, è un aspetto molto importante. Deve sforzarsi di avere a che fare con altre persone, magari anche di confidarsi, di esplicitare le sue difficoltà a qualcuno d’altro. E poi altri cambiamenti positivi sono legati a tutti gli aspetti pratici, il fatto di doversi alzare, andare in centro, prendere la posta, curare un po’ gli aspetti collegati all’autonomia, ecc.
Forse quello che manca a * è di avere più, fiducia nelle sue capacità perché lui può fare determinate cose, ma tante volte delega, perché deve essere più veloce, allora tende a dire lo fai tu.
Da quando è a Vaglio non ha diminuito i medicamenti, c’è stato un periodo che aveva questi pensieri un po’ insistenti e allora il medico aveva aumentato un pochino il neurolettico, * ha comunque dei pensieri che sono piuttosto insistenti e sicuramente i medicamenti ci vogliono, anche se recano stanchezza.
Ha visto dei cambiamenti all’interno della famiglia da quando * lavora qui?
Da 15 anni abita in foyer, non rientra in famiglia, a livello familiare c’è una certa tranquillità, è bello sapere che lui debba lavorare in un laboratorio protetto dove gli piace lavorare e dove c’è un bell’ambiente, penso che questo tranquillizzi un po’ i genitori, per noi famigliari penso che sia un sollievo quello di trovare un ambiente dove vedi che tuo figlio si trova bene e che lavora con delle persone che lo capiscono e offrono sostegni. Ad esempio, ogni due o tre anni è organizzata una riunione con i genitori, gli operatori, il medico, ecc. e trovo che sia una cosa molto bella, tutti possono intervenire e si ha modo di discutere un di quello che durante l’anno è stato fatto, se si sono raggiunti alcuni degli obiettivi, se invece altri non sono raggiunti, anche gli aspetti della cura della persona, che sono comunque importanti, visto che c’è anche un contatto con altre persone. Io sono contenta della struttura e penso che ha portato beneficio e tranquillità alla famiglia.
Secondo lei * è autonomo/a ? In che modo?
È autonomo, entro certi limiti; si alza, si prepara poi va a prendere l’auto postale per andare al lavoro, alla sera rientra e si ferma al negozio di fumetti che tanto gli piacciono (questo è uno dei suoi hobby, infatti ne ha tanti). Quando ha molti pensieri necessita l’aiuto di un operatore sociale, infatti, questi pensieri lo bloccano nel svolgere attività quotidiane, nel preparare gli abiti per il giorno, nell’occuparsi della cura di sé (lavarsi la faccia, ecc.), anche per la cura del suo ambiente( es. ordinare camera suo, fare il letto, ecc.)ogni tanto bisogna dargli una mano.
Per lui è importante avere la giornata strutturata, deve sapere cosa fare il tal giorno, ciò gli dà sicurezza e gli permette di essere più tranquillo.
Come percepisce l’integrazione lavorativa di *?
