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Le terre della Chiesa genovese non erano concesse soltanto ai famuli, ma anche anche ai nobiles civitatis, che tenevano a livello 122 o in feudo

proventi delle decime, dei mulini, delle terre e delle case, in cambio dei

quali dovevano la fedeltà, servitia e canoni: erano i pares Curie, nel contem-

po anche dirigenti del Comune

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. Tra costoro c’erano Lamberto Porco e

suo fratello Ansaldo, discendenti da Marciano chierico e Ursus Bellandus,

figli di Giovanni, i quali nell’ottobre del 1036 avevano ricevuto dal vesco-

vo Corrado beni e diritti a Genova

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, a Molassana

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e nella Valle di Lava-

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121 Si lignum iverit in Corsica de isto episcopatu et portaverit salem ad cambiandum in

grano, unusquisque homo debet percolvere eminam unam de grano vel de quacumque blava adduxerit: Ibidem, p. 11. In Corsicam que (le naves) pro cambio ferunt salem, singuli eorum minam grani debent episcopo: Ibidem, p. 366.

122 Il formulario del contratto di livello chiesto dai nobili e dai liberi, cittadini o rurali, era lo

stesso di quello dei famuli (cfr. la nota n. 2); le uniche differenze erano il divieto di alienare la conces- sione e, se erano allivellati anche servi et ancille, il diritto di governarli. Per la prima clausola cfr. il li- vello concesso nel giugno del 1058 agli avi o ai predecessori di Giovanni Castaneolus di Craviasco, di Martino Namphus di Urri, di Azzo di Cavorsi e di Gandolfo (cfr. la nota n. 243): et non habeamus potestatem venundare nec alienare nisi in vos (il vescovo Oberto) aut in vestro successore: Ibidem, pp. 278 e 279. Per la seconda clausola il livello dei fratelli Oberto ed Eriberto (cfr. la nota n. 156) preve- deva la facoltà di ipsis servis vel ancillis, cum filiis et filiabus vel nepotibus eorum et cum omnes res et conquistum illorum, comprehendere et disiplinare et in servitium mittere; per il livello di Tedisio II di Lavagna e per il livello dei fratelli Dodus e Gisulfo cfr. rispettivamente le note nn. 144 e 155. Talvolta era concesso di alienare o di iudicare per animas la concessione (cfr. la nota n. 63). Naturalmente il nuovo titolare doveva corrispondere il dovuto alla chiesa proprietaria, espresso nella seguente for- mula delle vendite e delle donazioni: de rebus libellariis salva quidem luminaria in sancta ecclesia, cuius est proprietas, et liceat all’acquirente o al donatario libellum petere ad nomen suum.

123 R. PAVONI, Aristocrazia e ceti dirigenti nel Comune consolare, in La Storia dei Geno-

vesi, Genova 1988 (Atti del Convegno di Studi sui Ceti Dirigenti nelle Istituzioni della Re- pubblica di Genova, Genova 10-11-12 Giugno 1987), VIII, pp. 345-367, alla p. 345.

124 I due fratelli, con la moglie e i figli o gli eredi, quales nos voluerimus, con la consueta

clausola successoria, chiesero al vescovo Corrado di locare loro titulo condicionis beni presso la città di Genova, in loco ubi dicitur Sanctus Michael, cum vineis et aliis arboribus fructiferis et casis super se habentes, coherit ei da una parte via publica, de alia parte via que pergit ad fossatum, de ter- cia parte fossatum, da quarta parte terra Garibaldi; inoltre due mansi de terra prope ipsam civitatem, in loco ubi dicitur Domocolta, iuxta flumen Vesanum, cum casis et vineis et aliis arboribus fructiferis super se habentes, coherit eis da una parte via publica, ex alia parte terra domnicata Sancti Syri, de tercia parte flumen Vesanum, de quarta parte terra domnicata eiusdem Sancti Syri.

gna

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, nonché la conferma della metà di quanto il loro avo Pietro di Massasco

aveva tenuto nella Valle di Sestri

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. Pertanto gli antenati della famiglia conso-

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aliis arboribus fructiferis et cum omnibus ad se pertinentibus vel apendicibus eius, coherit supradicto manso de una parte terra que fuit de heredibus quondam Bonizoni Pignoli, de superiori capite via publica, de subteriore pratum domnicatum Sancti Syri, de quarta parte terra Idonis de Alsenda.

