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2. U N MEDIOEVO DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI ?

2.3 Cina: fattore di paura dall’Oriente

La mancanza di una politica estera europea non è solo visibile nei confronti del Sud del mondo ma anche verso Oriente. Un esempio è la Cina con la quale l’Unione Europea porta avanti uno scontro tra frontiere di tipo economico piuttosto che geografico.

Le nuove vie della seta74 prevedono l’apertura di due corridoi infrastrutturali fra l’Estremo Oriente e il Continente Europeo sulla falsariga delle antiche Vie della Seta: uno terrestre (Silk Road Economic Belt) e uno marittimo (Maritime Silk Road). Il Mar Mediterraneo ha acquistato nuova centralità, ma non per i popoli che li abitano. Teoricamente i collegamenti fra Estremo Oriente ed Europa, creando un corridoio per merci e capitali, dovrebbero dare la possibilità alle aree meno sviluppate di immettersi nei flussi dell’economia globale: la tesi ufficiale di Xi Jinping è che la vicinanza con un’infrastruttura di queste dimensioni dovrebbe attirare investimenti (per aree di stoccaggio, siti di trasformazione, industria, servizi commerciali) e concorrere alla diffusione del benessere in aree in via di sviluppo come Asia Centrale, Mongolia ed Asia-Pacifico75. Dal punto di vista cinese la Belt and Road non si iscrive solo in una precisa agenda economica volta a potenziare i flussi di merci verso l’esterno, ma vuole anche essere uno strumento per aumentare il peso culturale (e quindi politico e diplomatico) del Paese a livello globale. Come la civiltà islamica nel VII secolo si impose nel vuoto lasciato dall’ormai decaduto Impero Romano e riuscì a sopravvivere ovunque andasse non solo per la forza del commercio, ma soprattutto per un nuovo sistema di valori, così oggi il “dragone orientale” cerca di farsi spazio e di sfidare l’unica Potenza in grado di contenerlo: gli Stati Uniti.

74 Belt and Road Initiative (Bri) colossale progetto di collegamento della Cina all’Europa e all’Africa Orientale. Si veda L. P. Ying, K. Soerono, Belt and Road Initiative, Kontinentalist, Singapore, 2018; A. Amighini, China’s Belt and Road: A Game Changer?, Edizioni Epoké ISPI, Milano, 2017; S. Djankov, S. Miner, China's Belt and Road Initiative: Motives, Scope, and Challenges, Peterson Institute for International Economics, Washington, 2016

75 V. Angiolillo, Belt and Road Initiative: tutto quello che c’è da sapere, in «Exportiamo», 13/06/2017: http://www.exportiamo.it/aree-tematiche/13322/belt-and-road-initiative-tutto-quello-che-ce-da-sapere/. Ultima consultazione gennaio 2019.

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5. “Limes Rivista Italiana di Geopolitica”, «Non tutte le Cine sono di Xi», N. 11, 2018.

Un altro aspetto rilevante riguarda il fatto che la Belt and Road si diramerà in luoghi dove l’imprenditoria cinese ha già piantato bandiera negli anni passati. Ad esempio la Maritime Road andrebbe ad incontrare le linee ferroviarie Addis Abeba- Djibouti in Africa, prendendo il posto che sino a qualche decennio fa era appannaggio del continente europeo.

È importante ricordare questo aspetto soprattutto quando si parla del ruolo dell’Europa nel Mediterraneo e di conseguenza nel mondo. Gli Stati-nazione occidentali, avendo posto confini culturali e politici e messo in discussione l’idea stessa di Unione Europea, ritengono di poter affrontare le prossime sfide globali, in primis la questione migratoria, da soli. Ciò che si sta verificando a sud del Mediterraneo e a Oriente crea crisi, alimenta paura e tensioni; la non conoscenza dell’altro ha formato mostri geopolitici.