Secondo me * avrebbe potuto fare qualcosa di più se fosse stato seguito dall’inizio, a scuola aveva tante capacità, era un ragazzo molto intelligente, la fregatura è stata questa malattia, con questi pensieri che lo tormentano ancora oggi. Un lavoro in un contesto protetto lo vedo difficile, sarebbe molto stressante per lui e influirebbe sui suoi pensieri e sull’ansia. Con*si sarebbe potuto provare in un contesto non protetto, ad esempio nell’ ambito della contabilità (i calcoli sono sempre stati il suo pallino), però per le reali possibilità qui in Ticino non vedo una struttura dove lui potrebbe fare questo. Anche se la famiglia può sempre dire la sua, c’è anche questo aspetto che tu vedi tuo figlio anche con i tuoi occhi e invece gli operatori lo vedono con i propri, c’è un punto in comune, però allo stesso tempo io parlo come mamma, come genitore, e loro hanno la visione da operatori, quei limiti, quelle risorse entro certi limiti possiamo vederli uguali, ma poi c’è qualcosa di diverso, perché io lo conosco da sempre, da quando era bambino, da quando è cresciuto, da quando andava a scuola, da quando ha passato gran parte della sua adolescenza “normale”, poi nella sua malattia; spero sempre che gli altri si accorgano che dietro ad una persona che non sta bene c’è anche una persona che ha delle qualità, delle risorse; e tante volte non so se è cosi scontato, conoscere una persona con tutte le sue difficoltà,
immaginare che una volta era comunque una persona diversa. In fin dei conti bisogna vedere al di là delle nostre aspettative come genitori, è importante che i nostri figli siano contenti. Loro hanno bisogno la loro tranquillità, sono così sensibili che vogliono vedere che i genitori siano anche loro stessi tranquilli, perché se loro percepiscono di dare dispiacere alla famiglia penso che sia un peso in più, io cerco sempre di incoraggiarlo, di chiedergli com’è andata la giornata, appunto mi racconta tante cose di com’è andata la sua giornata. Mostrare interesse per quello che fa penso che gli faccia bene. Ogni esperienza di vita comunque è un’esperienza importante. La sua giornata lui la vive tra le sue difficoltà i suoi momenti di fiducia e nelle sue prospettive di migliorare, va a lavorare regolarmente e questo è anche da apprezzare.
E quella sociale?
Per l’integrazione sociale c’è invece un pochino da fare; nel senso che lui, prendendo dei medicamenti, una volta finita la sua giornata e la sua settimana lavorativa, non ha un granché di energia, si sente stanco, non ha voglia di uscire la sera, e ciò lo limita nell’integrazione sociale. La domenica viene a mangiare con noi o con la nonna, però sembra già uno sforzo. Per l’integrazione sociale se non è il foyer che spinge nel proporre attività (andare da qualche parte e fare una grigliata, ecc.) è un po’ limitata a causa della stanchezza. Secondo me ciò che influisce sull’integrazione è anche l’aspetto del confronto, il pensiero che la sua vita è diversa rispetto ai suoi coetanei, ai compagni che aveva a scuola. Con questa consapevolezza c’è il rischio che uno si chiude in sé e rimane lì isolato. Anche se ognuno ha la sua esperienza personale, non è detto che uno che va fuori tutte le sere sia più soddisfatto di uno che non esce mai, ognuno deve fare quello che vuole fare non è che tutti devono fare la stessa cosa però voglio dire lui sta veramente bene a casa.
Per l’integrazione sociale bisognerebbe fare un po’ più di feste, ritrovi per loro, magari si fanno già nell’ambito del foyer, serate di divertimento ecc., però facendo delle cose solo per loro si rischia di “ghettizzare” un po’ troppo.
Grazie ai mercati c’è comunque integrazione sociale, ha gli scambi sociali, c’è un arricchimento. Anche il parlare con i diversi operatori lo arricchisce.
Come vede la prospettiva lavorativa futura di *?
Per la sua prospettiva lavorativa spero che abbia sempre la possibilità di lavorare a Fonte 4, perché non vedo un altro ambiente più consone alle sue possibilità al momento, calcolando che gli anni vanno avanti anche per lui, spero che acquisti maggior sicurezza nel fare determinate cose, che consolidi ancora meglio quello che ha imparato e sta facendo.
E la prospettiva sull’autonomia di *?
È abbastanza autonomo, ma in alcuni momenti ha bisogno di sostegno e di una certa conferma. Quando ha i pensieri e l’ansia, questi lo bloccano nell’essere autonomo, spero che ciò migliori, in quanto permetterebbe a *di avere più autonomia.
Cliente M: Come si chiama? Anna. Dove abita? A Ponte Capriasca.
Da quanto tempo collabora con l’azienda agricola protetta? O viene a comprare prodotti qui?
Da più di un anno.
Per quali motivi ha iniziato la collaborazione? O per quali motivi viene a comprare prodotti qui?