126 «In Valle Lavania, in loco ubi dicitur Solariolo, mansum unum cum casis et vineis et arbo-

ribus fructiferis et campis, cum castenetis in Temusi (Temossi, in Valle Sturla), ad tres collectores ad ipsum mansum pertinentes, et cum quatuor peciis de terra laboratoria in Cedragna et cum tribus masculis de terra ultra aquam Lavaniam, subtus Sancte Marie de Ilice, omnia in omnibus, plenum et vacuum, et quantum ad ipsum mansum pertinet, in integrum, coherit ei ex uno latere terra Sancti Ambrosii, que est de heredibus quondam Teuzonis, ascendente in via publica, de superiore capite via publica, de alio latere terra comitalis, desubtus similiter terra comitalis et domocolta domnicata Sancti Syri; fines vero de quatuor peciis in Cedragna de una parte terra Sancti Ambrosii, de superiore terra de Marzai, de tercia parte terra Sancti Syri, de quarta rivus Avantore (l’Aveto); fines vero de su- prascriptis masculis de una parte aqua Lavania, de alia parte via publica, de superiore capite terra que nominatur Capellana (Caperana), desubtus terra Sancti Syri quam tenet Gigso de Flourano cum suis germanis; una petia de terra cum vineis et aliis arboribus fructiferis super se habentem, in loco qui dicitur Lavedona, qui pertinet ad suprascriptum mansum, coherit ei ab una parte terra Sancti Fructuosi, desubtus fossatum Lavedona, de superiori capite via publica que pergit per costam; una pecia de terra cum vineis et aliis arboribus fructiferis et casis super se habentem, quantum est ex- tra massaricium quem tenet Andreas Itolus, quod pertinet ad suprascriptum mansum, coherit ei de una parte terra Gisonis de Gravelia, desubtus pastinum de Andrea Itolo, desuper via publica». La ter- ra comitalis, e quindi implicitamente il manso di Solariolo, sono stati ubicati dal Garbarino a Piandepreti, presso Gattorna, perché ha attribuito la terra di Sant’Ambrogio alla chiesa di Uscio (cfr. la nota n. 57), la quale fu in origine una pieve della Chiesa milanese, e ha identificato la do- mocolta domnicata Sancti Syri con la curtis di Roccatagliata-Neirone, appartenente al vescovo di Genova, la quale sarebbe menzionata in un livello del marzo 1060 o del 1062. Allora Domenico e i suoi nipoti Michele, Andrea e Gerardo, famuli di San Siro, con le mogli e i figli maschi, con la consueta clausola di successione, chiesero al vescovo Oberto di locare loro titulo condicionis beni della Chiesa di San Siro (la Chiesa genovese) siti «in loco Gravelia, in Cunio Sancti Michaelis, id est casa, vineis, castanetis, ficetis, roboretis, saletis, canetis, campis, silvis, pascuis, fines vero de ista res da uno latere desuper terra domnicata de domocolta Sancti Syli, da alio latere terra Sancti Syli domnicata, da alio latere terra Sancti Ambrosii, de superiori capite usque Terra Raubellasca, et in Casa Vetere et in Campo Sculdasco et infra Cunio Sancti Michaelis, anteposito oliveto et vinea domnicata», con facoltà di vendere e alienare soltanto a famuli Sancti Syli domnicati et sicut Dominico et sui nepoti tenuit da patre suo Iuventio, alla pensio annua di un denaro, con l’obbligo di migliorare e coltivare e con restituzione alla Chiesa dopo la morte loro e dei loro figli. Il vescovo Oberto sottoscrisse il livello: Il Registro cit., pp. 169 e 170. In questo livello, secondo il Garbarino, la terra Sancti Syli domnicata sarebbe la precedente terra comitalis, passata tra il 1036 e il 1060-1062 dal conte di Genova al vescovo della medesima città, il quale l’avrebbe concessa al monastero «vesco- vile» di San Siro, mentre la Terra Raubellasca corrisponderebbe alle comunaglie del Monte Rosso di Uscio. Questa compartecipazione sarebbe derivata dallo smembramento dei beni fiscali della «ex plebs militare» longobarda di San Martino del Vento, verificatosi nel primo periodo carolin- gio: O. GARBARINO, Monaci, milites e coloni, materiali scritti e costruiti per una storia del Tigullio altomedievale, Genova 2000, pp. 211 e 212, che rappresenta un importante contributo alla storia

lare genovese dei Porci, feudataria dell’arcivescovo, discendeva da un signore

di Massasco, in Val Petronio

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, all’estremità orientale del comitato di Genova.

Qui la Chiesa genovese allivellava uomini e terre anche a nobili locali.

Nel 1012 beni a Vennali (il promontorio di Monte Castello, a sud-est di