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Chisholm e Goodman L’irriducibilità dei controfattual

6. Hempel e Salmon Spiegazione scientifica, leggi e controfattual

6.2 Chisholm e Goodman L’irriducibilità dei controfattual

Chisholm mise in luce come i condizionali controfattuali meritassero l’attenzione dei logici sottolineando la frequenza del loro impiego (Chisholm 1946 p. 289). Cercò di comprenderli seguendo l’insegnamento di Russell il quale, in un saggio di grande rilievo comparso quarantuno anni prima aveva cercato di impiegare gli strumenti dell’analisi logica al fine di risolvere le ambiguità di una specifica classe di espressioni del linguaggio naturale (On

Denoting, cfr. Chisholm 1946 p. 294). Suo scopo fu di raggiungere, attraverso un’adeguata parafrasi, una nuova formulazione degli enunciati in esame, nel tentativo di esprimerli in una

forma le cui condizioni di verità siano già note. Ottenne infine una dettagliata Übersicht ma anche una diagnosi poco incoraggiante. Vediamo la strategia di Chisholm.

Si fa in modo innanzitutto che il lettore apprezzi quanto i ragionamenti controfattuali siano presenti ovunque: (i) nella storia quando (anche se in modo discutibile) si pensa a “come sarebbero andate le cose se…”; (ii) è rilevante nella scienza, quando si formula un’ipotesi al fine di allestire un esperimento o comprendere una legge; (iii) i controfattuali sono usati per giustificare misure precauzionali o, retrospettivamente, il loro funzionamento; (iv) sono impiegati anche quando si parla di questioni filosofiche o logiche e (v) si può immaginare che un controfattuale soggiaccia ad ogni termine che descriva una capacità o una disposizione (cfr. Chisholm 1947 pp. 291-293). Tali casi possono essere ulteriormente distinti rispetto al fatto che l’antecedente non si sia realizzato - controfattuali propriamente detti, condizionali contrari-ai-

fatti - o sia solamente ipotizzato - condizionali al congiuntivo semplice – cfr. Chisholm 1947 p.

290.

D’altro lato Chisholm dimostra che i controfattuali hanno condizioni di verità piuttosto oscure, mostrando che diversi tentativi di riformularli sono evidentemente fallimentari:

(i) Un condizionale controfattuale può essere tradotto in un condizionale all’indicativo, ossia in un condizionale materiale. (a) “Se saltassi da così in alto, morirei” diventa (b) “Se salto da così in alto, muoio”. Si ha tuttavia in questa riscrittura una sorta di torsione espressiva, che si può avvertire ancor meglio se (a) è formulato al congiuntivo passato; senza dubbio (a1) “Se fossi saltato da così in alto, sarei morto” non è equivalente a (b).

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(ii) La seconda strategia intentata da Chisholm è la traduzione del controfattuale in un condizionale universale all’indicativo. Consideriamo il seguente esempio: “Se il campione di metallo in esame fosse oro, sarebbe stato danneggiato dall’aqua regia” diventa il condizionale universale indicativo

(x) [Oro(x) È danneggiato dall’aqua regia(x)] Conformemente alle proprietà formali dei condizionali esso equivale a

(x) [¬Oro (x) È danneggiato dall’aqua regia (x)]

Poiché la disgiunzione è di tipo stretto dovremmo allora ammettere che il controfattuale sia vero solo nel caso in cui il campione di metallo non sia oro. Questo accadrebbe solo nel caso di una definizione analitica, ossia, solo nel caso in cui l’oro e solo l’oro, di tutto quel che esiste, sia passibile d’essere danneggiato dall’aqua regia, così che “essere danneggiato dall’aqua regia” e “essere oro” sarebbero coestensivi, o perfettamente sinonimi. Sfortunatamente, questo si dà solo in pochi casi (“scapoli” = “uomini non sposati”, “animali dotati di reni” = “animali dotati di cuore”), e dunque la traduzione non funziona per la stragrande maggioranza dei controfattuali (cfr. Chisholm 1946 p. 295).

(iii) C’è una terza via: ritenere che la verità di un controfattuale sia garantita da un dato “stock di conoscenza” nel cui ambito è enunciato. In questo caso, se ci capita di sentire (o leggiamo, o veniamo a sapere in qualche modo) un controfattuale e abbiamo in comune tale “stock” con chi ha enunciato il controfattuale, valutiamo l’antecedente nel suo stesso modo e siamo d’accordo sulla sua verità.