L’apertura di Pechino al mondo ha cambiato radicalmente la sua secolare politica di chiusura e di conseguenza il modo di agire delle altre Potenze. Per questo motivo, dal

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2017, gli Stati Uniti hanno cominciato a contrastare più attivamente il progetto cinese e avviato una guerra commerciale e tecnologica contro Pechino e l’Unione Europea ha alzato la soglia di attenzione verso la penetrazione economica del “dragone”76. Bruxelles ha definito una nuova strategia per migliorare i collegamenti infrastrutturali tra Europa e Asia. Il meccanismo d’investimento dovrebbe essere sostenibile sul piano economico e dotato di regole più rigide. Secondariamente i paesi dell’Ue (in primis Germania e Francia) attendono con impazienza l’ulteriore apertura del mercato cinese, più volte annunciata da Xi. Questo contrasto tra la paura di un’“invasione” cinese e la volontà di trovare una via di comunicazione con essa rispecchia molto bene la debolezza dell’Unione Europea77

. Se durante la Guerra fredda l’allora Comunità Economica Europea era la frontiera tra gli Stati Uniti e l’URSS e il suo potere contrattuale era minimo, lo è tutt’oggi nei confronti di economie più grandi della sua e in politiche di sicurezza inadeguate.

«Il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha effettuato una visita ufficiale in Etiopia, il quartier generale dell'Unione Africana, Burkina Faso, Gambia e Senegal dal 2 al 6 gennaio. Il suo primo viaggio diplomatico del 2019»78. Il Ministro degli Esteri cinese ha visitato l'Africa come primo viaggio di ogni anno, cosa che accade da 29 anni consecutivi. La continua cooperazione tra Cina e Africa non ha solo lo scopo di approfondire la loro amicizia tradizionale, ma è anche necessaria per sostenere lo sviluppo economico nel continente africano come già precedentemente detto. La Cina è diventata negli ultimi decenni la maggior investitrice del continente africano, per questo motivo, nel corso del 29° Summit dell'Unione Africana nel 2017, diversi funzionari dell'UA hanno affermato che «il collegamento tra l'Agenda 2063 dell'Unione e

76 G. Cuscito, Nuove vie della seta crescono (malgrado tutto), in «Non tutte le Cine sono di Xi», “Limes Rivista Italiana di Geopolitica”, mensile, n.11, 2018, p. 83.

77 Ogni Stato membro dialoga con la Cina in modo differente. L’Italia ad esempio, trovandosi al centro del Mediterraneo ed essendo l’ultimo avamposto europeo prima dell’Africa, vorrebbe aprire i propri porti agli investimenti cinesi. «Italia e Cina vorrebbero anche che la Libia si stabilizzasse politicamente ed economicamente, che non fosse solo un cuscinetto con il resto del Continente. Roma è impegnata direttamente in questo processo, ma l’interesse cinese per questo paese potrebbe avere dei risvolti positivi. Nel Continente Nero, la Repubblica Popolare punta sugli investimenti. Questi facilitano la crescita economica, la quale è un presupposto essenziale della stabilità politica. Proprio ciò che manca in Libia», M. Geraci, Il piano dell’Italia per far parte delle nuove vie della seta, in «Non tutte le Cine sono di Xi», “Limes Rivista Italiana di Geopolitica”, mensile, n.11, 2018, p.250.

78 S. Aden, China's Diplomacy in Eastern and Southern Africa, Routledge, London, 2016; A. Oqubay, J. Y. Lin, China-Africa and an Economic Transformation, Oxford University Press, Oxford, 2019.

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l'iniziativa "Belt and Road" dovrebbe essere rafforzato»79. La cooperazione allo sviluppo Cina-Africa ha così ottenuto ampio riconoscimento tra i paesi africani dato che la Cina è riuscita ad unire le esigenze dei vari paesi con le sue capacità per progettare un programma di cooperazione allo sviluppo differenziato in modo da allocare aiuti, investimenti e risorse commerciali che non confliggessero tra di loro.

Di fronte a questa imperterrita avanzata cinese, l’attenzione della comunità internazionale, che dalla fine della Guerra fredda aveva allontanato le questioni africane dalla sua agenda politica, è tornata ad essere attenta. L’Occidente vede nella presenza cinese in Africa una sfida ai propri interessi, una sfida che l’Unione Europea non è ancora in grado di affrontare a causa degli interessi dei singoli governi nazionali che, con presunzione, ritengono di poter agire da soli nello scacchiere internazionale.

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