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Hempel, Salmon, Gärdenfors e Spohn: il contatto diretto

9. Osservazioni conclusive

9.2 Hempel, Salmon, Gärdenfors e Spohn: il contatto diretto

Il lettore dovrebbe avere già acquisito, indirettamente, un’idea della relazione tra i tentativi compiuti da Hempel e Salmon di comprendere le nozioni di spiegazione scientifica, causalità , controfattualità e legge, e la lettura epistemica di queste stesse nozioni. Mio intento è qui di enunciare una lezione generale riguardante tale tradizione alla luce dell’impostazione epistemica. Come primo passo esaminerò rapidamente le critiche che i teorici epistemici hanno direttamente mosso a quelli meno recenti.

Gärdenfors esprime esplicitamente la propria opinione su Hempel e Salmon in svariati passi della sua opera maggiore. Il giudizio più generale è già stato menzionato: Hempel sarebbe caduto vittima dell’attaccamento alla sola logica (cfr. p. 117), col suo tentativo di spiegare la spiegazione come un’inferenza. Un altro punto di grande divergenza è che l’explanans, secondo il filosofo svedese, non fa sì che l’explanandum sia atteso, ma che sia meno sorprendente (cfr. KIF p. 169). Questo è il risultato dell’assunzione del punto di vista epistemico: l’explanandum è già presente nell’insieme epistemico come una proposizione, la quale non è né attesa né predetta, ma ricondotta ad un’altra proposizione che la supporta epistemicamente (il che si ritrova, in generale, anche nella teoria di Spohn).

Hempel, però, si stava attestando su posizioni epistemiche ben più di quanto egli stesso potesse capire; per supportare questa idea Gärdenfors si concentra sul “requisito di specificità massimale”, a cui Hempel fece riferimento per contenere le ambiguità del modello IS (cfr. p. 88). Tale riferimento a tutta l’informazione rilevante dal punto di vista esplicativo era appunto una mossa epistemica: “Hempel è obbligato a valutare una spiegazione in relazione ad una qualche conoscenza di fondo presupposta […], essenzialmente [si tratta di] insiemi di credenze” (KIF p. 171). Tali insiemi di credenze sono, come quelli di Gärdenfors, consistenti e chiusi

85 Si noti che lo scetticismo espresso da Chisholm e Goodman quanto al problema dei controfattuali è risolto dalla prospettiva epistemica in generale e, più precisamente, dall’analisi compiuta da Gärdenfors in spirito ramseyano.

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deduttivamente, ma sono privi di valori di credenza, cosicché l’immagine che ne risulta è piuttosto “monodimensionale” (KIF p. 171).86

Gärdenfors avverte una maggiore analogia tra la propria visione e quella di Salmon, perché quest’ultimo non si riferisce ad un alto valore di probabilità come al criterio che distingue la relazione tra explanans ed explanandum, ma solo a un cambiamento del valore di probabilità medesimo (cfr. KIF p. 169). Salmon, inoltre, si servì del celebre esempio di John Jones, il quale “(…) ha evitato la gravidanza durante l’anno scorso, perché ha regolarmente assunto la pillola anticoncezionale di sua moglie, e ogni uomo che assuma regolarmente la pillola anticoncezionale evita la gravidanza” (Salmon 1971 p. 34), al fine di dimostrare l’insostenibilità del primo modello di Hempel: l’argomento infatti mostra chiaramente, come da requisiti, la forma deduttiva, ed è presentato come spiegazione, ma è ovviamente inaccettabile. Ebbene, Gärdenfors spiega il fatto che non possiamo considerare l’esempio di John Jones una spiegazione precisamente riferendosi all’impostazione epistemica, ossia riferendosi al contenuto del nostro insieme di credenze; se fossimo un extraterrestre o un bambino che non ha il concetto di gravidanza allora la spiegazione sarebbe accettabile (cfr. KIF p. 184).87 Ben più raramente è dato di leggere un giudizio diretto di Spohn su Hempel e Salmon, nel vasto

corpus dei suoi saggi.88 La notazione più esplicita a riguardo è piuttosto caustica, e riguarda

86Gärdenfors intenta anche una critica, alla luce della propria teoria di spiegazione, delle diverse versioni del RSM

che sono state avanzate da Hempel; non mi avventuro in tali dettagli perché, come ho mostrato nell’ottavo capitolo, dispero di dare un senso a quella teoria (si veda KIF pp. 180-185).

87 Il suggerimento di Gärdenfors è che, indicando tale argomento, Salmon abbia criticato Hempel necessariamente

riferendosi all’esistenza di insiemi di credenze e ai fenomeni che al loro interno hanno luogo, ed è un suggerimento che si può ben condividere. E’ un argomentazione elementare che tuttavia tralascia un altro punto elementare dell’intera questione. Qualcuno a cui mancasse il concetto di gravidanza non capirebbe nemmeno “John Jones non è

rimasto incinto”, cosicché non avvertirebbe nemmeno il bisogno di una spiegazione, né prenderebbe, di conseguenza “John Jones ha preso la pillola” come una spiegazione. Questo conduce all’idea (altamente problematica) secondo cui

sentiamo il bisogno di spiegare qualcosa che è passibile di essere potenzialmente spiegato da parte nostra. Deve cioè esserci un legame con i concetti che già abbiamo. Altrimenti non chiediamo “perché?”, ma, come Socrate, “che cos’è?”. Credo che i filosofi che si sono concentrati esclusivamente sull’importanza della “spiegazione scientifica” abbiano sistematicamente trascurato questo punto. Spohn si occupa brevemente del caso di Jones in EPSR, p. 175. 88 Spohn ha infatti intrapreso a spiegare la spiegazione più raccogliendo un suggerimento di Lambert (1991) che confrontandosi direttamente con i padri del dibattito (cfr. EPSR p. 165), a cui sempre Lambert fa invece diretto riferimento. Sempre in EPSR menziona l’affermazione di Hempel secondo cui spiegazione e predizione mostrano una somiglianza strutturale e sostiene che essa è rispecchiata nella sua stessa teoria, quando egli asserisce che le spiegazioni forniscono “ragioni non condizionali”. Il punto però è più che altro accennato, en passant, e confinato in una nota (n. 56 alla p. 188, p. 193). Più in generale, egli accenna alla filosofia della causalità di Hempel dicendo che essa vi è concepita come “un tipo di elemento strutturale del mondo”, e pertanto “(…) in termini che non possono

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copertamente Salmon insieme a tutti i tentativi di spiegare la causalità come un tratto reale del mondo:

“Se la causalità è concepita come un tipo di ingrediente fisico del mondo (per esempio, il trasferimento di energia), la sua spiegazione potrebbe procedere come segue: ‘C’è tanta gente intorno a me, impossibile che non me ne accorga; quindi, la gente gioca un ruolo importante nella mia immagine del mondo. Similmente, c’è tanta causalità attorno a me, e non posso non accorgermene; questo spiega il ruolo epistemico preminente della nozione di causalità’. Ma questo parallelo mi suona sbagliato; sottovaluta la peculiare importanza epistemologica della causalità, che è differente da quella della gente e di altre cos e che si trovano dappertutto.” (EPSR pp. 173-174).

Si vedrà presto come il contenuto essenziale di questo passaggio sia estremamente importante.