Illustrerò questo punto con un esempio dalla storia. Qualcuno asserisce “Se la maggioranza degli italiani avesse votato a favore della monarchia, i Savoia regnerebbero ancora nel Paese”. Tutti in Italia hanno studiato che l’esito di un referendum il 2 giugno del 1946 ha (fortunatamente) tolto il trono ai Savoia, così a tutta prima il controfattuale può essere giudicato vero. È anche vero però che la storia è in qualche modo aperta, si può a buon diritto immaginare che, pur passando indenni il referendum, i Savoia avrebbero potuto essere eliminati più tardi in qualche altro modo. Quello che Chisholm chiama “stock di

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conoscenza” è precisamente ciò che blocca o assicura l’inferenza dall’esito del 1946 (R) all’attuale assenza di una monarchia savoiarda (MS) in Italia. Lo “stock” (S) sarebbe tale che

(S) [S (R) ¬ (MS)]

Per garantire questa inferenza - e solo questa – dobbiamo pensare che

Vero {Vero (S) [S ∧ ¬(MS)] Vero {Vero[(S) ¬(AM)] ¬(AM)]

In linguaggio naturale: dobbiamo pensare che la relazione consequenziale tra l’esito referendario del 1946 e l’assenza attuale della monarchia sia vero, posto un determinato stock di condizioni, se e solo se è vero che tali condizioni e l’esito sono veri se e solo se non c’è attualmente una monarchia savoiarda; il che però non significa nulla. Non c’è una relazione necessaria tra l’esito del referendum e l’assenza della monarchia; il primo, ipoteticamente, avrebbe potuto essere rifiutato dalla famiglia (per esempio imponendosi con la forza) e d’altro canto la monarchia,posto fosse sopravvissuta, avrebbe potuto essere eliminata successivamente in altre circostanze.52

Come alternativa c’è la trivializzazione del condizionale; si tratta di rendere in qualche modo l’antecedente e il conseguente sinonimi, il che ovviamente non vale per un caso di relazione causale come quello dell’esempio. Rimaniamo quindi con il problema incontrato impiegando la strategia precedente.

Chisholm sottolinea che si devono intendere i controfattuali come enunciati che esprimono “un qualche tipo di connessione irriducibile”. Ma tale connessione, continua “diviene una categoria ontologica irriducibile, e una fonte di imbarazzo per l’empirismo”, nientemeno che “(…) il problema di base della logica della scienza” (cfr. Chisholm 1946 p. 302).

Un’analisi simile per acutezza fu condotta da N. Goodman nel corso di una lezione tenuta di fronte al New York Philosophical Circle nel maggio del 1946. Anche Goodman impiega nel suo esame strumenti logici e finisce con il mettere in guardia gli epistemologi: “Se non abbiamo i mezzi per interpretare i condizionali controfattuali, ben difficilmente possiamo sostenere di avere una filosofia della scienza adeguata” (Goodman 1947 p. 3).

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Egli dimostra in effetti che tali mezzi mancano. Innanzitutto rende più dettagliata la tassonomia dei controfattuali, individuando quelli che chiama semifattuali, introdotti da “anche se” [even if]. Un controfattuale e il semifattuale che ad esso corrisponde, sostiene Goodman, non sono contraddittori, ma contrari, e possono essere entrambi falsi. Questa distinzione, tuttavia, non è intesa come un passo in direzione della soluzione del problema, perché controfattuali e semifattuali costituiscono pur sempre coppie interagenti (cfr. Goodman 1946 pp. 5-6).53

Sostiene Goodman che non ci si deve interessare dei controfattuali che siano veri in virtù solamente della logica, sostiene Goodman – come già rilevato da Chisholm, trattare di tautologie comporta solo una banalizzazione del problema. La connessione tra antecedente e conseguente deve essere vera date alcune condizioni (cfr. Goodman 1947 p. 8). Dove devono essere ricercate? Tra enunciati veri, vale a dire, tra enunciati che descrivono il mondo come è davvero. Fra tali enunciati sono incluse le negazioni degli antecedenti dei controfattuali, poiché si tratta di condizioni che non si sono realizzate. Ma la congiunzione di un enunciato con la sua negazione è una contraddizione. A causa del principio logico noto come ex falso quodlibet (A Λ ¬A B) da una contraddizione segue qualunque cosa (cfr. Goodman 1948 p. 9). Goodman esamina diverse varianti della presunta soluzione e tutte si rivelano fallimentari (cfr. pp. 10-11). Il nucleo del problema è che lo stock di condizioni non deve solamente essere compatibile con A, ma “co-tenibile” [cotenable] rispetto ad A: “A è co-tenibile rispetto a S e la congiunzione A Λ B è co-tenibile rispetto a sé stessa, se non può essere che S sia vero se A fosse vero” (Goodman 1948 p. 15). Si nota facilmente che quest’ultima definizione è formulata in termini controfattuali, così si è daccapo. Si suppone che leggi di natura fungano da punto d’appoggio per uscire dal problema della controfattualità, che però si ripresenta poiché la stessa definizione di ciò che è caratterizzante per le leggi invoca il ragionamento controfattuale.