Mi piace perché vendono cose fresche e mi piace aiutare queste persone che hanno bisogno. Sono anche molto simpatici.
Quali sono gli aspetti positivi del contatto con l’utenza?
Comprando i loro prodotti possiamo aiutarli finanziariamente. C’è aiuto reciproco. Noi aiutiamo loro, comprando i loro prodotti, ma anche loro ci aiutano, ad esempio nel portare a casa le cose.
Ci sono aspetti negativi? O critici?
Rispetto ai ragazzi non ce ne sono, sono simpaticissimi, ci aiutano anche a portare le cose a casa ogni tanto.
Vi sono aspetti positivi del comprare i prodotti qui? Quali?
Che grazie al loro lavoro si possono comprare dei prodotti del posto.
Vi sono aspetti critici o negativi del comprare prodotti qui? Quali?
Non ce ne sono.
Secondo lei l’utenza è soddisfatta del contatto con la clientela esterna?
Secondo me sì, vedo che gli utenti sono soddisfatti di interagire con la clientela esterna e di lavorare qui, gli utenti sono sempre disponibili e contenti, hanno sempre il sorriso sempre in faccia.
Secondo lei l’utenza è sodisfatta a lavorare in un contesto protetto?
Penso di sì, perché lavorando in un contesto protetto sono seguiti e possono contare sull’aiuto degli operatori. Inoltre qui vi è maggiore attenzione ai bisogni del singolo. Grazie alle attività di vendita hanno anche la possibilità di conoscere persone.
Secondo lei ci sono aspetti critici per l’utenza nel lavorare in un contesto protetto?
Secondo me non ci sono aspetti critici di lavorare in un contesto protetto.
Secondo lei ci sono aspetti positivi/benefici per l’utenza nel lavorare in un contesto protetto?
Secondo me l’aspetto positivo e benefico per loro è il contatto con la gente e qui possono mettere in pratica le loro capacità.
Cliente N: Come si chiama? Maria. Dove abita? A Tesserete.
Da quanto tempo viene a comprare prodotti qui?
Da un anno circa.
Per quali motivi viene a comprare prodotti qui?
Mi piace l’idea di poter sostenere le strutture protette, è una forma di rispetto per il lavoro svolto con tanta passione e per chi lo fa con più difficoltà.
Quali sono gli aspetti positivi del lavorare con l’utenza?
Con il passare del tempo s’instaura un rapporto confidenziale, famigliare, ci si conosce un po’ di più, è uno scambio importante con l’esterno al di fuori della struttura stessa.
Ci sono aspetti negativi? O critici?
Non ne vedo sinceramente.
Vi sono aspetti positivi del comprare i prodotti qui? Quali?
Ci sono sicuramente degli aspetti positivi, la qualità dei prodotti è molto buona, genuina, si va volentieri al mercato e alla bottega, è qualcosa di speciale che piace.
Vi sono aspetti critici o negativi del comprare prodotti qui? Quali?
Secondo il mio parere non ce ne sono.
Secondo lei l’utenza è soddisfatta del contatto con la clientela esterna?
Secondo me, sì è soddisfatta, è una possibilità in più per sentirsi utili e uguali agli altri.
Secondo lei l’utenza è soddisfatta a lavorare in un contesto protetto?
Penso di sì, si sentono più sicuri, seguiti e per la loro crescita è molto importante.
Secondo lei ci sono aspetti critici per l’utenza nel lavorare in un contesto protetto?
Forse ci si sente un po’ diversi dagli altri, nel senso che il ritmo del lavoro è un po’ diverso rispetto ad altri ambienti lavorativi, sicuramente l’utente è consapevole che al di fuori della struttura avrebbe determinati problemi perché c’è molto stress, si deve produrre di più generalmente e in tempi ristretti e forse lui non sarebbe in grado di sopportare questi ritmi, aumenterebbero solo le sue paure e ansie.